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G. Boccuzzi

G. Boccuzzi. L’EVOLUZIONE DELLA REGOLAMENTAZIONE BANCARIA. VERSO NUOVI ASSETTI. Agenda. Le ragioni della regolamentazione delle banche Le regole di vigilanza nell’ambito del quadro regolamentare internazionale e comunitario Gli accordi di Basilea Basilea 1 Basilea 2 La crisi finanziaria

Thomas
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G. Boccuzzi

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Presentation Transcript


  1. G. Boccuzzi L’EVOLUZIONE DELLA REGOLAMENTAZIONE BANCARIA. VERSO NUOVI ASSETTI

  2. Agenda • Le ragioni della regolamentazione delle banche • Le regole di vigilanza nell’ambito del quadro regolamentare internazionale e comunitario • Gli accordi di Basilea • Basilea 1 • Basilea 2 • La crisi finanziaria • Verso “Basilea 3” • La regolamentazione delle banche a rilevanza sistemica • Impatto sul sistema

  3. Il perché della regolamentazione • L’intermediazione bancaria consiste in una serie di funzioni (raccolta del risparmio, erogazione del credito, servizi di pagamento e d’intermediazione mobiliare) che comportano l’assunzione di vari rischi che, se non gestiti adeguatamente, possono portare alla crisi della banca e per contagio all’intero sistema bancario • La crisi del sistema bancario può avere effetti negativi sull’economia reale Interesse generale alla stabilità del sistema bancario

  4. IL FONDAMENTO TEORICO DELLA VIGILANZA 0 fallimenti del mercato incapacità delle forze del mercato di determinare da sole assetti del sistema finanziario stabili ed efficientie quindi di prevenire le insolvenze

  5. Obiettivi della regolamentazione

  6. Agenda • Le ragioni della regolamentazione delle banche • Le regole di vigilanza nell’ambito del quadro regolamentare internazionale e comunitario • Gli accordi di Basilea • Basilea 1 • Basilea 2 • La crisi finanziaria • Verso “Basilea 3” • La regolamentazione delle banche a rilevanza sistemica • Impatto sul sistema

  7. Testo unico bancario Finalità della vigilanza (art. 5) • stabilità complessiva del sistema bancario • efficienza e competitività del sistema • sana e prudente gestione dei soggetti vigilati • Sana gestione: • capacità di produrre reddito • correttezza/rispetto delle regole • Prudente gestione: adeguata gestione dei rischi • osservanza delle disposizioni in materia creditizia • minimizzare gli effetti delle crisi degli intermediari bancari • impedire che da crisi di singoli intermediari scaturiscano situazioni di instabilità del sistema creditizio • tutelare gli interessi dei depositanti controllando che gli intermediari bancari rispettino la normativa dettata per l’esercizio dell’attività bancaria

  8. Gli strumenti della vigilanza controlli “strutturali”AUTORIZZAZIONI regole di vigilanza prudenziale vaglio specifico dell’Organo di Vigilanza in occasione di operazioni più importanti (stabilite preventivamente) • i presupposti per rilasciare l’autorizzazione si modificano: • accertare la consapevolezza strategica delle banche che pongono in essere le operazioni • accertare che l’assetto che scaturisce dalle operazioni sia compatibile con la sana e prudente gestione (impatto su: situazione patrimoniale, economica, finanziaria, attuale e prospettica; rispetto delle regole di vigilanza; assetto organizzativo) La responsabilità resta in capo agli amministratori

  9. Vigilanza prudenziale: le regole TUB art.53 co.1 • adeguatezza patrimoniale • contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni • partecipazioni detenibili • organizzazione amministrativa e contabile e i controlli interni d-bis) informativa da rendere al pubblico sulle materie di cui alle lettere da a) a d) • Poteri d’interventoTUB art.53 co. 3, lett. d) • provvedimenti specifici nei confronti di singole banche: • restrizione delle attività o della struttura territoriale • divieto di effettuare determinate operazioni, anche di natura societaria • divieto di distribuire utili o altri elementi del patrimonio”

  10. LE REGOLE DI VIGILANZA PRUDENZIALE PATRIMONIO ORGANIZZAZIONE autonomia della banca nella definizione degli assetti organizzativi la banca assume rischi regole minimali di corretta organizzazione correlate alla complessità operativa e ai rischi assunti patrimonio commisurato ai rischi assunti

  11. Il quadro normativo Principi e standard internazionali

  12. Cooperazione internazionale e armonizzazione comunitaria • Cooperazione internazionale • Comitato di Basilea (BRI); GAFI; FSB; CEBS … • Normativa comunitaria • Direttive di armonizzazione Obiettivi • consentire la prestazione di servizi a livello internazionale e in ambito UE subordinandola al rispetto di requisiti e standard minimi per l’esercizio delle attività finanziarie e della vigilanza • evitare • Trattamenti discriminatori (nei mercati interni) • Arbitraggi regolamentari

  13. Vigilanza prudenziale e UE - principi: • armonizzazione minima delle regole • Direttive UE • responsabilità di vigilanza a livello nazionale • home-country control: attribuisce all’AdV del paese di origine la responsabilità per le attività condotte nell’UE da una banca e da tutte le sue filiali • meccanismi di cooperazione e coordinamento tra le AdV • collegi dei supervisor sui gruppi cross-border attivi in UE(45 gruppi cross-border rappresentano più dei 2/3 delle attività bancaria in UE; in numerosi paesi filiali e filiazioni di banche di altri paesi UE detengono più del 50% del mercato domestico) • lead supervisor • comitati di vigilanza europei (Committee of European Banking Supervisors – CEBS; Commmittee of European securities Regulators – CESR; Committee of European Insurance and Occupational Pensions Supervisors – CEIOPS)

  14. Agenda • Le ragioni della regolamentazione delle banche • Le regole di vigilanza nell’ambito del quadro regolamentare internazionale e comunitario • Gli accordi di Basilea • Basilea 1 • Basilea 2 • La crisi finanziaria • Verso “Basilea 3” • La regolamentazione delle banche a rilevanza sistemica • Impatto sul sistema

  15. Il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria Finalità: • regolare cooperazione in materia di vigilanza bancaria • migliorare e rafforzare le prassi di vigilanza e di gestione del rischio a livello mondiale • Il Comitato è composto da rappresentanti di banche centrali e autorità di vigilanza di Arabia Saudita, Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cina, Corea, Francia, Germania, Giappone, Hong Kong SAR, India, Indonesia, Italia, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Regno Unito, Russia, Singapore, Spagna, Stati Uniti, Sudafrica, Svezia, Svizzera, Turchia. • Il Segretariato del Comitato ha sede presso la Banca dei Regolamenti Internazionali a Basilea, Svizzera.

  16. Gli accordi di Basilea • BASILEA 1 - Rischi di credito - 1988 • BASILEA 1 - Rischi di mercato - 1994 • BASILEA 2 - Comprehensive Version – 2004/giugno 2006 • Direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE del 14 giugno 2006 • DL 297 del 27.12.2006 • Circ. BI n.263 dic.2006Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale • BASILEA 3 - 2010 • Altra “Regolamentazione” (esempi) • Principi fondamentali per un’efficace vigilanza bancaria - 2006 • Prevenzione dell’utilizzo del sistema bancario per il riciclaggio di fondi di provenienza illecita – 1988 • Rafforzamento del governo societario nelle organizzazioni bancarie • Compliance and the compliance function in banks – 2005

  17. La logica degli Accordi di Basilea • L’armonizzazione internazionale delle regole • Evitare una “competizione nel lassismo” • Evitare distorsioni concorrenziali • Stabilità sistema finanziario internazionale • microeconomica: assicurare solvibilità singole banche • macroeconomica: ridurre le probabilità di crisi sistemiche TUTELA DEL RISPARMIO E DEL SISTEMA PRODUTTIVO

  18. Gli Accordi di Basilea IL RUOLO CENTRALE DEL CAPITALE • Il capitale proprio (Patrimonio di Vigilanza) è il primo presidio a fronte dei rischi connessi con l’attività bancaria e il principale parametro di riferimento dei requisiti prudenziali e per le valutazioni delle AdV • Il capitale assicura la solvibilità delle banche se è allineato al complessivo profilo di rischio della banca, ovvero in grado di assorbire le perdite che potrebbero verificarsi ed evitare la crisi dell’azienda • Il Comitato di Basilea fissa standard condivisi a livello internazionale su dotazione patrimoniale minima (e aspetti organizzativi) delle banche che operano su scala globale ma … il capitale costa (remunerazione azionisti): le banche tendono a minimizzare il capitale impiegato

  19. SituazionePatrimoniale post shock MEZZI DI TERZI (risparmiatori) ATTIVO PATRIMONIO ASSORBIMENTO SHOCK SHOCK Gli Accordi di BasileaRUOLO CENTRALE DEL CAPITALE Situazione Patrimoniale ante shock ATTIVO MEZZI DI TERZI (risparmiatori) Importanza del livello di patrimonio (capitale) adeguato al rischio della banca PATRIMONIO SOLVIBILITA’

  20. Agenda • Le ragioni della regolamentazione delle banche • Le regole di vigilanza nell’ambito del quadro regolamentare internazionale e comunitario • Gli accordi di Basilea • Basilea 1 • Basilea 2 • La crisi finanziaria • Verso “Basilea 3” • La regolamentazione delle banche a rilevanza sistemica • Impatto sul sistema

  21. REQUISITI MINIMI PATRIMONIALI BASILEA 1 Patrimonio di Vigilanza≥ Requisito di capitale per il rischio di credito (Rc) + Requisito di capitale per il rischio di mercato (Rm) Rc= 8% * valore delle attività ponderate per il rischio di credito(RWA) Ponderazioni sulla base della tipologia della controparte o della forma tecnica utilizzata Governi centrali e banche centrali 0% Banche, enti pubblici, di investimento mobiliare 20% Mutui ipotecari su immobili residenziali 50% Altri soggetti e attività (imprese, privati) 100% Partecipazioni in imprese non finanziarie con risultati 200% di bilancio negativi negli ultimi due esercizi Es.: mutui ipotecari residenziali: requisito patrimoniale effettivo = 4%

  22. REQUISITI MINIMI PATRIMONIALI BASILEA 1 • Patrimonio = Patrimonio di Vigilanza, cioè il capitale idoneo alla copertura dei rischi secondo le regole stabilite dalla Vigilanza • TCR = Patrimonio ≥ 8% RWA+12,5*Rm TCR= Total Capital Ratio RWA= risk weighted asset

  23. Elementi del patrimonio di vigilanza Patrimonio di base (Tier 1) • + Capitale versato • + Riserve • + Strumenti innovativi di capitale (Preference shares) (≤ 20% Tier 1) • - avviamento, azioni proprie, perdite, ecc. Patrimonio supplementare (Tier 2 ≤ Tier 1) • Riserve di rivalutazione • Strumenti ibridi e passività subordinate (≤50% Tier 1) • Fondo rischi su crediti Elementi negativi (partecipazioni in banche e altri intermediari; assicurazioni; shortfall banche IRB)

  24. Accordo 1988 - RISULTATI ha contribuito grandemente al rafforzamento della stabilità e della operatività dei sistemi bancari OBIETTIVI CONSEGUITI valorizzazione autonomia imprenditoriale accresciuto livello di patrimonializzazione maggiore parità concorrenziale tra diversi sistemi paese attraverso l’applicazione di regole comuni non ha comportato RAZIONAMENTO DEL CREDITO

  25. ACCORDO BASILEA 1988 - CRITICITÀ • non riflette adeguatamente l’effettiva assunzione e gestione dei rischi da parte delle singole banche • attenzione concentrata sul rischio di credito • non tiene conto: • delle diverse scadenze dei crediti • del diverso merito creditizio degli affidati • degli effetti della diversificazione del portafoglio • delle tecniche in grado di ridurre o traslare il rischio (garanzie, derivati, cartolarizzazioni) può stimolare scelte con più elevato livello rischio-rendimento ed invogliare arbitraggi normativi a scopo elusivo

  26. Agenda • Le ragioni della regolamentazione delle banche • Le regole di vigilanza nell’ambito del quadro regolamentare internazionale e comunitario • Gli accordi di Basilea • Basilea 1 • Basilea 2 • La crisi finanziaria • Verso “Basilea 3” • La regolamentazione delle banche a rilevanza sistemica • Impatto sul sistema

  27. OBIETTIVI BASILEA 2 • misurare, gestire e controllare con tecniche maggiormente accurate un più ampio novero di rischi • acquisire una dotazione patrimoniale più strettamente commisurata all’effettivo grado di esposizione al rischio • stimolare le banche a migliorare le prassi gestionali e le tecniche di misurazione dei rischi (anche attraverso modelli interni) • rafforzare gli assetti di governo societario, organizzazione e controlli interni • favorire la parità concorrenziale, attraverso una maggiore estensione di attività e tecniche oggetto di armonizzazione • evitare arbitraggi normativi da parte delle banche • valorizzare il ruolo disciplinante del mercato con l’introduzione di specifici obblighi di informativa al pubblico • rafforzare l’azione delle Autorità di Vigilanza “I più elevati standards della regolamentazione determinano potenziali benefici anche ai soggetti su cui essa indirettamente incide (imprese, risparmiatori, investitori, clienti), in relazione ai maggiori stimoli all’efficienza e alla concorrenza nel settore” NUOVE DISPOSIZIONI DI VIGILANZA PRUDENZIALE PER LE BANCHE TIT.I – Cap.1

  28. 1° pilastro requisiti patrimoniali minimiper fronteggiare i rischi tipici dell’attività bancaria: di credito e di controparte di mercato operativi 3° pilastro DISCIPLINA DI MERCATO obblighi di informativa al pubblico riguardanti adeguatezza patrimoniale, esposizione ai rischi e caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione e controllo I 3 “PILASTRI” DI BASILEA 2 2° pilastro controllo prudenziale Banche: strategia e processo di controllo dell’adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica (ICAAP) AdV: verifica affidabilità e coerenza dei relativi risultati; adotta, se del caso, le opportune misure correttive (SREP)

  29. BASILEA 2 l’interazione tra requisiti minimi di capitale (primo pilastro), adeguati meccanismi di governo aziendale (secondo pilastro) e la disciplina del mercato (terzo pilastro) è volta ad assicurare la solidità delle banche e la stabilità dei sistemi finanziari la fissazione di livelli minimi di capitale non è di per se sufficiente a perseguire le finalità regolamentari: in un ambiente caratterizzato da crescente complessità il presidio dei rischi deve basarsi sulla capacità delle banche stesse di identificarli, misurarli e monitorarli nel continuo

  30. Basilea 2 - 1° PilastroREQUISITO PATRIMONIALE COMPLESSIVO Patrimonio di vigilanza > Requisiti per i rischi: • di mercato • posizione in titoli • generico (mercato) • specifico (emittente) • regolamento • concentrazione • cambio • posizione su merci di credito/controparte Rischio di fallimento o inadempimento della controparte operativi Rischio di perdite derivanti da inadeguatezza o disfunzione di procedure, risorse umane o sistemi interni o da eventi esogeni

  31. 1° Pilastro: rischio di credito Requisito: 8% attività suddivise in portafogli omogenei (retail, corporate, settore pubblico, banche, mutui, ecc.) ciascuno ponderate per il proprio rischio Diversi metodi di ponderazione Approccio IRB: Coefficienti ponderazione definiti mediante rating interni basati su fattori di rischio Approccio Standard: Coefficienti ponderazione predefiniti (basati anche su eventuali rating esterni) In parte stabiliti da OdV Foundation Totalmente stimati dalla banca Advanced Complessità crescente  più requisiti organizzativi da soddisfare per conseguire benefici in termini di requisiti patrimoniali

  32. Metodo standard: nuovo sistema di ponderazione per il rischio di credito • Stati e banche AAA/AA A+/A- BBB+/BBB- BB+/B- <B- NR Centrali 0% 20% 50% 100% 150% 100% • Banche AAA/AA A+/A- BBB+/BBB- BB+/B- <B- NR opzione1 20% 50% 100% 100% 150% 100% opzione2 20% 50% 50% 100% 150% 50% • Imprese AAA/AA- A+/A- BBB+/BBB- BB+/BB- <BB- NR 20% 50% 100% 100% 150% 100% • Altri (Not Attività comprese nel portafoglio retail 75% Rated) Crediti assistiti da ipoteca su immobili residenziali 35% Crediti assistiti da ipoteca su immobili non residenziali 100% Crediti scaduti (past due) 150%

  33. Modelli interni (IRB) • Basilea 2nuove formule di calcolo dei requisiti patrimoniali nelle quali impattano le misure di PD, EAD E LGD • Per ogni attività di bilancio, il requisito patrimoniale viene calcolato applicando la seguente formula di ponderazione, che varia in funzione dell’asset class considerata f { ∑ ( * ) } • Probability of Default (PD): Probabilità che il cliente vada in default nel corso dei 12 mesi successivi • Loss given default (LGD): Percentuale di perdita sulla singola esposizione se l’evento siverifica (1- tasso di recupero) • Exposure of default (EAD): Ammontare dell’esposizione al momento del default (è rilevante per le esposizionia a importo incerto, come le linee di credito) • Maturity (M): Durata residua dell’ importo

  34. Requisito patrimoniale minimo- primo pilastro TCR = Patrimonio ≥ 8% RWA+12,5*Rm+12,5*Ro TCR= Total Capital Ratio RWA= risk weighted asset Ro= rischio operativo Rm=rischio di mercato

  35. BASILEA 2 - IL 2° PILASTRO gli intermediari devono disporre di solidi sistemi di governo societario, di una chiara struttura organizzativa, di processi efficaci per l’identificazione, la misurazione e la gestione dei rischi nonché di adeguati meccanismi di controllo interno. Con riferimento specifico alle tematiche di adeguatezza patrimoniale, i soggetti vigilati, oltre a rispettare i requisiti patrimoniali a fronte dei rischi inclusi nel primo pilastro, debbono disporre di strategie e processi per valutare e detenere nel tempo il capitale che essi ritengono adeguato - per importo e composizione - alla copertura di tutti gli ulteriori rischi ai quali sono o potrebbero essere esposti.

  36. IL 2° PILASTRO DI BASILEA II ICAAP- Internal Capital Adequacy Assessment Process processo per determinare il livello di capitale adeguato a fronteggiare tutti i rischi, anche diversi da quelli presidiati dai requisiti patrimoniali di 1°pilastro, nell’ambito di una valutazione dell’esposizione, attuale e prospettica, che tenga conto delle strategie, dell’evoluzione del contesto di riferimento, nonché di eventuali situazioni congiunturali avverse (stress test) SREP Supervisory Review and Evaluation Process attività dell’AdV volta a verificare l’affidabilità e la coerenza dei relativi risultati e adottare eventualmente le opportune misure correttive

  37. 2° PILASTRO i rischi considerati nell’ICAAP tutti i risk considerati nel Pillar 1 tutti i risk non considerati dal Pillar 1 rischio reputazionale rischio di concentrazione credito rischio strategico rischio tasso mercato rischio liquidità altri risk operativi rischio residuale (da garanzie) rischi legati a cartolarizzazione

  38. SREP Analisi e valutazione • Controlli a distanza • Verifiche ispettive 38

  39. L’azione di vigilanza Misure correttive • Inviti particolareggiati • Obiettivi • Tempi • Provvedimenti specifici • Misure organizzative specifiche • Contenimento dei rischi • Riduzione dei rischi • Limiti distribuzione utili • Target ratio • Requisiti patrimoniali aggiuntivi CORRELAZIONE VALUTAZIONE  AZIONE Correttiva Provvedimenti straordinari • Conoscitiva • Acquisire maggiori informazioni • Preventiva • Stimolare gli organi ad affrontare i problemi • Correggere la rotta • Correttiva • Indicare come e dove intervenire • Contenere i rischi • Preservare il patrimonio • Monitoraggio • Controllare l’attuazione dei piani 39

  40. Agenda • Le ragioni della regolamentazione delle banche • Le regole di vigilanza nell’ambito del quadro regolamentare internazionale e comunitario • Gli accordi di Basilea • Basilea 1 • Basilea 2 • La crisi finanziaria • Verso “Basilea 3” • La regolamentazione delle banche a rilevanza sistemica • Impatto sul sistema

  41. Origini della crisi La crisi ha avuto origine negli Stati Uniti dal segmento dei mutui “subprime” e dei prodotti strutturati • è nata in comparti del sistema finanziario che non erano regolamentati • le sue conseguenze sono risultate amplificate dall’azione di soggetti che non erano sottoposti a una vigilanza adeguata alla loro operatività e al loro potenziale impatto sulla stabilità del sistema nel suo complesso

  42. Dalla crisi dei subprime alla crisi della finanza strutturata (I) • Il mercato US dei mutui residenziali • Dopo una lunga fase di tassi nominali bassi e prezzi delle case in aumento, la situazione macroeconomica ha cominciato a “invertirsi” • I primi a risentire delle difficoltà sono stati i mutuatari subprime • Aumento dei tassi di deterioramento… • … soprattutto per i mutui contratti di recente

  43. Dalla crisi dei subprime alla crisi della finanza strutturata (II) Attraverso complesse operazioni di finanza strutturata, questi prestiti sono stati trasferiti, dagli intermediari che li avevano originati, in prodotti opachi difficili da valutare complessi assoluta incertezza riguardo al valore degli strumenti di credito strutturato collegati ai mutui subprime, che sono di fatto risultati non più negoziabili sul mercato

  44. dalla crisi dei subprime alla crisi della finanza strutturata (III) Nel momento in cui i rischi si sono materializzati le perdite si sono scaricate su banche e società di investimento che avevano originato i prodotti o sponsorizzato i veicoli di finanza strutturata, anche fornendo linee di liquidità, o su intermediari che avevano investito massicciamente nei loro prodotti. progressiva rarefazione delle transazioni sul mercato interbancario crescente percezione della rischiosità delle controparti difficoltà di provvista sui mercati all’ingrosso

  45. Nel settembre 2008 il dissesto della banca d’affari Lehman Brothers segna un punto di svolta, rendendo la crisi sistemica. I principali gruppi bancari internazionali registrano ingenti perdite. Il parziale blocco dei mercati della liquidità rende difficile il reperimento di risorse e spinge le banche centrali dei principali paesi a porre in essere operazioni di ingente ammontare per garantire la funzionalità dell’intermediazione. La crisi finanziaria accentua le difficoltà dell’economia reale.

  46. Crisi finanziaria: le cause e i “fallimenti” della regolamentazione • Squilibri macroeconomici e politiche monetarie accomodanti • Deregulation e crescenti pressioni concorrenziali • Ricerca di alti rendimenti da parte delle banche • Innovazione finanziaria e ICT • Generale sottovalutazione del rischio: • gravi limitazioni nelle tecniche di gestione dei rischi • forti distorsioni nel sistema di incentivi alla base del modello “originate to distribute” • eccessiva fiducia nella possibilità che i mercati potessero trasformare i prestiti bancari in strumenti negoziabili • illusione della diversificazione del rischio, attraverso la creazione di prodotti strutturati complessi

  47. Il ruolo di regole e vigilanza • Inadeguatezza (e in alcuni casi assenza) delle regole • Capitale di scarsa qualità e quantità (insufficiente, alla prova dei fatti, ad assorbire tutte le perdite) • Prociclicità (forse più standard contabili che Basilea 2, non ancora in vigore …) • Assenza di regole sul rischio di liquidità • Inefficace enforcement delle norme e deboli modelli di supervisione in alcuni paesi • Scarsa cooperazione tra autorità (soprattutto in situazioni di crisi)

  48. Il perimetro delle regole • In alcuni paesi interi comparti della finanza non erano regolati • Es. hedge funds o, in USA, investment banks • Ampi margini di discrezionalità lasciati ai regulators nazionali → terreno di gioco spesso non uniforme (es. regole sul trasferimento del rischio per le cartolarizzazioni) • Utilizzo della leva regolamentare per attrarre business nelle piazze (a favore dei “campioni nazionali”) e sfuggire alle regole più severe → competition in laxity

  49. Un capitale “debole” • Definizione internazionale non sufficientemente armonizzata (Sidney press release del 1998) • Forte diversità di approcci tra paesi (es. orientamento prudente della Banca d’Italia) • Negli anni gli analisti di mercato e le agenzie di rating avevano già superato la definizione di vigilanza a favore di concetti più severi (common equity, core T1) • Durante la crisi, ciò è stato particolarmente evidente ⇒ necessità di restituire al patrimonio di vigilanza una valenza di benchmark riconosciuto anche dal mercato

  50. La prociclicità delle regole • La prociclicità della regolamentazione prudenziale è un tema noto, già dibattuto durante i lavori di Basilea 2 … e in parte affrontato (parametri di rischio, stress test) • Con la crisi è tornato alla ribalta: vi è ampio consenso sull’idea che le banche debbano accantonare risorse nelle fasi di crescita per utilizzarle in quelle di recessione Come? • Inoltre, non vanno dimenticate le regole contabili: Basilea 2 nel 2007 non era in vigore (tanto meno in USA), gli standard contabili sì (fair value)

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