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JEROME S. BRUNER (1915-viv.)

JEROME S. BRUNER (1915-viv.). Percorso intellettuale. fino al 1945 studi di psicologia sociale, conosce le ricerche sullo sviluppo di J.Piaget e L.Vygotskij

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JEROME S. BRUNER (1915-viv.)

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  1. JEROME S. BRUNER(1915-viv.)

  2. Percorso intellettuale fino al 1945 studi di psicologia sociale, conosce le ricerche sullo sviluppo di J.Piaget e L.Vygotskij negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, svolge ricerche sulla percezione (New Look on perception) e sulla formazione dei concetti 1959 Conferenza di Woods Hole sui temi dell’educazione 1960 fonda a Harvard il Centro per gli studi cognitivi dal 1972 al 1981 si trasferisce in Inghilterra e compie numerosi studi di psicologia culturale

  3. New look on perception in questo ambito di studi si assegna maggiore importanza ai fattori soggettivi nel processo percettivo, in particolare a: -bisogni e motivazioni -aspetti emotivi -significato attribuito allo stimolo Tutti questi fattori esercitano un’influenza sul modo di percepire un qualsiasi oggetto

  4. Formazione dei concetti e categorizzazione • le categorie sono apprese dall’ambiente • si applicano immediatamente agli oggetti nella percezione • permettono di organizzare in modo gerarchico la realtà, identificando gli oggetti in base a certe caratteristiche

  5. Il funzionamento e lo sviluppo cognitivo Il comportamento umanoè analizzato come sequenze di atti guidati da scopi e da piani, come il prodotto di strategie, cioè di regole che l’individuo usa in modo flessibile secondo l’obiettivo e la situazione.

  6. Punto di vista funzionalista (guarda ai processi): interesse all’aspetto processuale della conoscenza ritiene che l’organizzazione del comportamento possa essere compresa solo tenendo conto degli scopi e delle intenzioni da cui è governato e delle funzioni cui assolve per l’individuo

  7. quindi l’intelligenza è concepita come: insieme di strategie e procedure per risolvere problemi, per compiere decisioni, per effettuare analisi delle informazioni gli strumenti cognitivi dell’intelligenza sono i sistemi di codifica = modi di trattare le informazioni (es. formazione dei concetti, linguaggio, sistemi formali come la matematica)

  8. I sistemi di codifica sono frutto dell’esperienza: l’esperienza piuttosto che la ragione, è la fonte di ogni conoscenza: non nel senso che l’intelligenza si appiattisca sui dati della realtà, al contrario, il principio generaleal quale l’intelligenza si attiene è quello di andare al di là dell’informazione data.

  9. I sistemi di codifica variano e si sviluppano: l’evoluzione consiste nel passaggio da sistemi che trattano poche informazioni per volta a sistemi che ne trattano molte, da sistemi legati a contenuti concreti a sistemi svincolati da essi, da sistemi isolati a sistemi coordinati gerarchicamente in sistemi più generali.

  10. Distanze sia dalla Gestalt che dal Comportamentismo “ad ogni età c’è una organizzazione del comportamento adattivo e intelligente. Essa non scaturisce dallo sviluppo di strutture interne misteriose (Gestalt), né da un adattarsi graduale e crescente dovuto al rinforzo (Comportamentismo)”

  11. Bruner : da un lato riconosce che il funzionamento del cervello modella la natura della cognizione ( e che l’evoluzione opera scegliendo tra i possibili programmi della mente quelli più adeguati alla struttura del cervello) dall’altro, la cultura estende il pensiero oltre i suoi limiti naturali.

  12. Il concetto di evoluzione: passaggio da sistemi poveria sistemi potenti nella elaborazione delle informazioni; tale evoluzione avviene mediante il passaggio, dalla nascita all’adolescenza, attraverso 3 forme di rappresentazione, diversificate sulla base del mezzo con cui vengono costruite: azione, immagine e simbolo.

  13. La rappresentazione: per poter trarre vantaggio dalle regolarità ricorrenti nell’ambiente occorre poterle rappresentare, cioè non limitarsi a conservare una traccia, ma trattarle e sottoporle ad un processo di codifica, in modo da poterle recuperare dalla memoria.

  14. Lo sviluppo cognitivo nella teoria di Jerome Bruner L’organizzazione del comportamento viene ben compresa tenendo conto degli scopi e delle intenzioni che lo governano e delle funzioni che assolve Nell’acquisire il pensiero maturo il bambino passa attraverso tre forme di rappresentazione: Esecutiva La realtà viene codificata attraverso l’azione Iconica La realtà viene codificata attraverso le immagini Simbolica La realtà viene codificata attraverso il linguaggio e altri sistemi simbolici

  15. Cognitive Development Like Piaget, Bruner believed in stages of instruction based on development. • Enactive (birth to age 3) • Iconic (age 3 to 8) • Symbolic (from age 8) Each mode is dominant at different phases of development but all are present and accessible always. Return to Table of Contents

  16. Enactive Return to Table of Contents

  17. Iconic Return to Table of Contents

  18. Symbolic Return to Table of Contents

  19. Rappresentazione simbolica mentre l’immagine conserva una somiglianza con la realtà che rappresenta, il linguaggio verbale è arbitrario (le parole non assomigliano ai loro referenti)

  20. Tra linguaggio e realtà esiste un rapporto di mediazione costituito dal significato della parola la sequenza dei suoni T.A.V.O.L.O. ha un significato, ossia esprime un concetto, essa può essere riferita a quell’insieme di oggetti che conosciamo come tavoli; una volta interiorizzato come strumento cognitivo, il bambino dispone di un sistema di codifica della realtà molto potente e flessibile rispetto alle forme di rappresentazione precedenti.

  21. All’uso della rappresentazione simbolica è collegato lo sviluppo dei modi più evoluti di trattare l’informazione: formazione di categorie concettuali (x è un…) in cui vengono usate caratteristiche percepite per ricavarne altre formulazione di aspettative: le regolarità dell’ambiente vengono usate per predire altre probabili caratteristiche compiere inferenze (tipo: se A>B e B>C, allora A>C).

  22. In tutte queste attività vengono introdotte, nei dati attuali, conoscenze che non emergono dalla percezione in atto: tipico della rappresentazione simbolica è di codificare la realtà andando al di là dell’informazione data

  23. Queste tre forme di rappresentazione che si succedono nel corso dello sviluppo non si soppiantano, ma conservano la propria autonomia funzionale e strutturale: anche se la rappresentazione iconica è più evoluta di quella esecutiva e la simbolica è più evoluta delle prime due, ciascuna di esse assolve anche nell’età adulta le funzioni che le sono proprie.

  24. uno degli aspetti più importanti della teoria di Bruner: ipotesi che tutti i processi mentali, incluso il linguaggio, abbiano un fondamento sociale e che la struttura della cognizione umana sia influenzata dalla cultura questa influenza si realizza attraverso le relazioni sociali che il bambino stabilisce con chi si prende cura di lui

  25. strumento principale della trasmissione sociale è il linguaggio i prodotti della cultura esistono perché ci sono almeno due persone che possono usarli

  26. Sviluppo del linguaggio • importanza delle modalità interattive rispetto all’adulto (>madre) • attenzione riservata ai diversi usi pragmatici del linguaggio (>teoria degli atti linguistici di Austin)

  27. Psicologia culturale studia la mente all’interno dei gruppi culturali in cui essa si sviluppa sottolinea l’importanza che i valori, le credenze, le conoscenze, tipiche del gruppo, hanno in tale sviluppo mentale sottolinea il ruolo prevalente del pensiero narrativo nel dare significato all’esperienza di vita dell’individuo

  28. Pensiero scientifico e pensiero narrativo rispetto alla spiegazione di tipo causale del pensiero scientifico, è un tipo di pensiero che privilegia la comprensione attraverso immagini, e l’esperienza narrata è organizzata e interpretata dal soggetto sviluppando sequenze spazio-temporali.

  29. Caratteristiche del pensiero narrativo secondo Bruner Le credenze ed i valori della cultura vengono trasmessi attraverso il linguaggio ed in particolare la narrazione quale strumento principale della trasmissione culturale. Ad es. i genitori usano costantemente i racconti e le narrazioni per introdurre i bambini e le bambine nella propria cultura, così da farli diventare membri a pieno titolo della stessa cultura quando arrivano a condividerne le credenze e gli atteggiamenti.

  30. Ruolo della narrazione • il soggetto riconosce un significato alla propria esistenza • nella narrazione si riflettono i desideri, i valori e gli scopi perseguiti dal soggetto

  31. Le basi sociali dello sviluppo mentale secondo Bruner Riprendendo Vygotskij, Bruner sostiene che i processi mentali, incluso il linguaggio, hanno un fondamento sociale e che la cognizione umana è influenzata dalla cultura, attraverso i suoi simboli. L’influenza della cultura si realizza attraverso le relazioni sociali Scaffolding Impalcatura che serve a compensare il dislivello tra le abilità richieste e le ancora limitate capacità

  32. Bruner Le strategie della mente Insegnare per problemi Sviluppo di sequenze Gruppo Metodo ipotetico-deduttivo Circle time Bisogni

  33. Mosse di Scaffolding Reclutamento:catturare l’interesse del bambino e spronarlo a partecipare attivamente alla sequenza di gioco. Riduzionedei gradi di libertà: semplificare la sequenza riducendo il numero dei passaggi necessari per completarla. Guida ed incoraggiamento: tenere alto il livello di motivazione del bambino in modo che il completamento della sequenza assume per lui un interesse autonomo.

  34. Some sociocultural claims about human learning • Learning is mediated • Learning is fundamentally social • Learning is situated • Learning is distributed • Learning is participation in communities of practices

  35. Mediated learning • ”Psychological tools” • ”Cultural tools” • ”Mediational means” • ”Cultural artefacts” • Language • Symbols • representations

  36. Mediated action M (Artefakt) O (Objekt) S (Subjekt)

  37. In activity theory:

  38. Learning is mediatedLanguage: ”The tool of tools” • Language is the most important cultural tool avaiable to man • It is therefore of particular interest for studying processes of learning

  39. Mediated learningLanguage-communication-learning • It is through communication that sociocultural resources are created, but there is also through communication that they are carried forth. • Thinking in the individual are forms of communication that the individual has met, appropriated and uses as resource in future situations (Säljö 2000)

  40. Mediated learningClassification as artefacts (tools) • The question, "What is it really?" "What is its right name?”is a nonsense question (…) When we name something, then, we are classifying. • The individual object or event we are naming, of course, has no name and belongs to no class until we put it in one (…). • What we call things, and where we draw the line between one class of things and another, depend upon the interest we have and the purposes of the classification.(...) • Most intellectual problems are, ultimately,problems of classification and nomenclature. (Hayakawa, 1965, pp. 215-220)

  41. Learning is fundamentally social • ”Any function in the child`s cultural development appears twice, or on two planes. First it appears on the social plane, and then on the psychological plane. First it appears between people as an interpsychological category, and then within the child as an intrapsycholgical category. This is equally true with regard to voluntary attention, logical memory, the formation of concepts, and the development of volition (Vygotsky 1981:163)

  42. ”Human mental functions are inextricable situated in social, cultural, institutional and historical context” Learning is fundamentally social (Wertsch 1991:86)

  43. Learning is fundamentally social • Levels of analysis: • Ontogenetic development • Changes in the individual over the lifespan • Microgenetic development • Changes over the brief periode of time • Phylogenetic developement • Changes in evolutionary time • Sociohistorical development • Changes in culture, values, technology

  44. Learning is fundamentally social • The Zone of Proximal Development (ZPD) is the distance between the actual developmental level as determined by independent problem solving and the level of potential as determined through problem solving under adult guidance or incollaboration with more capable peers.

  45. Learning is fundamentally social • ZPD cont.: • Lefrancois (1994): Take, for example, two five-year-old children, who can both, under normal circumstances, answer questions that other average five-year-olds can also answer. Their mental ages might be said to correspond to their chronological ages, and their intelligence would be described as average. But if, when prompted, one of these children could successfully answer questions corresponding to a mental age of but the other could not, it would be accurate to say that the first child's zone of proximal growth is greater than the other's

  46. Learning is situated Lave & Wenger(1991) B.Rogoff (1990,2003): Learning occure as a function of the activity, context and culture in which it occurs (i.e., it is situated). Social interaction is a critical component of situated learning -- learners become involved in a "community of practice" which embodies certain beliefs and behaviors to be acquired.

  47. Learning is situated • “Situated Learning”: learning that occurs in a participative framework, in a community of experts, peers, and more capable others; learning that involves the whole person engaged in a particular situation • Situated learning is usually unintentional rather than deliberate. These ideas are what Lave & Wenger (1991) call the process of "legitimate peripheral participation."

  48. Learning is distributed • In a situated perspective, cognition is not regarded as a private, solo activity, but is distributed outside the individual, to other persons and artifacts. (Ex Xerox) • ”Thinking” and learning is something we paricipate in.

  49. ”Who does the thinking ?” • A 6- year- old child has lost a toy and asks her father for help. The father asks where she last saw the toy; the child says ”I can’t remember” He asks a series of questions – did you have it in your room? Outside? Next door? To each question, the child answers ”no”. When he says ”in the car?”, she says ”I think so” and goes to retrieve the toy (Tharp and Gallimore: Rousing minds to life (1988, s.14).

  50. Human knowledge, insights, conventions and consepts are ”buildt into” artefacts, and are something we interact with when we use them (Leontiev 1981) Learning is distributed

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