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Morgan e la Drosophila

Morgan e la Drosophila. Thomas Hunt Morgan. Thomas Hunt Morgan nacque nel settembre del 1866 a Lexington, Kentucky, U.S.A., figlio primogenito di Charlton Hunt Morgan.

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Morgan e la Drosophila

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Presentation Transcript


  1. Morgan e la Drosophila

  2. Thomas Hunt Morgan Thomas Hunt Morgan nacque nel settembre del 1866 a Lexington, Kentucky, U.S.A., figlio primogenito di Charlton Hunt Morgan. Fin da bambino mostrò un grande interesse per le scienze naturali, e già all’età di dieci anni, collezionava uccelli, uova e fossili. Diversi furono i luoghi della sua vita, legati ai suoi studi ed agli incarichi ottenuti durante la lunga e brillante carriera.

  3. Gli Anni della ricerca Studiò all’Università del Kentucky, dove si laureò in scienze nel 1886; l’anno successivo, frequentò per un po’ di tempo il laboratorio sulla spiaggia di Alphaeus Hyatt ad Annisquam, Mass. Negli anni 1888-1889, lavorò come ricercatore presso la United States Fish Commission a Woods Hole, in un laboratorio con il quale sarebbe sempre rimasto in contatto. Dopo la Laurea, ottenne anche un lavoro presso la John Hopkins University dove studiò la morfologia e la fisiologia e dove, nel 1890, ottenne il titolo di dottore di ricerca presentando una tesi sulle relazioni evolutive dei picnogonidi, sotto la guida di W.K.Brooks.

  4. Drosophila Il genere Drosophila fu classificato all’inizio del XIX secolo; la specie più nota, Drosophila melanogaster, venne descritta verso la metà del secolo ed è probabilmente originaria delle regioni tropicali. Quasi sicuramente giunse in Europa e negli Stati Uniti in seguito all’importazione delle banane. Il piccolo insetto comparve fra il 1900 ed il 1901 presso l’Università di Hardward, dove C.W.Woodworth vi si dedicò e suggerì a W. Castle che si trattava di un organismo particolarmente adatto per studi in campo genetico.

  5. Castle, con un gruppo di collaboratori, avviò così una ricerca sugli effetti degli incroci ripetuti fra i moscerini. L’utilizzo in laboratorio di questo insetto, ben presto si rivelò effettivamente adatto alle ricerche di genetica, in quanto l’allevamento risultava molto economico, richiedeva poco spazio (in un primo tempo i moscerini vennero addirittura allevati nelle bottiglie vuote del latte) e soprattutto era possibile ottenere numerosi incroci in breve tempo (da 2 a 3 settimane).

  6. Gli Inizi Intorno al 1908, anche Morgan cominciò a lavorare su Drosophila; infatti, in un primo tempo, aveva condotto le sue ricerche sui ratti, ma ben presto li abbandonò a causa dell’elevato costo, dei cicli riproduttivi troppo lunghi e della facilità con cui venivano colpiti da infezioni. Fu probabilmente Frank Lutz, un genetista della Stazione per l’Evoluzione Sperimentale di Washington a Cold Spring Harbor e collaboratore di Castle, a presentargli lo studio del moscerino.

  7. Le Ricerche di Morgan Per condurre questo tipo di ricerca, i moscerini venivano sottoposti ad agenti mutageni (raggi X, sali, onde radio), ma in un primo tempo i risultati non furono quelli sperati. Nel 1910, tuttavia, comparve un unico individuo maschio con gli occhi bianchi in una popolazione interamente costituita da moscerini con gli occhi rossi. Morgan decise di studiare questa variante e fece accoppiare il maschio "occhi bianchi" con le femmine "occhi rossi". Nella prima generazione filiale (F1) tutti i moscerini avevano gli occhi rossi, ma nella seconda (F2), comparve il classico rapporto mendeliano 3 rossi:1 bianco. Questo indicava chiaramente che il carattere "occhi bianchi" doveva essere un carattere mendeliano recessivo, ma c’era un aspetto particolare: tutti gli individui della F2 che avevano gli occhi bianchi erano maschi. Realizzando poi l’incrocio fra un maschio con gli occhi bianchi ed una femmina della F1, si otteneva di nuovo il rapporto previsto da Mendel, cioè 1 bianco: 1 rosso, ma questa volta con la stessa distribuzione nei due sessi.

  8. Le Ipotesi Per spiegare questi risultati, Morgan ipotizzò l’esistenza di un fattore, portatore del colore bianco degli occhi, che doveva trovarsi negli spermatozoi e lo indicò come W; inoltre, metà dei gameti maschili doveva portare un fattore X per il sesso e l’altra metà no.

  9. La femmina invece doveva essere portatrice per il fattore rosso R, omozigote per X e, quindi, avere genotipo RRXX, con conseguente produzione di gameti tutti uguali, del tipo RX. Dal momento che "occhi rossi" domina su "occhi bianchi", gli individui della F1 (tutti RWXX) dovevano avere tutti gli occhi rossi, mentre nella F2 potevano nascere individui WWX, cioè maschi con gli occhi bianchi. In accordo con questa ipotesi, i maschi con gli occhi rossi dovevano avere un genotipo RRX, ma i dati non confermarono le previsioni: incrociando un maschio con gli occhi rossi con una femmina con gli occhi bianchi, si ottennero tutti maschi eterozigoti per R e tutte femmine omozigoti per R. Il problema era quindi il seguente: come mai nelle popolazioni non comparivano tante femmine con gli occhi bianchi quante ci si aspetta di trovarne?

  10. Per risolvere il problema, Morgan introdusse un’ipotesi ulteriore: il fattore R deve essere legato inscindibilmente con il fattore per il sesso, per cui le femmine (che hanno due X) devono essere RRXX, mentre i maschi (che ne hanno una sola) devono essere RWX. La nascita del maschio con gli occhi bianchi doveva essere quindi causata dagli agenti mutageni che avevano modificato, in un uovo, RX in WX, portando ad un individuo WWX. Per maggiore semplicità nella simbologia, Morgan ( in accordo con Bateson), ipotizzò che il colore bianco degli occhi fosse provocato dall’assenza del fattore per il colore: WX diventa quindi OX. In conclusione Morgan ammise che R e X dovevano essere combinati e che non potevano esistere indipendentemente l’uno dall’altro.

  11. Per Concludere La grandezza di Morgan emerge in particolare da due aspetti: il primo è che, pur essendo egli inizialmente un accanito oppositore del mendelismo, si arrese all’evidenza delle prove scientifiche e, non solo si convertì, ma si impegnò anche a darne la dimostrazione; il secondo è che fu capace di circondarsi di un eccezionale gruppo di allievi che avrebbero lasciato un’impronta fino alla nascita della genetica molecolare.

  12. FINE!!!

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