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I sistemi locali

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Presentation Transcript


  1. I sistemi locali I sistemi locali del lavoro sono aggregazioni di comuni che identificano mercati del lavoro omogenei. Non ci sono vincoli amministrativi, quindi un sistema locale può essere formato da comuni appartenenti a province o regioni diverse. I sistemi locali del lavoro sono individuati a partire dall’informazione sul pendolarismo (spostamenti dei componenti familiari tra comuni per motivi di lavoro) presente nel questionario del censimento della popolazione.

  2. Distretti Industriali • I distretti industriali sono entità socio-territoriali in cui una comunità di persone e una popolazione di imprese industriali si integrano reciprocamente. • Le imprese del distretto appartengono prevalentemente a uno stesso settore industriale, che ne costituisce quindi l’industria principale. Rete di imprese Vs impresa rete (Natuzzi-Benetton) • Ciascuna impresa è specializzata in prodotti, parti di prodotto o fasi del processo di produzione tipico del distretto. Le imprese del distretto si caratterizzano quindi per essere numerose e di modesta dimensione. Ciò non significa che non vi possano essere anche imprese abbastanza grandi.

  3. Distretti industriali (2) • Presenza di una rete di piccole e medie città • Presenza di lavoro indipendente (mezzadria, piccola proprietà) • Alta omogeneità interna e coesione sociale • Subculture politiche

  4. Riconoscimento giuridico dei distretti • LEGGE 5 ottobre 1991, n. 317. Interventi per l'innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese. • Regioni possono finanziare progetti innovativi presentati da consorzi di imprese appartenenti al distretto sulla base di un contratto di programma (leggi 1991-1996).

  5. Le città • La globalizzazione dell’economia e la nuova divisione internazionale del lavoro stanno determinando una crescente competizione fra città per assicurarsi le funzioni più avanzate e innovative e per porsi come “porte” dell’internazionalizzazione. • Ogni città si trova così ad operare come nodo di una rete globale, o per lo meno europea, e tende a sviluppare rapporti di complementarità e cooperazione con altre città. Contemporaneamente, i singoli centri entrano in competizione tra loro per occupare i livelli gerarchici più elevati nelle nuove reti tendenzialmente globali che si vanno formando.

  6. http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20050721_00/testointegrale.pdf tav. 2, 5, 6 , 8 http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20051216_00/Volume_Distretti.pdf Tav. 1,3 http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20050721_00/testointegrale.pdf mappe

  7. Tavola 2 – I Sistemi Locali del Lavoro per regioni e ripartizioni. Censimenti della popolazione 2001 e 1991.

  8. Numero di comuni nei Sistemi Locali del Lavoro dei Grandi Comuni

  9. Indicatori per i Sistemi Locali del Lavoro dei Grandi Comuni. Censimenti della popolazione 2001

  10. Distretti industriali 2001

  11. Distretti industriali per industria principale, regione e ripartizione geografica

  12. Distretti industriali 2001 per tipologia produttiva

  13. Trasformazione anni 90sistemi locali e distretti • Un certo numero di sistemi locali ha perso la propria specializzazione e si è ridotto: • Delocalizzazione totale; • Delocalizzazione di alcuni comparti della produzione; • Trasformazione della specificità: da manifatturiero a terziario. • La maggior parte dei nuovi sistemi locali è contigua a quelli prima esistenti: espansione del modello organizzativo produttivo

  14. Trasformazione anni 90sistemi locali e distretti (2) • Distribuzione dei tipi di sistemi produttivi: • PMI: nord e nord est • Piccola impresa: centro • Grande impresa: Sud e un po’ Nord-Ovest • Crescono maggiormente i sistemi produttivi composti da medie imprese, ma nei diversi contetsi cresce di più il tipo d’impresa caratterizzante il sistema locale.

  15. Due modelli di organizzazione produttiva Veneto-Toscana Gerarchia- Rete Beni di club -beni collettivi locali Fruitori solo imprese – fruitori i cittadini Limiti di entrambi

  16. Sviluppo locale • SI guarda a ciò che c’e’ nel territorio e si puo’ valorizzare. Non si parte dell’analisi di ciò che manca. • 1) Ruota attorno ad una (o più) specialità (spesso derivante dalla tradizione di quel territorio). Questo è in relazione con la suddivisione progressiva e relativamente localizzata delle attività produttive centrali e strumentali del distretto. Nesso dinamico fra le specialità del distretto e un nucleo di bisogni formatisi nel tempo e avvertiti da gruppi e strati di popolazioni mondiali, che il distretto ha imparato a soddisfare e a stimolare.

  17. Sviluppo locale (2) 2) l’apprendimento diffuso localmente – nelle sedi prossime della vita familiare ed educativa e nelle tante imprese anche piccole – di conoscenze mirate (tecniche, commerciali, organizzative), che facilitano la riproduzione di lavoro con professionalità adatte, ma anche sostengono la mobilità sociale, l’emergere di attitudini alla responsabilità economica e il crepitare di progetti imprenditoriali. Il che pure significa riproduzione del senso cooperativo e del senso di indipendenza

  18. Sviluppo locale (3) 3) Sviluppo-innovazione. Generazione di occasioni di innovazione attraverso il confronto fra competenze complementari impegnate nella realizzazione dei progetti di prodotto. Il confronto si avvale di condizioni insite nei primi due processi, che facilitano lo scambio di conoscenze tacite, o comunque poco trasferibili a distanza. Continuo allargamento del mercato: a) Piena occupazione, conflittualità bassa; b) Mantenimento e attrazione capitali.

  19. Sviluppo locale (4) Innovazione = capacità di passare da una routine all’altra nell’organizzazione di processo, di prodotto o di struttura organizzativa (Coda, 200*: 37) . La routine può essere vista come il raggiungimento di un determinato standard di operatività (qualità) Capacità di spostarsi verso routine che consentono l’ottenimento di risultati più soddisfacenti, possono essere considerate innovazione. Il circolo virtuoso tra i tre elementi (specificità, apprendimento diffuso, innovazione) non ha natura deterministica.

  20. Sviluppo locale (5) Sviluppo locale mette in moto risorse endogene ma può essere incentivato per vie esogene frutto di strategie consapevoli. Reti istituzionalizzate. Ruolo chiave dell’Unione Europea

  21. L’analisi empirica (1) • la dotazione locale • le modalità di organizzazione sia della produzione (specificità, rapporto con il globale) sia degli attori locali (rispetto anche al globale) • La dotazione locale : • ambiente economico, tessuto produttivo locale; • ambiente sociale (capitale sociale), • ambiente scientifico, della formazione e della ricerca (CS) • mercato del lavoro Modalità di organizzazione della produzione e dei soggetti nelle reti locali. Riguarda lo studio delle caratteristiche organizzative dei soggetti sociali nel loro rapporto con le componenti del milieu. I nodi della rete. Cs eGovernance.

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