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CRISI O MANIPOLAZIONE FINANZIARIA INTERNAZIONALE ?

CRISI O MANIPOLAZIONE FINANZIARIA INTERNAZIONALE ?. Excursus storico del debito Debito dei nuclei familiari, delle imprese e degli Stati: il caso specifico dell’Italia e quello della Grecia Vale la pena uscire dall’euro? Chi può fallire ? Chi sono i creditori mondiali ?

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CRISI O MANIPOLAZIONE FINANZIARIA INTERNAZIONALE ?

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  1. CRISI O MANIPOLAZIONE FINANZIARIA INTERNAZIONALE ?

  2. Excursus storico del debito • Debito dei nuclei familiari, delle imprese e degli Stati: il caso specifico dell’Italia e quello della Grecia • Vale la pena uscire dall’euro? • Chi può fallire ? Chi sono i creditori mondiali ? • Il ruolo ambiguo delle agenzie di rating • Il debito dal 1945 al 2000 ed i PAS • Il debito dal 2000 al 2012 • La crisi finanziaria internazionale minaccia l’Africa ed il franco CFA • Dalla “Primavera araba” a “Occupy Wall Street” • I mercati finanziari, strumento efficace di sviluppo ? • Come uscire dalla crisi del debito ?

  3. EXCURSUS STORICO DEL DEBITO • Le tracce più antiche risalgono al 2400 a.C. • La crisi del debito di Atene sotto Solone nel 594 a.C. • Amnistia per i debitori ed i prigionieri nella stele di Rosetta • Ebrei, mussulmani e cattolici ed i prestiti • L’Inghilterra ed i banchieri fiorentini

  4. LA STORIA DEL DEBITO (1) • Il debito non è un derivato della moneta, ma al centro delle relazioni sociali • Debito come aiuto reciproco • Regole religiose e convenzioni sociali • Comparsa della moneta (VII sec. a.C.) e nuove forme di indebitamento per soddisfare mercanti e sovrani • Impero Romano e Medioevo: la Chiesa proibisce l’usura

  5. LA STORIA DEL DEBITO (2) • Sviluppo di rotte commerciali in Asia • Comparsa nel XIII secolo della lettera di cambio • Comparsa nel XIV secolo delle prime banche (Medici) • Banchieri, Papi e Sovrani: il debito reale è personale • Dal debito personale al debito pubblico

  6. LA STORIA DEL DEBITO (3) • Moratorie dell’Inghilterra (1340, 1472) e insolvenze ripetute di Spagna e Francia • Dopo il 1815 crescita industrializzazione (ferrovie, miniere, siderurgia), abbondanza di capitali e sviluppo delle banche • Ricorso ad azioni ed obbligazioni • Le crisi finanziarie del XIX secolo, in media una per decennio: inflazione da credito, speculazione; boom dell’investimento; recessione

  7. LA STORIA DEL DEBITO (4) • I capitali dell’Europa verso Turchia, Russia ed America Latina • Dipendenza dei rimborsi dei Paesi del Sud del mondo dalle loro esportazioni, condizionate dalla congiuntura dei Paesi del Nord • Crisi di indebitamento ed assoggettamento Stati debitori • Prima Guerra Mondiale ed abisso nelle finanze pubbliche europee

  8. LA STORIA DEL DEBITO (5) • Consumo di massa ed indebitamento negli Stati Uniti: il crac del 1929 • Debito degli Stati periferici: nella prima metà anni 1930 America Latina ed Europa dell’Est non onorano i loro impegni • Recessione, politiche di rilancio e Seconda Guerra Mondiale fanno decollare il debito pubblico negli USA • Frammentazione in zone monetarie e sviluppo protezionismo

  9. IL DEBITO DEI NUCLEI FAMILIARI (1) • Fra il 2000 ed il 2008 il debito di 10 economie sviluppate è cresciuto di 40.700 MDI di $ correnti, di cui: • 9.000 MDI delle imprese non finanziarie; • 10.800 MDI dei nuclei familiari (6.800 USA, 1.100 Gran Bretagna, 800 Spagna, …). • Fra il 2000 ed il 2006 negli USA il portafoglio dei prestiti immobiliari è passato da 4.800 a 9.800 MDI di $ (di cui 1.170 per crediti “subprime”)

  10. IL DEBITO DEI NUCLEI FAMILIARI (2) • La bolla immobiliare, causa e conseguenza dell’imballarsi dei debito • L’aumento dei prezzo degli immobili ha permesso nuovamente di indebitarsi e negli Usa anche di aumentare il credito al consumo • I salari sono cresciuti meno della produttività • Sono aumentate le diseguaglianze fra ricchi e poveri

  11. IL SUPERINDEBITAMENTO DEI NUCLEI FAMILIARI (1) • 229.964 pratiche di superindebitamento depositate in Francia fra settembre 2010 ed agosto 2011 (+5,5% rispetto un anno prima) • Nel 2010 l’ammontare medio era di 34.500 euro di debito pro capite, con 10 debiti per pratica • I debiti erano essenzialmente verso le banche (83%), mentre il resto per spese correnti: alloggio, energia, sanità, alimentazione, … • L’indebitamento delle famiglie evidenzia problemi di diseguaglianze e necessità di ridistribuzione degli introiti

  12. IL SUPERINDEBITAMENTO DEI NUCLEI FAMILIARI (2) • Il debito bancario era principalmente per crediti al consumo (il 65% dell’indebitamento totale) • In alcuni casi consumatori irresponsabili ed accesso facilitato al credito, spesso invece a causa crisi, disoccupazione, lavori saltuari, … Profilo tipico: donna fra i 45 ed i 54 anni, separata o divorziata, disoccupata, che vive sola in alloggi di cui è affittuaria. In dieci anni sono raddoppiati coloro che hanno più di 55 anni.

  13. IL SUPERINDEBITAMENTO DEI NUCLEI FAMILIARI (3) • Spesso il superindebitamento deriva da una diminuzione degli introiti • Fra i crediti al consumo i “revolving credits” crediti rinnovabili)(secondo la Banque de France implicati nell’82% dei dossier esaminati dalle commissioni di superindebitamento) sono spesso presi di mira: • il volume di credito si ricostituisce secondo i rimborsi effettuati; • i tassi, però, variano fra il 15% ed il 20%, soglie molto vicine ai tassi d’usura; • la legge Lagarde in Francia del maggio 2011 sul credito al consumo ha limitato eccessi ed abusi ed inquadrato la pubblicità.

  14. IL DEBITO DELLE IMPRESE • L’indebitamento è al centro dell’attività delle imprese: prestiti bancari, azioni ed obbligazioni • La crisi iniziata nel 2007 ha fatto cessare il finanziamento facile: i mercati azionari si sono sgonfiati ed i meccanismi d’indebitamento inceppati • Il debito è servito per incrementare dividendi, ma all’arrivo della crisi la stretta creditizia ha danneggiato le imprese, minandone la sopravvivenza

  15. IL DEBITO DEGLI STATI (1) • Quando uno Stato è troppo indebitato? Il Rischio Paese (capacità di rimborso di uno Stato) • Elementi oggettivi: • livello di Sostenibilità (livello massimo del debito che un Paese può rimborsare); • tasso di crescita dell’economia e tasso di interesse dei prestiti; • ammontare del debito; • eccedenza primaria di bilancio.

  16. IL DEBITO DEGLI STATI (2) • Elementi soggettivi: • stimare la capacità economica e politica di un Paese di ridurre il disavanzo ed aumentare la crescita; • stimare come evolve il consumo ed il risparmio in funzione della variazione di introiti e di imposte; • stimare come gli scambi esteri reagiranno alla variazione dei tassi di cambio.

  17. IL DEBITO DEGLI STATI (3) • Nel corso degli anni 1990 il FMI ha calcolato la parte dei debiti rimborsabile del Sud del mondo • Sovrastima delle capacità di rimborso del Sud per limitare l’annullo dei debiti che i Paesi del Nord avrebbero dovuto sopportare • Pareri diversi fra gli economisti ed impossibilità di trovare una regola universale per stimare la sostenibilità del debito

  18. IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO (1) • Il debito pubblico si forma perché le spese dello Stato sono maggiori delle sue entrate (il deficit pubblico) • Nei Paesi industrializzati, a partire dagli anni 1960, la spesa pubblica è cresciuta • Se anche le imposte sono cresciute, i debiti sono stati contenuti • La spesa pubblica si divide in spesa per Stato minimo (cioè per polizia, magistratura, esercito, …) e per lo Stato sociale (istruzione, sanità, …)

  19. IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO (2) • La spesa per lo Stato minimo è rimasta circa invariata, quello per lo Stato sociale è esplosa • L’Italia ha speso più di quanto incassava fino a prima dell’ultimo governo Andreotti. • Attorno al 1990 c’è stato pareggio a livello di saldo primario (cioè prima di defalcare gli interessi), cioè il bilancio dello Stato non ha generato un nuovo deficit • Da allora il saldo primario è stato circa in pareggio e pertanto il deficit è cresciuto per gli interessi sul debito accumulato

  20. IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO (3) • La crescita economica (variazione del PIL) è sempre stata abbastanza limitata ed il rapporto debito/PIL abbastanza costante • Nel biennio 2008-2009 il rapporto è cresciuto perché il PIL è crollato • Il debito pubblico totale è come l’acqua di una vasca da bagno che viene alimentata dal flusso di un rubinetto • Se guardiamo i debiti pubblici staticamente (solo la vasca da bagno), l’Italia è in condizioni pessime

  21. IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO (4) • Se giudichiamo i debiti pubblici dinamicamente (la velocità di crescita dell’acqua, ossia il flusso del rubinetto), la situazione italiana risulta invece migliore di quella di altri Paesi • Gli allarmi sulla situazione italiana di solito guardano solo al debito staticamente • Il debito italiano è vulnerabile: • per mancanza di una moneta propria; • per investimenti di operatori passivi (fra cui fondi comuni, fondi pensione, assicurazioni).

  22. IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO (5) • I danni provocati al debito della Gran Bretagna (che ha una propria moneta), rispetto a quello italiano, sono stati inferiori: • la Banca Centrale Inglese può comprare il debito; • la liquidità resta imbottigliata nel mercato britannico, il debito in sterline non cambia di entità e non si contrae la liquidità britannica. • Gli euro del debito italiano, invece, non restano necessariamente in Italia e per trattenere la liquidità il nostro Paese ha dovuto offrire rendimenti sempre maggiori (lo spread)

  23. IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO (6) • Il differenziale di rendimento (spread) dipende: • dalla nostra liquidità (che evapora se la politica economica è considerata poco efficace); • dai minori acquisti degli investitori passivi, se andiamo bene. • Fino alla primavera del 2011 il debito italiano non era considerato a rischio, rispetto a quanto si é verificato nella seconda metà dell’anno • Dal momento che il debito pubblico della zona euro non è in comune, la caduta di credibilità dell’Italia ha avuto effetti devastanti

  24. IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO (7) • Gli investitori passivi comprano il debito della zona euro in indici (cioè secondo i pesi dei debiti di ciascun Paese) • Il debito italiano è cresciuto meno di quello degli altri Paesi dell’area euro (perché i nostri deficit sono stati contenuti) e pertanto è stato comprato meno dagli investitori passivi • Il nostro bilancio pubblico è sanabile, ma è in discussione chi dovrà sopportarne gli oneri

  25. IL CASO GRECIA (1) • Alcune tappe della sua storia recente: • alla fina della 2° Guerra Mondiale il piano Marshall e la ricostruzione offrirono al Paese alcuni decenni di espansione economica; • nel 1952 entrò nella NATO, vivendo nell’orbita di Washington; la sua sovranità era solo formale e la vita democratica, dominata dalle famiglie Caramanlis e Papandreu, restò caotica e violenta; • in aprile 1967 i militari di Papadopulos presero il potere ed abolirono la Costituzione; • nel 1974 ritornò la democrazia;

  26. IL CASO GRECIA (2) • il 1° gennaio 1981 (nonostante la Grecia fosse disorganizzata, la sua democrazia non consolidata e non avesse frontiere con gli altri Stati membri) entrò nella CEE, una decisione politica di portata simbolica; • dal 1982 i vari governi della Grecia hanno avuto una gestione demagogica, l’aiuto europeo (che ha fatto vivere il Paese nell’illusione di finanziamenti inesauribili e consumi a credito) è stato molto generoso e, per ragioni elettorali, la spesa pubblica è aumentata molto più della crescita; • nel 1992 la Grecia firmava il trattato di Maastricht che prevedeva l’adozione di una moneta unica;

  27. IL CASO GRECIA (3) • anche se la Grecia non rispettava nessuno dei criteri di convergenza stabiliti nel trattato ed il suo debito pubblico nel 2001 era 107% del PIL (lontano dal 60% autorizzato!), fu ammessa nella zona euro. • A causa del drammatico degrado della situazione economica e sociale in Grecia e del suo debito (ereditato dalla dittatura, legato ai Giochi Olimpici del 2004 ed a massicci acquisti di materiale militare) le sono state imposte misure che ricordano i “Piani di Aggiustamento Strutturale” (PAS) imposti ai Paesi africani negli anni 1980

  28. VALE LA PENA USCIRE DALL’EURO ? (1) • Cosa succederebbe se l’Italia tornasse alla lira? • gli investitori (esteri, ma anche italiani) sarebbero obbligati a sopportare almeno una parte della riduzione del debito, senza caricarla tutta sulle spalle dei contribuenti; • con il risparmio (derivante da minori interessi da pagare) si potrebbero fare gli investimenti necessari per il nostro Paese; • l’Italia sarebbe nuovamente libera di svalutare la propria moneta ed aiutare le imprese ad esportare.

  29. VALE LA PENA USCIRE DALL’EURO ? (2) • I trattati non prevedono un’uscita dall’euro e secondo l’art. 50 del “Trattato di Lisbona”, “ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall’Unione” • Nessuna menzione viene fatta della possibilità di uscire dall’euro ma non dall’Unione Europea • Non ci sono precedenti storici a cui aggrapparsi, anche se c’è stata la dissoluzione dell’area del rublo (dopo la caduta URSS) o la crisi argentina

  30. VALE LA PENA USCIRE DALL’EURO ? (3) • Tra il 1999 ed il 2002 l’Argentina (la cui sovranità monetaria era limitata e legata alla politica monetaria USA), oberata dai debiti e da una bilancia dei pagamenti negativa, decise di rompere la parità di cambio fisso del peso con il dollaro e lasciar svalutare il peso • Vantaggi di uscire dall’unione monetaria: • iniziale bancarotta sul debito, anche ridenominandolo nella nuova valuta il suo peso diventerebbe insostenibile, ma poi riacquisto credibilità internazionale, libertà di spesa, …; • merci esportate più competitive; • recupero sovranità monetaria.

  31. VALE LA PENA USCIRE DALL’EURO ? (4) • Ma ci sarebbero anche notevoli svantaggi, fra i quali: • costo della bancarotta (più alta è la % di debito non ripagato, più alto è lo spread): in Italia colpirebbe i detentori del debito pubblico (banche nazionali e piccoli risparmiatori); • corsa alle banche: i depositanti, per proteggere il potere d’acquisto dei loro risparmi, si affretterebbero a ritirarli e portarli all’estero, danneggiando la liquidità delle banche con possibilità di bancarotta; • contagio degli altri Stati europei, in particolare i PIGS; • maggiore competitività? L’Italia è fortemente dipendente dall’estero per la fornitura di materie prime (che diventerebbero più care), si richiederebbe aumento salari con rialzo dei prezzi dei prodotti esportati, oltre a ritorsione di altri Paesi euro, considerando sleale la nostra svalutazione

  32. CHI PUO’ FALLIRE ? (1) • Un’impresa può essere insolvente, una persona super indebitata, ma uno Stato non può essere messo in liquidazione • Il fallimento dell’impresa: sua scomparsa e sanzioni verso dirigenti e soci • Per gli individui non c’è fallimento, ma per esempio in Francia ai super indebitati si può dare una seconda possibilità

  33. CHI PUO’ FALLIRE ? (2) • Uno Stato può cessare i pagamenti, non rimborsare i debiti, ma non può scomparire come un’impresa • Nel XIX secolo, quando uno Stato era insolvente, si ricorreva alla tecnica della cannoniera, invadendo il Paese per proteggere i propri interessi ( • clamoroso fu nel 1903 il caso del Venezuela di Cipriano Castro, Paese insolvente contro il quale Germania e Gran Bretagna (ed anche l’Italia che si accodò) inviarono le loro corazzate, imponendo un blocco navale.

  34. CHI PUO’ FALLIRE ? (3) • Fino a metà degli anni 1980 i creditori non pagati da uno Stato si rivolgevano a tribunali, spesso sostenuti dai loro governi • Dal 2000, se un Paese ha gravi difficoltà e non riesce a far fronte ai propri impegni, Stato e creditori trattano per rinegoziare o ristrutturare il suo debito • I creditori si devono accordare secondo “clausole d’azione collettiva”, che dal 2013 saranno operative per tutti i Paesi dell’area euro

  35. CHI SONO I CREDITORI MONDIALI ? (1) • 270.000 MDI di $ costituiscono (Crédit Suisse) la ricchezza globale detenuta nel mondo • La ricchezza è sempre più concentrata nelle mani di pochi, sempre più numerosi nei Paesi emergenti • Nel 2011, 30 ML di individui (molti in Cina ed India) possedevano patrimoni maggiori di 1 ML di $ • Per l’80% i milionari provengono comunque dal Nord America, dall’Europa e dal Giappone, le regioni più indebitate del mondo

  36. CHI SONO I CREDITORI MONDIALI ? (2) • Il debito privato dei Paesi più ricchi rappresenta l’88% del loro PIL, mentre quello dei Paesi meno agiati non raggiunge il 20%: più si è ricchi, più ci si indebita! • Il forte sviluppo dei Paesi emergenti ha favorito la nascita di una classe media, il cui risparmio finanzia il debito dei Paesi del Nord • Meno della metà della ricchezza mondiale è immobiliare, il resto si ripartisce equamente fra depositi, titoli ed assicurazioni (patrimonio mobiliare)

  37. CHI SONO I CREDITORI MONDIALI ? (3) • Le obbligazioni internazionali sono principalmente di Stati Uniti e Paesi europei, detenute totalmente da investitori istituzionali: Fondi Pensione, Fondi di Investimento, Assicurazioni • Tali investitori istituzionali nel 2010 possedevano 80.000 MDI di $ di attivi • Più della metà di debiti della zona euro è detenuta da non residenti • Fra i primi dieci creditori degli Stati Uniti, ben otto sono economie emergenti (Cina in testa)

  38. Excursus storico del debito • Debito dei nuclei familiari, delle imprese e degli Stati: il caso specifico dell’Italia • Vale la pena uscire dall’euro? • Chi può fallire ? Chi sono i creditori mondiali ? • Il ruolo ambiguo delle agenzie di rating • Il debito dal 1945 al 2000 ed i PAS • Il debito dal 2000 al 2012 • La crisi finanziaria internazionale minaccia l’Africa • Dalla “Primavera araba” a “Occupy Wall Street” • I mercati finanziari, strumento efficace di sviluppo ? • Come uscire dalla crisi del debito ?

  39. RUOLO AMBIGUO DELLE AGENZIE DI RATING (1) • La crisi dei “subprime” e soprattutto quella dei debiti pubblici europei hanno messo in primo piano le agenzie di rating • Create all’inizio del XX secolo negli Stati Uniti, (Standard & Poor’s, Moody’s, Fitch, …) hanno un ruolo chiave per stabilire la credibilità di chi chiede prestiti • Dagli anni 1970 chi chiedeva prestiti (ed anche le banche d’affari) si rivolgeva a loro per rafforzare la propria reputazione

  40. RUOLO AMBIGUO DELLE AGENZIE DI RATING (2) • Dall’inizio anni 1980 (governo Reagan) gli USA hanno aperto le porte al risparmio estero per finanziare i loro deficit pubblici, seguiti da altri Paesi, e le agenzie di rating hanno aumentato ulteriormente il loro potere • Spesso le agenzie di rating sono state criticate, perché: • coinvolte in conflitti di interessi, essendo pagate da chi chiede prestiti; • negli anni 2000 hanno avallato prodotti finanziari tossici (il caso della società Enron, fallita nel 2001); • hanno grossi poteri, ma nessuna responsabilità; • invece di lanciare segnali d’allarme, creano il panico.

  41. IL DEBITO DAL 1945 AL 2000 (1) • Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il debito internazionale cambiò di taglia e di natura • Accordi di Bretton Woods (1944): Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale • Dal “Gold Standard” al “Dollar Standard” • Agli inizi degli anni 1960 i Paesi in via di sviluppo (PVS) erano finanziati da flussi pubblici • 1971: inconvertibilità dei dollari in oro

  42. IL DEBITO DAL 1945 AL 2000 (2) • Inizi anni 1980: il FMI si trasforma per sostenere Paesi indebitati • Choc petrolifero 1973-1974 e 1979: la manna finanziaria dei petrodollari • Prestiti in massa ai PVS e crescita debiti esteri: dai 70 MDI di $ nel 1970 ai 537 MDI di $ nel 1980 • Per imbrigliare inflazione, stretta creditizia Banca Centrale e tassi interesse alle stelle

  43. IL DEBITO DAL 1945 AL 2000 (3) • Recessione al Nord e influsso negativo sulle esportazioni del Sud • Arrivo al potere di dirigenti liberali (Thatcher e Reagan), deregulation e cessazione interventi degli Stati nell’economia • 1980 -1982 numerosi Paesi latino- americani ed africani impossibilitati a rimborsare i debiti • Negoziazioni e piani di aggiustamento strutturale del FMI: svalutazioni, tagli spesa pubblica, privatizzazioni

  44. IL DEBITO DAL 1945 AL 2000 (4) Le trasformazioni dei debiti dei Paesi del Sud del mondo Flussi annui lordi di entrate di capitali, in MDI di dollari correnti

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