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DAL CAPITALISMO INDUSTRIALE AL CAPITALISMO FINANZIARIO

DAL CAPITALISMO INDUSTRIALE AL CAPITALISMO FINANZIARIO. EVANGELISTI Monica – okj.eva@hotmail.it GAIBA Mauro – francescotottiforever@alice.it GIOVANNINI Loredana - l.giovannini@governo.it GRIOLI Gabriella –grioli.lella@gmail.com LIBERATI Marina – marina.liberati@enea.it 20.04.2012.

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DAL CAPITALISMO INDUSTRIALE AL CAPITALISMO FINANZIARIO

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  1. DAL CAPITALISMO INDUSTRIALE AL CAPITALISMO FINANZIARIO EVANGELISTI Monica – okj.eva@hotmail.it GAIBA Mauro – francescotottiforever@alice.it GIOVANNINI Loredana - l.giovannini@governo.it GRIOLI Gabriella –grioli.lella@gmail.com LIBERATI Marina – marina.liberati@enea.it 20.04.2012

  2. CAPITALISMO INDUSTRIALE E CAPITALISMO FINANZIARIO: DEFINIZIONE E DIFFERENZE • I termini capitale e capitalista sono entrati in uso verso la metà del XVIII secolo per indicare i mezzi di produzione e il loro proprietario o gestore. A quel periodo risale una maggiore consapevolezza dell’avvento di un’espansione della libertà di commercio favorito e amplificato dal colonialismo, che aveva liberato energie e portato ad una divisione del lavoro, tecnica e sociale, molto più produttiva. • La parola “capitalismo” apparve all’inizio del XX secolo ed è stata utilizzata in maniera diffusa a partire da quel momento. Il merito della sua concezione e diffusione spetta a diverse categorie di studiosi: sociologi e storici, di origine tedesca e di tendenze, per lo più, socialiste o liberali. • La moderna impresa promosse la divisione economica tecnica e territoriale del lavoro, permise l’applicazione incessante di perfezionamento industriale, suscitò una progressiva espansione della produzione e del mercato e consentì una rapida ed eccezionale accumulazione di ricchezze. Karl Marx(1818-1883) impiegò spesso i termini “capitale” e “capitalista”, ma non utilizzò mai la parola “capitalismo” preferendo l’espressione “modo di produzione capitalistico” o “forma capitalistica di produzione” per designare ciò che aveva luogo nella sfera di vita sociale ed economica. Egli sostenne che l’impresa capitalistica si regge su bassi salari e sulla eccessiva durata della giornata di lavoro, che le macchine liberando mano d’opera, aggravano lo sfruttamento del lavoratore, che le piccole imprese vengono via via eliminate dalla progressiva concentrazione del capitale e dell’industria,, che all’accumulazione della ricchezza corrisponde quindi una crescente miseria materiale e morale e che tale contrapposizione prepara la dissoluzione del sistema capitalistico. • Nel 1902 fu pubblicato un testo poderoso dal titolo “Il capitalismo moderno”. In quelle pagine, il suo autore, W. Sombart, tracciò le radici del capitalismo dai tempi antichi all’età moderna. Egli definì il capitalismo come: “un’organizzazione economica di scambio, in cui normalmente due gruppi diversi della popolazione, i possessori cioè dei mezzi di produzione ….. ed i lavoratori nullatenenti, collaborano ad un processo produttivo razionale uniti dal mercato”.

  3. CAPITALISMO INDUSTRIALE E CAPITALISMO FINANZIARIO: DEFINIZIONI E DIFFERENZE • L'affermarsi dell'industria ha generato la possibilità di produrre una considerevole eccedenza di merci, creando così un sistema economico caratterizzato dalla continua espansione della produzione e da una crescente accumulazione della ricchezza, assai diverso dai sistemi produttivi tradizionali. Il capitalismo, reso possibile dagli sviluppi tecnologici che avevano consentito la produzione industriale delle merci, a sua volta incentiva gli ulteriori sviluppi della tecnologia produttiva. • Da quanto sopra rappresentato, si deduce che il termine capitalismo assume la connotazione di capitalismo industriale. Per provare a definire ora il termine “capitalismo finanziario” utilizziamo la definizione che nell’omonima opera il viennese Rudolf Hilferding (1877-1941) dà: la nascita, la crescita delle grandi banche segna l’avvento di una fase nuova del capitalismo, caratterizzata dalla concentrazione di potere economico nelle mani della finanza. Molti videro in quella fase il penultimo stadio prima dell’avvento della società collettivista, perché a quel punto il sistema economico era, attraverso la finanza, già in una sola mano e bastava che quella mano da privata diventasse pubblica per realizzare il progetto marxista di soppressione della proprietà privata dei mezzi di produzione. • Il capitalismo finanziario è caratteristico delle società contemporanee legate al mondo della finanza e della speculazione. Esso consiste nella concentrazione di potere e risorse (moneta-denaro) nelle mani di pochi imprenditori che hanno la proprietà delle imprese industriali più importanti, nonché al capitale bancario controllato da un esiguo numero di grandi istituti di credito. Nel capitalismo finanziario l’oggetto delle esportazioni non è più la merce ma il capitaleche viene investito in aree sottosviluppate dove però c’è molta manodopera a basso costo.

  4. K. MARX – M. WEBER – G. SIMMEL: TRE TESI A CONFRONTO • Il capitalismo e le sue origini culturali vengono analizzate in modi diversi da Marx, Weber e Simmel. • Karl Marx critica l’atteggiamento degli economisti classici che avevano mascherato la produzione capitalista con leggi ritenute naturali dando per scontata l’esistenza della proprietà privata la quale però separa l’uomo dalle sue attività e dai prodotti di esse rompendo l’unità organica dell’umanità che si realizza nell’attività e nei rapporti sociali. Egli pone l’accento sul plusvalore e sulla relativa accumulazione di capitale conseguente allo sfruttamento della manodopera. • La classe proletaria si aliena nel lavoro, essa viene retribuita quel tanto da permetterle la sussistenza mentre il valore del lavoro di fatto non retribuito si accumula nelle tasche dei proprietari dei mezzi di produzione costituendo un capitale crescente che separa sempre più la condizione delle due classi. La continua adozione di nuovi macchinari,inoltre, riducendo la richiesta di manodopera svilisce ancor di più il valore del lavoro accentuando lo svantaggio della classe operaia. • Max Weber pur influenzato da Marx differisce da quest’ultimo ritenendo che i rapporti sociali siano condizionati non solo da rapporti di produzione ma anche dalle idee e dai valori. In quanto economista definisce il capitalismo come la razionalizzazione dell’impresa, la tendenza al profitto riferito al capitale gestito con i calcoli tecnici di un’economia razionale. • Ma accanto a tutto questo pone l’accento su un elemento che Marx avrebbe definito sovrastrutturale e cioè “lo spirito del capitalismo”; in sostanza la mentalità economica del capitalismo affonda le sue radici nella religione; essa è capace di determinare un genere di economia. Egli osserva che in società in cui sono presenti religioni riformate si sviluppa un capitalismo più avanzato. In particolare, nella religione protestante l’etica calvinista che prevede che la salvezza dell’uomo sia decretata da Dio per ascesi , induce l’uomo stesso a glorificarlo attraverso il successo economico, la coscienza rigorosa nella professione, lo zelo nel lavoro che diventano vocazione e metodo di vita.

  5. K. MARX – M. WEBER – G. SIMMEL: TRE TESI A CONFRONTO L’accumulazione della ricchezza non avviene come fine a se stessa ma come investimento della propria vocazione religiosa. Il capitalismo moderno quindi nasce da questa spinta di valori e non tanto da condizioni materiali e storiche come sostenuto da Marx. • Georg Simmel invece parla di capitalismo finanziario. Una delle sue opere dal titolo «La filosofia del denaro» pone quest’ultimo come simbolo dell’epoca moderna, epoca caratterizzata dall’impersonalità dei rapporti umani, sempre più freddi e distaccati, per analizzare poi le conseguenze negative derivanti dalla sempre maggiore diffusione di questa organizzazione monetaria della società e riconosce la riduzione dei valori qualitativi a valori quantitativi (tematiche già toccate da Marx) dato che la vita diventa un continuo calcolo matematico che porta alla prevaricazione delle attività intellettuali, delle attività spirituali, in modo particolare quelle affettive ed emotive. Predominio dello spirito oggettivo su quello soggettivo che porta all’alienazione totale dell’individuo. Per Simmel l’individuo moderno è mobile, fluido, plasmabile ma nel senso di un intreccio di realtà date e di possibilità costruite. • Nel passato l’uomo era dentro una molteplicità di sfere tendenzialmente concentriche (famiglia, stirpe, corporazione, stato, Chiesa). Abbandonando tale ordine e ponendo il singolo all’intersezione di circoli sociali eccentrici, la società contemporanea avanza invece verso una accentuata differenziazione. L’individuo diventa tanto più se stesso quanto più ingloba tratti di universalità condivisi con altri e quanto più allarga il ventaglio delle combinazioni possibili (la tematica della massificazione è sullo sfondo). • La diffusione delle macchine esonera dalle mansioni più pesanti ma la prestazione si paga. La liberazione dalle fatiche non si traduce in una maggiore soddisfazione personale. Quanto più la razionalità emigra dalla coscienza soggettiva e si insedia in automatismi e supporti materiali (denaro), tanto più il singolo rischia di venire svuotato delle sue precedenti prerogative.

  6. FINANZA E INDUSTRIA: COSA SUCCEDE OGGI NEL MONDO? • Un’attenta analisi del rapporto fra finanza ed industria nelle economie di mercato del mondo contemporaneo ha portato a diverse conclusioni: • La finanza si espande da anni molto più rapidamente di beni fisici e di servizi, cioè dell’economia cosiddetta reale. • Il capitale di rischio nel lungo periodo rende più del credito. • Nelle economie industriali la proprietà della grande impresa tende, in misura crescente, ad essere separata dalla direzione. • Molto raramente, oggi, il controllo della grande impresa è esercitato dall’universo dei suoi azionisti in quanto, anche nei paesi dove il mercato finanziario è molto sviluppato e la proprietà azionaria diffusa, molto di rado lo stesso è esercitato dall’insieme degli azionisti. • Dato che l’impresa è di tutti gli azionisti, ma spesso è controllata solo da che detiene solo una parte delle azioni; che ha questo controllo ha la tentazione di esercitarlo a proprio vantaggio, più ancora che dell’impresa o della generalità degli azionisti.

  7. FINANZA E INDUSTRIA: COSA SUCCEDE OGGI NEL MONDO? • Tra il 2007 e il 2008, è iniziata una crisi economica internazionale che ha coinvolto le economie mondiali. Alla base della crisi vi sono state carenze nel processo di selezione del credito e nel controllo della sua qualità da parte delle agenzie di rating e da parte degli investitori che hanno aumentato il peso nei loro portafogli di prodotti opachi (obbligazioni strutturate - bond venduti con nomi accattivanti allo sportello, che nascondono dietro le performance promesse vari strumenti derivati. Questi strumenti sono complessi e opachi, dato che per il risparmiatore è impossibile valutare la componente derivata). • La prima fase della crisi finanziaria ha avuto origine nel segmento dei mutui subprime statunitensi. A settembre del 2008 il fallimento di Lehman Brothers, grande banca internazionale di elevato standing, ha generato fortissime tensioni, dando avvio a una seconda fase della crisi. È cresciuta la sfiducia tra le istituzioni finanziarie; gli investitori hanno percepito che il livello del patrimonio delle grandi banche internazionali era inadeguato a fronteggiare la situazione. Il ricorso al capitale privato da parte degli intermediari è diventato più difficile, per alcuni impossibile. Le economie dei principali paesi sono ora in recessione. Con la recessione anche i sistemi bancari che avevano finora retto meglio di altri alla crisi perché meno esposti ai prodotti della finanza strutturata, come quello italiano, devono fronteggiare il rischio di una flessione della redditività e del grado di patrimonializzazione. • Una conseguenza della crisi finanziaria mondiale è stato il formarsi di un nuovo movimento sociale di protesta, iniziato in America e diffusosi nel mondo – gli “indignados” - nei confronti, principalmente, delle grandi banche e del sistema finanziario in generale, indicati come responsabili della grave situazione economica attuale.

  8. CULTURA E CAPITALISMO: COME CAMBIANO VALORI, SIMBOLI, USI • Il capitalismo finanziario, che si è sviluppato nell’ultimo quarantennio, ha come obiettivo quello di massimizzare ed accumulare, sotto forma di capitale ma anche di potere, quello che si può definire il “valore estraibile” sia dall’ecosistema che dalla numerosità degli esseri umani, condizionando in modo più o meno nascosto ogni aspetto della vita attraverso la mercificazione dell’esistenza. Ciò è stato possibile in quanto lo stesso è penetrato in tutti i sottosistemi sociali, in tutte le classi sociali modificando ed uniformando determinati modelli comportamentali caratterizzati dalla spinta al consumismo invidualista. • Quello della estrazione di valore, in questa fase storica, è un processo differente rispetto a quello della produzione di valore, propria della fase del capitalismo industriale. Si produce valore (e plus-valore) quando si fabbrica e si vende un oggetto, si costruisce un edificio, ecc. Si estrae valore quando si aumentano i ritmi di lavoro a parità di salario, si provoca un aumento delle case manipolando i tassi di interesse dei mutui, si distrugge un bosco per farne un parcheggio per le auto. • Il capitalismo finanziario è un potere mosso non dall’obiettivo prioritario di produrre beni e servizi bensì da quello di controllare e manipolare coscienze attraverso la creazione di esseri umani con limitate possibilità di accrescimento delle potenzialità intellettive e relazionali.

  9. CULTURA E CAPITALISMO: VALORI, SIMBOLI, USI • L’umanità, in sostanza, viene privata di innumerevoli energie necessarie per la crescita e l’arricchimento relazionale attraverso la totale interiorizzazione, nella struttura della personalità, delle regole “razionali” del capitalismo finanziario (miranti a perseguire, appunto, razionalmente gli obiettivi). Vi è la subordinazione di ogni azione al mero calcolo costi-benefici inerente indifferentemente all’economia, alla politica, alla cultura, alle relazioni sociali, alle relazioni affettive. La razionalità del mercato non avrà più limitazioni: “la svalorizzazione del mondo umano cresce in rapporto diretto con la valorizzazione del mondo delle cose” (K Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844). • Analizzando la differenza tra capitalismo industriale e capitalismo finanziario si deve necessariamente considerare cone il significato di denaro abbia subito una metamorfosi culturale nel modo dii accumulazione capitalistica della ricchezza. Nel film “Wall Street” prima versione si percepisce chiaramente come il sistema capitalistico industriale mostri i segni di distorsione rispetto alla sua natura originale che prevedeva investimento di denaro mirato alla produzione di beni, accumulo di valore proveniente dagli scambi commerciali, reinvestimento di esso in nuove tecnologie. Progressivamente la speculazione finanziaria aggiunge di fatto valore in surplus sull’attività lavorativa concreta scommettendo sugli investimenti economici ma trascurando le possibilità di sopravvivenza delle produzioni. L’oggetto delle transazioni diventa il denaro in quanto tale, entità neutra di scambio come Simmel afferma, che perde ogni contatto con il significato reale delle cose e delle attività umane e che autoproduce il proprio valore. Come si vede nel film “Wall Street il denaro non dorme mai” il risultato del fenomeno sopradescritto è che il capitalismo finanziario sovrasta quello industriale generando una sorta di economia fittizia le cui radici non affondano più direttamente nel mondo produttivo. La grande bolla speculativa formatasi in America finisce per condizionare le economie mondiali.

  10. Conclusioni In conclusione di questo intervento possiamo dire che dovremo abituarci presto alle crisi come questa e forse ancora più devastanti se il sistema capitalistico finanziario non viene riformato. Da quanto detto è facile dedurre che questo impianto ideologico produce crisi, quella che stiamo attraversando (come le altre degli ultimi decenni) è la regola e non l’eccezione del capitalismo finanziario, l’attuale è peggiore in quanto è aggravata dalla globalizzazione avanzata che tanti proseliti aveva fatto nelle banche, nella finanza e nell’impresa, amplificando in tal modo le conseguenze di tali crisi. La ricostruzione che abbiamo cercato di fare ci pone ora in grado di tracciare un bilancio riassuntivo dell’itinerario che il pensiero classico ha tracciato con la sua immagine del capitalismo. Nella Ricchezza viene certamente dato un certo rilievo agli antagonismi di classe. Ma si tratta soprattutto della distribuzione di essa. Per quanto possa a prima vista apparire paradossale, i primi anni della trasformazione industriale non spinsero gli economisti a rivolgere l’attenzione su quanto accadeva all’impresa, nella sfera della produzione, ma piuttosto all’impatto che le trasformazioni produttive facevano registrare all’esterno dell’impresa: alla società.

  11. Bibliografia e filmografia di riferimento Bibliografia • Convegno Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza “Mercati finanziari: profili civilistici, contabili e fiscali” La crisi finanziaria internazionale e le banche italiane Intervento di Stefano Mieli Direttore Centrale per la Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia Roma, 4 marzo 2009). • Il Sole 24 Ore - Morya Longo • Forum Bocconi e Corriere della sera – “Economia e società aperta” – Tommaso Padoa Schioppa – Milano 11.5.2007. • Capitalismo finanziario neoliberista, carattere sociale e dimensione umana – Marco Foroni – Ottobre 2011. • G. Poggi, G. Sciortino – Incontri con il pensiero sociologico – Il Mulino Filmografia: • Wall Street: il denaro non dorme mai – 2010 regia di Oliver Stone • Wall Street 1987– regia di Oliver Stone

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