1 / 35

Geografia della Memoria nel Lazio

Geografia della Memoria nel Lazio. Regione Lazio – Fondazione Museo della Shoah – Liceo Ginnasio E. Q. Visconti. Il Confine Orientale Nazioni e patriottismi a confronto. Prima lezione introduttiva. Giuliano Cianfrocca 2012. Il Confine Orientale Nazioni e patriottismi a confronto.

hidi
Download Presentation

Geografia della Memoria nel Lazio

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Geografiadella Memorianel Lazio Regione Lazio – Fondazione Museo della Shoah – Liceo Ginnasio E. Q. Visconti Il ConfineOrientale Nazioni epatriottismia confronto Prima lezione introduttiva Giuliano Cianfrocca 2012

  2. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sono i nazionalismi a creare le nazioni (E. Hobsbawn) La nazione è una creatura moderna dalle sembianze antiche (H.-U. Wehler) Giuliano Cianfrocca 2012

  3. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Nel corso dell’Ottocento si afferma, in Europa, la volontà di far coincidere gli Stati con le Nazioni. Gli imperi multietnici (Russo, Austriaco, Ottomano) sono agitati da movimenti nazionalisti (per l’autonomia, la separazione, l’indipendenza). Anche alcuni Stati nazionali sono attraversati da tensioni nazionali: le minoranze culturali, linguistiche e nazionali spesso premono per avere spazi propri. Dopo il 1870 il nazionalismo italiano si concentrò verso la “redenzione” dei territori nordorientali dal dominio austriaco. In Francia si ebbe il “revanscismo” (revanche = rivincita) Irlanda Schleswig Polonia Alsazia e Lorena Boemia Trieste Euzkadi Trento Provenza Jugoslavia Catalogna Giuliano Cianfrocca 2012

  4. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto La Terza Guerra d’Indipendenza Nel 1866 il Regno d’Italia, alleato della Prussia, combatté contro l’Austria. Nonostante le numerose e gravi sconfitte (Custoza e Lissa) e grazie alle vittorie prussiane, riuscì ad ottenere il Veneto e il Friuli Occidentale, dove abitava una numerosa minoranza slovena. Inizia così il difficile rapporto tra il giovanissimo Stato italiano e le minoranze . Giuliano Cianfrocca 2012

  5. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto L’Irredentismo Negli anni Settanta del XIX secolo nasce in Italia l’Irredentismo, con la rivendicazione di Trento e Trieste, città di cultura italiana. Una contraddizione Per ragioni strategico-militari, imperiali-- ste e di prestigio si punta al confine geografico (“spartiacque”), segnato in rosso. Il confine “culturale” (segnato in verde) è definito, in genere, su base linguistica e non corrisponde a quello geografico. Pertanto popolazioni di lingua (e in parte cultura) straniera (in verde e in blu) abitavano le zone rivendicate, implicita- mente o esplicitamente. La contraddizione divenne dirompente dopo la Prima Guerra Mondiale Giuliano Cianfrocca 2012

  6. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sotto l’Impero Austriaco (1866-1918) La monarchia Austro-Ungarica era un grande impero multietnico, orgoglioso di esserlo: in esso convivevano (più o meno felicemente e non con pari dignità) numerosi gruppi linguistico-culturali. In questa carta del 1911 ne sono riportati 10, mancano quelli senza una base territoriale, Ebrei e Rom. Si vede bene che mai un confine naturale (fiume o spartiacque) corrisponde a un confine linguistico. In quest’altra carta, più dettagliata, si vede come la costa occidentale sia in gran parte popolata da “italofoni”, (arancione) mentre l’interno e la costa orientale siano a maggioranza slovena (verde scuro) o croata (verde chiaro) Le autorità austriache dimostravano facilmente che ogni spartizione dell’Impero secondo confini “etnici” sarebbe stata impossibile prima che ingiusta Giuliano Cianfrocca 2012

  7. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sotto l’Impero Austriaco (1866-1918) Era interesse del Governo austriaco ridurre l’incidenza percentuale degli italiani, anche per evitare successive guerre con l’Italia. IL 12 novembre del 1866 il verbale Misure contro l'elemento italiano affermava: “Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l’influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e [...] si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori [...] con energia e senza riguardo alcuno.” Le prime iniziative sono nell’ambito dell’istruzione e della Scuola. Giuliano Cianfrocca 2012

  8. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sotto l’Impero Austriaco (1866-1918) Nell’Impero infatti la scuola elementare era obbligatoria fin dal 1774; l’Imperatrice Maria Teresa aveva decretato una Riforma Scolastica di evidente ispirazione illuminista. L’insegnamento, in ogni ordine di scuola, era in tedesco e/o nella lingua stabilita dalle autorità scolastiche e amministrative. Tra il 1867 e il 1914 vengono istituite nel Litorale Austro-Illirico centinaia di scuole rurali e nei piccoli centri. In esse l’insegnamento è molto spesso in sloveno: molti istituti superiori adottarono invece il tedesco. L’italiano era lingua di insegnamento soprattutto nelle città e nelle scuole superiori. Giuliano Cianfrocca 2012

  9. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sotto l’Impero Austriaco (1866-1918) Nel cinquantennio che seguì, in tutto l’Impero asburgico le nazionalità cercarono di acquisire peso politico. Si trattò di un fenomeno storico “di lunga durata” che interessò progressivamente tutte le componenti etnico-culturali del grande Impero. Innanzitutto gli Ungheresi, poi gli Italiani, quindi gli Slavi, i Romeni (Transilvani), gli Ebrei. Man mano che le borghesie di questi popoli diventavano coscienti ed “egemoni”, chiedevano margini di autonomia nazionale. 1. Arciducato d'Austria Inferiore 2. Arciducato d'Austria Superiore 3. Regno di Boemia 4. Margraviato di Moravia 5. Ducato di Slesia 6. Regno di Galizia e Lodomeria 7. Ducato di Bucovina 8. Regno di Dalmazia 9. Litorale Austro-Illirico (Contea di Gorizia e Gradisca, Margraviato d'Istria, Città immediata di Trieste) 10. Ducato di Carniola 11. Ducato di Stiria 12. Ducato di Carinzia 13. Ducato di Salisburgo 14. Principato del Tirolo 15. Terra di Vorarlberg 16. Regno d'Ungheria (incluse la Transilvania e Voivodina) 17. Regno di Croazia e Slavonia 18. La città di Fiume. 19. Bosnia ed Erzegovina Giuliano Cianfrocca 2012

  10. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sotto l’Impero Austriaco (1866-1918) La situazione con il tempo si modificò più volte. Le forze che puntavano alla secessione dall’Austria-Ungheria e al passaggio sotto il Regno d’Italia erano minoritarie ma molto attive. Intellettuali, studenti e laureati dell’Università di Trieste (in lingua italiana), professionisti e alcuni scrittori e poeti (ScipioSlataper, Giani Stuparich ecc.) si impegnarono in un’azione che fu chiamata Irredentismo. Giuliano Cianfrocca 2012

  11. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sì come ad Arli, ove Rodano stagna, sì com’a Pola, presso del Carnaro ch’Italia chiude e suoi termini bagna, fanno i sepulcri tutt’il loco varo, così facevan quivi d’ogne parte, salvo che ‘l modo v’era più amaro; ché tra gli avelli fiamme erano sparte, per le quali eran sì del tutto accesi, che ferro più non chiede verun’arte. Inferno IX, 112-120 ) Il carattere elitario e colto dell’Irredentismo è testimoniato anche dal continuo riferimento a Dante come “fondatore” della pretesa di portare fino alla Dalmazia i confini del Regno d’Italia. La Società Dante Alighieri, così come associazioni sportive e ginniche furono utilizzate dalle élites irredentistiche per diffondere l’aspirazione all’unione con l’Italia. Giuliano Cianfrocca 2012

  12. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sotto l’Impero Austriaco (1866-1918 In ogni occasione, sfidando la “tolleranza” del governo austro-ungarico, artisti e agitatori sottolineavano l’«Italianità» di Trieste e dell’Istria. Le aspirazioni nazionalistiche e addirittura la fedeltà alla monarchia Sabauda si manifestavano con frasi ambigue, abbigliamento tricolore, richiami alla grandezza di Dante e all’italianità linguistica. Giuliano Cianfrocca 2012

  13. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sotto l’Impero Austriaco (1866-1918) La borghesia industriale e finanziaria triestina non appoggiava, in genere, l’Irredentismo, perché temeva di perdere il ruolo di “sbocco al mare” del grande impero continentale. Anche il governo italiano pose freni all’agitazione irredentista per motivi diplomatici e di politica internazionale, soprattutto dopo la stipula della Triplice Alleanza con Austria e Germania (maggio 1882). Giuliano Cianfrocca 2012

  14. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sotto l’Impero Austriaco (1866-1918) L’episodio più grave dell’agitazione irredentista prima della Grande Guerra fu il complotto alla vita dell’Imperato-re Francesco Giuseppe ad opera di Wilhelm Oberdank (Guglielmo Oberdan). Era il 1882, lo stesso anno della Triplice Intesa; Francesco Giuseppe era in visita a Trieste per il cinquecentesimo anniversario della Dedizione della città all’Austria. Oberdan aderì ad una congiura per ucciderlo. Scoperto, confessò e fu giustiziato il 20 dicembre 1882. Giuliano Cianfrocca 2012

  15. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sotto l’Impero Austriaco (1866-1918) L’Irredentismo fu mantenuto vivo, in Italia, soprattutto dai circoli di destra, nazionalisti e intellettuali. Studiosi nazionalisti italiani coniarono allora il nome di Venezia Giulia per indicare l’entroterra triestino. Le rivendicazioni territoriali nei confronti dell’Austria furono uno dei pretesti per l’entrata dell’Italia nella Grande Guerra. Il Regno d’Italia, in violazione della Triplice Alleanza, si schierò con Francia, Russia e Inghilterra avendo in cambio la promessa di annessioni nell’Istria e Dalmazia. Giuliano Cianfrocca 2012

  16. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sotto l’Impero Austriaco (1866-1918) Come gli irredentisti italiani, anche i nazionalisti sloveni erano una minoranza . La grande maggioranza della popolazione, slavofona o italofona, era lealista. Il sistema elettorale austriaco premiava i ricchi e i colti, quindi deputati e dirigenti politici del Litorale erano del Partito Italiano Liberal-nazionale. I nazionalisti sloveni si appoggiavano alle altre minoranze slave: croati, serbi, cechi e polacchi. Giuliano Cianfrocca 2012

  17. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sotto l’Impero Austriaco (1866-1918) Nel corso del cinquantennio le industrie, soprattutto i cantieri di Trieste e Monfalcone, attrassero molti sloveni dai paesi dell’entroterra. Nel primo decennio del Novecento, quindi, gli sloveni non erano più soltanto contadini, come era stato finora. Nacque una dinamica borghesia slo-vena, che rivendicava i propri diritti nazionali. E si formò un proletariato industriale sloveno, profondamente in-fluenzato dal Partito Socialdemocra-tico e dalle sue idee di internaziona-lismo. Giuliano Cianfrocca 2012

  18. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Sotto l’Impero Austriaco (1866-1918) Nel frattempo la popolazione di lingua e cultura slovena crebbe notevolmente di numero e, in parte, anche economicamente e socialmente. La nazionalità slovena e quella croata erano minoritarie nelle città (Trieste, Pola, Fiume), ma maggioritarie nelle campagne e nei borghi. Gli sloveni si erano ritenuti più fedeli alla Monarchia della media degli italofoni: per questo il favore imperiale verso di loro si manifestò in molti modi., per esempio con la nomina di prelati sloveni come arcivescovi di Gorizia e vescovi di Trieste. Giuliano Cianfrocca 2012

  19. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Il dopoguerra (1918-1924) La Grande Guerra terminò con la dissoluzione dell’Impero Austrounga-rico tra il settembre e l’ottobre del 1918 tutte le maggiori nazionalità si dichiararono indipendenti. L’esercito austriaco si dissolse e gli italiani poterono finalmente rompere il fronte e occupare Trento e Trieste. Le trattative di pace furono molto laboriose: anche gli slavi si ritenevano vittime dell’Austria-ungheria e non sconfitti nella guerra. Giuliano Cianfrocca 2012

  20. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Il dopoguerra (1918-1924) Alla conferenza di pace di Versailles si scontravano le diverse aspirazioni dei governi partecipanti. La difficoltà di definire un confine accettabile portò a ipotesi diverse, ognuna deludente per qualcuno. Se partiamo da una cartolina propagandistica dell’Esercito Italiano vediamo come, anche al vincitore, risulti impossibile indicare un confine “giusto”, a oriente. Giuliano Cianfrocca 2012

  21. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Il dopoguerra (1918-1924) Per semplificare, osserviamo la carta che riporta il Confine 1866, quello proposto dal Presidente USA Wilson, e quello definitivo. Il confine antico NON segue né lo spartiacque, né il confine “linguistico, ma (in parte) il fiume Isonzo. La proposta di mediazione di Wilson contraddiceva gli stessi principi “nazionali” che vanno sotto il suo nome . Il confine “definitivo” (che fino al 1924 escludeva Fiume), segue in parte lo spartiacque e include nel Regno circa 300.000 sloveni (270.000 “nuovi” sudditi), 150.000 croati e 70.000 tedeschi. Giuliano Cianfrocca 2012

  22. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Il dopoguerra (1918-1924) Mentre tanta popolazione slava diventa suddita d’Italia, una cittadina con circa cinquantamila abitanti di cui venticinquemila italofoni venne destinata alla Jugoslavia. Si tratta di Fiume (Rijeka, in sloveno). Il conflitto per la città sembrò dover condurre ad un’altra guerra. L’11 settembre 1919 D’Annunzio parte da Ronchi, nei pressi di Monfalcone, con 2400 e raggiunge Fiume con volontari e truppe che si sono aggregati o l’hanno preceduto. Per un anno D’Annunzio governò la città, in un discutibile ma interessante esperimento politico. Giuliano Cianfrocca 2012

  23. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Il dopoguerra (1918-1924) Per oltre quattordici mesi, fino al Natale (cd. “di sangue”) del 1920, D’Annunzio e i suoi Legionari terranno la città, sotto lo sguardo non ostile dei militari italiani. Fu una rivendicazione di italianità della cittadina, ma la Costituzione che scrissero D’Annunzio e Alceste De Ambris (Carta del Carnaro) garantisce i diritti di tutte le minoranze linguistiche. Il Fascismo si dichiarò erede dei Legionari di Fiume, ma né D’Annunzio né i suoi dimostrarono mai il disprezzo e l’odio per gli slavi che ebbero Mussolini e il suo movimento. Giuliano Cianfrocca 2012

  24. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Il dopoguerra (1918-1924) Nel frattempo, come in tutta Italia, era scoppiato il Biennio Rosso. Minatori, ferrovieri, operai delle fabbriche e dei cantieri navali iniziarono duri scioperi per aumentare salario e potere. Gli industriali, a Trieste, a Pola e a Monfalcone, in risposta, appoggiarono e talvolta finanziarono l’azione delle squadre d’azione fasciste. Nel marzo del 1920, con l’aiuto anche del governo, di ufficiali dell’esercito e dei carabinieri, nasce il Fascio di Trieste, che per un periodo sarà il più numeroso d’Italia. Nato con caratteristiche nazionaliste, antisocialiste e d’”ordine”, il “Fascismo di confine” assumerà caratteristiche razziste e antislave. Giuliano Cianfrocca 2012

  25. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Il dopoguerra (1918-1924) Il Partito Socialista e il sindacato CGL rappresentavano innanzitutto gli operai delle grandi fabbriche. Gli sloveni erano maggioritari tra manovali e operai non specializzati; il PSI e la CGL praticavano l’internazionalismo proletario e quindi non li discriminavano. Nacque così il mito degli slavosocialisti (e poi slavocomunisti). L’identificazione sloveno=socialista fu un efficace strumento di propaganda fin dal 1920. Il primo maggio 1920 in tutta Italia la repressione militare fu durissima. A Pola i soldati della Marina militare spararono sugli operai in festa: 4 morti. Giuliano Cianfrocca 2012

  26. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Il dopoguerra (1918-1924) Tra i maggiori finanziatori del fascismo istriano e triestino furono eminenti i Cosulich, armatori monfalconesi di origine croata. Protessero e sfruttarono il fascismo in chiave antisocialista: il loro cognome slavo non costituì mai un problema. Il Fascismo contribuì, insieme all’esercito, alla repressione delle aspirazioni operaie con assalti alle sedi sindacali, del Partito Socialista, delle Leghe contadine e bracciantili. Contemporaneamente furono assalite anche le sedi culturali, politiche e associative slave. Giuliano Cianfrocca 2012

  27. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Il dopoguerra (1918-1924) L’episodio squadristico più grave e simbolico in Istria fu l’incendio del NarodniDomdi Trieste. Era un bell’edificio in stile Secessione, costruito nel 1904. Ospitava un albergo, l’Hotel Balkan e una serie di associazioni e società slovene. Era il simbolo, a Trieste della comunità slovena e della sua ascesa. Fu attaccato il 13 luglio 1920 da una colonna di squadristi guidati dal “federale” Francesco Giunta. Contro l’albergo fecero fuoco anche i soldati addetti all’ordine pubblico. L’edificio fu bruciato, muore lo sloveno HugenRoblek Con un fotomontaggio fu prodotta una cartolina per commemorare l’evento. Giuliano Cianfrocca 2012

  28. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Il dopoguerra (1918-1924) Sempre nel luglio del 1920 i fascisti assalgono e bruciano anche il NarodniDom di Pola. Nel corso del 1920-1921-1922 ci sono decine di aggressioni a singoli, organizzazioni, rappresentanti della sinistra e degli slavi. I fascisti impongono i termini slavo-comunista, slavo-socialista, slavo-bolscevico. Ma in alcune province tale identificazione va a tutto svantaggio dei fascisti: a Gorizia sono eletti cinque deputati, quattro sloveni e un comunista. Ma la Marcia su Roma del 28 ottobre 1922, con la complicità di Vittorio Emanuele III, mise fine per 20 anni alla libertà. Giuliano Cianfrocca 2012

  29. Patto di amicizia e di collaborazione cordialefra il Regno d’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni Il Governo di S. M. il Re dei Serbi, Croati e Sloveni e il Governo di S. M. il Re d’Italia fermamente decisi ad assicurare la pace come pure i risultati ottenuti nel corso della grande guerra e sanzionati dai Trattati di pace, si sono messi d’accordo per stabilire la convenzione seguente, conseguenza naturale sia dell’amicizia esistente fra i due Regni, sia del rispetto reciproco dei loro diritti per terra e per mare e sono convenuti sugli articoli seguenti: Articolo 1 Le due Alte Parti contraenti si impegnano mutualmente a prestarsi il loro reciproco appoggio e collaborare cordialmente allo scopo di mantenere l’ordine stabilito dai Trattati di pace conclusi al Trianon, a S. Germano e a Neuilly e a rispettare ed eseguire le obbligazioni stipulate in questi trattati. Articolo 2 Nel caso in cui una delle Alte Parti contraenti fosse oggetto di un attacco non provocato da essa, esercitato da una o più potenze, l’altra parte si impegna a mantenere la sua neutralità durante tutto il tempo della durata del conflitto.Parimenti nel caso in cui la sicurezza e gli interessi di una delle Alte Parti contraenti fossero minacciati in seguito a violente incursioni provenienti dall’estero, l’altra parte si impegna a prestarle col suo concorso benevolo il suo appoggio politico e diplomatico allo scopo di contribuire a far scomparire le cause esteriori di questo pericolo. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto Il dopoguerra (1918-1924) Il Fascismo al governo, che non era ancora una dittatura, si impegna per risolvere la Questione di Fiume, rimasta sospesa dopo il “Natale di sangue” del 1920. Il Trattato di Roma del 27 gennaio 1924 sancisce l’annessione di Fiume all’Italia. Ma ebbe un territorio circostante tanto piccolo che ogni espansione industriale, cantieristica e turistica fu impossibile. L’annessione, economicamente disa-strosa, ebbe un grande effetto propagandistico. Giuliano Cianfrocca 2012

  30. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto La “snazionalizzazione” (1924-1940) Il Fascismo si struttura come un vero e proprio regime a partire dal 1924 (le “leggi fascistissime” lo codificheranno nel novembre del 1925. Nei territori del Carso e dell’Istria (che dal 1922 si erano chiamati “Venezia Giulia”) il fascismo coincide con la soppressione di ogni individualità nazionale e culturale degli slavi. I punti di partenza sono due. La scuola riformata da Giovanni Gentile abolisce dal 1925 l’insegnamento nella e della lingua slovena. Vengono ridisegnati ripetutamente i confini delle province, affinché in ognuna di esse gli sloveni si trovino ad essere minoranza. Giuliano Cianfrocca 2012

  31. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto La “snazionalizzazione” (1924-1940) Si procede a marce forzate e il Fascismo attacca gli slavi da più fronti. Economico. Le cooperative e le casse rurali e artigiane vengono sciolte, accorpate ad altre “italiane”, acquisite da grandi gruppi nazionali. I contadini sloveni, a corto di credito, vendono spesso all’Ente Rinascita Agraria Tre Venezie, che cede a basso prezzo a “italiani” fedeli al Regime. Associazionistico. Vengono sciolte più di 500 associazioni musicali, teatrali, di lettura, sportive. Editoriale. Una legge del 1923 proibiva la pubblicazione di giornali in lingua straniera. Chiudono decine di giornali slavi. Sopravvivono i bollettini parrocchiali. Giuliano Cianfrocca 2012

  32. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto La “snazionalizzazione” (1924-1940) Si procede a marce forzate e il Fascismo attacca gli slavi da più fronti. Linguistico. La lingua slovena è proibita nei tribunali, negli enti pubblici, nella scuola. Toponomastico. Vengono cambiati i nomi di migliaia di paesi, contrade, frazioni e località. Culturale. Si distruggono targhe e lapidi che ricordano artisti e studiosi di etnia slava. Storico. La cultura di regime nega che sia mai esistita una autonoma cultura slovena. Personale. Decine di migliaia di persone hanno il cognome cambiato: spariscono i nomi slavi, ma solo quelli dei poveri. Giuliano Cianfrocca 2012

  33. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto La “snazionalizzazione” (1924-1940) La reazione slovena e croata agisce su vari aspetti. Si cerca di mantenere vive la tradizione, la lingua e la cultura: I vescovi e i parroci usano lo sloveno e il croato nelle cerimonie. Proseguono feste e cori tradizionali. I vecchi organizzano scuole informali della lingua familiare. Si sviluppa anche una lotta armata, con episodi di guerriglia: è la prima lotta armata in Italia contro il Fascismo regime. L’organizzazione clandestina più diffusa si chiama TIGR (Trst, Istra, Gorica e Reka). Era nato, per contrasto, l’Irredentismo Jugoslavo, nazionalista e intollerante quanto il fascismo Giuliano Cianfrocca 2012

  34. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto La “snazionalizzazione” (1924-1940) Un episodio che è diventato simbolo del tentativo d “genocidio culturale” è quello di LojzeBratuž. Era un musicista, maestro del coro e organizzatore di gruppi musicali e folcloristici sul Carso. Diverse volte i fascisti lo minacciarono di morte per la sua attività culturale e musicale. Il 27 dicembre 1936 un gruppo di fascisti lo rapì Bratuž Venne brutalmente picchiato e fu costretto a bere olio di ricino miscelato con olio di motore. Dopo atroci sofferenze morì il 16 febbraio. Pochi giorni prima della sua morte i suoi sostenitori, riuniti sotto la finestra dell'ospedale, cantarono una canzone slovena e poi fuggirono prima di venire arrestati. Giuliano Cianfrocca 2012

  35. Il Confine OrientaleNazioni epatriottismia confronto La “snazionalizzazione” (1924-1940) I venti anni di “Fascismo di confine” conobbero migliaia di episodi meno tragici ma terribilmente distruttivi di slavi e croati “puniti” per aver parlato nella propria lingua. Bambini costretti a leccare il pavimento dell’aula scolastica. Maestri cacciati dalle scuole. Avventori allontanati da osterie e caffè Dipendenti delle Poste o delle Ferrovie licenziai o trasferiti lontano. Giovanotti multati pesantemente per aver cantato serenate sotto le finestre della fidanzata. Tutto questo alimenterà un clima d’odio che troverà il culmine durante l’occupazione nazifascista dei Balcani e il suo tragico ribaltamento nelle stragi del 1943 e del 1945. Giuliano Cianfrocca 2012

More Related