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2. La programmazione pastorale partecipata

... E figura del prete. 1. Riflessioni di carattere culturale e teologico. 2. La programmazione pastorale partecipata. 3. Le ragioni teologiche di questa scelta. 1. Riflessioni di carattere teologico. Le scienze umane e la svolta antropologica.

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2. La programmazione pastorale partecipata

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Presentation Transcript


  1. ... E figura del prete 1. Riflessioni di carattere culturale e teologico 2. La programmazione pastorale partecipata 3. Le ragioni teologiche di questa scelta

  2. 1. Riflessioni di carattere teologico Le scienze umane e la svolta antropologica. La nuova teologia e la nozione di verità come storia. Ogni affermazione di verità e ogni formula di fede viene compresa sempre dall’uomo all’interno delle possibilità di comprensione che la sua cultura gli consente.

  3. Le nostre attività e le nostre comprensioni, il nostro linguaggio e le nostre relazioni portano dentro di sé un senso da noi percepito, ma anche un senso che ci sfugge, ma che agisce lo stesso. Le scienze umane ci aiutano a dire ciò che non siamo neppure capaci di percepire o ci inchiodano a verità che, pur percepite, non abbiamo il coraggio di riconoscere o di interpretare.Ciò accade non solo a livello individuale, ma anche a livello sociale.

  4. Un’esigenza fondamentale da sviluppare è coltivare l’istanza critica.

  5. Il Conflitto delle interpretazioniIl modo con cui si arriva a una decisione determina la stessa verità di ciò che si decide.Il riferimento alla coscienza individuale nella determinazione dell’esercizio della libertà.

  6. Tenere conto del cosiddetto razionale disponibile. Nella nostra cultura il razionale disponibile è quello legato al sapere scientifico di larga diffusione e quello espressione di evidenze psichiche spontanee di tipo individualistico o etnico. In ogni caso oggi il consenso non può essere imposto per obbedienza.

  7. La correttezza della questione della fede (cfr. Dei Verbum)Una nuova teologiaper l’uomo di oggi, che pone domande nuove in linguaggi nuovi alla fede.

  8. E’ necessario individuare una figura urgente e critica di fede, come figura di riferimento per la vita ecclesiale e personale. Il taglio proprio in cui ci poniamo questa domanda è quello del prete.

  9. 2. La programmazione pastorale partecipata

  10. La Rivoluzione Francese: il cittadino, soggetto di diritto, di fronte allo Stato e la forma di gestione del consenso. Il Movimento Operaio e i corpi intermedi tra padroni e operai. La società complessa e la globalizzazione: governo di autonomie che spesso non riconoscono l’autorità politica degli Stati.

  11. Il fenomeno della rapidità dello sviluppo culturale e tecnologico che impone un aggiornamento molto rapido dei riferimenti giuridici. L’aumento del numero delle leggi prodotte dai vari parlamenti e la loro parzialità e complessità sono sotto gli occhi di tutti. Nei rapporti internazionali è sempre più evidente il bisogno di contrattare regole condivise e sottoscritte: non ci riferisce più a un diritto razionale imponibile a tutti.

  12. Riferimento cristologico Modello di Chiesa Visione antropologica e condivisione Sostenibilità pedagogica Sostenibilità di processo sociale Attenzione alla qualità strutturale degli attori sociali

  13. Momenti di analisi • delle condizioni di completezza della vita cristiana (cfr. Tria munera), • delle condizioni di attuabilità delle proposte, • della significatività dei comportamenti attuati, • della gradualità del processo di apprendimento, • della complessità del tessuto sociale, • delle caratteristiche delle risorse disponibili, • del livello di competenza e di formazione delle persone.

  14. La programmazione pastorale è oggi una necessità e una priorità a causa di una cultura con • complessità, • rapidità di cambiamento, • frammentazione, • pluralismo culturale • di stampo individualista.

  15. Assetto complessivo della vita della parrocchia come comunità • limitato numero di preti e di religiosi, • l’aumento delle attività e delle competenze richieste, • l’innalzamento della cultura media, • l’onerosità del mantenimento delle strutture • il grande assorbimento di energie da dedicare all’accompagnamento delle persone e delle situazioni

  16. La programmazione partecipata: la governance. Lo stile della governance mira principalmente al processo, più che al contenuto.

  17. La programmazione partecipata: la governance. • Le condizioni della governance rinviano: • Alla reale autonomia delle componenti e alla volontà o necessità di convergenze programmatiche • All’insufficienza del modello giuridico impositivo.

  18. La programmazione partecipata: la governance. La governance si caratterizza per i seguenti tratti essenziali: Il processo, frutto di un percorso decisionale aperto e collaborato, finalizzato alla soluzione di problemi complessi. Gli obiettivi, intesi come soluzioni condivise in grado di conciliare le istanze di cui i diversi attori sono portatori e quindi caratterizzati da grande legittimazione. L’efficacia,intesa come livello di partecipazione degli attori alle procedure decisionali.

  19. La programmazione partecipata: la governance. Le strutture operative di questo tipo di progettazione sono: ­         identificazione delle strategie, ­         definizione delle azioni, (che cosa si fa?) ­         organizzazione delle azioni (chi fa, che cosa?).

  20. La programmazione partecipata: la governance. • I modi della programmazione, invece, sono: • l’informazione, • la consultazione, • la negoziazione, • la concertazione.

  21. La programmazione partecipata: la governance. Condizioni di efficacia: • il tempo dedicato ai processi partecipativi, • le informazioni rese disponibili e partecipate, • il grado di competenza di cui si dispone.

  22. La programmazione partecipata: la governance. Questa figura di programmazione sembra essere più vicina alle ragioni teologiche ed ecclesiologiche che esporremo e più consona alle caratteristiche della cultura contemporanea.

  23. 3. Le ragioni teologiche di questa scelta Il necessario rinvio al modello di Chiesa

  24. Il superamento del modello apologetico-dogmatico del passato Attenzione alle caratteristiche della cultura contemporanea e al rischio di fare di un mezzo il fine

  25. La programmazione in genere e quella partecipata in specie è un mezzo, non il fine che resta l’atto di fede. La fatica dell’ascolto dello Spirito non può mai essere sostituita da nessuna tecnica.

  26. La riflessione antropologico-teologica ci consegna che l’atto di fede, che caratterizza l’uomo nella sua più profonda determinazione, assume, nella fede cristiana, la figura di Gesù Cristo, come Figlio obbediente al Padre fino alla morte, il fondamento della sua verità. Possiamo chiamare questo riferimento fondativo della fede fides Jesu.

  27. Questo atteggiamento di Gesù Cristo non ci è consegnato immediatamente, ma solo come ermeneutica del suo comportamento, delle sue parole, delle sue scelte.

  28. Tale ermeneutica si caratterizza per due componenti. • Lo Spirito Santo, a cui Gesù è totalmente docile nella sua vita e che il Risorto dona alla Chiesa perché diventi lo Spirito che la anima. • La fede della Chiesa, in particolare degli Apostoli, che attualizzano la partecipazione all’atto di obbedienza del Figlio al Padre nel tempo.

  29. La figura di Chiesa che la pastorale propone dovrà essere sempre frutto della fede che la anima e quindi della docilità allo Spirito nella sequela di Gesù trasmessa a noi dagli apostoli. Questa partecipazione spirituale attiva, coraggiosa e fedele è il fine di ogni azione pastorale. Le forme della pastorale sono orientate ad allargare questa esperienza credente e amante che è la Chiesa.

  30. La figura di riferimento non può che essere l’Eucaristia e quindi l’assemblea domenicale in cui la comunità viene radunata dal Signore per fare memoria della morte e risurrezione di Gesù animati dallo Spirito del Risorto perché la vita di ognuno e della comunità sia un’offerta gradita al Padre, perché unita all’offerta della vita di Gesù. La programmazione pastorale deve sforzarsi perché l’Eucaristia trovi attuazione nella vita e nella testimonianza dei credenti ogni giorno e in questa testimonianza trovi la sua pienezza e il motivo di ringraziamento a Dio.

  31. Impegnarsi perché la Chiesa sia testimonianza di carità è condizione irrinunciabile dell’autenticità della fede stessa. Le forme in cui questo compito viene vissuto sono affidate alle diverse condizioni storiche e culturali. Quelle dell’oggi sembrano suggerire le figure di programmazione partecipata.

  32. A condizione che non vada mai perduto di vista l’atteggiamento di criticità credente che si esprime nell’assunto paolino della salvezza nella fede e non nelle opere.

  33. Elementi di attuazione • E’ una metodica che vale per alcuni momenti qualificati: • 1. • Progetto pastorale parrocchiale e attuazioni programmatiche • Programmazione vicariale • Programmazione interparrocchaile • Programmazione in dialogo con il territorio

  34. Elementi di attuazione • 2. • Imparare a scegliere le competenze implicate • Prestare attenzione alle condizioni reali che richiedono questa metodica

  35. Elementi di attuazione • 3. • La programmazione pastorale è uno stile testimoniale • La programmazione pastorale partecipata è un modello particolare di essa.

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