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Imparare a farsi stranieri

La missione a partire dall’altro. Indicazioni pastorali. Intervento di Luciano MEDDI – Assisi 1 settembre. Imparare a farsi stranieri. Temi & interessi. Chiarimenti sul tema Nelle pratiche missionarie La missione come pellegrinaggio “Imparare” a farsi stranieri? Alcune precomprensioni.

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Imparare a farsi stranieri

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Presentation Transcript


  1. La missione a partire dall’altro. Indicazioni pastorali. Intervento di Luciano MEDDI – Assisi 1 settembre Imparare a farsi stranieri

  2. Temi & interessi • Chiarimenti sul tema • Nelle pratiche missionarie • La missione come pellegrinaggio • “Imparare” a farsi stranieri? • Alcune precomprensioni

  3. Come possiamo intendere questo tema?Chiarimenti sul tema

  4. Chiarimenti sul temaimparare a farsi stranieri • È una espressione “evocativa” e simbolica • Si collega ad espressioni simili: Missione pellegrina, Missione povera e Missione a partire dall’alterità • Si collega alla teologia missionaria che supera l’ecclesiocentrismo e si ripensa a partire dalla visione trinitaria annunciata e vissuta da Gesù di Nazareth e il servizio al Regno

  5. Chiarimenti sul temaimparare a farsi stranieri • Perché nasce questa espressione? • In passato la missione pur essendo “straniera” non si è comportata come realtà “straniera” • Ma ha presentato se stessa come conquistatrice e sostitutiva della cultura • Senza incidere nel cuore e suscitare l’adesione

  6. Chiarimenti sul temaimparare a farsi stranieri • I risultati del laboratorio • Ricco • Accento su: conoscere bene, saper aspettare, avere pazienza, interagire … • Forse troppo legato al missionario/a come individuo più che alla missione come azione ecclesiale • Ipotesi: continuare a ripensare anche a partir da diverse categorie di servizio missionario …

  7. Chiarimenti sul temaimparare a farsi stranieri • Alcuni contenuti e competenze • È non violenta • Costruisce relazioni • Esige una identità aperta • Esige discernimento e mediazione • Si attua attraverso condivisione (inserzione) e stile di collaborazione • Chiede povertà e svuotamento di sé (Kenosi) • Sopporta la non-stabilità • Vive nei e dei luoghi dell’altro • Genera e fa crescere l’altro come soggetto (ecclesiale) • Si fonda sul primato assoluto del Dio della vita

  8. Come si inserisce nelle (tradizionali) pratiche missionarie? Quale è il punto di novità e di arricchimento?

  9. Nelle pratiche missionarie • La partenza missionaria si fondava sulla necessità di portare la salvezza-sacramento e inserire nella chiesa • La nuova partenza (fine ‘800) riconosce la necessità di convertire (=convincere, motivare…) prima del battesimo e per questo fa suo il programma “colonialista” della Conferenza di Berlino 1885) chiamato civilizzazione

  10. Nelle pratiche missionarie • Benedetto XV (Maximum Illud, 1919) ampliò inserendo la finalità della implantatio ecclesiae: chiesa locale, formazione del clero e della vita religiosa • La grande ripresa missionaria tra le due guerre si sviluppò quindi nell’idea di andare a organizzare la pastorale:parrocchia, catechismo, sacramenti, carità, nelle nuove chiese!

  11. Nelle pratiche missionarie • A ben vedere è una missione fondata su un “oggetto” preciso: la salvezza • La Pratica Missionaria consisteva • Nella ripetizione della pratica pastorale europea (tridentina) • Che NON è PM, ma cura pastorale! • Con alcuni adattamenti • Sostenuta da azioni di carità (a volte fino all’estremo)

  12. Le pratiche missionarie nuove • Nascono da • Le numerose resistenze, la fine del contesto coloniale dettato da Berlino 1885, la crescita culturale ed economica dei diversi paesi… • Lo sviluppo filosofico e teologico della soggettività e della storicità del processo della conoscenza • Hanno messo in crisi il “paradigma modermo” della missione (Borsh 2000; Comblin 1989), quello fondato sull’oggetto da “trasportare”

  13. Le pratiche missionarie nuove • Anche sostenute dal Concilio (AG nn. 3-9) nascono nuove teologie per la missione e per la pratica missionaria • Sono centrate sulla declinazione delle Tre Missioni trinitarie • La volontà salvifica del Padre • La mediazione dello Spirito nel cosmo, nella storia, culture e religioni • L’esemplarità e la mediazione di Gesù di Nazaret

  14. Le pratiche missionarie nuove • Si ispirano a: • “primato della evangelizzazione” come criterio per fondare nuove chiese e modelli di vita cristiana (incarnazione, inculturazione, contestualizzazione) • Servizio allo Shalom (regno di Dio, ActioDei…) senza nessun iniziale interesse per la costruzione della chiesa (battesimo….) • Sola testimonianza , presenza contemplativa e caritativa • Dialogo interreligioso al fine di costruire nuove forme “religiose”

  15. Le pratiche missionarie nuove • Anche in questo contesto viviamo il dubbio che il nuovo non sia nato sotto il segno dello Spirito… • Occorre però ricordarci che tali “intuizioni” nascono dalla crisi radicale del sistema missionario preconciliare • E che non è evangelico continuare a sperare o “brigare” per far tornare il modello dell’appoggio politico ed economico…

  16. La missione come pellegrinaggio. Quali modificazioni nella Pratica Missionaria?

  17. La missione come pellegrinaggionuove esplorazioni • Il tema presentato nel convegno si può interpretare almeno come: • Essere in cammino, in pellegrinaggio • Farsi ed essere straniero • Valore dell’alterità • Queste “intuizioni “ non sostituiscono ma “riesprimono” la missione e la pratica missionaria

  18. La missione come pellegrinaggionuove esplorazioni • Pellegrinaggio, farsi straniero e alterità ripensano la pratica missionaria in ordine • Ai soggetti • Ai luoghi • Ai contenuti e compiti della missione • Allo stile o spiritualità • Alle strategie generali • Alla finalità della missione • Avendo come criterio la visione “piena” di missione Trinitaria e soprattutto la “missione dello Spirito”

  19. La missione come pellegrinaggioessere pellegrini • È la condizione di chi non appartiene ad una cultura, non ha gli stessi diritti e chiede di essere riconosciuto dalla comunità che accoglie • Di divenire OSPITE • Di collaborare con i MISSIONARI presenti nelle culture) • Essere pellegrini nella fede include • Chiarezza di orizzonte e di interpretazione • Non possesso definitivo del contenuto perché è da cercare continuamente • Perché la salvezza avviene nel tempo (storia: M.D. Chenu)

  20. La missione come pellegrinaggioessere e farsi stranieri • È una missione centrata su: • Il riconoscimento dei soggetti missionari • Centrata sulla relazione, inserimento, condivisione, esplorazione • Apprendimento della lingua/cultura • Vissuta nei luoghi della cultura dell’altro • Senza nessun appoggio esterno • Allo scopo di un arricchimento reciproco delle forme attraverso cui il regno si fa strada, il Vangelo si esprime, la chiesa si edifica… • È momentanea e transitoria • Non costruisce colonie delle chiese madri

  21. La missione come pellegrinaggioil valore dell’altro • La missione “della chiesa” • Ripensa scopi e modi a partire dai bisogni di salvezza di un luogo, segni dei tempi, processi salvifici e pedagogici dei soggetti “altri” • Pensa le sue finalità come incarnazioni continue e le esprime secondo i tempi e i luoghi (o non-luoghi) dell’altro • Non ha un contenuto salvifico pre-definito ma lo scopre nella storia di un popolo e si mette al suo servizio

  22. La missione come pellegrinaggionuove esplorazioni • Compito del missionario e degli Istituti o congregazioni • È fatto di animazione più che di istituzioni • Aiuta e sostiene i carismi degli individui più che il mantenimento delle opere • Scopre nuove forme di interazione tra religiosi/e, FD e azione missionaria dei laici • È essenzialmente azione evangelizzatrice e formatrice

  23. “Imparare” a farsi stranieri?

  24. “Imparare” a farsi stranieri?Una pedagogia del soggetto missionario • Chiarimento: formazione, pedagogia, spiritualità… • Formazione come “auto” formazione • Imparare dagli altri, dalle circostanze • Integrando ma non stravolgendo • Come autoformarsi? A cosa stare attenti?

  25. “Imparare” a farsi stranieri?Una pedagogia del soggetto missionario • La dinamica intersoggettiva della cultura • L’identità “contiene” l’altro(Altro)-alterità • Costruzione dell’identità nella interazione di relazioni sociali • Una pedagogia della relazione a partire dall’altro • Pratica sociale come pratica di rete e di reti

  26. “Imparare” a farsi stranieri?Una pedagogia del soggetto missionario • La questione delle motivazioni. • Sia la missione che il missionario hanno bisogno di verificare sempre l’intero sistema motivazionale mettendo in giusto equilibrio la affermazione del bisogno di autorealizzazione e conservazione con quello dello svuotamento e della kenosi.

  27. “Imparare” a farsi stranieri?Una pedagogia del soggetto missionario • Sviluppare la autoconsapevolezza, guarire i propri sentimenti • La missione/missionario è troppo sbilanciato sul versante dell’oggettivo da cui ricava identità e criteri di giudizio. • L’alterità chiede di sviluppare l’atteggiamento della presa di distanza continua dalla propria identità (autoconsapevolezza). • Di dare ascolto alle proprie sensazioni e sentimenti (soprattutto quelli di reazione) senza reinterpretarli in modo equivoco. • Senza facili sublimazioni. Senza meccanismi di difesa che servono solo alla istituzione.

  28. “Imparare” a farsi stranieri?Una pedagogia del soggetto missionario • Abitare il luogo dell’ospite • Attività complessa. Equilibrare il rapporto tra inserzione e identità. Attraverso passaggi progressivi che mettano in equilibri continuo l’assimilazione e adattamento del nuovo in rapporto alla propria cultura e personalità. Evitando la chiusura al nuovo per eccessiva difesa di sé e la perdita della propria identità. • Sul piano sociale questo avviene attraverso la conoscenza dei diversi linguaggi che il luogo in cui si svolge l’attività missionaria esprime. Abitare è quindi imparare le lingue del luogo. Linguaggio è espressione complessa.

  29. “Imparare” a farsi stranieri?Una pedagogia del soggetto missionario • Servire i servitori di Dio (nuova identità del missionario ad vitam) • “Dio li mette a capo della sua casa per il tempo con lo scopo di dare ai suoi servi il cibo a tempo opportuno e vigilare. • Questo significa passare dalle mani e dalla bocca alla mente e al cuore, costruirsi una serie di abilità di animazione, management e vera leadership. Tra queste vanno segnalate: la capacità di costruire reti comunicative e operative, lo stile comunicativo autentico e democratico, la paternità\maternità adulta e consapevole. • Diventa importante acquisire uno stile di azione veramente libera da ogni posizione di potere e possibilità di pressione sugli altri (conoscenza, denaro, autorità…) • Uno stile missionario veramente povero cioè libero da ogni potere e bisogno di successo.

  30. “Imparare” a farsi stranieri?Una pedagogia del soggetto missionario • Godere e lodare • Autorealizzazione e donazione • Sentirsi capaci di amare, di interagire profondamente • Trovare gioia nel veder crescere l’altro • Avere come motivazione principale: lodare Dio per la presenza del suo Spirito…

  31. “Imparare” a farsi stranieri?Una pedagogia del soggetto missionario • Tornare a casa\ lasciare ad altri • Saper riconoscere quando l’altro ha preso possesso della propria capacità • Non identificarsi con il servizio reso

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