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Prof. Michele Pizzo Ordinario di Economia Aziendale Seconda Università di Napoli

“ Prospettive di armonizzazione del bilancio delle piccole e medie imprese tra Basilea 2 e i Principi Contabili Internazionali”. “PROFESSIONISTI CONTABILI E COMUNICAZIONE ECONOMICA NELLE PMI”. Prof. Michele Pizzo Ordinario di Economia Aziendale Seconda Università di Napoli.

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  1. “Prospettive di armonizzazione del bilancio delle piccole e medie imprese tra Basilea 2 e i Principi Contabili Internazionali” “PROFESSIONISTI CONTABILI E COMUNICAZIONE ECONOMICA NELLE PMI” Prof. Michele Pizzo Ordinario di Economia Aziendale Seconda Università di Napoli Roma,26 settembre 2008 Confindustria – Sala Giunta

  2. Scaletta dell’intervento - Descrizione ricerca e struttura questionario - Definizione PMI - Tipologia di impresa - Attività svolta e parametri per diversificazione - Utilizzo informazioni - Applicabilità IFRS

  3. Descrizione ricerca La ricerca, con questionario C.A.W.I., è stata condotta sui Dottori Commercialisti. Gli iscritti di Milano, Brescia, Firenze, Caserta e Palermo hanno costituito la popolazione di riferimento. La numerosità del campione, pari a 363 unità, è stata calcolata assumendo un intervallo di confidenza pari al 95%. L’obiettivo era di capire quali fossero gli utilizzatori del bilancio redatto dalle aziende minori e quali i loro fabbisogni informativi.

  4. Struttura questionario • Informazioni di carattere generale; • 2. Utilizzatori e loro fabbisogni informativi; • 3. Aspetti contabili.

  5. Definizione PMI • Approccio residuale • Un’azienda è grande quando: • - si riconosce una ragguardevole quantità di soggetti interessati alle risultanze della sua gestione; • in essa si ravvisa il carattere della separazione fra la proprietà ed il controllo (non solo la quotazione, ma anche aziende che gestiscono denaro pubblico); • - opera in un settore di interesse generale (bancario, assicurativo, energia o public utility).

  6. Definizione PMI Si propone l’adozione di più criteri discriminanti, qualitativi e quantitativi: - i parametri quantitativi; espressivi, per presunzione, di una corrispondente numerosità dei soggetti interessati ed una correlata complessità della struttura organizzativa; - il ricorso al mercato dei capitali pubblici; - il settore di appartenenza; che vale a suggerire la complessità dell’attività svolta e, potenzialmente, l’interesse che l’azienda desta nel suo contesto di riferimento.

  7. Tipologia di impresa

  8. Tipologia di impresa La quasi totalità dei commercialisti intervistati svolge attività per aziende che hanno al massimo 50 dipendenti. Tuttavia, da notare, l’incidenza più alta è quella delle aziende che hanno un numero di dipendenti che va da 0 a 10 (soprattutto nelle città di Caserta e di Firenze). Limitatamente a questo aspetto dimensionale, trattasi di aziende che rientrano tutte nel campo di applicazione del 2435-bis c.c. (ex-articolato O.I.C.).

  9. Tipologia di impresa

  10. Tipologia di impresa

  11. Tipologia di impresa “Totali Attivo Stato Patrimoniale” e “Fatturati” si distribuiscono abbastanza equamente fra le fasce di importi proposte (non si notano scostamenti particolari delle singole città rispetto ai risultati dell’intero campione, se non per le città di Palermo e Caserta). Ne consegue che in base al parametro dell’”Attivo dello Stato Patrimoniale” solo un 35% degli intervistati rientra nel campo di applicazione del 2435-bis c.c. e solo il 40% qualora si concentri l’attenzione sul parametro “Fatturato”.

  12. Tipologia di impresa

  13. Tipologia di impresa

  14. Tipologia di impresa La struttura proprietaria delle aziende clienti dei commercialisti intervistati è per lo più chiusa (come affermato dal 69% dell’intero campione ed in maniera più pronunciata per le città di Caserta e Brescia) e trattasi per lo più di società di capitali.

  15. Tipo di attività svolta per le società clienti

  16. Adesione al 2435-bis C.C.

  17. Percentuale di adesione al 2435-bis C.C.

  18. Parametri che dovrebbero giustificare una diversificazione del bilancio • Gli aspetti che vengono ritenuti più rilevanti in tal senso sono: • “fatturato”; • “settore di attività dell’impresa”; • “totale delle attività”. • A seguire, vengono considerati come rilevanti i seguenti aspetti dimensionali: • “veste giuridica”; • “utilizzatori esterni del bilancio”; • “responsabilità sociale dell’azienda”; • “numero di dipendenti”.

  19. Frequenza con cui i soggetti utilizzano le informazioni di bilancio

  20. Frequenza con cui i soggetti utilizzano le informazioni di bilancio I bilanci proposti dalle PMI vengono utilizzati sicuramente dalle “banche e dai finanziatori istituzionali”, a seguire dai “proprietari coinvolti nella gestione” e dal “fisco”. Coloro che meno si avvalgono delle informazioni fornite dai bilanci delle aziende minori sono invece i dipendenti, i clienti, i fornitori ed i “proprietari non coinvolti nella gestione”. Le società di rating vengono percepite solo dal 21% dei commercialisti intervistati quali categorie di soggetti particolarmente interessati ai bilanci formulati dalle aziende minori, a dispetto di un 25% che, invece, stima addirittura nullo il loro impiego di questi documenti.

  21. Principali usi che fanno i proprietari del bilancio delle PMI

  22. Principali usi che fanno i proprietari del bilancio delle PMI • I proprietari delle aziende minori consultano i loro bilanci soprattutto per: • assumere “decisioni di finanziamento” (trattasi di una finalità che viene qualificata come alta nel 36% delle risposte e media nel 33%); a seguire vengono percepite come importanti; • le “decisioni di investimento”, • la “determinazione dei dividendi” e • la “determinazione delle retribuzioni per gli amministratori”.

  23. Principali usi che fanno le banche del bilancio delle PMI

  24. Principali usi che fanno le banche del bilancio delle PMI • “Capacità di restituire il prestito – Liquidità - Profittabilità” si qualifica come la principale finalità per cui le banche si avvalgono dei documenti contabili redatti dalle aziende minori, secondo un’intensità alta per il 69% degli intervistati esaminati e media per il 14%; • a seguire, il 31% dei commercialisti esaminati ritiene che sia alto (ed il 43% che sia medio) l’impiego delle banche dei bilanci delle aziende minori per valutare la “Stabilità – Trend dei risultati conseguiti - Sicurezza”; • marginale, ma comunque apprezzabile, l’impiego dei bilanci al fine della valutazione della “Assenza di rilievi nella relazione dei sindaci”, (media la frequenza delle consultazione a tal fine secondo il 36% degli intervistati) e della “Attività svolta dal management”, (media la frequenza delle consultazione secondo il 37% degli intervistati).

  25. Soggetti esterni che ottengono informazioni integrative rispetto a quelle contenute nei documenti contabili

  26. Soggetti esterni che ottengono informazioni integrative rispetto a quelle contenute nei documenti contabili I commercialisti dichiarano che vengono fornite le informazioni integrative di seguito riportate, rispettivamente per ciascuna delle citate categorie di user: • banche - dati in merito alle capacità fidejussorie, alla solvibilità ed al patrimonio dei soci; quindi un maggiore dettaglio dei dati di bilancio; budget previsionali; informazioni di natura finanziaria; bilanci infrannuali; • fisco - dati di natura reddituale, con particolare riguardo a quelle relative ai costi; dati relativi agli studi di settore; di natura finanziaria. • proprietari non coinvolti nella gestione - che conseguono budget e dati relativi alle prospettive future. Ad essi viene concesso anche di consultare i libri sociali; • società di rating - dati relativi all’evoluzione storica, alle prospettive future, alle previsioni di budget, alla struttura patrimoniale, alla durata dei prestiti.

  27. Aspetti più gravosi della compilazione dei bilanci

  28. Aspetti più gravosi della compilazione dei bilanci L’attività che viene percepita come più gravosa da parte dei commercialisti è quella “fiscale” (si osserva, anche di più rispetto alle “informazioni da formulare per soddisfare le attese informative delle banche”), a seguire la “tenuta della contabilità”, le “consulenze di carattere generale” e la “revisione dei conti”.

  29. Percezione carico bilancio – Disciplina Codice Civile

  30. Percezione carico bilancio – Disciplina Principi Contabili

  31. Conoscenza principi contabili internazionali

  32. Applicabilità principi contabili Almeno il 30% degli intervistati sostiene che vadano applicati anche alle PMI i seguenti standard: • IFRS 3 Aggregazioni di imprese; • IAS 2 Valutazione delle rimanenze; • IAS 10 Eventi accaduti dopo la data di chiusura del bilancio; • IAS 11/18 Uso della percentuale di completamento per i contratti di costruzione e per i ricavi provenienti dalla cessione dei servizi; • IAS 17 Leasing (vendita e retrolocazione); • IAS 36 Perdita di valore delle attività immateriali a vita utile indefinita – in particolare dell’avviamento); • IAS 37 Iscrizione e misurazione degli accantonamenti e delle passività potenziali; • IAS 38 Capitalizzazione delle attività di ricerca e sviluppo; • IAS 40 Investimenti immobiliari.

  33. Applicabilità IAS - Estensione Una spiccata propensione alla non estensibilità è evidente invece per i seguenti standard (per i quali le risposte “no” sono almeno pari al 30% - trattasi di una percentuale significativa dato l’alto livello di intervistati che non hanno risposto alla domanda (di solito coloro che non hanno risposto raggiungono almeno il 40% del totale degli intervistati) e considerato che fra le alternative suggerite vi era anche la “non so”, che ha comunque assorbito una parte delle risposte):

  34. Applicabilità IAS - Estensione • IFRS 2 Pagamenti basati sulle azioni; • IFRS 4 Contratti di assicurazione; • IAS 12 Contabilizzazione delle imposte sul reddito; • IAS 19 Criteri di misurazione delle pensioni e di altri benefici successivi al rapporto di lavoro; • IAS 24 Informazioni sulle entità correlate; • IAS 26 Fondi di previdenza; • IAS 27 Bilanci consolidati e bilanci separati; • IAS 32 Contabilizzazione separata per gli strumenti finanziari strutturati;

  35. Applicabilità IAS - Estensione • • IAS 39 Uso dell’effective interest method / Misurazioni al Fair Value / Contabilizzazione dei contratti a termine in valuta estera / Derecognition e/o accantonamenti di hedge accounting / Strumenti finanziari:derecognition / Strumenti finanziari: hedge accounting; • • IAS 41 Valutazioni al fair value per attività agricole • IAS 21 Effetti di variazione dei tassi di cambio; • IAS 30 Disclosure banche ed istituti finanziari; • IAS 16 Revaluation model; • IAS 28/31 Equity method nella contabilizzazione delle partecipazioni in società collegate e in joint venture

  36. Applicabilità IAS - Estensione

  37. Applicabilità IAS - Semplificazione Ovviamente, la percentuale di adesione alla domanda è stata ancor più bassa rispetto alla precedente: si può immaginare, infatti, che si siano astenuti dal rispondere coloro che abbiano considerato non estensibili gli I.A.S./I.F.R.S. anche all’universo delle P.M.I. (in linea generale, infatti, il tasso delle risposte è più basso proprio in corrispondenza di quegli standard rispetto ai quali era preponderante il giudizio di non convenienza dell’estensione). Tuttavia, prendendo in considerazione i soli principi rispetto ai quali si era giudicata conveniente l’opportunità di una loro applicazione anche da parte delle aziende minori, si può desumere che i commercialisti ritengano ragionevole , a tal fine, una loro preventiva semplificazione.

  38. Applicabilità IAS - Semplificazione

  39. Rendiconto finanziario

  40. Rendiconto finanziario E’ altissimo il livello di astensione alla domanda. Tuttavia, la maggior parte di coloro che hanno risposto (34%) si dichiara favorevole alla compilazione del rendiconto finanziario anche da parte delle P.M.I.; più contenuta, invece, la percentuale di coloro che sono contrari (22% delle risposte esaminate).

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