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La gestione finanziaria delle Pmi: criticità, strumenti innovativi, impatto di Basilea 2

Confindustria – Vicenza 21 settembre 2006. La gestione finanziaria delle Pmi: criticità, strumenti innovativi, impatto di Basilea 2. Antonio Ricciardi Professore Ordinario di Economia Aziendale.

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La gestione finanziaria delle Pmi: criticità, strumenti innovativi, impatto di Basilea 2

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Presentation Transcript


  1. Confindustria – Vicenza 21 settembre 2006 La gestione finanziaria delle Pmi: criticità, strumenti innovativi, impatto di Basilea 2 Antonio Ricciardi Professore Ordinario di Economia Aziendale

  2. I dati presentati in questa relazione sono il frutto di una ricerca promossa dall’Associazione Distretti Italiani e da Unioncamere, presentata al Senato il 16 dicembre 2004. Alcune proposte contenute nella ricerca sono state recepite nell’ultima Legge Finanziaria, nella parte relativa ai distretti. Nel corso del 2005 e del 2006 i dati della ricerca sono stati aggiornati ed è stata avviata una sperimentazione al fine di applicare alcuni strumenti di finanza innovativa presso i distretti di Belluno (occhialeria) e Verona (moda).

  3. Di cosa parleremo • Criticità della gestione finanziaria delle Pmi • Strumenti finanziari innovativi per le Pmi • Rischi e opportunità in vista di Basilea 2 • Proposte per: • rafforzare il patrimonio delle Pmi, • ridurre i rischi della gestione finanziaria, • trasformare i rapporti con le banche da conflittuali a sinergici

  4. Caratteristiche del sistema industriale italiano • In base all’ultimo censimento Istat (2001) il numero di aziende è aumentato del 24% rispetto al 1991 e attualmente sono circa 4 milioni. Tuttavia, quelle manifatturiere sono soltanto 543.000 (13,3%). • Relativamente alla dimensione: • il 99,3% delle aziende hanno meno di 50 addetti (di queste, il 58,6% hanno 1 addetto); • le aziende con più di 50 addetti sono pari allo 0,7%; • quelle con più di 250 addetti sono soltanto 3263 (0,08% del totale).

  5. La dimensione delle imprese è, secondo alcuni, causa dell’arretratezza del sistema industriale italiano È opinione diffusa che, a differenza delle grandi imprese, le Pmi: • non dispongono di adeguati strumenti di finanziamento, • sono meno capaci di penetrare i mercati internazionali, • sviluppano meno innovazione tecnologica. In definitiva, sono meno competitive

  6. Tuttavia … e questa è un’opinione meno diffusa rispetto alla precedente • Il sistema economico del nostro Paese si fonda sulle Pmi. • L’andamento del PIL dell’Italia dipende dalla produzione delle Pmi. • L’Italia entra in crisi o si sviluppa in funzione dell’andamento delle nostre Pmi.

  7. Ad esempio, i distretti,dove operano il 40% delle imprese manifatturiere,rappresentano • il 46% delle esportazioni del nostro Paese (dati Istat) • il 27% del Pil italiano (dati Associazione Distretti Italiani)

  8. Se l’economia del nostro Paese si fonda sulle Pmi, è necessario individuare soluzioni operative che le rendano più competitive e le aiutino a risolvere le due principali criticità: Finanza e Organizzazione

  9. Le Pmi presentano numerose criticità finanziarie I dati che forniremo sono aggiornati al 2005, fanno riferimento alle imprese in Italia fino a 50 dipendenti, sono tratti dalla Centrale dei bilanci, ripresi dalla Banca d’Italia e da noi elaborati.

  10. Debiti finanziari / Capitale investito = 57% Per finanziare gli investimenti, le imprese preferiscono indebitarsi più che ricorrere al capitale proprio Fonte: Banca d’Italia, L’economia delle regioni italiane nel 2005, Luglio 2006, p.24

  11. Nell’attuale fase di rialzo dei tassil’eccessivo indebitamento rappresenta un rischio per le nostre Pmi In questa fase congiunturale, che dovrebbe durare anche nei prossimi mesi, si registra un rialzo dei tassi e una bassa redditività delle imprese. Il rischio è una leva finanziaria negativa: Roi < oneri finanziari Le imprese che si indebitano in presenza di leva finanziaria negativa subiscono un impatto negativo sul reddito indipendentemente dalle scelte di gestione. Nota Bene

  12. Le Pmi dipendono eccessivamente dalle banche • Debiti bancari / Debiti finanziari: 79% Fonte: Banca d’Italia, L’economia delle regioni italiane nel 2005, Luglio 2006, p.24

  13. Eccessiva dipendenza dai finanziamenti a breve • Debiti bancari a breve termine / Debiti bancari: 78,60% Ciò comporta: • Rischio revoca del finanziamento • Rischio variazione tassi • Costo del denaro più elevato Nota Bene In Germania, l’incidenza dei debiti bancari a breve è pari al 34% e in Francia al 42%

  14. Costo del denaro troppo elevato per le Pmi Oneri finanziari netti / MOL = 15,8% (il dato riguarda le imprese fino a 49 addetti) contro il 2,4% del totale imprese Fonte: Banca d’Italia, L’economia delle regioni italiane nel 2005, Luglio 2006, pp. 23-24

  15. I finanziamenti bancarisono troppo legati alle garanzie Secondo dati Banca d’Italia (2005), l’80% dei prestiti a m/l termine concessi a imprese con meno di 20 addetti è assistito da garanzie: • 80% di tipo reale; • 20% fideiussioni. Nota Bene • Le garanzie reali limitano l’autonomia e la flessibilità dell’impresa mentre la richiesta di • fideiussioni traforma società di capitali (responsabilità limitata) in società di persone (rischio illimitato) Fonte: Banca d’Italia, Relazione per l’anno 2005, p. 235

  16. In vista di Basilea 2, il valore delle garanzie sarà fortemente ridimensionato Un’ipoteca su un immobile del valore di 1 milione di euro servirà a garantire un finanziamento di 100.000 euro mentre una fideiussione su un patrimonio di 1 milione di euro servirà a garantire un finanziamento di 80.000 euro. Nota Bene In vista di Basilea 2, la migliore garanzia per le banche è il capitale proprio dell’azienda

  17. In sintesi: Per quanto riguarda l’Italia, le PMI presentano: • Ridotto livello di capitalizzazione • Scarsa diversificazione delle fonti di finanziamento • Eccessiva dipendenza dalle banche • Forte incidenza dell’indebitamento a breve Inoltre …

  18. … altre criticità finanziarie • Scarsa attenzione alla gestione della tesoreria che comporta notevoli costi nei rapporti bancari; • Scarsa attenzione alla gestione dei rischi (connessi alla variazione tassi e cambi); • Uso improprio di strumenti derivati.

  19. Soluzioni per risolvere le criticità della gestione finanziaria delle PMI 1. Aumentare il capitale proprio 2. Diversificare le fonti di finanziamento 3. Sostituire i debiti a breve con debiti a media-lunga scadenza 4. Modificare le relazioni con le banche, anche con il sostegno dei Confidi 5. Affrontare Basilea2 come un’opportunità

  20. Prima soluzione Aumentare il capitale proprio Un’azienda adeguatamente patrimonializzata: • attrae capitali • dispone di un rating migliore • ottiene finanziamenti a tassi meno onerosi

  21. Il capitale proprio può aumentare mediante • Fondi Private equity • Fondi pensione • Prestiti partecipativi

  22. Fondi Private equity Attualmente in Italia operano 110 fondi chiusi di cui 106 sono associati all’AIFI (mar. 2006) e dispongono di 5 miliardi di euro da investire (dic. 2005)*. Nel 2005 sono stati investiti 3 miliardi di euro in 281 operazioni, di cui il 71% ha riguardato società con un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro. * Fonte: Convegno Annuale AIFI 2006, Il mercato italiano del private equity e venture capital nel 2005, Milano – 28.03.06

  23. I risultati ottenuti dai fondi private equity(Fonte: PriceWaterhouseCoopers e AIFI) Le aziende con fondi private equity hanno incrementato il fatturato annuo del 10% (3 volte la media delle imprese italiane), il MOL è cresciuto del 14,3% e l’occupazione dell’8,4%. In Europa, nelle aziende familiari acquisite da società di private equity nel periodo 1994-2003, l’occupazione è cresciuta del 67% ed il fatturato è aumentato del 15%

  24. Fondi Private equity per le Pmi • 20 fondi specializzati in PMI • 1 fondo promosso dall’Associazione Federmacchine • 2 fondi specializzati nel made in Italy • 10 fondi specializzati in determinate aree territoriali (prevalentemente aree distrettuali)

  25. Che vantaggi produce all’azienda l’ingresso di un fondo come socio? • Si accresce il potere contrattuale nei confronti delle banche e dei fornitori (si ottengono condizioni migliori); • si attraggono manager esperti e capaci; • grazie ai rapporti e alle conoscenze dei fondi si creano sinergie con altre imprese per sviluppare possibili partnership; • si facilita il passaggio generazionale; • si concretizzano in tempi più brevi le iniziative di sviluppo: acquisire nuove aziende, delocalizzare, incrementare la quota export.

  26. Quali sono gli inconvenienti ad avere come socio un fondo private equity? (1/2) • Entra nella compagine sociale un soggetto terzo, estraneo alle dinamiche aziendali, di cui non si conosce l’effettivo tempo di permanenza, che richiede costantemente informazioni, che partecipa al CdA, che genera timori di perdita di controllo, ecc. • Il capitale minimo di ingresso è troppo elevato per le piccole imprese • Non tutte le società di private equity mantengono ciò che promettono: bisogna saperle selezionare

  27. Quali sono gli inconvenienti ad avere come socio un fondo private equity? (2/2) • In alcuni casi i fondi private equity impongono una cultura aziendale in tempi non adeguati all’organizzazione dell’azienda • Esiste il problema di trovare le risorse per permettere l’uscita del fondo (molto spesso si è costretti a indebitarsi). Tuttavia Uno dei principali ostacoli alla diffusione del private equity è la scarsa conoscenza dell’operazione da parte degli imprenditori Per colmare questa lacuna si rivelano molto efficaci incontri con l’AIFI e con quegli imprenditori che hanno vissuto l’esperienza dei fondi private equity

  28. 1/2 Provvedimenti per incentivare l’ingresso di Fondi private equity nel capitale di Pmi • Prevedere agevolazioni fiscali nella tassazione delle plusvalenze (in Germania non esiste tassazione sui capital gain derivanti dalla cessione delle partecipazioni); • Eliminare qualsiasi imposizione quando la vendita della partecipazione avviene dopo 5 anni dall’acquisizione (in tal caso, si favorisce la permanenza del Fondo che condivide un progetto di medio-lungo periodo); • Prevedere coperture dei rischi in caso di minusvalenze grazie all’intervento dei Confidi o di contributi ad hoc messi a disposizione dal Ministero delle Attività Produttive;

  29. 2/2 Provvedimenti per incentivare l’ingresso di Fondi private equity nel capitale di Pmi • Prevedere per l’imprenditore finanziamenti agevolati per riacquistare la quota di partecipazione dal Fondo private equity; • Nel caso in cui l’ingresso del Fondo avvenisse mediante aumento di capitale, si potrebbero introdurre delle deduzioni dall’imponibile, rappresentate da oneri figurativi da inserire nel Conto economico in proporzione all’aumento di capitale. Quest’ultima agevolazione dovrebbe essere applicata in tutti i casi in cui l’impresa aumenta il capitale, in modo da rendere equilibrata la convenienza fiscale rispetto all’indebitamento bancario Nota Bene

  30. L’aumento del capitale delle Pmi potrebbe essere sostenuto anche dai Fondi Pensione Attualmente, in Italia, operano 587 Fondi pensione con più di 2 milioni di iscritti e risorse gestite pari a 43 miliardi di euro*. Le potenzialità di crescita di questi fondi sono esponenziali: se soltanto la metà dei lavoratori aderisse ai fondi pensione nel corso dei prossimi dieci anni, il patrimonio dei fondi italiani raggiungerebbe progressivamente il 20% del PIL (a valori attuali 283 miliardi di euro, circa 550mila miliardi di vecchie lire) Fonte: * Covip, Relazione per l’anno 2005, p.13

  31. IFondi pensione italiani danno un limitato sostegno al sistema imprenditoriale I fondi pensione in Italia, investono in liquidità, titoli pubblici e immobili il 50% del loro patrimonio, contro l’8,9% della Germania, il 15% degli USA, il 21% di UK. Investono in azioni solo l’8,4% delle loro attività, contro il 43,4% del Regno Unito, il 35,5% degli Stati Uniti e il 32,2% della Germania. Fonte: * Covip, Relazione per l’anno 2005, p. 59

  32. I fondi pensione italiani privilegiano titoli emessi da aziende straniere: Fondi negoziali (% azioni sul portafoglio titoli): • 1,7% azioni italiane; • 10,9% azioni area Euro; • 8,2% azioni USA • 6,5% azioni giapponesi. Ciò induce a considerare che il risparmio dei nostri lavoratori è orientato a sostenere lo sviluppo di imprese straniere, molto spesso in concorrenza con quelle italiane. Fonte: * Covip, Relazione per l’anno 2005, p. 121

  33. Il fenomeno diventerà ancora più grave quando, nel 2008, sarà trasferito ai fondi pensione il TFR (un flusso annuo stimato di 13 miliardi di euro) Risorse finanziarie, trattenute dalle imprese per conto dei dipendenti e che fino ad oggi hanno rappresentato una delle fonti di finanziamento più rilevanti e meno onerose, nei prossimi anni potrebbero essere utilizzate per finanziare imprese straniere. Corrispondentemente, le nostre aziende, non solo non potranno beneficiare di quest’opportunità ma saranno costrette a ricorrere ad altre fonti di finanziamento più onerose per sostituirle.

  34. TFR: il paradosso dello scenario futuro • L’attuale TFR verrà trasferito ad investitori istituzionali che lo destineranno in parteper finanziare aziende straniere. • Da un lato, le aziende italiane dovranno rinunciare ad una fonte di finanziamento poco onerosa, che dovrà essere sostituita da altre, a tassi più elevati • Dall’altro lato, saranno costrette a subire la maggiore competitività che le aziende straniere avranno raggiunto con i risparmi dei nostri lavoratori !

  35. È opportuno individuare strumenti che riorientino il Tfr verso le nostre imprese Pur consapevoli che: • i capitali si investono dove migliori sono le prospettive di rendimento, • in questa sede, non si vuole riproporre un nuovo vincolo di portafoglio, • riteniamo fondamentali la libera circolazione dei capitali e la libertà degli investitori a scegliere la destinazione dei propri investimenti, sembra opportuno individuare azioni e provvedimenti che almeno stimolino i fondi pensione ad investire maggiormente nel nostro Paese, così come già accaduto in Francia per le compagnie di assicurazione.

  36. In Francia Il Ministero dell’Economia ha raggiunto un accordo con le compagnie di assicurazione “obbligandole” a investire quote crescenti delle loro riserve in fondi private equity specializzati nell’acquisto di titoli di PMI francesi:dal 2004 al 2007 è previsto un investimento di più di 6 miliardi di euro. Se venisse stipulato in Italia lo stesso accordo, per una misura minima dello 0,5% del capitale investito dalle nostre assicurazioni, ci sarebbero per le nostre PMI risorse pari a 1,9 miliardi di euro.

  37. In che modo stimolare l’attenzione dei Fondi pensione alle Pmi Oltre ad introdurre incentivi fiscali e contributi per la copertura dei rischi, occorre individuare strumenti che facilitino un raccordo tra i Fondi pensione e i fondi Private equity specializzati in Pmi. In tal modo, si realizza un circolo virtuoso: • I lavoratori “finanziano” i fondi pensione; • I fondi pensione utilizzano parte di questi capitali per finanziare i fondi private equity, che, a loro volta, li impiegano per finanziare le Pmi. La crescita delle Pmi garantirà maggiori redditi ai lavoratori

  38. Queste proposte potrebbero essere sperimentate come iniziative pilota per i fondi pensione territoriali operanti in Italia: Fopadiva, (Valle d’Aosta); Laborfonds (Trentino Alto Adige); Solidarietà (Veneto)... Anche questi fondi, che dovrebbero avere un maggior interesse allo sviluppo delle aziende locali, hanno investito in aziende estere. A fine 2003, Solidarietà Veneto nel comparto dinamico aveva investito in azioni il 43,9% del portafoglio titoli, ma soltanto lo 0,8% in aziende italiane contro il 25,7% di aziende degli Stati Uniti e il 10% di società UE.

  39. Il capitale delle Pmi può aumentare anche mediante prestiti partecipativi 1/2 • Finanziamenti a m/l termine erogati dalle banche senza garanzie ma a patto che l’azienda si impegni ad una sua ricapitalizzazione (dal 50 al 100% del finanziamento) mediante apporto dei soci o reinvestimento degli utili • Molto spesso gli interessi sono misti: una parte fissa e l’altra variabile in funzione dei risultati dell’impresa I prestiti partecipativi

  40. I prestiti partecipativi 2/2 il rimborso del finanziamento non avviene mediante riduzione delle Attività ma compete ai soci, che effettuano versamenti periodici in “conto futuro aumento di capitale sociale”

  41. Vantaggi dei prestiti partecipativi • Finanziamenti senza garanzie, a tassi agevolati e in parte variabili in funzione degli utili; • con l’aumento del patrimonio, grazie ai versamenti dei soci, migliora il rating e, in vista di Basilea 2, si ottengono finanziamenti a tassi più bassi

  42. 2. Diversificare le fonti di finanziamento e consolidare la scadenza del debito mediante: • emissione di obbligazioni • strumenti finanziari partecipativi • portafoglio prestiti garantiti • finanza agevolata

  43. Prestiti obbligazionari Con la riforma del diritto societario, anche le S.r.l. possono emettere obbligazioni e, per tutte le società, l’emissione diventa più conveniente: • non è necessario il ricorso all’assemblea (è sufficiente la delibera del CdA); • l’importo delle obbligazioni può essere superiore al doppio del capitale sociale più le riserve legali e tutte quelle disponibili; • si possono emettere obbligazioni subordinate e a rendimento variabile: il rimborso e il pagamento è subordinato agli altri creditori e il pagamento degli interessi varia al variare del risultato economico della società.

  44. Purtroppo la legge ha introdotto un vincolo che ostacola l’emissione di obbligazioni I titoli emessi da S.r.l. possono essere sottoscritti soltanto da investitori professionali che devono garantire la solvibilità della società emittente fino alla scadenza del prestito.

  45. Per rendere concretal’emissione di obbligazioni da parte di Pmi è necessario che i Confidi e le Associazioni industriali si facciano promotori della creazione di portafogli obbligazionari, provvisti di rating e di adeguate garanzie, da collocare presso investitori istituzionali. Le singole imprese difficilmente riescono a realizzare autonomamente un’emissione obbligazionaria.

  46. Strumenti finanziari partecipativi(introdotti con la riforma del diritto societario) Strumenti misti che assimilano le caratteristiche delle azioni e delle obbligazioni. Come le obbligazionidanno diritto al rimborso postergato del capitale e al pagamento degli interessi (variabili in funzione dei risultati conseguiti dall’azienda). Come le azioni possono partecipare, senza diritto di voto, all’assemblea, nominare un membro del CdA e del Collegio sindacale, impugnare le delibere.

  47. Strumenti finanziari partecipativi: convenienza per i sottoscrittori e per le aziende emittenti Per i sottoscrittori: si partecipa ai risultati economici dell’azienda senza sopportare il rischio pieno degli azionisti Per l’azienda: si amplia la gamma di fonti di finanziamento e si dispone di debiti i cui interessi, detraibili, sono pagati in funzione degli utili conseguiti

  48. Gli strumenti finanziari partecipativi: lo strumento ideale per i fondi private equity I fondi partecipano alla gestione senza essere soci (vantaggio per le aziende) e sono garantiti da un contratto per quanto riguarda il rimborso e la remunerazione della partecipazione (vantaggio per i fondi). In questo caso, la remunerazione dei fondi private equity costituisce un costo e quindi è deducibile Nota Bene

  49. Portafoglio prestiti garantiti 1/2 Consiste nella creazione di un unico portafoglio crediti di medio termine, costituito da tanti finanziamenti omogenei per durata, finalità e caratteristiche tecniche. Il portafoglio è garantito da Confidi, che interviene sul portafoglio e non sul singolo credito. L’operazione è ideale per le aziende di distretto in quanto è più facile costruire un portafoglio prestiti omogeneo.

  50. Portafoglio prestiti garantiti 2/2 Per le banche il costo di gestione si riduce sensibilmente. Pertanto, le aziende ottengono finanziamenti a medio termine, a tassi inferiori alla media di mercato. Il primo portafoglio prestiti garantiti è stato promosso da Assolombarda nel 2004 Nota Bene

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