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io decido Vieni anche tu a decidere il futuro della nostra città

io decido Vieni anche tu a decidere il futuro della nostra città. Venezia 9 dicembre 2010. OGGI PARLIAMO DI DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA COS'È? è un processo che attraverso assemblee e incontri pubblici prevede il coinvolgimento diretto

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  1. io decidoVieni anche tu a decidere il futuro della nostra città Venezia 9 dicembre 2010

  2. OGGI PARLIAMO DI DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA COS'È? è un processo che attraverso assemblee e incontri pubblici prevede il coinvolgimento diretto delle persone nelle decisioni sul governo del territorio.

  3. PERCHÉ ? Perché la democrazia rappresentativa basata esclusivamente sul sistema partitico come unico portavoce dei cittadini e sul voto come unico momento attivo ha mostrato tutti i suoi limiti

  4. -svuotamento dei partiti e professionalizzazione della politica • -eccessiva concentrazione del potere decisionale negli esecutivi • -a livello locale incapacità di arginare la pressione esercitata dagli interessi speculativi sulle città e il territorio, che rischiano di essere stravolti

  5. DI COSA C' È BISOGNO?

  6. Attivare il desiderio di partecipazione, il gusto di occuparsi della propria città, creando uno spazio pubblico di vero confronto e informazione, indispensabile per realizzarele condizioni reali affinché i cittadini possano davvero avere voce e affinché si produca un trasferimento di potere decisionale ai cittadini

  7. DA CHE COSA SI PARTE E COME SI FA?C'è bisogno di un nuovo patto democratico tra istituzioni locali e cittadinanza che parta dalla realtà locale e dai bisogni dei cittadini

  8. Questo nuovo patto si nutre di: - ascolto - informazione - dialogo -partecipazione concreta all’iter decisionale

  9. COME? Il modello anglosassone:Town Meeting Il Town meeting è uno strumento di partecipazione diretta al governo locale da parte dei cittadini che ha le sue origini nella regione statunitense del New England, e che ha avuto un notevole sviluppo negli ultimi quindici anni negli Stati Uniti e recentemente anche in Europa.

  10. Come si attua un Town Meeting • Queste assemblee cittadine si tengono, in genere, una volta all'anno, tradizionalmente il primo martedì di marzo, tendenzialmente, iniziano al mattino e terminano nel primo pomeriggio. • La forma di Town Meeting più diffusa, quella aperta alla partecipazione e al voto dei cittadini, è l'Open Town Meeting, attivo in almeno 1000 cittadine; le decisioni prese hanno valore vincolante per gli amministratori. Vengono discussi tutti i temi che riguardano l'amministrazione della città e l'intero bilancio cittadino: decidendo quanto assegnare all'istruzione, alle strade, alla sanità. • Un Town Meeting è preceduto da un avviso, esposto nei luoghi pubblici, almeno 1 mese prima, che indica il luogo e l'orario dell’incontro con elencati tutti i temi che verranno dibattuti.

  11. Il modello francese: le Débat Public • Nei primi anni ’90, in seguito alle virulenti proteste delle popolazioni locali contro il tracciato della linea ad alta velocità del TGV Mediterranée tra Lione e Marsiglia, il governo francese decise che la progettazione delle grandi opere dovesse essere sottoposta preventivamente a un dibattito pubblico tra tutti i soggetti interessati. • Con la legge Barnier del 1995 fu istituita un’autorità indipendente denominata Commission Nationale du Débat Public, che ha il compito di organizzare il dibattito pubblico sui progetti di grandi infrastrutture. Per i progetti che superano una certa soglia (in termini di costo) l’apertura del dibattito è automatica; per gli altri è decisa a discrezione della Commissione.

  12. Le Débat public in azione • Attraverso una Commissione Particolare che opera in loco, viene aperto il dibattito, dopo che il soggetto proponente ha consegnato un dossier, scritto in linguaggio non specialistico, che illustra le ragioni e le caratteristiche dell’opera proposta e eventualmente, delle alternative progettuali. • Qualsiasi associazione, gruppo o comitato può presentare le proprie osservazioni e le proprie proposte che vengono pubblicate a cura della Commissione sotto la dizione Cahiersd’acteurs. • Sia il dossier iniziale sia i quaderni degli attori sono oggetto di un’ampia campagna informativa tra la popolazione coinvolta dal progetto. • Il dibattito vero e proprio dura quattro mesi e si svolge mediante incontri sul territorio, aperti al pubblico, alcuni dei quali sono dedicati alla trattazione di specifici aspetti (economici, ambientali ecc.) del progetto. • Lo scopo fondamentale è quello di mettere i proponenti e gli oppositori locali, gli uni di fronte agli altri e di costringerli a confrontarsi sulla base di argomenti pertinenti

  13. I bilanci partecipativi • Avviati nella città brasiliana di Porto Alegre nel 1989, nascono dall’esigenza di coinvolgere i cittadini nelle scelte sulla destinazione delle spese di investimento dell’amministrazione comunale e di ripartirle in modo trasparente ed equilibrato. • Il processo del bilancio partecipativo inizia ogni anno in autunno e si conclude in primavera con l’approvazione del bilancio da parte del consiglio comunale. Tra marzo e luglio si svolgono due tornate di assemblee di quartiere che indicano le priorità. • La proposta di ripartizione è portata al consiglio comunale cui spetta l’approvazione definitiva del bilancio e che finora, pur non avendo alcun vincolo, ha sempre scelto di ratificare le decisioni assunte mediante il processo partecipativo. • È stato dimostrato che la pratica del bilancio partecipativo ha avuto l’effetto di ridurre le sperequazioni tra le diverse zone della città, favorendo i quartieri periferici e meno dotati di servizi, oltre che di irrobustire il tessuto associativo nella città.

  14. Altri modelli • Citizen Jury, ovvero giuria di cittadini (Stati Uniti, Germania, molto diffuse ora in Gran Bretagna), scelti attraverso sorteggio, secondo campione per età, genere, istruzione, professione, etnia, discute per un numero variabile di giorni (da 1 a 5) su un tema controverso La giuria ascolta il punto di vista degli esperti, li interroga e alla fine esprime una posizione comune che viene trasmessa ai decisori politici sotto forma di “raccomandazione”.

  15. l’Electronic Town Meeting [e-TM]. si serve dell'informatica per rendere tutto più rapido e permettere a centinaia di persone di discutere fra loro su testi che consentono alternative secche Pratiche di democrazia partecipata sono state avviate in varie città di nazioni come il Brasile, la Danimarca, la Svizzera, il Venezuela, la Colombia, 23 Stati degli USA , la Germania, l’Argentina, l’Italia ...

  16. I vantaggi di questi percorsi: • Producono decisioni migliori e condivise • Accrescono la cultura civica e la responsabilità dei cittadini • Consentono di gestire costruttivamente i conflitti • Sviluppano il senso di comunità, creano spazio pubblico e saperi diffusi • Spingono a riappropriarsi della politica • La pubblica amministrazione ne esce più legittimata

  17. Una opportunità per le donne • la democrazia partecipativa non si affida a logiche di rappresentanza • Permette di esprimere i saperi del quotidiano e l’attenzione alle questioni che stanno alla base della vita di una comunità • Lavora attraverso il principio di imparare facendo, cioè di acquisire abilità, saperi con altre e altri (empowerment)

  18. LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI È ANCHE UN DIRITTO Le grandi organizzazioni internazionali hanno promosso programmi e documenti per implementare una maggior collaborazione tra le istituzioni e le comunità locali ponendo in tal modo basi giuridiche a pratiche inizialmente spontanee

  19. Nel 1987, con Agenda 21, l’Onu ha pianificato una serie di azioni da intraprendere a livello mondiale, nazionale e locale nel 21° secolo. Si considera prioritarie le emergenze climatico-ambientali e socio-economiche, si auspica la massima collaborazione tra cittadini e istituzioni e si introduce il concetto di sviluppo sostenibile. Nel 1994 laCarta di Aalborg, patrocinata dall’Unione Europea e denominata Carta delle citta’ europee, firmata da 80 amministrazioni locali, prevede piani d’azione per uno sviluppo urbano sostenibile

  20. Nel 1998 laConvenzione di Aarhus ha stabilito il diritto di ogni cittadino: - ad essere informato - a partecipare - ad essere coinvolto e consultato nelle scelte che riguardano il suo benessere, la salute e l’ambiente Sempre nel 1998aBarcellona 40 città europee (tra cui Venezia) hanno sottoscritto la Carta europea dei diritti dell’uomo nelle città, accolta poi da oltre 300 amministrazioni comunali. Stabilisce il diritto a uno sviluppo urbanistico armonioso tra habitat, servizi e verde pubblico.

  21. Nel 2005 la Convenzione siglata a Farodal Consiglio d’Europa e ratificata finora da 10 Paesi, considera come patrimonio culturale non solo i monumenti ma anche i luoghi di aggregazione sociale. Propone dunque un nuovo senso di valorizzazione degli spazi e pone al centro la persona con la sua affettività e con le emozioni che tali luoghi suscitano. Parte dall´idea che la conoscenza e l’uso del patrimonio rientrino nel diritto di partecipazione dei cittadini alla vita culturale

  22. Coordinamento Io Decidopropone un patto tra Amministrazione e Cittadinanza fondato sul reciproco riconoscimento e sul valore e la necessità di percorsi partecipativi • Risorse messe a disposizione per sostenere questo percorso (informazioni, luoghi fisici e telematici, facilitatori di processi partecipativi) • Richiesta di aprire forum su singoli problemi della città

  23. Coordinamento.io.decido@gmail.com Gruppo Geografia di Genere Venezia • Ppt a cura di Tiziana Plebani. • Collaborazione di Pinella Trevisonno e Laura Lobina

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