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Capitolo 5 CONOSCENZA, PENSIERO E CULTURA

Capitolo 5 CONOSCENZA, PENSIERO E CULTURA. Conoscenza e pensiero sono alla base dei processi di decisione dell’azione umana. L’attività conoscitiva permette alle persone di procedere a una rappresentazione mentale della realtà.

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Capitolo 5 CONOSCENZA, PENSIERO E CULTURA

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Presentation Transcript


  1. Capitolo 5CONOSCENZA, PENSIERO E CULTURA

  2. Conoscenza e pensiero sono alla base dei processi di decisione dell’azione umana • L’attività conoscitiva permette alle persone di procedere a una rappresentazione mentale della realtà • Il pensieroè un efficace dispositivo psicologico per elaborare le conoscenze

  3. CONOSCENZA E CULTURA COME PROSPETTIVA La cultura si deve intendere come conoscenza del mondo I membri di una cultura condividono modelli di pensiero e modi di interpretare il mondo, di fare inferenze e previsioni La cultura implica una realtà simbolica all’interno della mente dell’individuo e all’esterno nell’ambiente

  4. La conoscenza come prospettiva • Concezione metafisica della conoscenza(Aristotele; Scolastica di S. Tommaso): • c’è corrispondenza fra ciò che uno conosce e i dati di realtàOGGETTIVISMO FORTE La conoscenza di un oggetto o di un evento è indiscutibile e inalterabile, eguale per tutti, al di là della conoscenza soggettiva Siamo di fronte alla posizione teorica delnaturalismo o realismo ingenuo

  5. Concezione fenomenica della conoscenza (Kant): • la conoscenza si limita a ciò che appare e diventa oggettiva se è condivisa dai soggetti (intersoggettività)OGGETTIVISMO DEBOLE È possibile conoscere la realtà soltanto in quanto il soggetto assume un certo punto di vista Il punto di vista non è aleatorio, ma è precisato attraverso l’assunzione di rigorosi e definiticriteri di protocollarità

  6. La conoscenza di un oggetto (o evento) diventa la sintesi fra un certo punto di vista (prospettiva) e l’oggetto (o evento) medesimo I fenomeni appaiono in modo differente a seconda della prospettiva da cui sono osservatisi tenga conto dei modelli interpretativi adottati all’interno dellacultura di riferimento Tale concezione è nota con il nome direalismo critico

  7. La cultura prevede l’interazione tra diverse prospettive.È da considerarsi come unnetworkdi punti di vista Queste condizioni sono un potente motore per creare diversità culturale, da intendersi come: • polifonia: coro di più punti di vista • conversazione: scambio consensuale • dibattito: confronto • cacofonia: se prevale il disordine • (Hannerz, 1992)

  8. Pensiero olistico e pensiero analitico Prospettiva olistica: affonda le sue radici nell’antica Cina di Confucio La cultura cinese è sempre stata caratterizzata dal senso di obbligazione reciproca e dalla concezione collettiva dell’azione in funzione delle aspettative altrui

  9. Secondo lacultura cinese: • l’individuo è parte inscindibile dell’organismo sociale • l’organizzazione gerarchica e il concetto di autorità sono fatti naturali e inevitabili • le relazioni sociali sono asimmetriche (5 forme cardinali per Confucio) • l’asimmetria relazionale è premessa e garanzia per l’armonia sociale • la conoscenza è destinata alla sua applicazione pratica • la conoscenza è tradotta in azione

  10. Prospettiva analitica: affonda le sue radici nell’antica Grecia Alla base si trova il concetto di libertà dell’individuo, artefice della propria vita. La natura, da cui l’individuo si sente separato, rappresenta una realtà da governare, da modificare e da piegare ai propri scopi, tramite la propria azione su di essa Nasce lascienza come conoscenzache va oltre i limiti dei dati sensoriali, costruendo paradigmi teorici basati sui processi di categorizzazione, regole di generalizzazione e modelli predittivi

  11. Per la concezione olistica della Cina l’attenzione cognitiva è diretta alcampo(contesto): si ottiene una comprensione delle cause di un evento in quanto generate dalle forze del campo in gioco

  12. Si profila la presenza di elementi contraddittori della realtà e l’esigenza di seguire molte prospettive diverse, alla ricerca di unpercorso di mezzo “Middle Way” Il pensiero olistico è di natura associativa e conciliativa come impegno adarmonizzare gli oppostie le sue procedure fanno riferimento all’analogiae allacontiguità

  13. Per la concezione analitica della Grecia: c’è la tendenza a studiare in modo focale gli attributi dell’oggetto per assegnarlo a una categoria e la preferenza a usare regole astratte per spiegare e predire la condotta dell’oggetto Si effettuano inferenze basate sul principio di non contraddizione, su modelli con regole astratte e universali e si costruiscono categorie discrete L’attenzione è rivolta a capire lecause dei fenomeni

  14. IL SISTEMA DELLE CREDENZE POSITIVE E NEGATIVE Ogni cultura si configura come un sistema di credenze per affrontare i vari aspetti della realtà fisica e sociale • Il sistema di credenze si configura come: • ideologia/mappain grado di spiegare le varie situazioni • grigliaselettiva poiché privilegia certi aspetti e ne ignora altri Su quest’aspetto s’innesta il processo dicategorizzazione mentale

  15. Un sistema culturale di credenze è costituito da due sottoinsiemi: Credenze positive insieme di credenze adottate e ritenute vere, giuste ed efficaci Credenze negative insieme delle non credenze, non adottate poiché valutate non vere e irrilevanti

  16. In ogni sottosistema vi sono: • credenze centrali: fondamentali e indispensabili per proteggere la propria identità culturale e assumere una posizione di prestigio sociale. Sonocondivisee apprezzatedalla maggioranza di una certa cultura.Sonodifesee la loro infrazione è sanzionata • credenze periferiche: sono considerate credenzespecifichee aggiuntive, idiosincratiche, più facilmentemodificabili, sopprimibili e possibili di infrazione

  17. I simbolisono oggetti visibili dei dogmi fondamentali di una cultura e ne delineano i nodi centrali • hanno valore collettivo • sono alla base del credo soggettivo (alla base dell’identità culturale) Per questo hanno unaconnotazione sacra, sono oggetto di venerazione e possono essere trattati solo da ungruppo ristretto di persone(es. sacerdoti, stregoni, bramini)

  18. L’ortodossiasi pone come fondazione della verità, dell’accettabilità della percorribilità e dell’efficacia delle credenze proposte da una certa cultura • Il gruppo di personeche ha funzione di essere depositario delle credenze: • rafforza la consistenza e la robustezza dottrinale delle credenze • le giustifica in modo logico • le difende da attacchi Hanno la funzione culturale di regia, di governo, di controllo e di sanzione

  19. S’individuano due situazioni di ortodossia: Ortodossia minacciata: per presenza di una minaccia esterna scattano meccanismi culturali di difesa Ortodossia pacificata: i soggetti hanno la possibilità di esprimere le proprie opinioni, dubbi e perplessità Forte adesione e tensione cognitiva-affettiva di partecipazione Possibile sfaldamento ideologico e indebolimento dell’adesione e del consenso

  20. Il sistema di credenze funziona secondo tre parametri distinti: A)grado di permeabilità vs. impermeabilità fra credenze positive e negative B) accentuazione vs. riduzione della distanza fra credenze positive e negative C)grado di connessione forte vs. debole fra credenze centrali e periferiche In base a questi parametri si definisce il livello didogmatismo ideologicodelle persone

  21. Il sistema delle credenze positive e negative sono fra loro impenetrabili Dogmatismo forte C’è distanza tra credenze positive e negative Le credenze periferiche dipendono da quelle centrali Concezione monolitica e granitica della realtà

  22. Il dogmatismo forte pone evidenza di un livello consistente di rigidità mentale È premessa per l’emergenza dell’etnocentrismo, ossial’assolutizzazione del proprio punto di vista con l’esclusione di quello degli altri

  23. MODELLI CULTURALI E CONOSCENZA DISTRIBUITA Il sistema culturale fornisce delle cornici interpretative che consentono ai soggetti di orientarsi nella ricerca di risposte pertinenti Unmodello culturaleè l’integrazione più o meno coerente di un’insieme di tratti e di caratteristiche operanti in una certa culturasono glischemi/mappedi rappresentazione della realtà I modelli culturali sono contemporaneamente dentro e fuori la mente (il cieco e il bastone di Bateson, 1972)

  24. I modelli culturalihanno le seguenti caratteristiche: • sono dominio-specifici • sono accessibili per effetto priming • hanno un valore prescrittivo • sono trasparenti • sono efficaci I modelli culturali espliciti diventano delle vere e proprieteorie culturaliaccessibili e trasmissibili (es. teoria della navigazione in Micronesia)

  25. I modelli culturali non sono tuttavia l’unico modo con cui le persone esperiscono il mondo e non esauriscono l’attività interpretativa umana Se così fosse si cadrebbe in una forma dideterminismo culturale Di contro i soggetti contribuiscono attivamente alla evoluzione nel tempo dei modelli culturali e alla costruzione di nuovi

  26. Conoscenza distribuita La conoscenza, in quanto mediazione culturale, è socialmente distribuita fra gli attori e l’ambiente La conoscenzaè contestualizzata, ciò sottolinea l’importanza del contesto e lo sviluppo di conoscenze dominio-specifiche

  27. I membri di una cultura non condividono in maniera uniforme e omogenea il medesimo sistema di credenze Ogni individuo è rappresentante di diverse sottoculture

  28. SPECIFICITÀ CULTURALI NEI PROCESSI DI CONOSCENZA È proficuo fare riferimento a un approccio legato al contesto per capire il modo in cui avviene l’acquisizione delle conoscenze Gli ambienti culturali diversi conducono a competenze mentali specifiche, in modo da gestire efficacemente i compiti richiesti dall’ambiente L’analisi ecologicaverifica sia leesigenze ecologiche, poste dall’ambiente, sia lepratiche culturalinecessarie per acquisire tali competenze specifiche

  29. Gli stili cognitivi Le culture favoriscono l’elaborazione di un dato stile cognitivo, inteso come modalità prevalente per affrontare e gestire i problemi Fra gli stili cognitivi, ritroviamo quello della campo dipendenza - campo indipendenza

  30. Il modello ecoculturale di Berry sostiene che siano campo indipendenti: • le popolazioni nomadi di cacciatori e raccoglitori • le popolazioni con un’organizzazione sociale aperta • le società caratterizzate da deboli legami sociali e da un atteggiamento assertivo di autoaffermazione • le società in cui i bambini vengono educati all’accondiscendenza e all’adesione acritica dell’autorità • le persone con un’elevata educazione occidentale e con un alto stipendio • gli uomini (idiocentrici)

  31. Siano campo dipendenti: • le popolazioni sedentarie di agricoltori • le popolazioni con un’organizzazione sociale chiusa • le società caratterizzate da stretti legami sociali e dalla tendenza a compiacere gli altri • le società in cui i bambini vengono educati all’affermazione di sé e all’autonomia • le persone con una modesta educazione occidentale e con uno stipendio basso • le donne (allocentriche)

  32. L’attività di categorizzazione La categorizzazione è un processo mentale che permette agli individui di segmentare, raggruppare, ordinare e classificare gli oggetti e gli eventi dell’ambiente L’insieme delle categorie mentali consente di elaborare una griglia di lettura al flusso continuo della realtà, mediante un sistema esaustivo di classi discrete, garantendo un risparmio di risorse cognitive e l’organizzazione del mondo secondo una particolare tassonomia

  33. Le categorie naturali Secondo Rosch e al., la struttura dell’ambiente determinerebbe la configurazione delle categorie, distribuite in costellazioni unitarie ricorrenti di indizi • Partendo dagli indizi, l’individuo costruisce una tassonomia di categorie naturali, ordinate su tre livelli: • il livello sovraordinato • il livello di base • il livello subordinato

  34. Tale sistema categoriale: • fornisce il massimo delle informazioni col minimo sforzo cognitivo • si fonda su competenze percettive e cognitive che sono universali, insensibili all’influenza della cultura Si è osservato che esiste una stretta covariazione fra i processi di classificazione e il livello di competenza cognitiva di certi gruppi umani su specifici domini di realtà, sulla base della propria esperienza e interessi

  35. Secondo il modello del consenso culturale, una comunità di pratiche, condivisa dai partecipanti, è associata a un dominio specifico semantico, che fornisce una griglia per classificare e comprendere un certo ambito della realtà e genera un sistema di simboli corrispondenti

  36. Coloro che mostrano un maggiore “consenso culturale” • Mostrano una competenza culturale più elevata • Risultano più attendibili e coerenti • Hanno tempi di reazione più brevi • Ottengono migliori risultati a scuola e sono più istruiti

  37. Il caso delle categorie dei colori Posizione universalista: le categorie dei colori sono universali, indipendentemente dai termini usati e rispecchiano le competenze percettive degli individui • A sostegno di tale posizione troviamo: • il modello dei termini universali dell’evoluzione di Berlin e Kay (undici categorie focali) convalidato dall’indagine sui colori Word Color Survey

  38. Posizione relativista: le categorie di colori sono influenzate dalla cultura di riferimento. Tale posizione oggi ritrova sostegno nell’utilizzo di categorie linguistiche che indicano colori ma designano anche altre proprietà e stati del mondo (ad es. gli hanunòo; i berinmo; i yelì dnye) L’ipotesi dell’emergenza (Levinson) sostiene che ogni cultura non contiene una gamma di categorie cromatiche pure, ma solo simili, che si riferiscono ad aspetti che esulano dal mondo del colore e che concernono l’opposizione chiaro-scuro

  39. Le categorie radiali A volte tra le categorie si individuano somiglianze parziali e locali : la somiglianza di famiglia (Wittgenstein) come avviene, ad esempio, per il concetto di gioco Le categorie radiali sono caratterizzate da un caso centrale e variazioni locali e culturalmente specifiche che non possono essere previste da regole astratte e universali (ad es., le categorie dei dyrbal – Lakoff)

  40. Categorie alimentari e cultura Si può riscontrare una differenziazione categoriale in ambito alimentare tra le diverse culture: Cultura occidentale: piante acquatiche Ad es. le alghe Cultura orientale: alimento Culture nordiche (lattofile): alimentoprelibato Ad es. il latte Culture orientali e africane (lattofobe): secrezione repellente di una ghiandola

  41. Teoria dell’ottimizzazione del foraggiamento: gli esseri umani scelgono i cibi più convenienti nel rapporto costi/benefici e quelli più facili da ottenere rispetto al territorio praticato • Ciò permette di comprendere: • la dieta insettivora presso i popoli asiatici • il consumo di tutte le parti dell’animale ad Hong Kong • il divieto di mangiare il maiale per gli ebrei e mussulmani

  42. Categorie funzionali e processi induttivi Le categorie funzionali sono quelle basate su uno scopo. Sono categorie non tassonomiche, coerenti al loro interno, in quanto i loro membri realizzano il medesimo scopo • sono suscettibili alle influenze culturali: gli scopi differiscono da cultura a cultura. Ad esempio, si verificano categorizzazioni di oggetti e/o eventi diverse: • i cinesi sono più inclini agli aspetti relazionali e contestuali • gli americani procedono in base a criteri astratti e universali

  43. Induzione basata sulle categorie Le categorie possono essere usate per fare inferenze (induzione basata sulle categorie) La forza d’inferenza dipende da due fattori: • la somiglianza: tra la categoria della premessa e della conclusione • la copertura: della categoria della premessa sulla categoria inclusiva della conclusione

  44. Sulla base del modello della somiglianza e della copertura sono state elaborate tre ipotesi, secondo cui l’argomento induttivo è più forte se si verificano le seguenti condizioni: • somiglianza: più la premessa è simile alla conclusione • prototipicità: più è prototipica la premessa • diversità: più sono diverse le premesse

  45. FORME CULTURALI DELL’ATTIVITÀ D’INFERENZA La cultura è una struttura di conoscenza che supporta e guida i processi d’inferenza I soggetti impiegano una serie di modelli mentali, intesi come rappresentazioni mentali di situazioni reali, ipotetiche o immaginarie, per fare previsioni e dare spiegazioni

  46. Il ragionamento induttivo L’induzione è la capacità di compiere generalizzazioni valide e utili a partire da un numero limitato di informazioni

  47. Il giudizio di covariazione La capacità di dirigere contemporaneamente le risorse attentive e cognitive a diversi elementi del contesto è alla base dei giudizi di covariazione, ossia dei giudizi che i soggetti compiono in riferimento alla loro valutazione delle relazioni fra gli stimoli che si associano e variano congiuntamente nel contesto Culture orientali: hanno uno sguardo globale della situazione e mostrano un maggior grado di covariazione dei giudizi Differenze culturali Culture occidentali: focalizzano l’attenzione sui singoli elementi e i giudizi sono influenzati “dall’effetto priorità”

  48. Soggetti americani: si mostrano meravigliati se non si avvera quanto previsto da loro Nella distorsione del senno di poi Soggetti cinesi: danno attenzione al campo, non si stupiscono se i risultati sono diversi da quelli previsti

  49. L’attribuzione causale è la tendenza generale a “spiegare” un comportamento come causato da qualcosa I soggetti sono propensi a inferire in modo spontaneo tratti di personalità a partire dalle azioni osservate e a ritenerli stabili nel tempo (inferenza spontanea dei tratti)

  50. Si parla di errorefondamentale di attribuzione inteso come la disposizione a sottostimare l’importanza dei fattori situazionali e a sovrastimare i tratti interni, stabili e coerenti degli individui (Ross) Nelle culture occidentali prevalgono le attribuzioni di tipo interno e stabile Nelle culture orientali prevalgono attribuzioni legate al contesto DISPOSIZIONALISMO Strategia di analisi centrata sulla persona SITUAZIONALISMO Strategia di analisi centrata sul contesto

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