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Protocolli operativi ed evidence based medicine

. TRE CRITERI :PLAUSIBLE PATHOGENESIS Sicura conoscenza del processo patologico che deve suggerire il razionale per l'utilizzo dell'aferesiBETTER BLOOD Chiara evidenza che l'anomalia che rende plausibile l'aferesi significativamente corretta da questa terapia.PERKIER PATIENTS Forte evidenza che

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Protocolli operativi ed evidence based medicine

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Presentation Transcript


    1. Protocolli operativi ed evidence based medicine Gianpaolo Russi U.O.C di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale Az. Ospedaliera – Arcispedale S. Maria Nuova – Reggio Emilia

    5. Decisioni cliniche basate sull’evidenza Scindere il problema clinico in più quesiti basati su: caratteristiche e problemi del paziente, interventi principali o alternativi, outcome clinici e obiettivi. Rispondere utilizzando l’ “EVIDENZA INTERNA” (conoscenze acquisite attraverso lo sviluppo professionale e l’esperienza clinica) Ricerca in letteratura delle “EVIDENZE ESTERNE” (Evidenze scientifiche) Valutazione critica delle evidenze esterne attraverso 3 requisiti: Sono risultati validi? Sono risultati clinicamente rilevanti? Sono risultati applicabili al paziente? INTEGRAZIONE DELLE EVIDENZE INTERNE ED ESTERNE Valutazione del processo decisionale utilizzando indicatori d’esito

    6. La nuova piramide dell’EBM

    9. Evidenze sull’Aferesi Terapeutica EMBASE 1981 – Aprile 2005

    10. Revisioni sistematiche e protocolli sull’Aferesi Terapeutica The Cochrane Database of Systematic Reviews

    12. Quali evidenze scientifiche produrre? STUDI CLINICI RANDOMIZZATI e CONTROLLATI (RCTs) Disegni sperimentali ottimali per rispondere a quesiti di TERAPIA Criteri qualitativi sia per produrre che per valutare i RCTs REVISIONI SISTEMATICHE Raccolgono tutti i studi clinici su un determinato argomento in modo “sistematico” secondo un protocollo predefinito Una tecnica clinico-statistica definita METANALISI (termine utilizzato talvolta impropriamente come sinonimo di RS) consente di assemblare, in un unico risultato cumulativo, i risultati di più studi clinici su di un medesimo trattamento. OUTCOME RESEARCH

    13. LINEE-GUIDA in EBM Raccomandazioni fornite sulla base di evidenze scientifiche Devono avere metodologicamente una doppia componente: Livelli di evidenza (I,II,III, ……..) componente scientifica graduata in base alla potenza dell’evidenza scientifica dalla quale derivano i Gradi di raccomandazione (A, B, C, …….) componente soggettiva del gruppo che produce la LG

    14. Indicazioni all’Aferesi Terapeutica (ASFA-AABB) Journal of Clinical Apheresis vol 15 n°1-2, 2000 CATEGORIA I: Terapia di prima scelta RCTs oppure ampia e non controversa serie di studi pubblicati. CATEGORIA II: Terapia di supporto. Talora RCT, spesso studi osservazionali o piccole serie di pazienti. CATEGORIA III: Si utilizza solo quando le terapie tradizionali non producono adeguata risposta o in corso di un protocollo di ricerca. Dati insufficienti per stabilire l’efficacia o per documentare un adeguato rapporto tra rischio e beneficio. CATEGORIA IV: Non va utilizzata, a meno che non rientri nell’ambito di un protocollo di ricerca. Gli studi controllati non hanno documentato l’efficacia.

    16. QUALITÀ DELLE EVIDENZE Classe I: Uno o più RCTs ben disegnati Classe II: Uno o più studi caso-controllo, studi di coorte, ben disegnati Classe III: Opinioni di esperti, controlli storici non randomizzati, case reports FORZA DELLE RACCOMANDAZIONI Tipo A: fortemente positiva, evidenze di classe I, o, schiaccianti evidenze di classe II Tipo B: positiva, evidenze di classe II Tipo C: positiva, forte consenso di evidenze di classe III Tipo D: negativa, evidenze di classe II contrastanti o non conclusive Tipo E: negativa, inefficienza o mancanza di efficacia in evidenze di classe II o classe I

    17. American Academy of Neurology Therapeutics and Technology Assessment Subcommitte Neurology January (2 of 2) 169-178 (2002) Livelli di evidenza Classe I: RCTs di alta qualità Classe II: Studi prospettici di coorte con confronto tra gruppi o RCTs di bassa qualità Classe III: Tutti gli altri studi controllati Classe IV: Studi non controllati, case report, o opinioni di esperti Gradi di raccomandazione A: Terapia accertata come efficace, inefficace, o dannosa 1 convincente studio di Classe I o almeno 2 convincenti e consistenti studi di Classe II B: Terapia probabilmente efficace, inefficace, o dannosa 1 convincente studio di Classe II o almeno 3 consistenti studi di Classe III C: Terapia possibilmente efficace, inefficace, o dannosa 2 convincenti e consistenti studi di Classe III U: Dati inadeguati o conflittuali. La terapia non è validabile viste le attuali conoscenze

    20. PENSIERO Al centro dell'impegno politico e delle prime ricerche di Edgar Morin c'è una lucida e vivace analisi della cultura di massa quale complesso di miti, simboli e immagini della vita reale e della vita immaginaria, in cui l'uomo quotidianamente si attua e si riconosce. Successivamente Morin ha intrapreso una vasta indagine del rapporto natura-cultura in base al concetto di "complessità". La cultura costituisce un sistema generatore di alta complessità in cui, a partire da un certo stadio dell'evoluzione, la complessità del cervello e la complessità culturale si implicano a un punto tale che il ruolo della cultura risulta indispensabile per la stessa evoluzione biologica. Il cervello è per Morin il più interno e il più esterno di tutti gli organi: la mente è nel mondo che è nella mente, quindi l'organizzazione del tutto si trova all'interno di una parte che è in questo tutto. Il sistema non possiede perciò una unità sostanziale, ma è un'unità paradossale, che si compone di elementi forniti al tempo stesso di una identità specifica o attuale e di una identità totale o virtuale in antagonismo tra loro: l'unità complessa del sistema crea e reprime a un tempo questo antagonismo. L'organizzazione nasce dalla differenza tra le parti, complementari, specializzate e in conflitto reciproco PENSIEROAl centro dell'impegno politico e delle prime ricerche di Edgar Morin c'è una lucida e vivace analisi della cultura di massa quale complesso di miti, simboli e immagini della vita reale e della vita immaginaria, in cui l'uomo quotidianamente si attua e si riconosce. Successivamente Morin ha intrapreso una vasta indagine del rapporto natura-cultura in base al concetto di "complessità". La cultura costituisce un sistema generatore di alta complessità in cui, a partire da un certo stadio dell'evoluzione, la complessità del cervello e la complessità culturale si implicano a un punto tale che il ruolo della cultura risulta indispensabile per la stessa evoluzione biologica. Il cervello è per Morin il più interno e il più esterno di tutti gli organi: la mente è nel mondo che è nella mente, quindi l'organizzazione del tutto si trova all'interno di una parte che è in questo tutto. Il sistema non possiede perciò una unità sostanziale, ma è un'unità paradossale, che si compone di elementi forniti al tempo stesso di una identità specifica o attuale e di una identità totale o virtuale in antagonismo tra loro: l'unità complessa del sistema crea e reprime a un tempo questo antagonismo. L'organizzazione nasce dalla differenza tra le parti, complementari, specializzate e in conflitto reciproco

    21. Come affrontare la complessità? La nostra società scientifica per la competenza distintiva che la caratterizza in campo aferetico può: individuare la molteplicità delle componenti alla base dell’aferesi terapeutica, analizzarle utilizzando modelli interpretativi e strumenti di indagine , ricomporle in una sintesi efficace, scientificamente solida e trasmissibile

    23. Quali proposte?

    24. Lo scopo è fornire ai colleghi strumenti e modelli interpretativi in modo che “possano porre e trattare problemi e principi, collegare i saperi e dare loro un senso”. (E. Morin)

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