1 / 22

GLI ERRORI DEI COPISTI

GLI ERRORI DEI COPISTI. L’amanuense del ms. Laurenziano Redi 129, Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze

mimi
Download Presentation

GLI ERRORI DEI COPISTI

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. GLI ERRORI DEI COPISTI L’amanuense del ms. Laurenziano Redi 129, Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze Errori e varianti da lui introdotte nel corso del processo di copia della Mandragola di Niccolò Machiavelli, riscontrati al confronto con il testo della prima edizione a stampa della commedia, la cosiddetta “Edizione del Centauro”. P. Stoppelli, Filologia della letteratura italiana, giovedì 20 ottobre 2011

  2. Il ms. Laurenziano Redi 129 • Il Laurenziano Redi 129 (= R) è un manoscritto fiorentino compilato nello scorcio del secondo decennio del xvi secolo. Il testo della Mandragola occupa le carte dalla 110r alla 131r. La prima riga è occupata dal monogramma yħs (Yesus), seguito dalla data 1519; quindi l’intestazione: Commedia facta per niccolo machiavegli. Alla fine del testo la parola Finis. La scrittura, non calligrafica, è sufficientemente ordinata, ma non mancano cancellature e aggiunte interlineari. Tutti coloro che hanno studiato il testo della commedia nel Rediano hanno notato un certo scrupolo dell’amanuense («fiorentino di mezza cultura» lo ha definito Pasquini, «uomo colto» è invece per De Robertis) nel rispettare l’esemplare di copia. Così egli dopo aver scritto per errore debbano invece di debbono, dando luogo a una forma popolare fiorentina, si premura di correggere soprascrivendo o ad a; quando invece le sue abitudini lo portano a scrivere vorremo, si ferma dopo m e vi ricalca sopra n prima di concludere la parola con o e dar luogo alla forma vorreno. Altrove sbarra dopo averle scritte parole come castello, tiene, uno, quello,per riscriverle in forma tronca: castel, tien, un, quel. Questo scrupolo nel riprodurre con fedeltà l’antecedente ha fatto ritenere che le lezioni palesemente scorrette, i salti e le altre mende che pure il manoscritto presenta dovessero essere ascritte, piuttosto che a esso, ai passaggi di copia che l’avevano preceduto. Senonché l’accuratezza e la precisione pertengono più alle intenzioni che non alle capacità reali del copista. La copia del Rediano non è affatto impeccabile. Si contano almeno nove luoghi in cui chi scrive, forse perché nel copiare memorizza una pericope troppo lunga, legge una parola e ne mette sulla carta un’altra: si accorge dell’errore, traccia un frego su quanto ha scritto e riscrive o di seguito o nell’interlinea la parola corretta. Il quiproquò può essere determinato da affinità di corpo e di suono: vecchissimi per richissimi (I 27), vivere per vincere (IV 1); da sinonimia o analogia: non mi ricordi invece di non mi risenta (III 28), fiorini per ducati (III 87), sto io per sono io (IV 1: sto si leggeva due parole più avanti), restette per restò (IV 24); da un’interferenza logica: una sola parente invece di una sua parente (I 15); metterlo ad letto per metterlo ad lato; da semplice assonanza: di qui sempre invece di qui depende; da semplificazione sintattica o di costrutto: e’ mi consigliano per e’ mi consigliassino, l’ànno facta invece di l’habbino facta. In altri due casi comincia a riscrivere un tratto di testo che aveva già trascritto: parte alli studi parte a’ piaceri et parte alli studi, il secondo alli studi poi corretto in alle faccende (I 11); insulla sala doue era in sulla sala (V 16), con il secondo insulla sala poi sbarrato. Per non dire di altre incertezze, come quella di pericolo scritto due volte e due volte sbarrato (II 52), prima che fosse scritta definitivamente proprio la stessa parola. Ci sono parole saltate in prima stesura e poi aggiunte nell’interlinea. Insomma il copista del Rediano si lascia cogliere troppe volte distratto. A opera di Tiziano Zanato (L. de' Medici, Canzoniere, a cura di T. Zanato, I, Firenze, Olschki, 1991, pp. 33-35); poi di D[omenico] D[e] R[obertis] nel catalogo All'ombra del Lauro. Documenti librari della cultura in età laurenziana, a cura di A. Lenzuni, Milano, Silvana Editoriale, 1992, pp. 26-27. Emilio Pasquini (Una "bucolica" anonima del primo Cinquecento e il manoscritto della Mandragola, «Giornale storico della letteratura italiana», cxliv, 1967, pp. 170-233) ne ha pubblicato la tavola completa (pp. 224-31). [Continua]

  3. Riporto la descrizione del manoscritto fatta da Domenico De Robertis nel catalogo All'ombra del Lauro. Documenti librari della cultura in età laurenziana, a cura di A. Lenzuni, Milano, Silvana Editoriale, 1992, pp. 26-27.: • «Cart., entro il primo ventennio del sec. XVI (la trascrizione dell'ultimo testo è sormontata dalla data 1519), 290 x 213, di cc. III, 132, III, ma la numerazione antica superstite 3-142 e la fascicolazione, nonché lembi di carte ritagliate, denunciano la perdita (ma in genere senza danno del testo) di 2 cc. all'inizio, probabilmente bianche, e la 1a mai numerata (cfr. L. d. M., Canzoniere, 33-34 - il 1° fascicolo, doppio quaderno come gli altri 8, termina così con la c. 15 ant., corrispondente alla 1a n. n., come la 14 ant. alla 1 perduta, la 13 alla 2 ant. superstite, ora 1, sul cui verso, di mano di Francesco Redi, sono scritti il titolo, Opere del Magnifico Lorenzo / De Medici, e la nota di possesso, «Della Libreria di Francesco Redi»), 1 (51 ant.) quarta del 4° fasc., 5 (107-111 ant.) alla fine del 7° fasc. (e questa volta si perde almeno il seguito del serventese di Giovan Damiani Becci, iniziato a c. 106 ant. v.), 1 (112 ant.) all'inizio del fasc. seg., 1 (126 ant.) penult. del medesimo, 2 (140 e 143 ant.) quartult. e ult. del 9° e ultimo fascicolo. La c. 88 lacerata per il lungo. Scritto da una sola mano, d'uomo colto, in più tempi, tranne un sonetto a c. 105 v, di mano coeva e probabilmente in risposta al sonetto precedente. A c. 1 r, prove di scrittura e nota di possesso di Domenico Torsi. Contiene buona parte delle rime di Lorenzo divise e numerate partitamente in sonetti (da i a cil, a cominciare dai 41 del Comento), sestine (i-v), canzoni (i-viiii, inclusa la ballata pluristrofica Parton leggeri e pronti)capitoli e inni in terzine, ecloghe (Corinto, Apollo e Pan, Diva nell'inquieto mar creata), altre due ballate, laudi, canzoni a ballo (i-xxx), le Sette allegrezze, Stanze II,canti carnasciale­schi (cc. 2 r-87 v), il Simposio (cc. 89 v-103 v). Seguono rime di Giuliano de' Medici, Giovan Damiani de' Becci (serv. mutilo), i sonetti di Luigi Pulci In principio era il buio e Costor che fan sì gran disputazione di parodia religiosa (dopo il primo un'altra mano inserì il son. El buio al mio parere è bon compagno), le ottave anonime Che bella vita (cc. 104 r-105 v, 107 v-109 r); infine La Mandragola di Machiavelli semplicemente intitolata Commedia (cc. 110 r-131 r), di cui il presente è l'unico manoscritto noto. Le cc. 87 vb, 88 r-89 r, 106 r-107 r, 109 v, 131 v-132 v, rimaste bianche, furono farcite di ricette, spesso con vistose cancellature, e altri scritti curativi.»

  4. L’edizione del Centauro • Stampa adespota senza indicazione di data, di luogo e di tipografo che raffigura nella xilografia del frontespizio un centauro che suona una lira da braccio (= C). L’edizione, ritenuta tradizionalmente la princeps della commedia, si presenta come un prodotto di bassa qualità: carta scadente, assenza di titoli correnti, caratteri logori di disegno simile a quello dei tipi in uso alla fine del XV secolo. Dunque un libro di fattura dozzinale, che per caratteristiche materiali è più prossimo alle fattezze di un incunabolo che non agli standard tipografici degli anni intorno al 1520. Questi i dati dell’edizione:   8° in quarti. Registro: A-K4 [$ 2 segnati]. Tipo romano. • A1r] Xilografia di mm 115 x 80. Entro una cornice a fregi l'immagine di un centauro con arco a tracolla che suona la lira. Nella parte bassa il titolo: Comedia di Callima | co: & di Lucretia. Mancano i titoli correnti. Gamba dichiara che la carta è marcata con la figura di un giglio; Ridolfi 1968, p. 29, nota invece «una testa di donna racchiusa in un circolo». Negli esemplari da me direttamente visionati (nn. 1, 2, 3 e 5 dell'elenco che segue) non sono riuscito a intravedere alcuna filigrana. Esemplari conosciuti: • 1. Milano, Biblioteca Trivulziana, M 249 (mm 135x90). • 2. Parma, Biblioteca Palatina, GG.III.117.3 (mm 143x100). • 3. Parma, Biblioteca Palatina, Pal. 11389 (mm 140x100). • 4. Den Haag, Koninklijke Bibliotheek, 229 J 21 (mm 135x95). • 5. New Haven (CO), Beinecke Library, Hd 7 861 R (mm 141x100).

  5. 1. Prologo v. 75 - Errore di banalizzazione che rende il verso ipometro. C: istima

  6. 2. Atto I , 7- Salto per quasi-omeoteleuto. C: sendo miopadre e mia madre morti.

  7. 3. Atto I , 11- Cattiva lettura. C: quietissimamente. La messa a testo della lezione di C è richiesta sia dalla maggiore pertinenza col contesto (ma è di opinione opposta Inglese 1997, p.113: «giustissimamente, di R, è coerente col seguito: giovando a ciaschunoecc.»), sia dall’uso di Machiavelli. Infatti, delle 19 occorrenze di “quietamente” riscontrate negli scritti machiavelliani ben 7 sono riferite a “vivere”, contro nessuna di “giustamente + vivere”; peraltro “giustamente” occorre 4 volte e solo nelle Istorie fiorentine. La lezione di Rpotrebbe avere avuto origine, come altre volte in casi come questo, da travisamento del copista.

  8. 4. Atto I , 23- Dittologia. C: alcuna.

  9. 5. Atto I , 27- Salto. C: el più semplice e ‘l più sciocco.

  10. 6. Atto I , 27- Due errori di lettura corretti.

  11. 7. Atto I , 57- Errore polare (?). C: fortuna.

  12. 8. Atto I , 69 - Salto . C: più certo piu corto.

  13. 9. Atto II , 5- Errore di lettura. C: lingua.

  14. 10. Atto II , 25- Forse cattivo scioglimento di abbreviazioni. C: torniamo ad rem nostram. All’origine della sostanziale divergenza doveva esserci una lezione compendiata, sciolta male e adattata alla meno peggio in R. La lezione di C è infatti indiscutibilmente superiore per pertinenza (Nicia ha già accennato il suo problema a Callimaco, quindi si tratta di tornare all’argomento, non di cominciare a parlarne), qualità (a dire è lettura evidentemente banalizzata di ad rem)e rispondenza all’uso di Machiavelli. Nei Discorsi: «Ma tornando al ragionamento nostro» (II proe., 18); «Ma tornando al discorso nostro» (III 22, 15); nell’Arte della guerra: «tornando alla materia principale nostra» (II 318); «Ma torniamo al ragionamento nostro» (IV 48 e VII 77); «torniamo alla materia nostra» (V 135); ecc. Nella Mandragola, Prologo 79: «Torniamo al caso nostro». Ma è soprattutto probante il seguente luogo: «Sì che, per tornare ad rem nostram, quando...» (LC, p. 547).

  15. 11. Atto II , 28- Cattiva lettura. C: potrebbe.

  16. 12. Atto II , 86 - Cattiva lettura forse per attrazione di un termine successivo. C: cercando.

  17. 13. Atto II , 108 - Cattiva lettura. C: morto. Cattiva lettura del ms. «Io son morto!» traduce i vari interii, perii, occidi delle commedie plautine e terenziane, esclamazioni stereotipe del personaggio di commedia quando si vede perduto. Machiavelli aveva impiegato la stessa espressione quattro volte nella traduzione dell’Andria e la impiegherà due nella Clizia.

  18. 14. Atto III , 2 - Cattiva lettura. C: dentro mille.

  19. 15. Atto III , 14 - Cattiva interpretazione di un precedente forse poco chiaro. C: trincati. R ricostruisce tanto cattivi a partire da gruppi di lettere di trincati. In Machiavelli: «E' bisogna andar lesto con costui, perché egli è trincato come il trentamila diavoli» (Lettere, p. 1206b). trincati “scaltri, smaliziati”

  20. 16. Atto III , 94 - Salto di parole (incerto). C: e disegni .

  21. 17. Atto V , 1 - Errore di ripetizione. C: sabato. Le lodi alla Madonna sono una pratica liturgica del sabato. Il ms. ripete ogni sera, che cade esattamente sopra nella riga precedente.

More Related