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Corso di Psicologia Generale /10

Corso di Psicologia Generale /10. I modelli mentali Il ragionamento Soluzione di problemi e creatività. I modelli mentali Pseudodiagnosticità e focalizzazione. Johnson-Laird (1983) , Teoria dei modelli mentali (TMM) 

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  1. Corso di Psicologia Generale /10 I modelli mentali Il ragionamento Soluzione di problemi e creatività

  2. I modelli mentali Pseudodiagnosticità e focalizzazione • Johnson-Laird (1983),Teoria dei modelli mentali (TMM)  • ci accontentiamo, inconsapevolmente, di modelli semplificati della realtà che guidano il nostro modo di pensare e di agire. • Pseudodiagnosticità • si trascurano le informazioni utili per una diagnosi. • Focalizzazione • tendenza a fissarsi su alcune rappresentazionidi un problema e non su altre.

  3. I modelli mentali Teoria dei modelli mentali • I modelli mentali  • sono rappresentazioni di situazioni reali, ipotetiche o immaginarie e possono rappresentare anche nozioni astratte, come la negazione e il possesso, che sono impossibili da visualizzare. • Craik (1943)  • La mente costruisce «modelli su piccola scala» della realtà. Tali modelli vengono utilizzati per prevedere eventi, fare ragionamenti e fondare spiegazioni. • Gli scienziati cognitivi • La mente costruisce modelli mentali a partire dalla percezione, dalla comprensione del linguaggio, dall’immaginazione e dalle conoscenze depositate in memoria. • Shepard • quando ci viene presentata la figura di un oggetto tridimensionale, siamo capaci di ruotare l’oggetto mentalmente facendogli assumere un differente orientamento. • Si evince da ciò che le persone ruotano non un’immagine bidimensionale della figura, ma un modello sottostante l’oggetto tridimensionale.

  4. I modelli mentali Teoria dei modelli mentali: esempio • Un asterisco è alla destra di un cerchio. • La situazione descritta dall’asserzione può essere rappresentata da un modello mentale: • La sua struttura è isomorfa alla relazione spaziale tra i due oggetti. • Il modello rappresenta quanto vi è di comune a ogni situazione in cui un asterisco sta alla destra di un cerchio, ma non dice nulla delle loro dimensioni, del colore, della distanza che li separa, e così via. Solo se sono rilevanti, informazioni di questo genere possono venire incorporate nel modello. O *

  5. I modelli mentali Teoria dei modelli mentali: scopo • Così come le teorie dei processi percettivi devono riuscire a spiegare non solo la visione del mondo circostante ma anche le illusioni percettive la TMMdeve render conto non solo del nostro modo abituale di ragionare ma anche di come mai noi siamo programmati per commettere fallacie sistematiche in certi tipi di inferenze. • Questo è il banco di prova delle teorie sui processi cognitivi, perché le illusioni e le fallacie costituiscono spesso i fenomeni critici che ci permettono di discriminare tra approcci teorici alternativi.

  6. I modelli mentali Il ragionamento e la logica • Il ragionamento • È una componente essenziale del pensiero umano • Logica  • È uno strumento per ragionare in modo corretto (inferenze della logica formale) • Una persona che non abbia appreso la logica è quindi incapace di ragionare in modo corretto? • No! Però compie degli errori rivelatori dei processi sottostanti il pensiero umano.

  7. I modelli mentali L’inferenza sillogistica • Sillogismo = ragionamento che permette di trarre una conclusione da due premesse • L’inferenza sillogistica • Modus ponens • Premessa 1: se nella mano c’è un Re, allora c’è un Asso. • Premessa 2: nella mano c’è un Re • Conclusione: nella mano c’è un Asso • Modus tollens • Premessa 1: se nella mano c’è un Re allora c’è un Asso • Premessa 2: nella mano non c’è un Asso • Conclusione: nella mano non c’è un Re • Da che cosa dipende la diversa scorrevolezza delle due inferenze?

  8. I modelli mentali Teoria delle regole formali • Teoria delle regole formali  • la mente è munita di un insieme di regole di inferenzache viene tacitamente e inconsapevolmente usato per eseguire inferenze. • L’assenza della struttura inferenziale modus tollensspiegherebbe come mai questa inferenza venga fatta in modo meno naturale: • Se A allora B, non-B, quindi non-A. • Questa teoria suppone una sorta quindi di logica naturale, e che si debba imparare soltanto ciò che non fa parte di questa dotazione.

  9. I modelli mentali Teoria dei modelli mentali • La TMM parte da una nozione di rappresentazione mentale fondata sui modelli e da un assunto di base radicalmente diverso. • Le persone a digiuno di logica non hanno una mente già equipaggiata con regole formali di inferenza. Esse si affidano alla loro capacità di comprendere le premesse di un ragionamento. • Secondo la TMMnoi non pensiamo a partire da eventi presenti nel mondo esterno o nella nostra mente ma da descrizioni di eventi sotto forma di rappresentazioni mentali. • Queste ultime sono influenzate sia dal modo di descrivere gli eventi sia dai vincoli di funzionamento della mente umana.

  10. I modelli mentali Il principio di verità • Poiché negli esseri umani la memoria di lavoro ha una capacità limitata, la teoria dei modelli poggia sul seguente e fondamentale principio di verità: • Gli individui tendono a minimizzare il carico della memoria di lavoro costruendo modelli mentali che rappresentano ciò che è vero, ma non ciò che è falso. • Per eseguire un’inferenza del tipo modus tollens, dobbiamo rappresentarci la falsità. • Nella mano c’è un re oppure nella mano non c’è un asso. I modelli mentali sono due: • re • –asso • Il primo modello rappresenta il fatto che c’è un re, ma non rappresenta esplicitamente il fatto che è falso che in questo caso non c’è un asso. Analogamente, il secondo modello non rappresenta esplicitamente il fatto che è falso che, in questo caso, ci sia un re.

  11. I modelli mentali Negazione e falsità • La falsità (a cui si riferisce il principio di verità) non va confusa con la negazione: • La falsità è una nozione semantica, nel senso che ha a che fare con le descrizioni del mondo; • La negazione è una nozione sintattica: un’asserzione negativa può essere vera o falsa. • Illusioni cognitive: casi in cui la falsità gioca un ruolo cruciale.

  12. Il ragionamento Incoerenza e illusione cognitiva • Irrazionalità = accettazione di due credenze o informazioni che sono incoerenti, nel senso che se è vera l’una, non può essere vera l’altra e viceversa. • Esempio Volo 007 della Korean Airlines • se siamo sulla rotta giusta, allora sotto c'è il mare • sotto di noi vedo terra • siamo sulla rotta giusta • Incoerenza dei tre assuntidisastro aereo • Per ottenere la coerenza tra le informazioni, dobbiamo decidere quale dei due piloti ha detto una cosa falsa • Le illusioni cognitive  • Dipendono dalla mancata rappresentazione di ciò che è falso. • Le persone si fanno rappresentazioni incomplete in cui sono assenti le informazioni implicite mentre si focalizzano su quelle esplicite.

  13. Il pensieroRagionamento probabilistico e focalizzazione nella presa di decisione • Teoria della probabilità ingenua(ragionamenti fatti dalle persone comuni in condizioni di incertezza): • la nostra mente si costruisce uno o più modelli mentali che catturano la struttura dello scenario del problema • i modelli mentali rappresentano solo ciò che è vero e non ciò che è falso • in assenza di informazioni contrarie, ogni modello è equiprobabile • la probabilità di un evento dipende dal numero di modelli in cui l'evento è presente

  14. Il ragionamento Riduzione della focalizzazione • La riduzione dei meccanismi di focalizzazione nella decisione è possibile  • Cercando di attivare la costruzione di rappresentazioni più ricche incoraggiando la ricerca di informazioni su azioni alternative. Esempio decidere se andare o no a vedere un film. • Le persone che partecipano alla prova possono richiedere qualunque informazione possa servire loro per prendere la decisione. Lo sperimentatore risponde loro a seconda delle domande che gli vengono fatte: può dare informazioni relative a quello che c’è al cinema, oppure a quello che si può fare se non si va al cinema. • Di fronte al problema se eseguire o no una certa azione, le persone tendono a costruire un modello dell’azione e un modello alternativo nel quale l’azione non ha luogo: • [C] = andare al cinema • … = non andare al cinema • Nella condizione di controllo la decisione viene invece presentata entro un particolare contesto: visitare per la prima volta Roma. • Risultato: vi è una differenza significativa tra le due condizioni. Nessuno dei soggetti della condizione iniziale pone domande sulle alternative all’azione focalizzata (cinema), mentre l’88% dei soggetti della condizione di controllo pongono almeno una domanda sulle alternative a tale azione.

  15. Il ragionamento Il metaragionamento • Il metaragionamento • È il ragionamento che ha per oggetto il ragionamento altrui. • È utilizzato per risolvere quei problemi la cui soluzione richiede che ci facciamo modelli di modelli inferendo ciò che una persona può dedurre circa le deduzioni di una altra persona. • I problemi basati sul metaragionamento sono difficili da risolvere perché: • i vari passaggi gravano sulla memoria di lavoro • un ragionatore deve rappresentarsi i modelli mentali dei differenti individui coinvolti.

  16. Il ragionamento Sintesi della TMM • Sintesi della TMM  • si costruiscono modelli mentali di ciò che è vero e non di ciò che è falso • è più facile ragionare in termini di un solo modello che non nei termini di più modelli • si tende a focalizzarsi su uno solo dei possibili modelli quando si risolvono problemi con più modelli (focalizzazione) Attenzione  • costruire modelli di ciò che è vero è un modo abitualmente ragionevole di far fronte a una capacità di elaborazione limitata, ma apre la porta alle illusioni. • Le persone non sono irrazionali, fanno solo fatica a rappresentarsi le eventualità false. • Siamo così a riusciti ad analizzare i meccanismi cognitivi alla base di una questione già sollevata, a partire dagli anni trenta, dagli studiosi appartenenti alla scuola della Gestalt. Si tratta della constatazione che molte soluzioni di problemi non avvengono per proveederrori, per apprendimenti graduali, ma improvvisamente (insight), quando il problema viene considerato da un nuovo punto di vista (ristrutturato).

  17. Il ragionamento La soluzione dei problemi: gli algoritmi • Molto spesso i problemi sono troppo complessi per venire risolti da una singola mente umana. In questi casi noi siamo soliti ricorrere a 2 strategie: • suddividere il problema in sottoproblemi (algoritmi); • non usare algoritmi di soluzioni, ma euristiche. • Gli algoritmi • sono una serie di regole esplicite. Tali regole, se adottate esplicitamente permettono di risolvere il problema. • Consideriamo, per esempio, il gioco del tris, che consiste nel cercare di allineare tre pedine in una matrice a nove celie. Se si gioca contro un avversario e si usa questo algoritmo: «non permettere al nemico di avere simultaneamente due linee con due pedine», la partita finisce inevitabilmente alla pari.

  18. Esempio di algoritmo per giocare a tris • La strategia generale è: • non permettere all’avversario di avere simultaneamente due linee con due pedine. • Seguendo questa strategia l’algoritmo illustrato garantisce un pareggio tra i due contendenti.

  19. Il ragionamento La soluzione dei problemi: le euristiche • Quando i problemi prevedono troppe possibilità può essere difficile l’uso degli algoritmi. Io questi casi si ricorre a euristiche • regole che non riescono a dare una descrizione dettagliata ed esaustiva alle strategie per giungere alla soluzione, ma che ci permettono di affrontare e risolvere il problema «al meglio» offrendoci: • una soluzione soddisfacente seppure non ottimale: • flessibilità ed economicità. • Il problema viene affrontato in 4 aspetti secondo un modello mentale chiamato da Simon, che per primo ha studiato le euristiche e le soluzioni soddisfacenti (e non ottimali), spazio del problema  • stato iniziale = modo in cui vengono descritte le condizioni di partenza; • stato-obiettivo = modo in cui viene illustrato l’obiettivo da raggiungere; • operatori = le operazioni per passare da uno stato all’altro; • stati intermedi del problema = gli stadi che si ottengono applicando un operatore a uno stato in vista del raggiungimento dell’obiettivo gli stati che si ottengono applicando un operatore a uno stato in vista del raggiungimento dell’obiettivo.

  20. Esempio del treno e dell’uccello Esempio • Due stazioni distano 50 miglia. Alle 14 di un sabato due treni partono dalle due stazioni l’uno in direzione dell’altro. Nell’istante in cui i due treni partono, un uccello spicca il volo dal primo treno verso il secondo. Quando l’uccello raggiunge il secondo treno, torna indietro. L’uccello continua così finché i treni non si incontrano • Se entrambi i treni viaggiano a 25 miglia e l’uccello a 100 miglia all’ora, qual è la distanza percorsa dall’uccello nel momento in cui i treni si incontrano? È più conveniente chiedersi: • “per quanto tempo deve volare l’uccello?” Serve un operatore che trasformi la distanza in tempo = “per quanto tempo vola l’uccello?”

  21. Invece di chiederci: quale distanza deve percorrere l’uccello? ci si può chiedere: per quanto tempo deve volare l’uccello? • Ci vuole un operatore che trasformi la distanza in tempo. Applicato questo operatore, lo stato intermedio diventa la seguente domanda: per quanto tempo vola l’uccello? • Lo stato intermedio successivo è la risposta a questa domanda, cioè un’ora. Se sappiamo il tempo, è facile ricavare la distanza dato che vola a 100 miglia all’ora. Per sapere per quanto tempo vola l’uccello dobbiamo sapere per quanto tempo viaggiano i treni. Dato che i treni viaggiano a 25 miglia d’ora e devono coprire una distanza di 50 miglia, si inferisce che viaggeranno per un’ora prima di incontrarsi. Sapendo che l’uccello in un’ora fa 100 miglia, abbiamo trovato la soluzione del problema.

  22. Il ragionamento Gli agenti a razionalità limitata • Simon (1982) ha mostrato che la risoluzione di problemi da parte di agenti a razionalità limitata(quali sono gli uomini che sono costretti a usare euristiche, dati i loro limiti cognitivi) procede necessariamente tramite la decomposizione di un problema complesso. • Si ottengono così sottoproblemi di dimensioni minori che si possono risolvere l’uno indipendentemente dall’altro. • Simon ci ha esemplificato con la storia di due orologiai, Tempus e Hora.

  23. Il ragionamento La storia dei 2 orologiai • La storia dei 2 orologiai Tempus e Hora  • Essi costruivano orologi molto eleganti e richiesti. I clienti telefonavano incessantemente per ordinarli, interrompendo il lavoro dei due artigiani. • Hora prosperava. • Tempus, invece, diventava sempre più povero. Come mai? • Gli orologi in costruzione erano composti di 1.000 parti. • Tempus li costruiva in modo tale che, se veniva interrotto, doveva ricominciare da capo tutto il montaggio. • Hora, al contrario, aveva progettato il montaggio in modo tale da poter costruire gli orologi assemblando blocchi di dieci pezzi. Dieci blocchi costituivano una componente più grande i dieci componenti formavano tutto l’orologio. In questo modo le interruzioni telefoniche non costringevano Hora a riprendere il montaggio fin dall’inizio. • Se Tempus come Hora, avesse progettato la fabbricazione dei suoi orologi in modo da poter decomporre il processo di produzione in fasi indipendenti, probabilmente non avrebbe chiuso bottega.

  24. Il ragionamentoTversky e Shafir e l’effetto disgiunzione /1 • In un famoso esperimento di Tversky e Shafir (1992), 3 gruppi di studenti dovevano immaginare uno scenario scolastico: un importante esame alla fine del semestre. C’era l’occasione di prenotare una vacanza molto conveniente alle Hawaii e gli studenti avevano di fronte 3 scelte: • pagare e prenotare; • non pagare e non prenotare; • differire la decisione pagando una piccola penale. • Gruppo 1 di studenti si diceva di immaginare di avere superato l’esame. • Risultato: il 54% pagava e prenotava e il 30% rimandava la decisione. • Gruppo 2 di studenti si diceva di immaginare di essere stati bocciati • Risultato: percentuali analoghe al gruppo 1 di studenti. • Gruppo 3 si studenti veniva detto che l’esito dell’esame non era ancora noto. • Risultato: la grande maggioranza preferiva rimandare la decisione e pagare la penale.

  25. Il ragionamentoTversky e Shafir e l’effetto disgiunzione /2 • Il risultato sperimentale mostra la difficoltà di trarre le conseguenze di un’ipotesi non sapendo se tale ipotesi sia vera o falsa. • Quando si immagina la promozione come un fatto vero, si decide per la vacanza (è una vacanza premio!). • Quando si immagina la promozione come un fatto falso, si decide di nuovo per la vacanza (è una vacanza di consolazione!). • Ma quando non si è nell’incertezza, si preferisce differire la decisione. Eppure, anche in questo caso, se si percorressero entrambi i rami, ci si accorgerebbe che la vacanza è comunque la scelta preferibile, come indica il seguente diagramma ad albero: L’incertezza ci blocca. • Effetto disgiunzione  • Non andiamo al di là della disgiunzione dei due rami, che pur ci porterebbero, alla fine, nello stesso posto.

  26. Ragionamento Le soluzioni creative • Le soluzioni creative, applicate in casi limite, inventano qualcosa di nuovo a cui, magari, nessuno aveva pensato prima di noi. • La psicologia del pensiero si è dedicata allo studio di queste situazioni e agli ostacoli che rendono tanto rara la creatività autentica. • Il principio di verità rende difficile immaginare i casi falsificanti. • Agisce anche qui una sorta di focalizzazione che rende difficile pensare ad alternative possibili. Ci si fissa sulle proprie idee e si trascurano i casi che potrebbero darci torto. • Il meccanismo di fissazioneera già stato scoperto dagli psicologi gestaltisti, in particolare da Duncker, più di mezzo secolo fa. • Nei suoi esperimenti si mostrava come i soggetti non riuscissero a risolvere problemi in quanto si fissavano sulle caratteristiche o funzioni di un oggetto che erano note, conosciute e familiari.

  27. Esempio: la tripletta di numeri /1 Esempio: tripletta di numeri 2 4 6 • Chiedete a qualcuno di trovare la regola con cui avete costruito questa tripletta • Ipotesi 1: la tripletta 2 / 4 / 6 è stata prodotta dalla regola “numeri pari crescenti per due” • Si può controllare questa ipotesi con la seguente tripletta (controllo di un’ipotesi basato su casi positivi): 8 10 12

  28. Esempio: la tripletta di numeri /2 • Poniamo che la regola fosse stata "tre numeri crescenti“, qual è il ragionamento efficace per controllare questa ipotesi? • Una volta prodotta l’ipotesi 1, si dovrebbero produrre esempi volti a falsificare l'ipotesi • Per prima cosa controllerò che i tre numeri debbano essere pari, presentando una tripletta di numeri dispari: 3 5 7 • Chi ha stabilito la regola mi risponderà Sì  controllo se è rilevante che i numeri crescano per due: 3 7 11 • Chi ha stabilito la regola mi risponderà Sì controllo se è rilevante che i numeri siano crescenti o decrescenti: 11 7 3 • Chi ha stabilito la regola mi risponderà No = si tratta di tre numeri qualsiasi crescenti! • Creatività =defocalizzazione

  29. Conclusioni • Gli esperimenti condotti con il paradigma della tripletta 2-4-6 ci mostrano  • Che quando si cercano le informazioni per controllare un’ipotesi è più facile servirsi dei casi positivi rispetto ai casi negativi, anche quando questa seconda strategia è più efficace • Che rapporto c’è dunque tra la focalizzazione, il meccanismo di fissazione e la creatività? • Che il meccanismo di focalizzazione ci fissa su soluzioni abituali di problemi e ci impedisce di prendere in considerazione le alternative che, permettendo una ristrutturazione del problema, agevolano soluzioni creative

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