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Provincia di Torino, Comune di Torino Cerchio degli uomini

Uomini autori di violenza verso le donne: la prevenzione tramite interventi culturali, educativi e relazionali. Provincia di Torino, Comune di Torino Cerchio degli uomini. Relazione a cura di Roberto Poggi Torino, 27-28-29/05/2014. Storia del Cerchio degli Uomini.

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Presentation Transcript


  1. Uomini autori di violenza verso le donne: la prevenzione tramite interventi culturali, educativi e relazionali Provincia di Torino, Comune di Torino Cerchio degli uomini Relazione a cura di Roberto Poggi Torino, 27-28-29/05/2014

  2. Storia del Cerchio degli Uomini Nato nel ‘99, per interrogarsi su tematiche di genere riguardanti il maschile: • logica del patriarcato • mettere in discussione i vecchi equilibri, dialogando con le donne. • desiderio di ricercare altri valori, come creatività, solidarietà, empatia, riconoscimento, parità, differenza. • bisogno di condividere vissuti ed emozioni, parlando in prima persona partendo dalle proprie esperienze ed emozioni, nel rispetto dell’altra/o. Ci interrogavamo su diversi temi: • potere, lavoro, famiglia, intimità, rapporto col femminile, sessualità, paternità ecc.. Ed infine… • emerse il tema della violenza e della prevaricazione nelle relazioni in generale e con le donne. Primi ingressi inerenti tali problematiche

  3. Per passare ad un sistema di relazioni che … : • Accolga le differenze. • Integri le minoranze. • Porti a relazioni di parità. • Porti ad empatia e contatto emotivo. • Ad una sessualità libera ed integrata con affettività e senso della relazione. • Si basi sul valore della collettività che dia spazio all’espressione delle individualità • ….sulla base di un possibile cambiamento del maschile: ………..

  4. Le attività che svolgiamo * Formazione: Organizzazione, coordinamento, partecipazione, conduzione Gruppi di condivisione uomini, donne e uomini, coppie. • spettacoli teatrali auto prodotti • rassegne cinematografiche • interventi nelle scuole (stereotipi, violenza, bullismo, violenza di genere) • interventi con i futuri padri (Consigliera di Parità Regionale) • Sportello d’ascolto del disagio maschile e prevenzione alla violenza: sportello telefonico, colloqui individuali e gruppi di criticità e violenza (Provincia di Torino, Comune di Torino).

  5. Sul tema del contrasto * alla violenza • Partecipazione al Coordinamento Cittadino contro la Violenza alle Donne • Partecipazione a laboratori nazionali ad Agape sui diversi linguaggi maschili e di confronto fra generi ad Anghiari. • Partecipazione alla Rete Naz. MaschilePlurale. • Formazione specifica su violenza alle donne. • Interventi nelle scuole su stereotipi, violenza e bullismo. • Collaborazione con istituzioni e associazioni femminili sui temi della paternità, del contrasto alla violenza, delle pari opportunità, ecc..Partecipazione ai progetti Action e Lexop Asiir • Tavolo Provinciale Prevenzione violenza sulle donne tramite programmi di cambiamento per uomini che hanno agito violenza.

  6. Sportello d’ascolto per il disagio maschile • 2009 Apertura di un servizio con il supporto della Provincia di Torino ed in collaborazione con il Comune, per la prevenzione e il contrasto alla violenza maschile alle donne e in famiglia, in tutta quell’ampia fascia di disagio relazionale, prima che si manifesti come reato. 011 247.81.85 • PERCHE’ “DISAGIO” • STATISTICAMENTE…, se… • Gruppo di 4 counselor per la gestione dello sportello. • Formazione e supervisione sulla gestione di una linea telefonica. • Formaz. e superv. per i colloqui individuali e gruppo di criticità • 1 ora/die Lu-Ve. Scheda dati per ogni contatto. Campagne pubbl. • Sede Comunale CRF per i colloqui individuali e gruppo. • Rete servizi per autore e vittima, affinché si faccia sistema.

  7. Obiettivi • Intercettare il disagio, senza connivenza, alleanza o freddezza e cercando di agire sul potenziale positivo dell’appellante. • Offrire una serie di colloqui orientativi, valutare fattori di rischio ed eventualmente: • inserimento nei nostri gruppi ordinari, • inserimento gruppi specifici (sul tema del disagio e della violenza), “gruppi di criticità”, • indirizzare alla rete di specialisti per problematiche specifiche (dipendenze, psichiatria, psicoterapia, sostentamento, problematiche legate ai minori, ecc). • contatti con le forze dell’ordine • contatti centri accoglienza per le vittime.

  8. Colloqui individuali: uscita dall’anonimato, primo confronto sul problema, verifica disponibilità ad entrare in gruppo, eventuali invii altri servizi, possibilità di continuare in individuale (7/8 incontri).Lavoro in gruppo: parlare in prima persona, condivisione emozioni, uno per volta.Dalle condivisioni si prende spunto per focus su: segnali collera, sistemi di primo controllo / minimizzazione, negazione, proiezione / riconoscimento di paure e timori / riconoscimento dell’altra, immedesimazione, empatia / riconoscimento della svalutazione / riconoscimento del danno / gestione dei conflitti / cura della comunicazione / riesame sistemi valoriali / contatto con le emozioni / proposta di cambiamento / ridecisione su sistema di vita. Obiettivi specifici

  9. Percorsi di prevenzione e cambiamento • Risposta telefonica, internet, passaparola. • Colloquio di orientamento. • Invii. • Colloqui individuali. • Passaggio al gruppo. • Verifica semestrale. • Tutoring e follow up.

  10. Dai colloqui al gruppo ** • Tramite i colloqui si instaura la relazione e si approfondiscono le problematiche e la consapevolezza. • Al gruppo si inizia un percorso basato sia sul cambiamento culturale che sulla condivisione a partire da sé, dove il tessuto di base è costituito dalle relazioni.

  11. Gruppo su disagio relazionale e violenza. A ** • Nei primi mesi si conduce più frontalmente lasciando degli spazi alla condivisione personale. • Si inizia con la violenza, relazioni di potere e controllo, il ciclo della violenza, contatto empatico, riconoscimento dell’altra, emotività, valori, cambiamento, ridecisione. • Passaggio graduale alla condivisione dei vissuti personali

  12. Condivisione, partendo da sé e dalle emozioni. Attivazione, emersione nel qui e ora. Drammatizzazione dei racconti, scambi di ruolo Contatto e riconoscimento emotività. Metodi attivi Empatia verso l’altra/o. Riconoscimento negazione e minimizzazione Adesione a modelli positivi di relazione. Attivazione desiderio positività. Ridecisione di piani esistenziali Gruppi su disagio relazionale e violenza B **

  13. Risultati • 189 (18 donne) chiamate di persone diverse, più 20 contatti attraverso il sito ed alcuni invii diretti. • 282 colloqui individuali con 96 uomini • 82 incontri di gruppo di criticità • 26 inserimenti in un gruppo di criticità. • 7 Invii ai gruppi ordinari • 50 invii ai servizi su territorio. • 300 chiamate in segreteria fuori orario. • Pochi uomini (5%) durante la frequentazione dei colloqui individuali e dei gruppi ha reiterato violenza fisica. Si presume inoltre un calo ed un ridimensionamento della violenza psicologica

  14. Interpretazione delle schede • Età degli appellanti: 60% da 40 a 60 anni 30% da 20 a 40 anni • Ha conosciuto il servizio: 40% passaparola, 40% stampa e volantini, internet, media • Problematiche: 50% per informazioni 70% bisogno sostegno 60% difficoltà ad esprimere emozioni 90% problemi con la partner. 40% sui figli (separazioni e violenza) • Violenza fisica o psicologica agita: 40% (dichiarata) • Violenza psicologica subita: 40% (dichiarata)

  15. Sintesi del lavoro con gli autori di violenza domestica *** Il lavoro sugli uomini autori di violenza tende ad un cambiamento profondo della cultura, dei valori e del sistema relazionale. Inizia con interventi di contenimento, per passare a strategie per evitare episodi violenti. E’ necessario lavorare sulla negazione e la minimizzazione, quindi sul contatto con l’emotività, l’empatia ed il riconoscimento dell’altra e del danno. Si passa alla gestione dei conflitti ed al miglioramento della comunicazione. Si arriva ad un processo di ridecisione sul sistema valoriale. Passaggio progressivo alla modalità della condivisione Può essere necessario un lavoro a medio termine di tutoring. Si valuta la possibilità di percorsi specifici integrati con diverse tecniche che prendono in considerazione il coinvolgimento corporeo e la creatività. Si interviene dai primi segnali per accesso spontaneo per arrivare ai casi più gravi. Intervenire ad un provvedimento di allontanamento dall’abitazione (che eviterebbe il trauma alle vittime di uno spostamento in una casa segreta con una serie di problemi legati ad una sorta di sradicamento)

  16. Interventi culturali,relazionali, educativi ed interventi terapeutici *** • Il fenomeno della violenza domestica è così diffuso che diventa necessario evitare il rischio di patologizzare e stigmatizzare alcuni casi rendendo invisibili i milioni di casi non emersi. • Solo in alcuni casi si fa riferimento alla patologia (Merzagora Betsos). • Sui tratti clinici si può beneficiare di interventi psichiatrici e psicoterapeutici. • Il lavoro in sinergia tra operatori che lavorano sugli aspetti culturali, relazionali, educativi, il controllo e la consapevolezza delle emozioni, la negazione, il riconoscimento ed i professionisti psichiatri e psicoterapeutici diventa indispensabile soprattutto nei casi gravi. • Riteniamo comunque imprescindibile per chiunque si occupi del problema della violenza di genere un approfondito lavoro su se stessi, sulla costruzione del proprio maschile e sulle tematiche personali inerenti a questi argomenti tramite una pratica di confronto tra uomini e tra uomini e donne. Si tratta di portare a piena consapevolezza ciò che la cultura generalizzata di prevaricazione nelle relazioni tra donne e uomini ed in generale tende a nascondere o a rimuovere.

  17. Progetti per il futuro Proseguimento della formazione e della supervisione. • Implementare campagna pubblicitaria. • Coinvolgere le ASL e i comuni della provincia. • Organizzazione del servizio in due filoni diversi: il disagio e la violenza. • Riformulazione del percorso. Più colloqui individuali. Segmentazione dei gruppi • Coordinamento con le altre realtà nazionali con cui siamo in contatto (CAM, Modena, Milano, Roma, Bolzano, maschile plurale….). • Riformulazione schede di rilevazione. • Follow up e sistema di tutoring come prevenzione alle recidive. • Coinvolgimento F. O., Procure, Ordini Professionali, Servizi Sociali • Continuazione del lavoro con Provincia, Comune e Regione, il cui supporto è indispensabile.

  18. Conclusioni • Il lavoro di contrasto alla violenza alle donne assume quindi un significato di cambiamento epocale nelle relazioni. • Da relazioni basate su rapporti di potere si passa al riconoscimento dell’altra/o. • E’ necessario acquisire una diversa cultura della gestione dei conflitti. • Un cambiamento nelle relazioni tra donne e uomini diventa paradigma di costruzioni sociali di maggior benessere collettivo.

  19. ... Infine … • La differenza comincia con la differenza di identità fra uomo e donna. • Nel lavorare per la liberazione o la costruzione di una soggettività al femminile e per una cultura a due soggetti, stiamo realmente lavorando verso la liberazione dell’umanità stessa e verso un altro tempo del nostro divenire umani (Luce Irigaray. In tutto il mondo siamo sempre in due. Baldini Castoldi). • Ed è in questo contesto che si inserisce il lavoro di prevenzione alla violenza con gli autori.

  20. Lea melandri • Lea Melandri (Silenzi, pag. 204)“Partire dalla memoria del corpo – dai sedimenti profondi della vita psichica – per interrogare il rapporto tra i sessi, vuol dire riconoscere che il dominio maschile non nasce da una volontà malvagia dell’uomo o da una sua naturale pulsione di morte, ma da passaggi inconsapevoli di necessità che riguardano lo sviluppo della specie umana, il passaggio dalla natura alla cultura.”i

  21. Da un sistema culturale che accetta prevaricazione, discriminazione, violenza • Forza come valore fondamentale per la sopravvivenza. • Società matrilineari che lasciano il posto a sistemi gerarchici. • Cultura basata sul valore della forza come strumento di controllo che apre al progresso tecnologico, ma che richiede al maschio un allontanamento dal contatto emotivo e dalla sfera affettiva. • Invidia del potere procreativo -> Controllo a salvaguardia della paternità. • Separazione dei ruoli tra i sessi e gerarchizzazione della relazione. • Patriarcato <-> Machismo che si affermano declinandosi nelle diverse culture. • Fragilità nascoste. ->No empatia affettività // sì disprezzo misoginia. • Costruzione di un maschile che “deve” apparire forte. • Il prezzo: perdita di contatto emotivo, empatico, riduzione attaccamento alla vita, relazioni meno profonde, comunicazione sul fare e possedere, meno sull’essere, esasperazione della competitività, predisposizione a prevaricazione e violenza, sessualità vissuta come consumo e reificazione della donna, scissione sessualità e relazione.

  22. Quale cambiamento è possibile? • Cultura di un vincente che ha portato ad una certa civiltà. Effetto collaterale: la prevaricazione • Oggi forse è possibile un cambiamento. • Tenendo conto che la relazione tra i sessi è paradigma di costruzione sociale. • Da un ordine gerarchico e prevaricante, il patriarcato, ad una nuova civiltà di donne e uomini che sappiano confrontarsi e relazionarsi su piani di parità, nel riconoscimento del valore delle differenze. • Forse..: vincere in due …?.. o riconoscersi

  23. Ad un sistema che … : • Accolga le differenze. • Integri le minoranze. • Porti a relazioni di parità. • Ad empatia e contatto emotivo. • Ad una sessualità libera ed integrata con affettività e senso della relazione. • Si basi sul valore della collettività che dia spazio all’espressione delle individualità • ….sulla base di un possibile cambiamento del maschile: ………..

  24. Prevaricazione e violenzaorigini culturali – storie personali ** • Cultura millenaria che ha portato a stereotipi di genere. • Principio del vincente/perdente. Criticità conflittuale. • Maschile formato su uno scarso riconoscimento dell’emotività, delle fragilità, sessualità svincolata dall’affettività, comunicazione più sul fare che sull’essere. • Violenza assistita, subita, abuso. • Situazione sociale sfavorevole. • Scarsi strumenti comunicativi ed incapacità di gestione dei conflitti. • Scarsa empatia, non riconoscimento dell’altro. • Attaccamento ambiguo con le figure primarie.

  25. Tipologie degli autori di violenza **Origini culturali. Storie individuali. Violenza assistita, subita, sistema di attaccamento e dipendenza.Uomini di un solo delitto. Non posso vivere senza di te.Morti annunciate. Cose da matti. (Merzagora)DinamicheControllore: timore di perdere dominio. Difensore: teme l’autonomia. Ricerca di approvazione: problemi di autostima. Fusione: l’altro è parte di sè, narcisismo. Dipendenza: angoscia di abbandono. Difficoltà contatto emozioni: sia espresse che di riconoscimento.Deficit comunicazionale. (Merzagora).Stratificazione a piramide/Spirale della violenza

  26. Negazione e riconoscimento ** TECNICHE DI NEUTRALIZZAZIONE Negazione, minimizzazione, non riconoscimento dell’altra, del danno, giustificazione morale, etichettamento eufemistico, confronto vantaggioso, dislocamento della responsabilità, attribuzione di colpa. RICONOSCIMENTO DELLA VIOLENZA Riconoscimento del danno, Riconoscimento dell’altra, contatto emotivo delle proprie emozioni. Consapevolezza emotiva dei sentimenti negativi e positivi e loro riconoscimento, riconoscimento della paura di abbandono, riconoscimento delle fragilità, violenza come effetto volto alla negazione delle proprie fragilità, sistema valoriale, proposta di cambiamento, ridecisione.

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