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I MIGRANTI IN TOSCANA: UN PROFILO SOCIOLOGICO E DEMOGRAFICO Fabio Bracci

I MIGRANTI IN TOSCANA: UN PROFILO SOCIOLOGICO E DEMOGRAFICO Fabio Bracci. La salute mentale dei migranti. La presa in carico e le pratiche dei servizi Grosseto, 22 marzo 2012 CENTRO DI PROMOZIONE DELLA SALUTE FRANCO BASAGLIA. Temi trattati. Il quadro socio-demografico

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I MIGRANTI IN TOSCANA: UN PROFILO SOCIOLOGICO E DEMOGRAFICO Fabio Bracci

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Presentation Transcript


  1. I MIGRANTI IN TOSCANA: UN PROFILO SOCIOLOGICO E DEMOGRAFICOFabio Bracci La salute mentale dei migranti. La presa in carico e le pratiche dei servizi Grosseto, 22 marzo 2012 CENTRO DI PROMOZIONE DELLA SALUTE FRANCO BASAGLIA

  2. Temi trattati Il quadro socio-demografico Migranti e contesto economico Immigrazione, salute, welfare Il modello di regolazione

  3. 1. Il quadro socio-demografico: Italia/1 - Stranieri residenti al 1° gennaio 2011: 4.570.317 (7,5% del totale popolaz.) - Migrazione non temporanea: molte famiglie e G2 Stranieri residenti in Italia 1° gennaio 2002-1° gennaio 2012 Una crescita rapidissima

  4. 1. Il quadro socio-demografico: Italia/2 Modelli d’inserimento - Città - Terza Italia (Distretti) - Mezzogiorno Stranieri residenti per regione all'1 gennaio 2011

  5. 1. Il quadro socio-demografico: Toscana/1 Quasi il 10%

  6. 1. Il quadro socio-demografico: Toscana/2 Pluralità delle presenze: migrazioni non coloniali, fattore linguistico Policentrismo

  7. 1. Il quadro socio-demografico: cosa cambia/1 - Toscana, 2010: 5.865 nati stranieri su 32.636 nati - Italia, 2010: 78.082 nati stranieri su 561.944 nati S. Croce: 4 nati stranieri su 10

  8. 1. Il quadro socio-demografico: cosa cambia/2 2002-2010: italiani vs. stranieri, saldi naturali opposti RIFORMARE LA NORMATIVA SULLA CITTADINANZA!

  9. 1. Il quadro socio-demografico: cosa cambia/3 Timida decrescita dell’indice di vecchiaia (popo 65 e +/ pop. 0-14) Fonte: ISTAT DEMO-ISTAT - Elaborazione dati Luca Pianelli. Tesauro T., L’immigrazione svecchia il nostro paese, Neodemos, 20/04/2011

  10. 1. Il quadro socio-demografico: gli scenari/1 - Ringiovanimento della popolazione, ma con quali prospettive? - Previsioni demografiche: “maneggiare con cura” • COSA E’ GIA’ SUCCESSO • Tra 2002 e 2010 la popolazione straniera è triplicata • Crescita popolazione complessiva: + 2,6 milioni • Nello stesso periodo: saldo naturale -100.000 • COSA SAREBBE SUCCESSO SENZA FLUSSI MIGRATORI • Calo popolazione 600.000 unità (-440.000 se si considera l'effetto demografico dei migranti già presenti nel 2002) • più forte decrescita della componente 20-44 anni (calo effettivo è stato pari a -1,1%) • Crescita della popolazione anziana (65 e +) del 2,5% (a fronte dell'1,7% effettivo)

  11. Alcune ipotesi 1. Il quadro socio-demografico: gli scenari/2 A: FLUSSI ZERO, STOP ALL’IMMIGRAZIONE - Popolazione residente a 51 milioni entro il 2051 - Popolazione anziana rappresenterebbe 38% del totale B: FLUSSI COSTANTI (ULTIMI 10 ANNI) - Popolazione residente pari a 71 milioni entro il 2051 - Popolazione anziana rappresenterebbe 30% del totale C: FLUSSI FINALIZZATI A MANTENERE COSTANTE LA POPOLAZIONE ATTUALE - Flussi annui pari a 300.000 unità D: FLUSSI FINALIZZATI A MANTENERE COSTANTE IL TASSO DI POPOLAZIONE ANZIANA ATTUALE - Saldo migratorio annuo tra 500.000 ed 1,5 milioni di unità Fonte: Gesano G., Strozza S., Possono gli immigrati ridurre l’invecchiamento della popolazione?, Neodemos, 15 febbraio 2012

  12. Qualche dato generale 2. Migranti e contesto economico: quadro generale Popolazione straniera e mercato del lavoro - Cfr. Italia-Toscana • - Significativo tasso di imprenditorialità • Effetto sostituzione, in particolare nei lavori a bassa qualificazione • Oversostituzione: lavoratori della ristorazione (cuochi, camerieri, baristi), lavoratori non qualificati nell’industria • Perfetta sostituzione: commercio ambulante • Sostituzione parziale: magazzinieri, muratori, carpentieri, idraulici, installatori

  13. Gli effetti asimmetrici della crisi in Europa - Asimmetria degli effetti della crisi in Italia ed in Spagna: giovani ed immigrati hanno pagato di più - Deterioramento del tasso di occupazione e disoccupazione degli stranieri 2. Migranti e contesto economico: la crisi/1 Popolazione attiva Toscana (15 anni e più): variazioni assolute e contributi alla crescita [Fonte: Irpet, Rapporto MdL 2011] Toscana - Crescita della popolazione attiva dovuta alla popolazione straniera (variazioni di poco inferiori alle 20mila unità all’anno) >>> offerta di lavoro italiana in contrazione continua - Occupati stranieri sul totale degli occupati in Toscana: 11.7%

  14. Occupati toscani (15-64 anni) per nazionalità. Variazioni % e contributo delle determinanti [Fonte: Irpet] 2. Migranti e contesto economico: la crisi/2 ….tuttavia si riduce il tasso di occupazione degli stranieri Tasso di disoccupazione di lunga durata. Toscana [Fonte: Irpet] ed aumenta il loro tasso di disoccupazione di lunga durata

  15. 2. Migranti e contesto economico: non solo… …migranti ‘economici’ Cittadini non comunitari regolarmente presenti* per motivo della presenza al 1° gennaio 2011 in Toscana ed in Italia Fonte: elaborazioni Istat su dati del Ministero dell'Interno * Il dato relativo ai minori di 18 anni è provvisorio; sono esclusi coloro che hanno un permesso di lungo periodo o una carta di soggiorno

  16. Immigrazione e salute, un profilo della situazione Toscana 3. Immigrazione, salute, welfare: profilo/1 [Laboratorio Mes, Università di Firenze: fonti Sdo e Cap ultimo triennio] - popolazione complessivamente sana (effetto 'migrante sano'), che accede alle strutture essenzialmente per motivi legati a eventi fisiologici, quali la gravidanza, o accidentali, come i traumi. - rapido depauperamento del patrimonio di salute: effetto 'migrante esausto' (esposizione continua a fattori di rischio) Qualche dato [Fonti: Ars/Mes] - Cittadini stranieri (Stp compresi) dimessi dalle strutture ospedaliere della Toscana: 3,3% nel 2000, 4,6% nel 2005, 6,8% nel 2010 - Impatto Stp sui ricoveri totali: 0,5% nel triennio 2007-2009 - Divario popolazione residente/popolazione iscritta al Ssn: nel 2009 dei 338.746 stranieri residenti sono iscritti al Ssr 280.188 (82,7%).

  17. 3. Immigrazione, salute, welfare: profilo/2 Alcune criticità concernenti il rapporto dell’utenza straniera 1) Informazione e comunicazione (mediazione, comunicazione aziendale in lingua, formazione degli operatori): scarsa circolazione di informazioni sul funzionamento dei servizi sanitari. Il passaparola tra connazionali (spesso inefficace) resta la più diffusa fonte di informazione 2) Variabilità ed eterogeneità nella modalità di assistenza agli stranieri irregolari e di rilascio della tessera Stp (qualche timore, dopo l'approvazione del 'pacchetto sicurezza' 2009, è rimasto) 3) Accessi inappropriati al Pronto soccorso 4) Carenze di regia [Rapporto finale Mes, gennaio 2012]

  18. 3. Immigrazione, salute, welfare: il costo fiscale/1 Elena Cappellini, Irpet (2009): misurato il contributo fiscale dei residenti in Toscana (italiani e stranieri): rapporto residenti-fisco (imposte e contributi pagati) con quello residenti-spesa sociale (spesa pubblica consumata) nel corso dell’anno • Saldo fiscale pro capite stranieri: superiore a quello degli italiani • Determinante il contributo netto degli uomini (5.447 Euro), mentre la partecipazione delle donne stranieri alle finanze pubbliche è decisamente scarsa (ridotto inserimento sul mdl) • - Il ‘welfare magnet’ non esiste, almeno per ora: “l’immigrazione ha contribuito in maniera più che proporzionale al finanziamento della spesa pubblica” • - 2030: possibile cambiamento?

  19. 3. Immigrazione, salute, welfare: il costo fiscale/2 Devillanova, Ismu (2011): dati indagine campionaria familiare Istat del 2007 su Redditi e condizioni di vita. Misurato il beneficio fiscale netto (BFN): differenza tra trasferimenti in denaro o natura ricevuti dal settore pubblico ed imposte personali e contributi. Beneficio fiscale netto (Bfn), importo medio annuo “lo studio mostra che gli istituti di tassazione e spesa pubblica stanno operando un trasferimento netto di risorse dagli immigrati verso gli italiani” (Devillanova 2011: 208)

  20. 4. Un modello a regolazione debole/1 Su enti locali e terzo settore gravano gran parte degli oneri concernenti le politiche di integrazione: modello coerente con la costruzione nazionale e statuale, “flebile e soprattutto privo di un paradigma Stato-centrico”, basato essenzialmente “sui processi di negoziazione locale” [Barberis 2009]; “modello non governato”[Ambrosini] o a “regolazione nazionale debole” • DUE ESEMPI • Il fenomeno dell’irregolarità • Le politiche di inclusione sociale

  21. 1. L’irregolarità 4. Un modello a regolazione debole/2 • E’ una costruzione socio-politica: non è un dato di fatto immodificabile • E’ "il prodotto delle leggi sull’immigrazione (…) nel più profondo senso che la storia degli interventi deliberati di modifica e riformulazione della normativa ha implicato un attivo processo di inclusione attraverso la ‘illegalizzazione’” [De Genova, 2002]. • La contraddizione tra princìpi e realtà: mancanza di canali legali di ingresso e di incontro tra domanda ed offerta di lavoro; il ruolo delle regolarizzazioni • - Rovesciare l'annoso dibattito sul ‘costo degli irregolari’. Qual è il costo sociale delle diseguaglianze? E quale quello del mancato accesso?

  22. 2. Le politiche di inclusione sociale/1 4. Un modello a regolazione debole/3 • Componente straniera e povertà: in oltre 1/3 dei casi gli stranieri costituiscono la componente maggioritaria delle strutture che si occupano di povertà e disagio grave [Regione Toscana - Osservatorio Sociale Regionale, Esclusione sociale e disagio grave in Toscana. Rapporto 2011]. • Spesa sociale dei comuni per gli stranieri: appena il 2,7% degli interventi e dei servizi sociali erogati complessivamente [Istat (2011), Gli interventi e i servizi sociali dei comuni singoli e associati. Anno 2008, Statistiche in breve, 19 aprile 2011]. • Tendenziale attenuazione della rilevanza dei processi di regolazione di livello nazionale:flessibilizzazione e sussidiarietà >>>> Delega de facto riconosciuta all’associazionismo dalle istituzioni: gestione di servizi e strutture, larga prevalenza di personale volontario • Tacita divisione dei compiti tra pubblico e privato sociale (c.d. sussidiarietà passiva: sovrastima della capacità redistributiva di famiglie ed enti locali): implicita accettazione della contrazione del sistema di welfare come unico orizzonte operativo possibile?

  23. 2. Le politiche di inclusione sociale/2 4. Un modello a regolazione debole/4

  24. Una transizione ‘auspicabile’ 4. Un modello a regolazione debole/5

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