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MORENO MARAZZI Psicologo

MORENO MARAZZI Psicologo . assunti condivisi in neuropsicologia. Neuropsicologia. dislessia acquisita.

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Presentation Transcript


  1. MORENO MARAZZI Psicologo

  2. assunti condivisi in neuropsicologia

  3. Neuropsicologia

  4. dislessia acquisita Il termine dislessia fu usato per la prima volta nel 1872 dal medico tedesco R. Berlin di Stuttgart, che usò il termine per descrivere il caso di un adulto con dislessia acquisita, ossia la perdita di capacità di lettura dovuta a lesione cerebrale Poco dopo, il dottor A. Kussmaul(1877) suggerì il termine “cecità per le parole” per descrivere un paziente afasico adulto che aveva perduto la capacità di lettura

  5. dislessia acquisita Charcot definì ‘alessia’ come la perdita totale della capacità di lettura Bateman, nel 1890, definì la alessia o dislessia come una forma di amnesia verbale nella quale il paziente ha perso la memoria del significato convenzionale dei simboli grafici

  6. dislessia evolutiva Nel 1895 uscì per la prima volta su una rivista scientifica un articolo che parlava di una strana forma di cecità per le parole. Lo scrisse un chirurgo inglese, Hinshelwood, che ipotizzava che questa condizione fosse congenita e che fosse meno rara di quanto sembrasse sulla base della scarsa frequenza con cui veniva registrata Questo articolo ispirò il dottor W. Pringle Morgan a descrivere il caso di un intelligente ragazzo di quattordici anni che ancora non aveva imparato a leggere. Per questo Morgan è riconosciuto come il padre della dislessia evolutiva

  7. dislessia evolutiva Samuel OrreyOrtonanalizzando la dislessia evolutiva, coniò il termine “strefosimbolia” spiegando che gli individui con dislessia evolutiva hanno difficoltà nell’associare la forma visiva delle parole con la loro forma parlata. Argomentò inoltre che il deficit della lettura nella dislessia sembra non essere causato precisamente da deficit visivi

  8. Fino ai tempi di Orton la dislessia era campo esclusivo dei medici, specialmente oftalmologi e neurologi Dopo Ortongli studi sulla dislessia divennero un interessante campo di analisi per psicologi, sociologi ed educatori, i quali cominciarono a discutere sui fattori ambientali e psicologici che potevano essere connessi con le difficoltà della dislessia, come il metodo educativo e la vita familiare

  9. Tra gli anni ’50 e ’60 gli studiosi iniziarono a sostenere l’ipotesi che la dislessia fosse un disturbo di origine multifattoriale e quindi iniziarono a riconoscere sottogruppi con problemi di tipo visivo, uditivo o di ragionamento astratto

  10. Dopo gli anni settanta le teorie della dislessia basate sulla nuove discipline, come la psicologia cognitiva e le neuroscienze, fornirono i risultati più affascinanti

  11. la Dislessia disturbo dello sviluppo di origine neurobiologica, che riguarda bambini/e intelligenti e indenni da un punto di vista neurologico e sensoriale, che hanno avuto normali opportunità socioculturali e di apprendimento scolastico e nonostante ciò non riescono ad apprendere o, meglio, a padroneggiare con sufficiente sicurezza i processi di Lettura I fattori ambientali rappresentati dalla scuola, dall’ambiente familiare e dal contesto sociale si intrecciano con quelli neurobiologici e contribuiscono a determinare il fenotipo del disturbo e un maggiore o minore disadattamento

  12. Età prescolare • Progetti di prevenzione • No etichetta diagnostica

  13. Età prescolare • Attività laboratoriali per il rinforzo dei prerequisiti

  14. Apprendimento • ALFABETIZZAZIONE • CONSOLIDAMENTO • VELOCIZZAZIONE • DECODIFICA PER COMPRENSIONE Costruzione dell’Abilità AUTOMATIZZAZIONE USO FUNZIONALE

  15. Automatizzazione • I° elem MELA • III° elem MELA • Adulti MELA

  16. Apprendimento Si dilata la distanza tra apprendimento esplicito ed implicito Zona di Sviluppo Prossimale L’esperienza non sortisce effetti

  17. La parola letta viene trattata come un disegno FASE LOGOGRAFICA La parola letta viene analizzata lettera per lettera FASE ALFABETICA La parola letta viene analizzata secondo regole ortografiche FASE ORTOGRAFICA La parola letta viene associata alla forma fonologica FASE LESSICALE

  18. FASE LOGOGRAFICA coincide solitamente con l’età prescolare. Il bambino riconosce e legge alcune parole in modo globale, perché contengono delle lettere o degli elementi che ha imparato a riconoscere, tuttavia egli non ha né conoscenze ortografiche né fonologiche sulle parole che legge

  19. FASE LOGOGRAFICA cOcA cola

  20. FASE ALFABETICA il bambino impara a discriminare le varie lettere ed è in grado di operare la conversione grafema-fonema, potendo in questo modo leggere (attraverso la via fonologica) le parole che non conosce

  21. FASE ALFABETICA Processamento Seriale Ad un segno corrisponde un suono GRAFEMA MANO FONEMA

  22. FASE ORTOGRAFICA il bambino impara le regolarità proprie della sua lingua. Il meccanismo di conversione grafema-fonema si fa più complesso ed il bambino diviene capace di leggere suoni complessi (sillabe) rendendo più veloce la lettura

  23. FASE ORTOGRAFICA Processamento Seriale Conversione Ortografica CHIESA RAGNO Lettera a cui non corrisponde fonema Conversione Ortografica

  24. FASE LESSICALE il bambino riconosce in modo diretto le parole. Ha formato un vocabolario lessicale che gli permette di leggere le parole senza recuperare il fonema (suono) associato ad ogni grafema (simbolo o lettera). Controlla bene l'attività della lettura che é diventata automatica e veloce

  25. FASE LESSICALE Processamento in Parallelo Più Veloce MATITA

  26. Modello di Uta Frith • La completa acquisizione delle prime tre fasi rende completa la modalità di lettura tramite la via fonologica • Il raggiungimento della quarta fase permette al bambino di utilizzare correttamente la via lessicale e di leggere le parole conosciute senza bisogno di operare la conversione grafema-fonema.

  27. Modello di Uta Frith • Il passaggio da uno stadio all’altro sarebbe possibile nel caso in cui elementi della strategia precedente possano essere incorporati nella nuova strategia • Il passaggio avviene in modo alternato da lettura a scrittura: • il passaggio da una fase logografica a una alfabetica avverrebbe inizialmente per la scrittura, solo successivamente per la lettura • il passaggio dalla fase alfabetica a quella ortografica avverrebbe inizialmente in lettura, quando la conoscenza ortografica sarebbe ancora insufficiente per guidare una scrittura lessicale delle parole

  28. LETTURA SCRITTURA FASE LOGOGRAFICA FASE LOGOGRAFICA FASE ALFABETICA scrive MARE FASE ALFABETICA FASE ORTOGRAFICA legge RAGNO FASE ORTOGRAFICA FASE LESSICALE FASE LESSICALE

  29. Modello a due vieColtheart

  30. matita MODELLO DI LETTURA A 2 VIE STRATEGIA FONOLOGICA

  31. STRATEGIA FONOLOGICA M A T I T A COMPETENZE VISUO PERCETTIVE ANALISI VISIVA /M / /A/ /T / /I / /T / /A/ LINGUAGGIO CONVERSIONE GRAFEMA FONEMA MEMORIA A BREVE E LUNGO TERMINE UDITIVA E VISIVA ATTENZIONE VISIVA SELETTIVA MEMORIA DI LAVORO UDITIVA (FONOLOGICA) SINTESI FONEMICA PAROLA LETTA PROGRAMMAZIONE FONOLOGICA

  32. STRATEGIA LESSICALE M A T I T A COMPETENZE VISUO PERCETTIVE ANALISI VISIVA ACCESSO AL LESSICO LESSICO ORTOGRAFICO IN ENTRATA SISTEMA ATTENTIVO SUPERVISORE MEMORIA VISIVA SIST. COGNITIVO SEMANTICO FUNZIONI ESECUTIVE LESSICO FONOLOGICO IN USCITA PAROLA LETTA ATTENZIONE PROGRAMMAZIONE FONOLOGICA

  33. L’ACQUISIZIONE DELLA LETTURA IN ITALIANO G. STELLA casa Meccanismi di conversione fonologica Lessico fonologico /k/ cane casa caro cade competitori /k/ /a/ /k/ /a/ /s/ casa /k/ /a/ /s/ /a/

  34. DISTURBO DI APPRENDIMENTO: l'incremento di efficienza atteso non si manifesta nonostante la ripetuta esposizione agli stimoli • COMPORTAMENTI OSSERVABILI: l'esperienza non viene accumulata; l'allenamento non sortisce effetti; la prestazione non diviene standard ma si manifesta in modo incostante ed occasionale e richiede uno sforzo attentivo volontario.

  35. APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE Un disturbo cronico non può essere affrontato senza l’apporto di diverse figure professionali

  36. APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE • Neuropsichiatra Infantile • Psicologo • Psicoterapeuta • Logopedista • Psicomotricista • Pedagogista F AM I G L I A R I I N S E G N A N T I

  37. per esclusione……..

  38. Difficoltà di apprendimento • Quelle Secondarie a: Ritardo Mentale , a un disturbo psicopatologico (Depressione, Ansia ADHD), o a disturbo generalizzato dello sviluppo • Disturbi nonspecifici di apprendimento (bambini ipoacusici o ipovedenti, etc) • Legata a uno svantaggio di tipo socio culturale • Disturbi specifici dell’apprendimento

  39. Il taglio neuropsicologico è auspicabile per arrivare ad una diagnosi funzionale, analizzando il quadro generale delle funzioni cognitive

  40. Anamnesi • Genitori • Insegnanti • Aiuto Compiti

  41. Valutazione

  42. efficienza cognitiva deficit debole media alta ! ? apprendimenti

  43. WISC VERBALE PERFORMANCE

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