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IL CIELO D’IRLANDA

IL CIELO D’IRLANDA.

sanjiv
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IL CIELO D’IRLANDA

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Presentation Transcript


  1. IL CIELO D’IRLANDA

  2. “L’Irlanda sarà anche un Paese relativamente piccolo ma non bisogna trascurare il fatto che, con oltre 200.000 scozzesi d’Irlanda (ScothsIrish) emigrati dal Nord nel XVIII secolo e la diaspora provocata nel 1845 dalla grande Carestia, gli irlandesi sono praticamente ovunque nel mondo. E oggi oltre 60 milioni di persone sulla faccia della terra possono rivendicare origini irlandesi. Non male, soprattutto se si considera che la popolazione sull’isola raggiunge soltanto i 5,6 milioni di persone.” [http://www.discoverireland.com irlandesi nel mondo] La geografia L’Irlanda è un’isola che fa parte dell’arcipelago delle isole britanniche, posta nell’Oceano Atlantico settentrionale. L'isola d'Irlanda è situata nell‘Europa nord-occidentale ad ovest della Gran Bretagna. È un’ isola di circa 80,000 km²ed è caratterizzato da catene montuose sulle coste dell’isola, circondando le regioni centrali pianeggianti. Politicamente è divisa tra la Repubblica d'Irlanda, con capitale Dublino e l’Irlanda del Nord, con capitale Belfast. La parte dell’ Èire (la Repubblica Irlandese) è suddivisa fin dall’antichità in 29 contee a differenza della parte governata dagli inglese divisa in distretti. Immagine geografica da un satellite NASA

  3. All’ origine di tutto: la cultura celtica In fase neolitica, l’Irlanda fu abitata da una popolazione di ceppo iberico, successivamente fu soggetta alle immigrazioni dei celti (gaeli), provenienti dall’Europa centrale, essi avevano la pelle chiara, capelli biondo-rossi ed erano più alti e più robusti dei loro contemporanei. Il loro linguaggio era Indoeuropeo.  Questa colonizzazione gaelica, avvenuta tra il 600 e 500 a.C., diffuse la civiltà del Bronzo e lasciò importantissime impronte decisive nella cultura irlandese sia dal punto di vista etnico che linguistico, infatti nell’isola la cultura celtica perdurerà fino al V secolo con la prima conversione al cristianesimo. Una croce celtica. Questo tipo di croce, tipicamente irlandese, è uno dei simboli ripresi dall'antica cultura celtica e adattati alla religione cattolica. [http://it.wikipedia.org/wiki/Celti]

  4. “Dobbiamo riconoscere che il monachesimo celtico, di cui san Colombano è certamente la figura più significativa, è purtroppo un tesoro sconosciuto. Una trascuratezza abbastanza grave se, come pensano numerosi storici, il monachesimo irlandese dovrebbe essere riconosciuto a tutti gli effetti come il terzo tassello di un mosaico che venne a forgiare dal V al X secolo le radici dell’Europa cristiana. La nostra identità culturale europea è certamente frutto del mona- chesimobenedettino capace di operare una sapiente rilettura della tradizione monastica orientale e della romanità che dal sud risale il continente, è ancora sicuramente frutto della coraggiosa apertura missionaria e capacità di inculturazione nell’Europa dell’est da parte dei santi Cirillo e Metodio, ma anche, come cercheremo di evidenziare, frutto del contributo originalissimo e di certo non marginale che dal nord venne da parte del monachesimo celtico.” PECULIARITA’ DEL MONACHESIMO IRLANDESE:il terzo tassello delle radici cristiane europee di padre Attilio Franco Fabris Immagine di San Colombano– Vetrata della cripta dell'Abbazia di Bobbio

  5. S. Patrizio e la diffusione del monachesimo A causa della sua “marginalità” l’Irlanda rappresenta un caso unico nel corso dei secoli della formazione del continente europeo. Infatti essa riuscì ad ottenere una certa autonomia e una sua struttura culturale, sociale e religiosa. La fede cristiana giunse nell’isola grazie ad opere di missionari e mercanti. La prima opera celebre è quella da parte del vescovo Palladio che venne inviato dal papa per guidare le popolazioni già presenti. La conversione totale dell’isola, in realtà, si ebbe con la venuta di S. Patrizio, il quale fu in grado di diffondere la religione cristiana senza traumi poiché riuscì ad avvicinarsi all’antica cultura celtica sapientemente. Poiché il patrono irlandese era molto vicino al monachesimo, fin dall’inizio il cristianesimo irlandese ebbe un’ impronta essenzialmente monastica. In pochi decenni, infatti, ci fu un’ incredibile espansione monastica in tutta l’Irlanda.

  6. Questa espansione fu dovuta a vari fattori: uno dei più importati è il clima sociale, culturale e religioso in cui esso venne a stabilirsi. La società irlandese era di tipo strettamente patriarcale e tribale. Pratica attività commerciali via mare, era suddivisa in clan, a ciascuno del quale spettava la proprietà della terra. La religione da essi coltivata aveva forti caratteristiche naturalistiche legate alla forza misteriose, cicliche e minacciose della natura. Una religione cupa che si scontrò, anche se non con la violenza, già  a partire da san Patrizio con l’annuncio cristiano. I monasteri venivano fondati a partire da una donazione di terre ad un monaco proveniente da qualche clan, il quale ne diveniva generalmente abate. La successione degli abati prevedeva che fossero membri della medesima famiglia del fondatore facendo sì che la proprietà terriera rimanesse nell’ambito del clan; questo fenomeno avveniva poiché secondo la tradizione celtica il trasferimento del possesso fondiario avveniva solo all’interno della stessa famiglia. Questo comportava un forte legame tra monastero e tribù. Antico sito monastico di Clonmacnoise

  7. La grande carestia Un’altra importante causa per cui gli irlandesi sono ancora oggi uno dei popoli più diffusi in tutto il mondo è certamente la grande epidemia del 1845. Essa è una delle peggiori tragedie della storia dell’Irlanda; verso il 1845 la popolazione irlandese contava circa otto milioni di abitanti, entro il 1850 la carestia aveva tolto la vita a circa un milione e mezzo di persone. A quell’epoca i grandi proprietari terrieri inglesi avevo preso il possesso delle terre d’Irlanda, esigevano un alto affitto dai fittavoli irlandesi e li pagavano poco nonostante il loro duro lavoro, migliaia di piccoli agricoltori vivevano in povertà. La patata fu la salvezza in questa grave situazione poiché il clima era mite e umido e ne favoriva la crescita, di conseguenza in questi anni fu l’alimento principale dell’intera popolazione. Sfortunatamente fu proprio la diffusione di questo ortaggio che causò la propagazione della peronospora, il fungo che portò alla rovina dei raccolti degli anni successivi.

  8. L’unico modo per sopravvivere era l’emigrazione di massa; dopo 6 anni di carestia, infatti, 5.000 navi partirono dai porti irlandesi per arrivare in Inghilterra e attraversare l’Atlantico e giungere negli Stati Uniti. « Navigano a migliaiaOltre l'Oceano occidentaleVerso una terra di opportunitàChe qualcuno di loro mai vedràCon buona sorteOltre l'Oceano occidentaleLe loro pance pieneI loro spiriti liberiSpezzeranno le catene della povertà » (The Pogues, Thousands are Sailing) Gli effetti della peronospora [http://it.wikipedia.org/wiki/Grande_carestia_irlandese_(1845_-_1849)]

  9. Le conseguenze Dopo quell’epidemia, però, la situazione cominciò a cambiare. Il successivo raccolto di patate fu buono. Lentamente le cose migliorarono. Il governo emanò nuove leggi che annullavano tutti i debiti dovuti alla carestia. La popolazione ricominciò a crescere. Anche se la peronospora incise su alcuni raccolti in anni successivi, non ci fu mai più niente di simile agli orrori che durante i tragici anni della carestia avevano causato la perdita di più di un quarto della popolazione dell’Irlanda. Oggi, in tutta l’Irlanda, muri diroccati e case in rovina rimangono a triste ricordo dei tempi duri che causarono l’estesissima diaspora irlandese. Nei soli Stati Uniti oltre 40 milioni di persone vantano origini irlandesi. Il presidente americano John F. Kennedy come pure Henry Ford, ideatore dell’automobile omonima, erano discendenti diretti di emi- granti venuti dall’Irlanda sulle navi della fame. [http://wol.jw.org/it/wol/d/r6/lp-i/102002726 - La grande carestia irlandese: epopea di morte e di emigrazione] Gli irlandesi americani

  10. La diffusione degli irlandesi nel mondo è evidente ancora oggi, soprattutto grazie alla diffusine della festa di S. Patrizio. Questa festività è di origine cristiana, si celebra ogni anno il 17 marzo in onore di S. Patrizio, patrono d’Irlanda. Essa si celebra anche nelle isole caraibiche , in Canada, nel Regno Unito, in Australia, negli Stati Uniti, in Argentina, in Nuova Zelanda e in Italia nel piacentino a Bobbio. La caratteristica più nota di questa festa sono le sfilate che si svolgono tutti gli anni per le strade di Dublino, di Boston, di New York e Chicago.

  11. Un difficile percorso d’integrazione europea Fin dagli anni ’50 il rapporto tra l’Irlanda e il resto dell’Europa è stato caratterizzato da continue contraddizioni, causate dalle idee e dalla cultura differente. Un esempio evidente è il rifiuto dell’adesione al Patto di Bruxelles con il quale appoggiava la realizzazione di un esercito comune europeo, questo fu causato dal fatto che il Paese aveva come principio la salvaguardia della sovranità nazionale, proclamata alla base del principio di neutralità o di non aggressione. Successivamente però nel ‘54 entrò a far parte della OECE (Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea), poiché l’obbiettivo dell'Irlanda era quello di entrare in un mercato comune, soltanto quando le sue industrie sarebbero pronte. Sotto la guida di Sean Lemass, il quale temeva che l’ isolamento dell’ isola potesse danneggiare il Paese a livello economico, si adottò un piano di espansione interno. In questo modo, l'Irlanda avviò il suo lento cammino di modernizzazione economica. Un altro passo fondamentale per il lungo percorso di integrazione dell’isola fu sicuramente l’adesione alla CEE. Nel luglio del ’61 su spinta del governo britannico l’Irlanda presentò la domanda di adesione alla CEE. Dopo vari anni di discussioni tra i Paesi membri e dopo aver superato la crisi economica, che aveva messo in dubbio la sua adesione in Europa, nel ’73 l’Irlanda potédefinitivamente dichiararsi stato europeo. [L'Irlanda: il difficile percorso di integrazione europea]

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