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INDEBITAMENTO DEI PVS COME QUANDO PERCHE’ Laura Mannocchi, a.a. 1999-2000

INDEBITAMENTO DEI PVS COME QUANDO PERCHE’ Laura Mannocchi, a.a. 1999-2000. ARGOMENTI DELLA TRATTAZIONE. ANALISI STORICA : dal decollo dei Paesi sviluppati agli ostacoli che si oppongono all’evoluzione dei Paesi del Terzo mondo

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INDEBITAMENTO DEI PVS COME QUANDO PERCHE’ Laura Mannocchi, a.a. 1999-2000

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Presentation Transcript


  1. INDEBITAMENTO DEI PVSCOME QUANDO PERCHE’Laura Mannocchi, a.a. 1999-2000

  2. ARGOMENTI DELLA TRATTAZIONE • ANALISI STORICA : dal decollo dei Paesi sviluppati agli ostacoli che si oppongono all’evoluzione dei Paesi del Terzo mondo • INDEBITAMENTO DEI PVS : i fattori alle origini del problema, i rischi che ne derivano e i principali protagonisti • PER RIDURRE IL DEBITO: OPZIONI DI POLITICA ECONOMICA : • ANALISI STORICA : dal decollo dei Paesi sviluppati agli ostacoli che si oppongono all’evoluzione dei Paesi del Terzo mondo • INDEBITAMENTO DEI PVS : i fattori alle origini del problema, i rischi che ne derivano e i principali protagonisti • PER RIDURRE IL DEBITO: OPZIONI DI POLITICA ECONOMICA : le principali iniziative, i risultati che hanno o non hanno raggiunto, la situazione dei PVS negli anni ‘90

  3. ANALISISTORICA • XVIII SECOLO: 75-80% POPOLAZIONE PAESI SVILUPPATI OCCUPATA IN AGRICOLTURA, CON BASSA PRODUTTIVITA’ • IL PROGRESSO DELLE TECNICHE AGRICOLE COMPORTA AUMENTO PRODUTTIVITA’ • SENZA SVILUPPO DELL’AGRICOLTURA, SAREBBE STATO IMPOSSIBILE LO SVILUPPO INDUSTRIALE PERCHE’ NON AVREBBE PERMESSO L’UTILIZZO DELLA POPOLAZIONE IN ALTRE ATTIVITA’ • RIVOLUZIONE INDUSTRIALE COMINCIA NEL 1760 • AUMENTO PRODUTTIVITA’ AGRICOLA CAUSA PRINCIPALE DELLO SVILUPPO INDUSTRIALE MA FATTORE LIMITATIVO DI TALE PROGRESSO NEI PVS

  4. Sostituzione del maggese con un sistema di rotazione continua delle colture (foraggio) Introduzione o estensione di nuove colture miglioramento attrezzature tradizionali e introduzione nuove selezione sementi e animali da riproduzione estensione uso cavalli nei lavori agricoli dal 1700 al 1800 produzione agricola aumenta in media del 75% in Europa Enorme disponibilità di risorse aumenta consumo pro-capite nascita processo di meccanizzazione industria TESSILE incremento domanda di ferro per rivoluzione agricola, pressione su industria SIDERURGICA ricerca di concimi spinge allo sviluppo industria CHIMICA caratteristiche settori industriali a livello REGIONALE e a diffusione INTERNAZIONALE RIVOLUZIONE AGRICOLA E RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

  5. PERCHE’ IL TERZO MONDO NON HA IMITATO L’EUROPA DEL XIX SECOLO • Scarto tra i livelli di sviluppo delle diverse parti del mondo • Mezzi di comunicazione disponibili • Condizioni climatiche (PVS in zone tropicali o intertropicali mentre rivoluzione agricola si diffonde in zone temperate) • la rivoluzione agricola aveva apportato miglioramenti alle colture tipiche di zone temperate • densità della popolazione come fattore limitativo dell’espansione delle tecniche • Fattori storici : AMERICA, AFRICA, ASIA

  6. EVOLUZIONE NEL 1900 NEL TERZO MONDO E OSTACOLI AL DECOLLO ECONOMICO • Elevata crescita della popolazione, attiva quasi solo in agricoltura; scarsa industria manifatturiera e ipertrofia del terziario • Agricoltura: espansione colture di esportazione; crescita produzione agricola alimentare più bassa dell’incremento della popolazione • Industria: incremento di quella estrattiva per esportazione verso i PI; miniere in mano a capitali stranieri; attrezzature importate dall’estero • PVS importano più di quello che esportano; esportazioni solo di materie prime • Ostacolo demografico • Ostacolo tecnico (enorme dislivello) • Riduzione costi di trasporto (sfruttamento risorse senza goderne benefici) • Elevato costo investimenti industriali; ipertrofia del terziario • Condizioni sociali occupazione; esodo dei cervelli

  7. INDEBITAMENTO DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO • CRISI DEBITORIE PRIMA E DOPO 2° GUERRA MONDIALE • FATTORI ESTERNI ED INTERNI ALLE ORIGINI DEL DEBITO • RELAZIONE TRA DEBITO ESTERO E CRESCITA ECONOMICA • TEORIA DEI 2 “GAP” • I RISCHI DEL DEBITO: RICONTRATTAZIONE E RIPUDIO • FUGA DI CAPITALI DAI PVS • COMPORTAMENTO DEL SISTEMA BANCARIO INTERNAZIONALE • RUOLO DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE E DELLA BANCA MONDIALE

  8. CRISI DEBITORIE PRIMA E DOPO LA 2° GUERRA MONDIALE • PRIMA DEL CONFLITTO MONDIALE: I Paesi si indebitavano quasi esclusivamente sul mercato finanziario; i crediti non erano ufficiali; c’era mancanza di cooperazione tra debitore e creditore; mancava un organismo internazionale come il FMI; situazione debitoria si aggrava col collasso nel mercato delle materie prime, nel periodo della grande depressione. • CRISI PIU’ RECENTI: fino ai primi anni ‘60 è prevalente la quota di prestiti concessi dai governi; nell’ultimo ventennio aumentano i crediti concessi dalle banche commerciali; evento “default” visto come opzione finale del debitore; cresce il potere contrattuale dei creditori che formano “clubs” e tendono ad adottare strategie di tipo collaborativo; presenza di un organismo internazionale (FMI) che segue l’evolversi del fenomeno debitorio

  9. FATTORI ESTERNI ALLE ORIGINI DEL DEBITONon sotto il diretto controllo dei debitori • Shock petroliferi: (73-74 e 79-80); • incremento prezzo del petrolio ha incoraggiato accumulazione di debito da parte dei paesi produttori e importatori; fenomeni recessivi nei PI hanno ridotto volume e valore esportazioni. • Esportazioni e ragioni di scambio • si può guardare “servizio debito/esportazioni” per valutare la vulnerabilità dei paesi debitori a shock esterni; valore max 1985-86 • Tassi di interesse • buona parte del debito è contratta a tasso variabile e guardando “deb.a tasso var./debito tot.” si nota che l’incidenza è raddoppiata dal 1970 (26,6%) al 1991 (49,2%) • Ammontare di risorse effettivamente disponibili • somma effettivamente resa disponibile dal flusso lordo del debito - flusso servizio del debito : è inferiore a quella che si avrebbe senza debito.

  10. FATTORI INTERNI: evidenziano il ruolo degli elementi specifici di ogni Paese • Politiche governativeche implicano eccessivi livelli di spesa e tassi di inflazione superiori alla media mondiale; che incentivano consumi piuttosto che investimenti; • Grado di efficienza degli investimentieffettuati: incapacità del debitore di investire in attività il cui rendimento ecceda il costo dei debiti contratti; • Differenze strutturalitra Paesi possono condurre a diverse performance in tema di rimborso: espandere le esportazioni piuttosto che limitare le importazioni (Paesi asiatici) o viceversa (Paesi latino-americani); • Politica dei tassi di cambiola cui sopravvalutazione può condurre a perdita di competitività; • La fuga di capitalidovuta ad aspettative di svalutazione; • Peso politico del settore agricolosui Governi dei PVS che porta a minore incentivazione delle esportazioni laddove predomina il settore agricolo; • Distribuzione del reddito: disuguaglianze minano la stabilità politica;

  11. Dalla seguente tabella è evidente la scarsa coincidenza temporale delle politiche debitorie (Tasso di crescita del debito) con il ritmo di sviluppo (Tasso crescita del PNL) e la frazione di PNL coperta dagli interessi (Interessi/PNL) dall’80 al ‘91.

  12. I rischi del debito : RICONTRATTAZIONE E RIPUDIO • Fasi del processo di crisi nel rimborso del debito: • accumulazione di mancati o parziali pagamenti delle rate del servizio; • ridefinizione formale, in accordo con creditori, dei termini contrattuali; • sospensione unilaterale del rimborso; • Ricontrattazione o “rescheduling” • comporta una riduzione del grado di liquidità dei creditori poiché i Paesi debitori richiedono: l’abbuono di parte dello stock di debito, la riduzione del tasso di interesse, la capitalizzazione degli interessi, l’allungamento del periodo di rimborso o la sospensione temporanea del rimborso; • Ripudio del debito o “default” • vantaggi: permanenza nel Paese debitore delle risorse destinate al servizio • svantaggi: sanzioni e limitazione delle risorse per lo sviluppo al solo risparmio nazionale per interruzione di nuovo credito; • “enforcement”; “moral hazard; adverse selection”

  13. FUGA DI CAPITALI porzione dei prestiti non investita in attività produttive ma verso attività fin. estere dipende da differenziale tassi, dal livello dei prezzi, dal cambio duplice costo: riduzione fonti esterne e freno alla formazione interna di capitale. Se permanente, provoca scarse risorse per investimenti e tasso crescita economia; indebolisce mercato interno con conseguenze su produzione e occupazione COMPORTAMENTO BANCHE Il sistema bancario si interessa ai PVS dopo metà anni ‘70, quando si trovò con eccesso di liquidità dovuto ai depositi da parte dei paesi OPEC derivanti da esportazioni di petrolio le banche non prestarono attenzione al modo di impiego dei fondi per forte competitività lato offerta e per garanzia di governi, organismi pubblici o organi internazionali si confidava nel fatto che gli Stati non possono fallire hanno reagito in modo eccessivo alle prime difficoltà, sospendendo i prestiti volontari FUGA DI CAPITALI E COMPORTAMENTO BANCHE

  14. FMI creato per rendere disponibili le risorse e correggere le distorsioni delle bilance dei pagamenti dopo la moratoria del Messico il Fondo aumenta i prestiti ma con una manovra di breve periodo; questo per atteggiamento “staff”; ha imposto condizioni durissime ai paesi poveri facendoli arretrare come la svalutazione, riduzione spesa pubblica e imposizione prezzo del petrolio BANCA MONDIALE sorta per provvedere alle risorse finanziarie per accrescere gli investimenti, la produttività e gli standard di vita dei Paesi membri accettò la strategia concepita dai Governi dei PI, dalle banche commerciali e dal FMI che consisteva in scarso livello di prestiti dalle banche e più accesso al FMI; rinegoziazione dei pagamenti in scadenza; stabilizzazione dei Paesi debitori con riduzione delle spese e restrizioni creditizie questi procedimenti anzichéstimolarele esportazioni, fecero ridurre le importazioni ai PVS FMI E BANCA MONDIALE

  15. PER RIDURRE IL DEBITO : OPZIONI DI POLITICA ECONOMICA • IL PIANO BAKER (1985)prevedeva prestiti per 20 miliardi di $ dalle banche commerciali e 9 miliardi di $ dalla Banca Mondiale ai 15 Paesi scelti tra i più in difficoltà. • IL PIANO BRADY (1989)adesione delle banche favorita da adesione del FMI e della WB per quasi 35 miliardi di $. • L’INIZIATIVA HIPC (Heavily Indebted Poor Country) a favore dei Paesi fortemente indebitati con intento di rendere “sostenibile” il pagamento di una quota ridotta del debito contratto, coinvolgendo i creditori. • LA POSIZIONE DELLA CHIESA E LA CAMPAGNA SDEBITARSI • I RISULTATI DEL VERTICE DI COLONIA (1999)lancia la “Koln Debt Initiative” per realizzare una riduzione del debito più profonda, più ampia e più rapida attraverso maggiori cambiamenti della struttura HIPC.

  16. IL DEBITO DEI PVS ALCUNI INDICATORI : A CHI E’ DOVUTO?

  17. LA PROPORZIONE DI DEBITO DAI PVS DOVUTA AI DIVERSI CREDITORI VARIA DA REGIONE A REGIONE

  18. I PAESI MAGGIORMENTE INDEBITATI

  19. IL DEBITO COME TASSA SUI DIRITTI DEI BAMBINISSSB:SPESA IN SERVIZI SOCIALI DI BASESSD: SPESA IN SERVIZIO DEL DEBITO

  20. PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI PER VALUTARE IL DEBITO , RELATIVI AI 4 PRINCIPALI PVS

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