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Giovedì Santo “in Coena Domini”

Giovedì Santo “in Coena Domini”. Parti di testo presi da omelie di Don Paolo Curtaz e Padre Mimmo Castiglione. Inizia il Triduo Pasquale, i tre giorni più lunghi dell'anno, le tue ultime ore, o Gesù. Nella mattinata di oggi, in tutte le Cattedrali del mondo,

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Giovedì Santo “in Coena Domini”

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Presentation Transcript


  1. Giovedì Santo “in Coena Domini” Parti di testo presi da omelie di Don Paolo Curtaz e Padre Mimmo Castiglione

  2. Inizia il Triduo Pasquale, i tre giorni più lunghi dell'anno, le tue ultime ore, o Gesù. Nella mattinata di oggi, in tutte le Cattedrali del mondo, i sacerdoti si sono riuniti col loro Vescovo per consacrare gli olii della consolazione, poi stasera nella parrocchie, dalle grandi metropoli alle sperdute comunità di montagna, ricorderemo quella dolcissima notte, quella cena piena di emozione in cui hai inventato quel pane del cammino, il momento in cui ogni prete si sente chiamato a ripetere quel gesto, il momento in cui, chiedendo agli apostoli di ripetere quel gesto, hai inventato il sacerdozio...

  3. L'ultimo atto inizia qui, con questa Cena in cui il Cristo è presente in mezzo a noi, VIVO. Lui desidera ardentemente mangiare la Pasqua con noi: il suo cuore brucia come una fiaccola, la sua Presenza è un incendio d'amore. E Gesù compie, a conclusione di tutto ciò che ha detto e fatto, un gesto che nessuno, neanche gli apostoli, sarebbe riuscito a immaginare: si consegna e si lascia massacrare. I suoi non sono soltanto bei discorsi, vuote parole! Il gesto della morte in croce è definitivo, inequivocabile: non può essere interpretato, ma solo accolto.

  4. Gesù sta per vivere l'amore fino al paradosso del tutto, come più volte ha predicato. In questo gesto, ci dice: "Il tuo cuore è indurito, non hai capito che ti voglio bene, l'unico modo per farti capire quanto mi sei prezioso, è che il mio amore diventi sangue versato, dono totale." Giovanni introduce la Passione nel suo vangelo dicendo: "Gesù, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo li amò fino alla fine" (Gv. 13,1)

  5. Gesù sceglie di donarsi a ciascuno di noi in un modo semplice, povero, scandaloso. Un modo che ci riempie la testa di dubbi: "Come è possibile: un po' di pane, un po' di vino e devo credere che Gesù è presente...." Pascal ci risponderebbe: "Se credo che Dio è diventato un uomo, non faccio nessuna fatica a credere che si possa fare pane e vino."

  6. Gesù accetta il rischio dell'incomprensione. Ancora oggi si consegna. Nelle nostre Eucarestie slavate, senza fede, affrettate, reinterpretate, Gesù accetta di non essere capito. Viviamo questa celebrazione con cuore spalancato, lasciamo che sia riempito di stupore da questo dono senza misura di sé. Noi celebriamo la cena, Gesù, con cuore commosso alle lacrime per il tuo amore per noi e per l’invito che ci fai.

  7. Ma Gesù prima di offrirsi vittima per la nostra redenzione, vuole ancora insegnarci qualcosa, e si cinge la veste, si inginocchia… lava i piedi agli apostoli… e a noi e ci raccomanda di fare altrettanto. Ci rendiamo conto di quanto siamo incapaci di amare come te, Gesù.Il nostro amore non è affatto gratuito, ma è fondato sul contraccambio, attendiamo che gli altri ci amino secondo le nostre aspettative, e se questo non avviene allora sono guai, li abbandoniamo. E poi le delusioni! Il nostro voler bene non è eterno, finisce ai primi accenni di rifiuto e di ostilità. Il nostro affetto non è unico, siamo capaci di adulterio ad ogni sorgere di passione anche se sappiamo essere passeggera.

  8. Nel tesoro del mio cuore, quel catino pieno d'acqua, e la brocca. In quell'acqua le tue mani lavano la mia vergogna: con Pilato ti ho consegnato, per paura di perdere il posto, la poltrona. Nel museo della mia memoria quell'asciugatoio: con tanta cura la tua delicatezza asciuga i miei piedi, che la polvere della fatica quotidiana piaga e fa insanguinare.

  9. Siamo incapaci di servire amando per dono, di un amore che esige abnegazione, rinuncia, sacrificio a favore della realizzazione dell'altro. Non abbiamo capito ciò che hai fatto, e dopo cena... Come discepoli abbiamo voluto essere più grandi del maestro... Eppure l'amore con il quale ci hai amati ci affascina perché scelto liberamente e pieno di senso.

  10. Mi rendo conto, Gesù, di quanto sono lontano dall'amare veramente come tu hai amato, a qualsiasi prezzo e sempre; ho servito l'altro stando bene attento al ritorno dei miei interessi. Furbo nello scoprire i bisogni dell'altro per esaudirli e legare l'altro a me, per poi esercitare potere. Pietà Signore Gesù. Guardando alle necessità altrui, la mia vanagloria mi ha impedito di servire con umiltà. Pietà Gesù umile di cuore. Ti consegno, maestro Gesù, questa mia incapacità di servire l'altro con umiltà, deponendo le vesti della mia immagine che considero migliore, autorevole e superiore. Considero inferiorità servire l'altro che mi è ostile, come anche lasciarmi servire nella mia povera condizione umana. Pietà Signore Gesù.

  11. Incapace come sono di servire con umiltà l'altro quando mi rinnega e mi tradisce, quando parla male di me, quando non mi considera, quando non obbedisce ai miei voleri, non mi segue e mi è ingrato. Pietà Signore Gesù. Anch'io sono stato ingrato con quanti mi hanno servito nel mio bisogno. Pietà Maestro, non ho ancora compreso ciò che hai fatto per me.

  12. Io, o mio Gesù….per pochi soldi ti svendo, ti tradisco, per qualche piccola, effimera, soddisfazione. Anche Giuda ha fatto così, deluso dal tuo comportamento pacifico e misericordioso. Ti voleva provocare, voleva cambiare la tua volontà imponendoti la sua, il suo pensiero, ….ed è rimasto vittima delle sue stesse mani. Anch’io, Gesù, spesso intingo il pane con te e poi corro dietro al peccato e tradisco la tua fiducia. Pietà di me, Signore.

  13. Oh, Gesù, che non mi accada come a Giuda, di perdere la speranza nel tuo perdono. Oh, Gesù, aiutami ad essere paziente e fiducioso. Oh, mio Gesù, non permettere che io faccia di testa mia, MAI.

  14. BUON GIOVEDI' SANTO ...nel Signore da Eugenio Marrone eugenio@marrone.vr.it Grazie Signore Gesù per avermi amato fino alla fine. Grazie per avermi ancora invitato a cena con Te. Grazie per riporre ancora in me la tua fiducia. Insegnami a fare come te, per essere davvero tuo discepolo, avere senso nel seguirti, pieno di zelo e di passione nell'appartenerti. elaborato da Eugenio

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