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Antropologia - Lezione 16^

Antropologia - Lezione 16^. Momento sistematico 1 La creazione: la relazione uomo-”creato” continua….

villette
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Antropologia - Lezione 16^

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Presentation Transcript


  1. Antropologia - Lezione 16^ Momento sistematico 1 La creazione: la relazione uomo-”creato” continua…

  2. I primi cristiani non erano portatori di alcun programma, di alcuna teoria, ma ovunque si recassero il seme del Regno germogliava, la fede cominciava ad ardere… perché tutto il loro essere era una torcia viva di lode per il Cristo risorto. Era lui e lui solo l’unica felicità della loro vita e il fine della Chiesa era di comunicare al mondo e alla storia la gioia per il Cristo risorto nel quale tutte le cose hanno il loro inizio e la loro fine (A. Schmemann)

  3. La riflessione biblica sulla creazione AT e NT

  4. Il settimo giorno(2,2-3): FINE della creazione 2 Allora Dio, nel settimo giornoportò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. 3 Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.

  5. Il numero7 è caratteristico di tutta la letteratura dell’AVO: • indica pienezza e sta alla base della strut-tura della settimana (forse legata alle fasi lunari): c’è una decosmologizzazione della settimana, inserendo la settimana dellacreazione come prima settimana del tempo • il senso del «settimo giorno» è nella connessione tra settimana della creazione e settimana dell’uomo: il parallelo tra comandamento del sabato e settimo giorno (cf Es 20,8-11) mostra che P ha introdotto nel settimo giorno della creazione un’allusione al comandamento del sabato

  6. Per questo il senso del settimo giorno (6+1) è quello di separare la ferialità lavorativa dall’appartenenza a Dio e indicare la mèta dei sei giorni nel settimo. Il «settimo» giorno, in quanto giorno di Dio: • è il finedell’uomo ma anche il fine ultimo dellacreazione • La creazione è ritmata (dunque “ordinata”) dalla distinzione tra lavoro e risposo, che è posta dalla relazione con Dio • il riposo non è solo interruzione dell’attività, ma fecondità connessa con il riposo di Dio, di cui l’anticipo è la benedizione concessa da Dio nella festa e nel culto

  7. l’uomo come immagine di Dio e rappresen-tante di Dio deve seguire Dio sia lavorando nella creazione sia godendo di essa: il senso della creatività del lavoro è godere della creazione • Il riposo non è assenza di lavoro, ma luogo della «presenza» di Dio (cf. il tema della “gloria di Dio” in Es 24 e 39-40) • è luogo del dialogo con Dio, da cui si riceve la fecondità per poter essere nel tempo • così, attraverso il culto, il nostro tempo sporge su Dio

  8. Il culto e la festa danno senso alla temporalità dell’uomo: • per lo scrittore sacerdotale c’è qui l’arche-tipo delloShabbat • che non viene istituito dalla Torà ma appartiene già all’ordine della creazione • perciò il senso della temporalità (alternanza - ritmo) è la comunione dell’uomo con Dio

  9. Obiettivo duplice di Gn 1:  la creazioneè per l’uomo la creazioneè per la relazione dell’uomo con Dio Nei giorni che si trovano tra i tre pilastri (1° - 4° - 7° giorno come inizio – centro – fine della creazione), Dio stabilisce la terra come spazio e dimora della vita. 2° e 3° giorno: crea la terra come suolo sepa-rato dal mare, asciutto e fertile; le piante sono parte della terra fertile (non esseri viventi separati): è imbandita “la tavola per la vita”

  10. 5° e 6° giorno: creazione degli esseri viventi: animali e uomini che popolano questo spazio vitale • si moltiplicheranno ma in modo tale che la terra offra spazio e cibo sufficiente per tutti gli esseri viventi • x 4 volte si parla di esseri viventi: esseri desi-derosi di vita e capaci di vita, però non autosuf-ficienti in quanto ricevono la vita dall’interno della creazione

  11. Ma il fine ultimo della creazione è: Dio che abita insieme agli uomini (è la loro relazione) • la creazione è lo spazio abitabileper l’uomo, ma il suo fine ultimo è che deve diventare an-che lo spazio abitabile per Dio: la dimora di Dio con le sue creature • il racconto (P) è intenzionalmente collegato con il ciclo narrativo del Sinai (Es 19,1-40,38) • è al Sinai, precisamente nella costruzione del santuario, che viene alla luce il vero senso della creazione • questo è il vero Sabato della creazione

  12. Gn 2,2: Dio si riposa dopo sei giorni di lavoro Es 24,16: sul Sinai, dopo che la sua gloria ha co-perto la montagna per sei giorni, Dio chiama Mosé solo al settimo giorno per incontrarlo nel fuoco. Qui Mosé riceve l’incarico di costruire il santuario, la tenda del convegno (o della rivelazione) per l’incontro del popolo con Jahvé (Es 29,43-46) “Nella visione di P., la costruzione comune del santuariocontinua l’opera della creazione portandola al suo fine: Dio crea la terra per essere presente in essa – come il Dio liberatore di Israele, anzi della creazione intera” (E. Zenger)

  13. Parallelismo di Esodo con Apocalisse: • Nei due capitoli finali di Ap si riprende il significato della creazione e lo si supera in proiezione escatologica: il principio si collega alla fine • I “nuovi cieli e la terra nuova” sono il momento in cui tutta la terrà diventerà la tenda di Dio con gli uomini e le mediazioni cultuali della presenza di Dio saranno superate perché le promesse saranno compiute. • Ap 21,3: “Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro” • Alla luce della promessa di una creazione che alla fine sarà pienamente rinnovata prende senso una creazione in principio.

  14. La benedizione e il comando(vv 26.28-29) 26 E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra imma-gine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 28 Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». 29 Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.

  15. L’uomoimmagine: vicerè, rappresentante, vicario, economo… di Dio. Custodisce gli altri esseri viventi e la terra affinché l’intenzione originaria di Dio sulla creazione venga perseguita e tutelata: la terra resti lo spazio vitale abitabile e abbondante per gli esseri viventi • la benedizione espressa nella forma di un imperativo (siate fecondi, moltiplicatevi), cui segue il comando sul dominio da esercitare sulla terra (e assoggettatela: verbo discusso) • si aggiunge la concessione del sostenta-mento,cioè il cibo per l’uomo, che è però limitato all’alimentazione vegetale (l’erba).

  16. Due gli aspetti qui indicati: • la benedizione è data sia agli uomini che agli animali  è intesa come la forza procreatrice, che si esprime non solo nella capacità di generare, ma in tutto il processo di vitalità che va dalla nascita alla crescita • la benedizione vincola l’uomo al suo conte-sto naturale, proprio in quanto essere creato

  17. l’uomo appare solidale con la realtà del suo mondo «naturale» (gli animali, i vegetali) • a questa solidarietà appartiene anche la cura di Dio nel procurare e fornire il sostentamento dell’uomo NB: in Gn la forza della fecondità viene sdivinizzata, non è una conquista «magica» dell’uomo, ma è inserita nella benedizione genesiaca. Solo Jhwh appare il signore della vita e della fecondità.

  18. 2) la creazione dell’uomo è una novità asso-luta nel rapporto che Dio fissa per l’uomocon il resto della realtà creata, presentato come un dominio: questa è la qualità dell’inter-vento dell’uomo sulla natura. • Confronto con i racconti mesopotamici = la finalità della creazione dell’uomo è diversa: là l’uomo era creato in vista del servizio degli dei o per sostituirli nella fatica del lavoro • nel Gen lo scopo della creazione dell’uomo è orientato verso il mondo: l’uomo è creato per l’attività civilizzatrice, nell’orizzonte della storia dell’umanità.

  19. Come si esercita questo «dominio»? Contesto di riferimento è il «dominio» regale (cf 1 Re 5,4; Sal 110,2; Is 14,6; Num 24,19; Ez 34,4), derivato dal linguaggio di corte di Babilonia e d’Egitto: • il re non solo rappresentatutto il popolo e la terra in quanto personalità corporativa, ma è anche il depositario e il mediatore del-la benedizione per il suo regno e per il popolo a lui affidato.

  20. l’uomo è «re» del creato per il compito regale di assicurarepace e benessere, di mediare la benedizione divina, di conservare la salute del mondo che gli è affidato • il dominio sulla terra è un aspetto della be-nedizione concessa da Dio alle creature, anzi è il modo con cui l’uomo diventa mediatore e mandatario di questa benedizione nello spazio del mondo • questo è il criterio del progredire della scienza e della tecnica che viene fornito dal testo genesiaco (es. le “tuniche di pelle” che Dio stesso fabbrica per i progenitori dopo il PO).

  21. Il comando disoggiogare la terra non lascia nel contesto di Gn 1 nessuno spazio per l’idea di uno sfruttamento dispotico della terra da parte dell’uomo. Invece: * È promessa incoraggiante: nella lotta della vita contro le potenze caotiche ostili (cataclismi naturali) l’uomo può superare le difficoltà * Inoltre: l’uomo esercita un dominio ammini-strativo sulla terra solo in qualità di luogo-tenente di Dio, dal quale dipende e al quale rende conto del proprio operato.

  22. L’idea di un avvallo della cosificazione e strumentalizzazione della creazione da parte dell’uomo è una lettura frutto della cultura moderna europea, staccata dalle radici bibliche.

  23. Creazione e diluvio (Gen 6-9) Un’altra variante del racconto della creazione Molti motivi simili a Gen 1-2: • La benedizione dell’essere umano, data a Noé • L’arca (in analogia con la “terra”) come dimora della vita protetta dal caos, il diluvio • L’uomo come immagine di Dio, pastore e custode della creazione, qui rappresentato da Noé come modello esemplare

  24. L’approfondimento rispetto a Gen 1-2: di fronte alla paura di una catastrofe cosmica come punizione inflitta dal Creatore per il peccato, già nel tempo mitico c’è un intervento di Dio (il diluvio) che promette che non distruggerà mai la sua creazione. • Egli rafforza il suo impegno di un’alleanza eterna con tutta la creazione, che sigilla con il segno dell’arcobaleno nel cielo (Gn 9,8-17). • Viene in piena luce il significato teologico di “creazione”: il Dio che crea ha una relazione di amore e di fedeltà con la terra, il suo radicale “sì” alla terra e all’uomo è irrevocabile.

  25. LIBRI SAPIENZIALI (ultimi 5 sec. prima di Cristo) • Esempi del dialogo interculturale di Israele con la cultura dell’AVO e quella ellenistica • Il tema della sapienza: “l’opera più preziosa del Creatore, inizio della sua attività, prima di ogni sua opera” (Pr 8,22-26) • La sapienza è personificata: compagna e mediatrice del creatore, sua proprietà • Per l’uomo è “albero di vita”, guida per giungere allo shalom (pace, benessere e felicità: Pr 3,18) • Lo aiuta a vivere in modo conforme al senso che Dio ha dato alla creazione (l’ordine “buono” iscritto da Dio nelle cose)

  26. Interesse pratico-sociale della Sapienza: sul piano etico: il Creatore unico garantisce la fondamentale uguaglianza di tutti gli uomini (Pr 22,2;29,13); al Creatore sta a cuore la buo-na sorte e la dignità del povero, chi lo opprime offende il Creatore (Pr 14,31)  sul piano esistenziale: la questione della teodicea • cfr. Giobbe di fronte alla sofferenza ingiustifica-ta rivendica l’ordine giusto posto da Dio nel mondo che sembra oscurato • Incomprensibilitàdella maestà di Dio e impo-tenza e limitatezza della creatura umana che non può disputare con Dio

  27. Giobbe dubita della giustizia di Dio nella creazione: “siamo in balia del malfattore” (9,24) • Risoluzione nella disputa (i “discorsi di Jahvé”: Gb 38-41) in cui Dio risponde alla protesta di Giobbe ponendogli 40 domande retoriche: “Quando ponevo le fondamenta della terra, tu dov’eri?... Chi ha fissato le sue dimensioni”. Dio rivendica la sua sapienza onnipotente, si presenta come “Signore degli animali” (del Le-viatan: il coccodrillo, che rappresenta le forze caotiche dell’acqua cfr. Sal 104,26 ) Giobbe revoca le sue accuse: ora non conosce Dio solo per sentito dire, ma per “aver visto” il Creatore (42,1-6) e può ancora respirare (v. 6).

  28. Nel libro della SAPIENZA (I sec. a.C.) Dio è presentato come l’Essere perfetto (così LXX: Es 3,14) Lo si può conoscere a partire dalle cose crea-te, dalla sua bellezza e grandezza, che la ragione umana di tutti gli uomini può compren-dere (Sap 13,1-9) è l’argomento per condannare gli adoratori de-gli elementi cosmici (fuoco, vento, astri) e gli idoli fabbricati dalle mani dell’uomo. Rm 1,18-25 cita Sapienza. Storia degli effetti molto significativa nella teologia filosofica della chiesa successiva, per avere aggancio universale della fede all’unico Dio.

  29. La fede nella creazione nel Nuovo Testamento La novità decisiva = il rapporto della creazione con il mistero di Cristo: 1) Gesù rappresenta la pienezzadell’opera di Dio iniziata nella creazione 2) Gesù stesso è il mediatoresin dal principio dell’opera creatrice

  30. I. Concezione singolare della creazione: il potere creatore di Jahvé è riletto alla luce della risurrezione di Gesù Cfr. Paolo:“Dio che dà vita ai morti e chiama all’esi-stenza le cose che non esistono” (Rm 4,17). Alcuni aspetti: 1) Il Gesù storico rafforza la fede nel potere del creatore, già fortemente sottolineata in Isaia. Esempi: * Mt 6,19-34: non preoccuparsi come i pagani del cibo e del vestito; c’è una forma alternativa di tesori da accumulare; il primato del Regno si fonda sulla sollecitudine del Padre celeste verso le creature (uccelli, fiori).

  31. La tempesta sedata (Mt 8,23-27): nei disce-poli impauriti nasce l’intuizione che in Gesù sia attiva la stessa potenza creatrice di Dio che all’inizio ha delimitato il caos delle acque pri-mordiali con la sola forza della parola: “chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?” (v. 27) • i miracoli di guarigione con la cacciata dei demoni (“spiriti dannosi”) che obbediscono alla autorità della parola di Gesù (Mc 1,23-28)  Nelle parole/opere di Gesà la Signoria di Dio s’impone sulle potenze terrificanti e devastatrici della morte con una potenza che corrisponde alla originaria volontà creatrice di Dio.

  32. 2) Gesù si appella all’ordine della creazione come criterio per la prassi della Signoria di Dio Al tempo di Gesù la legge aveva sormontato l’Autore della Legge; Gesù richiama lo spirito originario nei suoi insegnamenti scandalosi. Esempi: * l’amore ai nemici, fondato sulla bontà univer-sale del Creatore che fa “sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45); l’assioma generale “come tu a me, così io a te” è sostituito col riferimento a Dio: Come Dio (creatore buono) a me (peccatore), così io a te (Mt 5,48)

  33. Nelle dispute con scribi e farisei Gesù si riferisce al significato originario di una istituzione: • Secondo la volontà e l’esempio del Creatore, il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato (Mc 2,27) • Circa il matrimonio indissolubile (con uguale trattamento per la donna come per l’uomo nelle questioni circa separazione e divorzio), Gesù si appella “all’inizio della creazione” (Mt 10,8) • In merito alle abluzioni rituali, Gesù ribadisce il valore moraledella creazione: le cose sono create buone e non contaminano l’uomo (Mc 7,14-23), anzi, la creazione è manifestazione della bontà di Dio (Mc 10,29; Mc 12,24-27).

  34. La stessa malattiapsico-fisica che disturba la bontà del creato è vista da Gesù come un se-gno del male che non coincide con la volontà di Dio creatore (cfr. miracoli-esorcismi) Questi interventi di Gesù evidenziano il legame intrinseco del mondo con la libertà dell’uomo: • non solo l’uomo si esercita inesso, ma lo determina col suo agire morale • può esercitarsi anche in contrapposizione all’azione primitiva di Dio (es. matrimonio).  Gesù, nella sua lotta col male, tende ad at-tuare l’intenzione originaria di Dio: Gesù è il sabato vero, ossia il compimento autentico dell’intenzione creatrice di Dio.

  35. II. Il rinnovamento della creazione in Cristo: la soteriologia di Paolo Il tema della creazione è letto nella prospettiva soteriologica e escatologica della morte e risurrezione di Gesù Una porta di ingresso: l’Exultet della Veglia Pasquale. L’annuncio della Pasqua è rivolto alla creazione.

  36. 1) Paolo: Gesù è il compimento di Adamo • Adamo e Cristo sono presentati in un forte contrasto (Rm 5,12-21; 1Cor 15,21.45-47) • Entrambi giocano il ruolo di essere a capo di una determinata discendenza, di essere il modello originario di un tipo di uomo rilevante ai fini della storia della salvezza:

  37. Adamo: il “primo uomo” (protos anthropos) e la sua discendenza hanno ricevuto il soffio di vita di Dio (cfr. Gn 2,7) ma solo per la vita terrena: restano uomini della terra e dalla terra, sotto-messi alla caducità. • Cristo: il “secondo uomo” (déuteros anthropos), l’ultimo Adamo (éschatos Adam) quello giunto al suo compimento, è diventato, per la sua discendenza spirituale, spirito datore di vita, è l’uomo celeste che renderà partecipi della sua esistenza pneumatico-celeste nella escatolo-gica risurrezione dei morti.

  38. Quando giunge alla fine la nefasta storia del primo Adamo? Quando il secondo Adamo accetta il suo essere-uomo-e-creatura fino al punto estremo della morte, mettendo nelle mani del Padre il suo destino personale e gli esiti del suo annuncio della venuta imminente del Regno di Dio. Ciò va a beneficio della creazione intera: essa riceve nel Risorto lo Spirito creatore che la libe-ra definitivamente dal potere della morte: Is 53,10: “nell’offerta del suo sacrificio riparatore si è acquistato una discendenza”.

  39. 2) I battezzati: una nuova creazione e nuovi esseri umani La discendenza spirituale di Gesù partecipa della creazione nuova non solo nel compimento finale ma già ora, in mezzo alla vita del vecchio eone votata alla morte, grazie alla fede battesimale. Il battezzato in Cristo è “creazione nuova” (2Cor 5,17; Gal 6,5). In Col il radicale rinnovamento è un “rivestire l’uo-mo nuovo” (Col 3,9); il battesimo viene interpre-tato con un accostamento a Gen 1,26: come creazione di un uomo nuovo da parte di Dio.  Altra immagine del NT per indicare la radicale novità del battesimo: nuova nascita – rinascita (Gc 1,18; Tit 3,4; 1Pt 1,3; Gv 3,3ss).

  40. La “nuova creazione” battesimale non si consu-ma solo nell’interiorità invisibile del battez-zato, ma culmina nel campo storico-visibile della vita comune di coloro che in Cristo sono diventati creazione nuova, cioè nella comunità credente. Il battesimo ha un potere ditrasformazione della realtà, potere analogo all’atto della creazione. Ciò si vede nella profonda relativizzazione di tutte le differenze di rango e di dignità che sono note dalla vecchia creazione che si trova sotto la maledizione del peccato: né greco, né giudeo, né schiavo, né libero, né maschio, né femmina. L’essere-uno-in Cristo è il dato salvifico della nuova creazione.

  41. Questo è anche il criterio per distinguere la vec-chia creazione dalla nuova creazioneall’in-terno della chiesa. Fino al traguardo escatolo-gico la chiesa sarà sempre afflitta dalla tenta-zione della creazione vecchia, il cui segno di riconoscimento sono le distinzione di rango e di dignità, le classificazioni secondo schemi sociologici che tolgono la novità di coloro che sono “figli della libera”, della Gerusalemme celeste (cfr. Gal 4,31). Ricordiamo alcuni passi:  “Fra di voi però non sia così” (Lc 22,26).  “Dal momento che c’è tra voi invidia e discor-dia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana?” (1Cor 3,3).

  42. III. Gesù Cristo: il mediatore della creazione A Cristo si deve non solo il rinnovamento escatologico della creazione (anticipato nel popolo dei battezzati in Lui), ma anche la mediazione della creazione originaria del mondo. Cristo ha un significato cosmico nell’opera creatrice di Dio. Antecedenti veterotestamentari della idea di mediazione nella creazione:  Il filosofo giudaico Filone di Alessandria (13 aC – 45/50 dC): la teologia del Logos  La teologia rabbinica della Torah

  43. Questione problematica: come è possibile che Dio, attraverso la creazio-ne, instauri un rapporto col mondo, che è totalmente altro da lui, senza con ciò perdere: • la sua unitàindivisibile rispetto alla molteplicità delle cose create • la sua eternità rispetto alla temporalità • la sua immutabilità rispetto alla loro caducità • la sua infinitudine rispetto alla loro finitudine? Giudaismo e cristianesimo rispondono con la idea della mediazione nella creazione, idea che c’è anche nel medio-platonismo e nello stoicismo.

  44. Nella letteratura sapienziale giudaica: • Il ruolo della mediazione fra il Creatore e la creazione fu attribuito alla sapienza, in greco sophia, in ebraico hokma (cfr. Pr 3,19; 8,22-31; Sir 1,4;24,9; Sap 7,12.21; 8,4; 9,9-11) • Da una parte, la Sapienza è una qualità dello stesso Creatore, gli appartiene (es. dell’orologio) • Dall’altra, è una prima opera della creazione, preziosa, creata prima di tutte le altre opere, dunque preesistente al mondo In forma personificata, si vede la Sapienza al-l’opera nella creazione del mondo (“gioca” da-vanti al Creatore); essa personifica la filantropia del Creatore che dà a tutto un “ordine buono”.

  45. Si può intendere la Sapienza anche come mo-dello originario della molteplicitàdella crea-zione, che esiste in Dio e presso Dio, a cui Dio guarda per poi creare, con la sua Parola crea-trice, il mondo già precedentemente ordinato nella sua sapienza e traendolo, in un certo senso, da se stesso. Dunque: La Sapienza e la Parola di Dio (Logos) sono i modi in cui il Creatore instaura la sua relazione col mondo • Esse operano una mediazione tra Dio e mondo in quanto Dio le comunica al mondo come suoi doni, rendendosi così presente in mezzo alla sua creazione senza perdere la trascendenza.

  46. Applicazione del ruolo mediatore a Cristo Nel prologo di Gv 1,1-18 Gnilka dice che alla base di Gv 1 c’è un inno precristiano influenzato dalla dottrina di Filone, ripreso come inno cristiano successivamente sistemato e ampliato dall’evangelista Gv per inserirlo nel progetto unitario del suo vangelo. Commistione di generi: l’idea biblica della crea-zione mediante la Parola (cfr. Gn 1) e l’idea teologico-filosofica della mediazione del Logos. Chi è il Logos? Nella filosofia greca è la ragione divina che compenetra e ordina tutto l’universo, intelligibile e logico, esprimibile col linguaggio.

  47. Per Gv: il Logos è una realtà personale propria, paragonabile alla sapienza giudaica. Il Logos intradivino vive “in principio” (en arché), prima del tempo della creazione, “rivolto presso” Dio, appartiene ed è identico a Dio; non è creatura. Attraverso il Logos Dio pronuncia all’esterno la sua parola creatrice: “tutto è stato fatto per mezzo di lui” (Gv 1,3). L’origine della creazione dal Logos, che è ciò attra-verso cui Dio si esprime, gli conferisce una impron-ta particolare: è il luogo della rivelazione di Dio. Anche l’uomo, essendo intimamente “logico” cioè “conforme” al Logos, può comprendere il mondo come espressione e dono di Dio.

  48. Al v. 14 c’è l’affermazione culminante dell’inno del Logos, il passo definitivo nella storia del Logos, della auto-rivelazione di Dio: il Logos “si fece carne” e come uomo “mise la sua tenda” in mezzo a noi. Il Logos viene identificato con Gesù Cristo; tutto ciò che qui è riferito al Logos nel proseguo del Vangelo lo si dirà di Gesù di Nazareth. In lui culmina l’opera della creazione e della rivelazione: • Egli è “la vita” (Gv 14,6) e la dona “in pienezza” (Gv 10,10) • Egli è la vera “luce del mondo”, “luce della vita” (Gv 8,12).

  49. Conclusione a partire dal prologo di Gv: Spesso pensiamo la creazione come una realtà messa in atto da Dio  Per Gv la creazione è espressione nel tempo della eterna generazionedel Figlio. Gv vede la creazione attraverso il mistero del Logos per dire che, creandola, Dio ha stabilito con la creazione una relazione personale.  Se nel grembo della vita divina Dio pronuncia “Tu” (il Figlio), Dio continua questa comunica-zione di sé anche fuori di sé, nella creazione.

  50. All’origine del mondo c’è il mistero di Dio che risplende mediante il suo Logos (il suo partner dialogale: rivolto presso di lui) e che pone ogni essere in dialogo con Lui. Se il Logos è dentro ogni creatura, ogni crea-tura è “una parola” che Dio ci rivolge. La creazione è quindi segnata da una realtà personale, relazionale (cioè dialogale). “persona” nel senso assoluto trinitario di “relazione sussistente”. Dio “dice” il mondo, parla all’uomo attraverso il mondo. Dio e l’uomo si parlano attraverso il mondo.

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