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materiale didattico sul carnevale- libro biblioteca sulle maschere- Velonà (2)

IL CARNEVALE, UNITA' DIDATTICA, INS.TE VELONA', CLASSI QUARTE E QUINTE, STORIA, CULTURA E FOLKLORE

Cinzia1
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materiale didattico sul carnevale- libro biblioteca sulle maschere- Velonà (2)

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Presentation Transcript


  1. Materiale didattico librobiblioteca sulle maschere ed il carnevale ins.te Cinzia Velonà d Mi metterò una maschera da imperatore, avrò un impero per un paio d’ore: per volere mio dovranno levarsi la maschera quelli che la portano ogni giorno dell’anno… E sarà il Carnevale più divertente veder la faccia vera di tanta gente. Carnevale, ogni scherzo vale. Mi metterò una maschera da Pulcinella e dirò che ho inventato la mozzarella. Mi metterò una maschera da Pantalone, dirò che ogni mio sternuto vale un milione. Mi metterò una maschera da pagliaccio, per far credere a tutti che il sole è di ghiaccio. Rifletti e rispondi sul quaderno: L'autore sogna di essere imperatore per far togliere la maschera a coloro che la portano tutti i giorni: chi sono queste persone? Prova a descriverle. Scegli la maschera di un personaggio e pensa di indossarla per un paio d'ore: chi vorresti essere? Cosa faresti in quelle due ore? Racconta.

  2. Il vestito di Arlecchino di Gianni Rodari Per fare un vestito ad Arlecchino ci mise una toppa Meneghino, ne mise un’altra Pulcinella, una Gianduja, una Brighella. Pantalone, vecchio pidocchio, ci mise uno strappo sul ginocchio, e Stenterello, largo di mano qualche macchia di vino toscano. Colombina che lo cucì fece un vestito stretto così. Arlecchino lo mise lo stesso ma ci stava un tantino perplesso. Disse allora Balanzone, bolognese dottorone: “Ti assicuro e te lo giuro che ti andrà bene li mese venturo se osserverai la mia ricetta: un giorno digiuno e l’altrobolletta!”. Rifletti e rispondi sul quaderno: Scrivi il significato di queste espressioni: - essere un pidocchio - essere largo di mano - essere in bolletta Cerca i nomi delle regioni delle maschere indicate sulla cartina Cerca altre maschere tipiche italiane ed indica la regione di provenienza Qual è la maschera tipica della tua regione? Descrivila

  3. La fuga di Pulcinella di Gianni Rodari Di tutte le marionette del vecchio teatrino, Pulcinella era la più irrequieta… Aveva sempre da protestare! O perché all’ora della recita avrebbe preferito andare a spasso, o perché il burattinaio gli assegnava una parte buffa, mentre lui avrebbe preferito una parte drammatica. “Un giorno o l’altro” diceva ad Arlecchino “Taglio la corda”. E così fece… Una notte Pulcinella riuscì ad impadronirsi di un paio di forbici dimenticate dal burattinaio e così tagliò uno dopo l’altro i fili che gli legavano la testa, le mani e i piedi e propose ad Arlecchino: “Vieni con me.” Arlecchino non voleva saperne di separarsi da Colombina, ma Pulcinella non aveva intenzione di portarsi dietro anche quella smorfiosa, che in teatro gli aveva giocato centomila tiri. “Allora me ne andrò da solo!” decise. Si gettò coraggiosamente a terra e via, gambe in spalla. “Chebellezza” pensava correndo “non sentirsi più tirare da tutte le parti da quei maledetti fili! Che bellezza mettere il piede proprio nel punto dove si vuole”. Ma il mondo, per una marionetta solitaria, è grande e terribile, e abitato specialmente di notte, da gatti feroci, pronti a scambiare qualsiasi cosa che fugge per un topo cui dare la caccia. Pulcinella riuscì a convincere i gatti che avevano a che fare con un vero artista, ma ad ogni buon conto si rifugiò in un giardino, si acquattò contro un muretto e si addormentò. Allo spuntare del sole si alzò ed aveva fame! Ma intorno a lui, a perdita d’occhio, non c’erano che garofani, tulipani e ortensie… “Pazienza” si disse Pulcinella e colto un garofano cominciò a mordicchiarne i petali con una certa diffidenza. Non era come mangiare una bistecca ai ferri o un filetto di pesce persico: i fiori hanno molto profumo e poco sapore. Ma, a Pulcinella quello parve il sapore della libertà, e al secondo boccone era sicuro di non aver mai gustato cibo più delizioso. Decise di rimanere per sempre in quel giardino e così fece. Dormiva al riparo di una grande magnolia le cui dure foglie non temevano pioggia né grandine e si nutriva di fiori; oggi un garofano, domani una rosa. Pulcinella sognava montagne di spaghetti e pianure di mozzarella, ma non si arrendeva. Era diventato secco e magro, ma così profumato che qualche volta le api si posavano su di lui per succhiare il nettare, e si allontanavano deluse solo dopo aver tentato invano di affondare il pungiglione nella sua testa di legno. Venne l’inverno, il giardino sfiorito aspettava la prima neve e la povera marionetta non aveva più nulla da mangiare. Non dite che avrebbe potuto riprendere il viaggio: le sue povere gambe di legno non lo avrebbero portato lontano. “Pazienza” si disse Pulcinella “Morirò qui. Non è un brutto posto per morire. Inoltre morirò libero: nessuno potrà più legare un filo alla mia testa, per farmi dire sì o no”. La prima neve lo seppellì sotto una morbida coperta bianca. In primavera, proprio in quel punto, crebbe un garofano. Sottoterra, calmo e felice, Pulcinella pensava: “Ecco, sulla mia testa è cresciuto un fiore. C’è qualcuno più felice di me?” Ma non era morto, perché le marionette di legno non possono morire! È ancora là sotto e nessuno lo sa. Se sarai tu a trovarlo, non attaccargli un filo in testa: ai re e alle regine del teatrino quel filo non dà fastidio, ma lui non lo può proprio soffrire.

  4. La fuga di Pulcinella di Gianni Rodari Di tutte le marionette del vecchio teatrino, Pulcinella era la più irrequieta… Aveva sempre da protestare! O perché all’ora della recita avrebbe preferito andare a spasso, o perché il burattinaio gli assegnava una parte buffa, mentre lui avrebbe preferito una parte drammatica. “Un giorno o l’altro” diceva ad Arlecchino “Taglio la corda”. E così fece… Una notte Pulcinella riuscì ad impadronirsi di un paio di forbici dimenticate dal burattinaio e così tagliò uno dopo l’altro i fili che gli legavano la testa, le mani e i piedi e propose ad Arlecchino: “Vieni con me. ” Arlecchino non voleva saperne di separarsi da Colombina. “Allora me ne andrò da solo!” decise. Si gettò coraggiosamente a terra e via, gambe in spalla. “Che bellezza” pensava correndo “non sentirsi più tirare da tutte le parti da quei maledetti fili! Che bellezza mettere il piede proprio nel punto dove si vuole”. E correva ridendo sull'erba, tra i fiori e sulle colline, mentre il sole lo guardava sorridendo.

  5. Ma il mondo, per una marionetta solitaria, è grande e terribile, e abitato specialmente di notte, da gatti feroci, pronti a scambiare qualsiasi cosa che fugge per un topo cui dare la caccia. Pulcinella riuscì a convincere i gatti che avevano a che fare con un vero artista, ma ad ogni buon conto si rifugiò in un giardino, si acquattò contro un muretto e si addormentò. Allo spuntare del sole si alzò ed aveva fame! Ma intorno a lui, a perdita d’occhio, non c’erano che garofani, tulipani e ortensie…“Pazienza” si disse Pulcinella e colto un garofano cominciò a mordicchiarne i petali: non aveva un gran sapore, ma a Pulcinella quello parve il sapore della libertà! Decise di rimanere per sempre in quel giardino. Pulcinella sognava montagne di spaghetti e pianure di mozzarella, ma non si arrendeva. Venne l’inverno, arrivò la prima neve e la povera marionetta non aveva più nulla da mangiare. “Pazienza” si disse Pulcinella “Morirò qui. Non è un brutto posto per morire. Inoltre morirò libero". La prima neve lo seppellì sotto una morbida coperta bianca. In primavera, proprio in quel punto, crebbe un garofano. Ma non era morto, perché le marionette di legno non possono morire! È ancora là sotto e nessuno lo sa. Se sarai tu a trovarlo, non attaccargli un filo in testa: ai re e alle regine del teatrino quel filo non dà fastidio, ma lui non lo può proprio soffrire.

  6. La fuga di Pulcinella Ascolta il racconto dell'insegnante, poi riordina le vignette in senso cronologico ed incollale sul quaderno, con accanto la didascalia giusta.

  7. Si gettò coraggiosamente a terra e via, gambe in spalla. “Che bellezza” pensava correndo “non sentirsi più tirare da tutte le parti da quei maledetti fili! Che bellezza mettere il piede proprio nel punto dove si vuole”. E correva ridendo sull'erba, tra i fiori e sulle colline, mentre il sole lo guardava sorridendo. Allo spuntare del sole si alzò ed aveva fame! Ma intorno a lui, a perdita d’occhio, non c’erano che garofani, tulipani e ortensie…“Pazienza” si disse Pulcinella e colto un garofano cominciò a mordicchiarne i petali: non aveva un gran sapore, ma a Pulcinella quello parve il sapore della libertà! Decise di rimanere per sempre in quel giardino. Venne l’inverno, arrivò la prima neve e la povera marionetta non aveva più nulla da mangiare. “Pazienza” si disse Pulcinella “Morirò qui. Non è un brutto posto per morire. Inoltre morirò libero". La prima neve lo seppellì sotto una morbida coperta bianca. In primavera, proprio in quel punto, crebbe un garofano. Ma non era morto, perché le marionette di legno non possono morire! Di tutte le marionette del vecchio teatrino, Pulcinella era la più irrequieta… Aveva sempre da protestare! O perché all’ora della recita avrebbe preferito andare a spasso, o perché il burattinaio gli assegnava una parte buffa, mentre lui avrebbe preferito una parte drammatica. “Un giorno o l’altro” diceva ad Arlecchino “Taglio la corda”. Ma il mondo, per una marionetta solitaria, è grande e terribile, e abitato specialmente di notte, da gatti feroci, pronti a scambiare qualsiasi cosa che fugge per un topo cui dare la caccia. Pulcinella riuscì a convincere i gatti che avevano a che fare con un vero artista, ma ad ogni buon conto si rifugiò in un giardino, si acquattò contro un muretto e si addormentò. E così fece… Una notte Pulcinella riuscì ad impadronirsi di un paio di forbici dimenticate dal burattinaio e così tagliò uno dopo l’altro i fili che gli legavano la testa, le mani e i piedi e propose ad Arlecchino: “Vieni con me. ” Arlecchino non voleva saperne di separarsi da Colombina. “Allora me ne andrò da solo! ” decise.

  8. LA FUGA DI PULCINELLA DI GIANNI RODARI DI TUTTE LE MARIONETTE DEL VECCHIO TEATRINO, PULCINELLA ERA LA PIÙ IRREQUIETA… AVEVA SEMPRE DA PROTESTARE! O PERCHÉ ALL’ORA DELLA RECITA AVREBBE PREFERITO ANDARE A SPASSO, O PERCHÉ IL BURATTINAIO GLI ASSEGNAVA UNA PARTE BUFFA, MENTRE LUI AVREBBE PREFERITO UNA PARTE DRAMMATICA. “UN GIORNO O L’ALTRO” DICEVA AD ARLECCHINO “TAGLIO LA CORDA”. E COSÌ FECE… UNA NOTTE PULCINELLA RIUSCÌ AD IMPADRONIRSI DI UN PAIO DI FORBICI DIMENTICATE DAL BURATTINAIO E COSÌ TAGLIÒ UNO DOPO L’ALTRO I FILI CHE GLI LEGAVANO LA TESTA, LE MANI E I PIEDI E PROPOSE AD ARLECCHINO: “VIENI CON ME.” ARLECCHINO NON VOLEVA SAPERNE DI SEPARARSI DA COLOMBINA. “ALLORA ME NE ANDRÒ DA SOLO! ” DECISE. SI GETTÒ CORAGGIOSAMENTE A TERRA E VIA, GAMBE IN SPALLA. “CHE BELLEZZA” PENSAVA CORRENDO “NON SENTIRSI PIÙ TIRARE DA TUTTE LE PARTI DA QUEI MALEDETTI FILI! CHE BELLEZZA METTERE IL PIEDE PROPRIO NEL PUNTO DOVE SI VUOLE”. E CORREVA RIDENDO SULL'ERBA, TRA I FIORI E SULLE COLLINE, MENTRE IL SOLE LO GUARDAVA SORRIDENDO.

  9. MA IL MONDO, PER UNA MARIONETTA SOLITARIA, È GRANDE E TERRIBILE, E ABITATO SPECIALMENTE DI NOTTE, DA GATTI FEROCI, PRONTI A SCAMBIARE QUALSIASI COSA CHE FUGGE PER UN TOPO CUI DARE LA CACCIA. PULCINELLA RIUSCÌ A CONVINCERE I GATTI CHE AVEVANO A CHE FARE CON UN VERO ARTISTA, MA AD OGNI BUON CONTO SI RIFUGIÒ IN UN GIARDINO, SI ACQUATTÒ CONTRO UN MURETTO E SI ADDORMENTÒ. ALLO SPUNTARE DEL SOLE SI ALZÒ ED AVEVA FAME! MA INTORNO A LUI, A PERDITA D’OCCHIO, NON C’ERANO CHE GAROFANI, TULIPANI E ORTENSIE… “PAZIENZA” SI DISSE PULCINELLA E COLTO UN GAROFANO COMINCIÒ A MORDICCHIARNE I PETALI: NON AVEVA UN GRAN SAPORE, MA A PULCINELLA QUELLO PARVE IL SAPORE DELLA LIBERTÀ! DECISE DI RIMANERE PER SEMPRE IN QUEL GIARDINO. PULCINELLA SOGNAVA MONTAGNE DI SPAGHETTI E PIANURE DI MOZZARELLA, MA NON SI ARRENDEVA. VENNE L’INVERNO, ARRIVÒ LA PRIMA NEVE E LA POVERA MARIONETTA NON AVEVA PIÙ NULLA DA MANGIARE. “PAZIENZA” SI DISSE PULCINELLA “MORIRÒ QUI. NON È UN BRUTTO POSTO PER MORIRE. INOLTRE MORIRÒ LIBERO". LA PRIMA NEVE LO SEPPELLÌ SOTTO UNA MORBIDA COPERTA BIANCA. IN PRIMAVERA, PROPRIO IN QUEL PUNTO, CREBBE UN GAROFANO. MA NON ERA MORTO, PERCHÉ LE MARIONETTE DI LEGNO NON POSSONO MORIRE! È ANCORA LÀ SOTTO E NESSUNO LO SA. SE SARAI TU A TROVARLO, NON ATTACCARGLI UN FILO IN TESTA: AI RE E ALLE REGINE DEL TEATRINO QUEL FILO NON DÀ FASTIDIO, MA LUI NON LO PUÒ PROPRIO SOFFRIRE.

  10. La fuga di Pulcinella 1.Perchè Pulcinella vuole scappare? A. Perchè il burattinaio è cattivo B. Perchè vuole la libertà C. Perchè vuole mangiare di più 2. Con quale oggetto Pulcinella riesce a tagliare le corde? A. Delle forbici B. Un coltello C. Una lima 3. Come fa Pulcinella a sfuggire ai gatti? A. Raccontando di essere un mago B. Raccontando di essere un gatto travestito C. Raccontando di essere un artista 4. Di cosa sanno i fiori che Pulcinella mangia? A. Di libertà B. Di pizza C. Di mozzarella 5. Cosa non devi fare se ritroverai la marionetta? A. Darle da mangiare B. Portartela a casa C. Rimetterle le corde

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