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L’approccio dell’OMS ai temi della salute e della disabilità: Le classificazioni internazionali

L’approccio dell’OMS ai temi della salute e della disabilità: Le classificazioni internazionali. Dott.ssa Simona De Lorenzis. ICD (1970).

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L’approccio dell’OMS ai temi della salute e della disabilità: Le classificazioni internazionali

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Presentation Transcript


  1. L’approccio dell’OMS ai temi della salute e della disabilità:Le classificazioni internazionali Dott.ssa Simona De Lorenzis

  2. ICD (1970) • La prima classificazione elaborata dall’OMS, “LA CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DELLE MALATTIE” (ICD, 1970) si delinea come una classificazione causale, focalizzando l’attenzione sull’aspetto eziologico della patologia. • L’ICD descrive le caratteristiche cliniche e fornisce una “diagnosi” delle malattie, dei disturbi o di altri stati di salute, MA non considera l’influenza dell’ambiente.

  3. ICIDH (1980) • L’ICD rivela ben presto vari limiti di applicazione e ciò induce l’OMS ad elaborare un nuovo manuale di classificazione, in grado di focalizzare l’attenzione non solo sulla causa delle patologie, ma anche sulle loro conseguenze: la “Classificazione Internazionale delle Menomazioni, delle Disabilità e degli Handicap” (ICIDH, 1980).

  4. ICIDH L’ICIDH è caratterizzato da tre componenti fondamentali attraverso le quali vengono analizzate e valutate le conseguenze delle malattie:

  5. Criticismi dell’ICIDH

  6. Dall’ICIDH (1980) All’ICF (2001)Le innovazioni dell’ICF … • L’ICF sposta l’attenzione dal deficit dell’individuo alla sua salute e alle sue possibilità; • stabilisce un linguaggio unico e internazionale allo scopo di migliorare la comunicazione fra i diversi utilizzatori; • I termini con connotazione negativa sono sostituiti da termini neutri: Menomazione Funzioni e Strutture Corporee Disabilità Attività Handicap Partecipazione

  7. … Le innovazioni dell’ICF • L’ICF racchiude tutti gli aspetti concernenti la salute umana • L’ICF ha un’applicazione universale, poiché non riguarda soltanto le persone con disabilità, ma tutti gli individui. • Le informazioni fornite dall’ICF consentono di effettuare una descrizione delle situazioni che riguardano il funzionamento umano e le sue restrizioni. Qualunque persona in qualunque momento della vita può avere una condizione di salute che in un ambiente sfavorevole diventa disabilità

  8. La disabilità secondo l’ICF La disabilità non è intesa come un attributo della persona, ma come una situazione che nasce dal divario tra lo stato di salute di quella determinata persona e i fattori contestuali “dell’ambiente ove la persona vive”. 

  9. IL MODELLO BIOPSICOSOCIALE DELL’ICF • Secondo il modello biopsicosociale lo stato di salute dipende complessivamente da tre elementi: • l’integrità delle funzioni e strutture corporee • la capacità di svolgere delle attività • la possibilità di partecipare alla vita sociale • Gli aspetti positivi vengono descritti come funzionamento mentre gli aspetti negativi vengono identificati come disabilità. • Vengono poi tenuti in considerazione quali sono i fattori contestuali che influenzano il funzionamento o la disabilità della persona.

  10. Modello concettuale dell’ICF Condizione di salute Fattori contestuali Funzionamento Funizioni e strutture corporee Attività Partecipazione Menomazione Limitazione Restrizione funz. e strut. Corporee dell’attività della partecipazione (ex disabilità) (ex handicap) Disabilità

  11. Funzionamento e disabilità • Il funzionamento di un individuo in un dominio specifico è il risultato della relazione complessa fra la condizione di salute e i fattori contestuali (ambientali e personali). Tra queste entità c’è un’interazione dinamica: gli interventi a livello di un’entità possono apportare modifiche in una o più altre entità.

  12. Struttura dell’ICF

  13. Attività e partecipazione sono legate ai costrutti:

  14. Fattori contestuali

  15. Fattori contestuali

  16. Punto nodale di innovazione dell’ICF Facilitatori Barriere

  17. LA CENTRALITA’ DEI FATTORI CONTESTUALI • I fattori contestuali svolgono un ruolo determinante nella vita dell’individuo, in quanto, a partire dalle sue effettive capacità (determinate dalla condizione di salute), svolgono il ruolo di facilitatori o barriere verso la possibilità vivere una vita autonoma, indipendente ed autodeterminata. • Tra i fattori contestuali, emerge l’importanza della famiglia, della percezione di sé, degli atteggiamenti culturali e delle risposte istituzionali

  18. LA FAMIGLIA DI FRONTE ALLA DISABILITA’ • DIFFICOLTA’: • Ferita narcisistica dei genitori ed elaborazione del lutto del “figlio perfetto” (shock, dolore, sensi di colpa, rabbia, trattativa, accettazione) • “Riaggiustamenti” del ciclo vitale (formazione della coppia, nascita dei figli, progressiva autonomia dei figli, uscita dei figli dal nucleo familiare, coppia anziana) • VARIABILI ADATTIVE: • Situazione del bambino; • Caratteristiche personali; • Rete di supporto intrafamiliare; • Supporto sociale.

  19. IL FIGLIO DISABILE • Spesso, il figlio disabile viene considerato come un eterno bambino e le sue capacità/autonomie disconosciute. In altri casi, si nascondono le reali difficoltà della persona e si immaginano percorsi/apprendimenti, autonomie assolutamente fuori dalla sua portata. Sono le due facce della stessa medaglia: l’impossibilità di considerare che una persona con disabilità possa diventare adulto a partire da ciò che egli realmente è

  20. La percezione della disabilità nel confronto con gli altri • Gli esiti del confronto: • Depressione: rinuncia all’interagire, a conoscere, a crescere. Tale mossa suscita reazioni di intolleranza nei sani, disagio, impotenza nel modificare la situazione; • Ribellione: rivolta per la propria condizione, rifiuto, opposizione, repressione. Tale mossa reclama un cambiamento ma spesso viene domata con l’indifferenza o la forza dei farmaci; • Interloquire in modo maturo: accettando le frustrazioni e non mostrando espressioni di intolleranza. Consente una parziale integrazione ma richiede un alto controllo e un intelletto normodotato; • Interloquire in modo patologico: sfruttando il deficit a proprio vantaggio, ma porta alla definitiva emarginazione sociale.

  21. La necessità di autonomia per la persona disabile Il bambino disabile pensa facilmente di essere al centro del mondo, sviluppando un grande egocentrismo, a causa delle maggiori attenzioni che riceve rispetto agli altri bambini. Egli attribuisce la connessione tra le cure speciali e la propria patologia, perciò attribuisce a questa un effetto di potere. Passati gli anni preziosi dell’infanzia le possibilità riabilitative si assottigliano ed arriva la delusione dell’adolescenza: l’attenzione privilegiata si spegne, la fatica degli altri si manifesta. Il ridimensionamento inevitabile può essere vissuto dal disabile come un tradimento dell’intensa attenzione affettiva. È importante che tale passaggio venga abbinato al riconoscimento di qualche autonomia gratificante che gli renda accettabile l’assunzione di un ruolo adulto, in base alle proprie capacità.

  22. Gli atteggiamenti culturali …

  23. GLI ATTEGGIAMENTI CULTURALI

  24. LE RISPOSTE ISITUZIONALI …

  25. PROGETTO QUALIFY CAREProgetti Per La Vita Indipendente FINALITA’: • Possibilità per una persona adulta con disabilità grave, di autodeterminarsi e di poter vivere come chiunque avendo la capacità di prendere decisioni riguardanti la propria vita e di svolgere attività di propria scelta Persona con disabilità Oggetto di cura soggetto attivo

  26. PROGETTO QUALIFY CAREProgetti Per La Vita Indipendente • AUTONOMIA: liberarsi dalle dipendenze affettive e psicologiche, per sviluppare la capacità di costruire relazioni sociali e interpersonali ricche; • AUTODETERMINAZIONE: rafforzamento della capacità di [...] voler e saper scegliere, oltre ad assumere progressivamente la responsabilità delle conseguenze che tali scelte comportano • INDIPENDENZA: compiere in autonomia le attività quotidiane e relazionali, attraverso il potenziamento delle capacità, il sostegno degli enti pubblici e l’utilizzo di ausili appropriati; • INTERDIPENDENZA: reale interazione con la società e le persone, in forma di reciproca dipendenza, interscambio e reciprocità, sia negli ambienti sociali che in quelli privati

  27. PROGETTO QUALIFY CAREProgetti Per La Vita Indipendente BENEFICIARI: • Tutte le persone con disabilità motoria di età compresa tra i 16 e i 64 anni che presentino elevate potenzialità di autonomia ed abbiano manifestato la volontà di realizzare un proprio progetto di vita indipendente (formazione, lavoro, socialità, quotidianità)

  28. PROGETTO QUALIFY CAREProgetti Per La Vita Indipendente STRUMENTI PER ACQUISIRE L’AUTODETERMINAZIONE: • Benefici orientati al sostegno del reddito; • Soluzioni domotiche; • Interventi volti a facilitare i processi di inclusione sociale e lavorativa; • Assistenza personale autogestita. La persona può, quindi, scegliere: • Da chi farsi aiutare; • Come farsi aiutare; • Quando farsi aiutare.

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