230 likes | 555 Views
Allarme Ghiacciai. Da alcuni anni, molti scienziati, in diverse parti del nostro pianeta, hanno lanciato un allarme: la nostra Terra ha la febbre ! Febbre che si misura con l’innalzamento globale della temperatura e con i dati impressionanti dello scioglimento dei ghiacci.
E N D
Da alcuni anni, molti scienziati, in diverse parti del nostro pianeta, hanno lanciato un allarme: la nostra Terra ha la febbre! Febbre che si misura con l’innalzamento globale della temperatura e con i dati impressionanti dello scioglimento dei ghiacci.
I ghiacciai attualmente coprono circa 16 milioni di chilometri quadrati della superficie del nostro pianeta e la quasi totalità è rappresentata dalla calotta antartica e dalla Groenlandia. I ghiacciai alpini hanno una estensione di appena 3000 chilometri quadrati e costituiscono appena lo 0,018 %. Il 46 % si trova in Svizzera, il 20% in Italia, il 18 % in Austria, il 14 % in Francia e lo 0,03 % in Germania. Il più grande ghiacciaio della catena alpina si trova nelle Alpi Bernesi, che ha una superficie di 86 chilometri quadrati e una lunghezza di 24 chilometri.
Sulle Alpi in 150 anni è scomparso il 50% della superficie glaciale. Nel 2005 il 94% dei ghiacciai italiani era in arretramento, il 6% era stazionario, nessuno era in avanzamento.
Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti, basta confrontare le immagini storiche dei ghiacciai alpini di soli alcuni decenni fa con le fotografie attuali. Per tornare indietro di alcuni secoli ci possono essere di aiuto i dipinti dei primi ‘viaggiatori’ alpini e il confronto può essere drammatico. La situazione è la stessa per gli altri ghiacciai nel mondo. Ghiacciaio del Monte Leone nel 2003 e nel 2008
Un fenomeno preoccupante, che interessa la stabilità di intere montagne a causa del pericolo di crolli delle pareti rocciose. Dimostrazione di come le montagne siano un ambiente delicato e sensibile, in rapida trasformazione. Ghiacciaio del Belvedere sul Monte Rosa
Ai Poli la situazione è ancora più allarmante. Nel 2002, tra gennaio e marzo, è avvenuto il collasso di un’intera piattaforma, un’area di ghiaccio estesa come la valle d’Aosta scomparsa in soli 35 giorni. Un’area di 3250 chilometri quadrati con uno spessore di 220 metri. I satelliti, inoltre, ci confermano che la calotta polare si restringe sempre più ma le grida di allarme del popolo Inuit che vive in queste terre rimangono, purtroppo, quasi sempre inascoltate.
Secondo gli esperti il livello medio del Mare Mediterraneo, a causa della fusione dei ghiacciai continentali, è destinato a salire tra i 18 e i 59 centimetri nel 2100. In Italia saranno esposte all’invasione del mare soprattutto le coste dell’Alto Adriatico e della Versilia.
La conoscenza ormai profonda sulle vicende del passato ci permette di affermare che l’evoluzionedel clima è continua e molto più rapida di quanto non si credesse. Le variazioni climatiche più recenti, sono ben note nei loro dettagli in Europa e anche in Nord America dove i cerchi di accrescimento dei tronchi secolari sono grandi e ben segnati nei periodi di bel tempo, stretti e irregolari, sintomo di sviluppo stentato negli anni difficili, per freddo o per mancanza di umidità.
Curiosità Il 1816 fu il momento più critico perché il gelo e l’umidità vennero aggravati dall’esplosione del vulcano Tambura in Indonesia. Si valuta un’eruzione di circa 150 chilometri cubi di ceneri. Sotto la spinta di venti in quota, le particelle leggere hanno reso torbida l’atmosfera su tutto il pianeta, intercettando anche la radiazione solare. Giugno, luglio e agosto portarono ovunque freddo, neve e ghiaccio: fu definito l’annosenza estate.
Il Sole, infatti, irradia la Terra che a sua volta riflette verso l’esterno la radiazione cambiata di lunghezza d’onda. Questa energia viene assorbita dai cosiddetti gas – serra e produce ilglobal warming, cioè il riscaldamento globale.
I mutamenti in atto sono già abbastanza vistosi come il riscaldamento delle acque dei mari con la conseguente dilatazione, che ha portato in circa trent’anni ad un aumento della superficie oceanica di qualche decina di centimetri. Se in futuro si sommerà l’effetto della fusione dei ghiacciai, l’impatto sulle coste sarà devastante.
La parte di neve caduta che non viene sciolta dal Sole, che non precipita a valle e che non viene portata via dal vento si accumula e si comprime fino a che i suoi fiocchi diventano sempre più compatti, l’aria contenuta viene eliminata ed essi si trasformano prima in neve granulare e poi in ghiaccio. Nasce così il ghiacciaio, un accumulo di ghiaccio, che può raggiungere anche spessori notevoli. Come si forma il ghiacciaio
Nei ghiacciai si distinguono due zone: il bacino di raccolta e la lingua. Il bacino di raccolta, in genere si trova nella parte più alta,dove si addensa la neve; al di sotto del limite delle nevi perenni c’è invece la lingua, dove il ghiaccio si può sciogliere per fusione e sublimazione.
Dal momento in cui cade la neve, che è costituita da cristalli molto regolari dalle caratteristiche forme stellari e con un contenuto di aria pari al 90 %, inizia una continua, graduale trasformazione del cristallo per processi di fusione parziale, di successivo ricongelamento e di compattazione.
Tutto questo avviene in un arco di tempo di circa 5 anni. Quindi i ghiacciai non sono immobili e con il passare dei secoli, restituiscono spesso i resti di oggetti, animali o uomini che accidentalmente erano rimasti intrappolati nei ghiacci. Resti di solito perfettamente conservati dalle bassissime temperature.
La velocità di spostamento per i ghiacciai alpini può essere di alcuni centimetri al giorno. Ghiacciaio dell’ Arbola in alta Val Formazza
I ghiacciai, quindi, ricoprono un ruolo importantissimo nell’equilibrio ambientale del nostro pianeta. Il loro ritiro causerà inevitabilmente forte instabilità dei versanti ricoperti da ghiaccio e influenzerà pesantemente il bilancio idrico, il regime dei corsi d’acqua e l’erosione delle coste.
Che cosa possiamo fare per curare questo malessere dei ghiacciai? Tutti insieme dobbiamo lavorare per operare un grande cambiamento culturale e politico che modifichi gli attuali modi di produzione e consumo.
BIBLIOGRAFIA P. Landini, A. Fabris “La terra e l’universo” Ed. Lattes L. Leopardi, M. Gariboldi “Il libro delle Scienze – La materia e l’energia” Ed. Garzanti Scuola A. Rullini, C. Nicola, T. Vercellino “ Scoprire la Terra e il Sistema Solare” Ed. Atlas T. Durante, G. Moreno, E. Totano Aloj “Introduzione alle scienze sperimentali” Ed. Le Monnier A. Vallega “Geopercorsi – Italia” Ed. Le MonnierP. Crosa Lenz, G. Frangioni “ Sentieri dell’Ossola” Ed. Grossi Domodossola
Questa presentazione è stata realizzata da Margherita e Yuri della classe terza media di Piancavallo