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Introduzione . A partire dalla piaga del fenomeno mafioso, se ne analizzano le origini toccando le problematiche della Questione meridionale" con riferimento ad autori della letteratura italiana che hanno affrontato queste tematiche e, all'estero, hanno aderito alle correnti realiste e naturalis
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1. Il paese invisibile
2. Introduzione A partire dalla piaga del fenomeno mafioso, se ne analizzano le origini toccando le problematiche della “Questione meridionale” con riferimento ad autori della letteratura italiana che hanno affrontato queste tematiche e, all’estero, hanno aderito alle correnti realiste e naturaliste, promuovendo una poesia di denuncia sociale.
3. Mappa dei collegamenti
4. Bibliografia Autori Vari, Le Ragioni della mafia, Jaca Book
Cavallaro, Mafia-Album di Cosa Nostra, Rizzoli
Tranfaglia, La mafia come metodo, Laterza
Rossi-Doria, Scritti sul Mezzogiorno, Einaudi
Duggan, La mafia durante il fascismo, Rubbettino
Di Bella, Mafia e potere, Rubbettino
Zitara, L’unitŕ d’Italia:nascita di una colonia, Jaca Book
Villari, Il Sud nella storia d’Italia, Laterza
Gaja, L’esercito della lupara, Maquis
Barbagallo, Mezzogiorno e Questione meridionale (1860/1980), Guida
Enciclopedia multimediale Rizzoli Larousse
Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria, Dal testo alla storia, dalla storia al testo, Paravia
I Malavoglia commentati da Gilda Sbrilli, Bulgarini
I cento passi, di Marco Tullio Giordano
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5. Charles Dickens In most of his works, Dickens develops social themes and denounces the conditions of the poor working-class.
Is for this reason that he’s known also as a realist writer: in “Oliver Twist” for example we found a convinced description of the little children-workers (based on the personal experience of the author) even if the description is rich of intrusions of the author that gives moral and social judges.
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6. Charles Dickens Nella maggior parte delle sue opere, Dickens sviluppa temi sociali e denuncia le condizioni dei poveri della classe operaia.
Č per questo motivo che egli č conosciuto anche come scrittore realista: in "Oliver Twist" per esempio abbiamo trovato una convinta descrizione dei bambini-lavoratori (sulla base della esperienza personale dell'autore), anche se la descrizione č ricca di Intrusioni dell'autore, che dŕ morale e sociale giudici
7. Tomasi di Lampedusa, “Il Gattopardo” “Il Gattopardo” č un romanzo storico ambientato in Sicilia all’epoca della fine del dominio Borbonico e mette in scena il forte contrasto tra “vecchio” e “nuovo” incarnato dai due protagonisti, il principe Fabrizio Salina e il nipote Tancredi.
E’ il secondo che comprende quanto veramente sta succedendo alla societŕ: nonostante tutto sembra in fase di cambiamento, in realtŕ ogni cosa rimarrŕ com’era nella tradizione, č dunque necessario un intervento per dirigere i mutamenti verso i propri interessi.
Nonostante l’impianto sia storico il libro č tutto impregnato da una sensibilitŕ decadente che maschera i temi del nichilismo e della morte.
Anche per quanto riguarda la narrazione si ammette che nonostante l’impianto naturalistico, tutto sia comunque filtrato dagli occhi del protagonista.
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8. Verga e il Verismo L’importanza dell’opera
L’ideologia
Lo stile narrativo
Il ciclo dei vinti
I Malavoglia
Le novelle
Il verismo
Differenze fondamentali tra verismo e naturalismo
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9. Il ciclo dei Vinti Il ciclo di romanzi si ispira al modello diffusa dai “Rougons-Macquart” di Zola.
Verga intende disegnare un quadro completo della societŕ italiana, passando in rassegna tutte le classi, senza tuttavia un intento scientifico come era quello dell’autore francese.
Verga vuole focalizzare la sua attenzione sui Vinti mettendo il luce le leggi materialistiche che muovono il volere dell’uomo.
Il Ciclo doveva essere composto da cinque romanzi “I Malavoglia”, “Mastro Don Gesualdo”, “La duchessa di Leyra”, “L’onorevole Scipioni”, “L’uomo di lusso”, solo i primi due saranno portati a termine.
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10. L’ideologia La societŕ umana č dominata dal meccanismo della “lotta per la vita” (Darwin) in cui il piů forte schiaccia il piů debole. Gli uomini non sono mossi da ideali ma da interessi economici (Mastro Don Gesualdo).
Come ogni legge naturale,anche quella della lotta per la sopravvivenza č immutabile ed universale, dunque non vi sono alternative al tipo di societŕ vigente, né nel passato, né nel futuro (pessimismo).
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11. Lo stile narrativo Alla mancanza di fiducia nella possibilitŕ di modificare la realtŕ, dominata da una legge naturale immutabile, corrisponde la mancanza di un intervento del narratore nel romanzo a suggerire comportamenti, giudicare azioni e pensieri dei personaggi.
Il narratore si cala completamente nel personaggio, parlando la sua lingua, pensando con la sua mentalitŕ, agendo secondo i suoi principi.(“regressione”).
Il narratore non informa sul carattere dei personaggi e sulla loro vita prima dell’inizio della storia.
Tutto č raccontato dalla voce della logica popolare, basata sull’utile e l’interesse personale, priva di sensibilitŕ e altruismo.
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12. Il verismo Il verismo non puň propriamente essere definito una corrente letteraria con una linea di pensiero e un programma proprio, come lo era il Romanticismo o il Naturalismo francese.
Nulla accomuna gli scrittori che di solito si tende a collocare in questo “stile” se non un gusto di fondo perla rappresentazione del reale e un interesse verso il popolo, le classi inferiori e gli ambienti rurali.
Si tende addirittura a definire veriste le sole personalitŕ di Verga, Capuana e De Roberto.
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13. Differenze fondamentali tra verismo e naturalismo DIFFERENZE FORMALI
Il narratore di Zola racconta la vicenda dal punto di vista dell’autore, intervenendo spesso con giudizi morali, mentre Verga si eclissa nel personaggio, attraverso la “regressione”
Non č difficile comprendere la distanza tra narratore e autore, attraverso gli inrterventi di quest’ultimo sulla realtŕ che narra.
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DIFFERENZE IDEOLOGICHE
Zola crede nella funzione progressiva della letteratura, che per Verga non puň nulla per modificare la legge della lotta per la vita.
L’intellettuale deve farsi attivo portavalori del popolo cui spetta il compito di cambiare la societŕ (Zola). L’intellettuale deve limitarsi a “trarsi fuori del campo della lotta per studiarla senza passione e rendere la scena nettamente coi colori adatti” (Verga).
14. Le novelle L’importanza delle novelle consiste nel fatto che esse fanno come da “schizzi preparatori” per i romanzi del Ciclo dei Vinti.
La prima raccolta “Vita dei campi” (1880) risente ancora di un sentimentalismo romantico e di una mitizzazione dell’ambiente rurale, anche se giŕ č applicata la tecnica dell’impersonalitŕ.
Piů coerenti alla “conversione” verghiana al Verismo sono le “Novelle Rusticane” (1883), ambientate in una Sicilia rurale e aspra, governata dalla legge dell’utile che causa miseria e soffoca i sentimenti.
Le raccolte di novelle degli ultimi anni della produzione di Verga poco hanno di originale e segnano piů che altro una regressione dell’autore, che si limita prevalentemente alla rielaborazione di racconti giŕ stesi.
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15. Leonardo Sciascia Noto per il suo forte impegno di indagine della realtŕ siciliana, Sciascia analizza la societŕ con un metodo razionele e materialistico di stampo Illuminista.
Credendo in un possibile miglioramento della societŕ realizzabile grazie all’uso intelligente della ragione, incarna i valori ideali in personaggi virtuosi come il capitano Bellodi.
Il rigore dell’indagine ha condotto tuttavia Sciascia a un pessimismo cinico, che dŕ vita a uno stile ironico, amaro e sarcastico.
Con “Il giorno della civetta” per la prima volta la mafia č messa al centro di un’opera a larga diffusione.
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16. Il giorno della civetta Si tratta di un “giallo” costruito su un delitto di mafia seguito dall’indagine del capitano Bellodi.
Le due personalitŕ piů affascinanti ed emblematiche sono appunto quelle del capitano e del Padrino, don Mariano.
Il primo rappresenta l’Italia dell’unitŕ, basata sulla giustizia e la libertŕ, ma anche sul sopruso e lo scarso intervento al Sud; il secondo č portavoce dei valori di un mondo arcaico e feudale, di stampo prettamente mafioso e retto da alcuni capisaldi come la famiglia e l’onore.
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17. L’importanza dell’opera Grazie alla lucida analisi delle problematiche della Sicilia contadina post-unitaria, condotta nelle pagine dei “Malavoglia”, Verga ci permette di ricostruire un quadro dettagliato delle condizioni di vita di un mondo lontano dalle ricche terre piemontesi, unito all’Italia solo sulla carta, in realtŕ ancora governato da una mentalitŕ ottusa di stampo monarchico e tradizionalista.
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18. I Malavoglia Sono il primo dei cinque romanzi del “Ciclo de Vinti”, scritto nel 1881.
Raccontano la drammatica vicenda di una famiglia scossa dall’irruzione del progresso dinamico e feroce nel quotidiano statico e tradizionalista.
Viene completamente smantellato il mito di un mondo rurale idillico e fiabesco, in favore di una societŕ retta dalla legge dell’utile.
Nonostante sia ormai del tutto impregnato da un pessimismo immutabile, l’autore non rinuncia ad alcuni valori ideali che proietta in personaggi privilegiati, ma sempre tristemente schiacciati dall’interesse e dal progresso (alla divisione dei personaggi in “buoni” e “cattivi” corrisponde un tipo di narrazione bipolare).
L’azione ha luogo nel 1863, nella Sicilia post-unitaria che viene a conoscenza delle trasformazioni e delle “modernitŕ” della societŕ italiana (leva obbligatoria, tasse, treno, telegrafo…).
Nonostante questi cambiamenti tuttavia i valori che muovono la societŕ rimangono gli stessi e le classi che la compongono, seppur scosse dal cambiamento si mantengono per tutta la vicenda.
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19. Mafia e Chiesa Nei primi contrasti tra mondo contadino e proprietari terrieri dei Fasci Siciliani la Chiesa ha preso le parti del potere al governo con eccezionali episodi sporadici di sodalizi (solo verbali comunque) tra clero e rivoltosi.
La mafia in particolare, negli anni in cui le ribellioni si facevano piů sanguinolente e maggiormente coatte dal punto di vista ideologico, fu sempre usata (in collaborazione con gli eserciti regolari) come silenziosa e infallibile arma contro la minaccia socialista.
Solo don Luigi Sturzo, nominato capo del nascente PPI, si impegnň per alleviare le condizioni di vita degli strati piů disagiati della popolazione attraverso la creazione di una Cassa Rurale Cattolica (vi furono perň episodi in cui la Cassa si legň ai gabellotti mafiosi nella lotta contro la “concorrenza” delle cooperative socialiste).
In generale il motto di quegli anni fu universalmente “IN NOME DELLA LOTTA ANTICOMUNISTA, TUTTO E’ GIUSTIFICABILE”.
Nel secondo dopoguerra la lotta fu condotta da una sinistra scarna e minoritaria, qui nacque la tuttora diffusa opinione “La mafia č un’invenzione dei comunisti”.
A seguito dei violenti e numerosi attentati degli anni ‘80 e ‘90 vi fu una piů netta presa di posizione del clero, aumentarono gli episodi di “martirio” e furono emesse le prime condanne:
“Il Vangelo č assolutamente incompatibile con la mafia e chi collabora con essa o ne č parte, č dichiarato fuori dalla comunione della Chiesa”.
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20. I traffici La prima mafia era “rurale”, legata cioč alla realtŕ agricola del Sud, dove in cambio di protezione dispensava impieghi, sicurezza economica e una relativa pace sociale.
All’incirca negli anni della Seconda Guerra Mondiale, la malavita cominciň ad interessarsi al nuovo business dell’industrializzazione, che assicurava capitali piů facilmente accumulabili e monetizzabili.
Nei primi anni Cinquanta le organizzazioni scatenarono lotte per il controllo di nuovi affari clandestini ma redditizi come la prostituzione, il contrabbando, le scommesse clandestine.
Negli anni Sessanta con lo spostamento dei clan nelle grandi cittŕ, la mafia mise le mani sugli appalti pubblici, controllando piani regolatori e speculando indisturbatamente nel settore edile.
Risalgono agli anni Settanta le aperture verso traffici estremamente lucrosi: l’organizzazione si preoccupň di investire nuovi capitali in settori pericolosi quanto proficui come quello delle armi o della droga.
21. La mafia nella storia Mafia e stato liberale: dopo l’unitŕ d’Italia
Mafia e Fascismo: il prefetto Mori
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22. Le stragi In concomitanza con l’inizio delle operazioni speciali e dei maxiprocessi per mafia sono proliferati gli attentati a membri di clan, uomini di polizia,magistrati, giudici e perfino giornalisti coinvolti nella lotta.
Un esempio sono le uccisioni dei procuratori della repubblica Costa e Chinnici, del segretario regionale La Torre e del generale dei carabinieri Dalla Chiesa.
Piů recenti i casi dei giudici Falcone e Borsellino, uccisi nel 1992.
La strategia dell’eliminazione fisica degli uomini di giustizia, per quanto efficace si rivelerŕ alla lunga controproducente in quanto lo scalpore provocato dalle stragi aiuterŕ una piů rapida riorganizzazione degli organi statali preposti alla lotta contro le cosche.
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23. Il pentitismo Per contenere la furia della criminalitŕ organizzata, ormai radicata in tutto il mondo, lo Stato si impegnň a incentivare nuove azioni investigative. A questo proposito furono create la DIA (Direzione Investigativa Anticrimine) e la DNA (Direzione Nazionale Antimafia) che ottennero successi con l’arresto di numerosi capimafia.
Un ruolo importante fu ricoperto inoltre dai pentiti, ex mafiosi che accettano di collaborare con la giustizia in cambio di riduzioni di pena o immunitŕ (anche se a volte essi si sono rivelati strumenti stessi delle lotte tra clan)
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24. La commissione Antimafia Nel 1962, al dilagare costante e terribile del problema, lo Stato Italiano rispose per la prima volta con la costituzione di una Commissione parlamentare Antimafia.
Il compito affidato fu quello di indagare sui numerosi intrecci della criminalitŕ organizzata con alcuni ambienti politici.
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25. Lo sbarco angloamericano Raggiunta attraverso i servizi segreti nelle sue ramificazioni oltreoceaniche, la mafia venne usata nel 1943 dagli Americani per mettere a segno il loro sbarco in Italia.
Essi la utilizzarono come elemento di stabilizzazione e controllo del territorio offrendole in cambio posti prestigiosi nelle amministrazioni locali.
E’ in questo momento che l’Onorata Societŕ comincia ad occuparsi sempre piů tenacemente di questioni politiche, senza mai tuttavia esporsi in prima persona.
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26. La mafia esportata Il problema assunse enorme risonanza, anche internazionale soprattutto a seguito delle vicende si Salvatore Giuliano che nel 1947 organizzň la prima grande strage documentata della storia della mafia.
Nello stesso periodo i centri delle attivitŕ illegali furono spostati dalle campagne alle grandi cittŕ e, attraverso la sicura rete delle emigrazioni negli Stati Uniti, si stabilě un legame di sangue con le organizzazioni d’oltremare.
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27. L’impresa di Mori Il primo attacco serio al potere mafioso venne mosso negli anni Venti, quando il prefetto Mori venne inviato in Sicilia.
L’azione contro la mafia servě al fascismo come schermo per colpire gli oppositori del regime.
Il male non fu comunque estirpato alla sua radice, in quanto prosperava efficacemente a causa delle condizioni di estrema povertŕ in cui versava il Sud, dove realmente mancavano alternative legali di occupazione e sostentamento.
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28. Mafia e stato liberale L’Italia fu unita nel 1861 ma il meridione non se ne sentě mai veramente parte: nelle campagne siciliane, calabresi, pugliesi continuarono a governare sistemi arretrati di tipo baronale e feudale che favorirono lo sviluppo capillare e clandestino delle grandi cosche mafiose.
Lo stato liberale non riuscě a fronteggiare il fenomeno, che anzi si potenziň con l’inserimento di “uomini d’onore” nella amministrazione periferica del Regno, distorta a fini privati in un intreccio di favoritismi e corruzione.
L’elevato tasso di emigrazione, diretta in particolar modo verso gli Stati Uniti fece sě che il fenomeno assumesse dimensioni internazionali.
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29. MAFIA Fenomeno criminoso, localizzato in Sicilia (e col tempo diffusosi in tutto il mondo), basato su una complessa e organizzata rete di complicitŕ, ricatti, delitti e violenze in genere a sfondo economico, che si pone come organizzazione sostitutiva e concorrente rispetto all’autoritŕ legale per realizzare un “ordine” fondato su “accordi tra amici”.
30. Il metodo Le cosche operanti in una zona si propongono di ottenere prestigio mantenendosi ai margini della legge, per questo agiscono con estorsioni, intimidazioni, ricatti, senza mai temere la giustizia statale in quanto costantemente protetti da un velo di omertŕ.
Il colpo di lupara č tristemente sopravvissuto ai tempi come tipico mezzo di persuasione o regolamento di conti tra clan.
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31. Rapporti tra cosche L’organizzazione tra le varie “famiglie” č assicurata da una commissione (“cupola”) formata dai capifamiglia piů influenti o dai loro rappresentanti che decidono la strategia dell’intera organizzazione, mantengono i rapporti internazionali, suddividono tra le cosche le varie attivitŕ e si assumono all’occorrenza i diritti di un tribunale supremo e inappellabile nei confronti degli affliati.
Tipico anche il fenomeno delle guerre tra clan, quando due o piů famiglie entrano in contrasto per assicurarsi il settore piů vantaggioso di un mercato.
Nei periodi di lotta tra le famiglie si inserisce l’affascinante e ambigua personalitŕ del confidente.
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32. Etimologia Dall’ arabo Mahyas, millanteria
Estensione di un termine giŕ usato dal 1860 in un rione palermitano con il significato di valentia, superioritŕ, coraggio, perfezione (opinione dello storico Pitré)
Nel dramma di Rizzotto I mafiusi della Vicaria (1863), il guappo, l’uomo d’onore che si contrappone alle istituzioni vigenti
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33. Origini La mafia siciliana nacque agli inizi dell’800 come polizia privata dei proprietari terrieri. Col tempo gli affiliati si organizzarono in cosche autonome e, affrancatisi dal potere baronale, divennero una vera e propria istituzione criminale segreta e alternativa allo Stato.
La mafia ha trovato terreno fertile in quelle regioni in cui la figura dello Stato č meno radicata nella societŕ e dove la miseria e la fame, a volte troppo trascurate dai governi settentrionalisti fanno si che i piů disperati accettino la benevolente protezione di un padrino.
Non sempre infatti la “Questione meridionale” č stata affrontata con le dovuta misure dalla politica interna italiana.
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34. La situazione oggi L’ipotesi che la diffusione e la modernitŕ del terziario al Nord potessero favorire un trasferimento delle industrie nel mezzogiorno č ormai decisamente da scartare:gli stabilimenti continuano infatti a proliferare nelle aree tradizionali del settentrione.
La “questione meridionale” č dunque tuttora di grande attualitŕ e legata ai tristi temi di sempre: arretratezza delle infrastrutture, disoccupazione, malavita, clientelismo nella politica.
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35. Organizzazione di una cosca “La mafia č un albero che ha le radici in alto”
Le famiglie sono legate da patti di parentela ma soprattutto di fedeltŕ e protezione di stampo feudale.
Il padrino č personalmente legato ai subalterni, cui offre protezione in cambio di favori e obbedienza cieca.
Per questa struttura gerarchica poco evoluta ed estremamente “familiare” la mafia č spesso paragonata ad una piovra.
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