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Produzione di fibre. Nel complesso nel 2010 il consumo di fibre naturali e man-made ha superato i 70 milioni di tonnellate . Le fibre chimiche rappresentano attualmente il 62,6% del consumo mondiale di fibre, mentre quelle naturali ricoprono il restante 37,4%.
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Nel complesso nel 2010 il consumo di fibre naturali e man-made ha superato i 70 milioni di tonnellate. Le fibre chimiche rappresentano attualmente • il 62,6% del consumo mondiale di fibre, • mentre quelle naturali ricoprono il restante 37,4%.
Tra le fibre fibre naturali, il cotone ha registrato un calo nei volumi prodotti del 4,8% a 22,3 milioni di tonnellate, ma i livelli di consumo sono in crescita. L’area mondiale coltivata a cotone è diminuita per il quinto anno consecutivo a 30,4 milioni di ettari. Questo calo è la diretta conseguenza della • minore domanda di tessile, nonché dei • maggiori rendimenti derivanti da altri tipi di coltivazioni.
La produzione di fibre sintetiche è cresciuta del 3,7%, • • Il poliestere - rappresenta ormai il 79% • della produzione mondiale di fibre sintetiche – • fibre cellulosiche hanno registrato un incremento del 7,7%.
La dinamica della domanda rispecchia quanto osservato dal lato dell'offerta. Al giorno d'oggi sono consumate più di 70 milioni di tonnellate di fibre tessili, delle quali meno del 37 per cento è coperto dalle fibre naturali. La principale fibra naturale resta il cotone, la cui importanza si è notevolmente ridimensionata: da 71% dei consumi totali nel 1950 a 33 % nel 2008.
Il declino della lana è ancora più evidente: se nel • 1900 copriva il 19% dei consumi complessivi e • nel 1950 ancora l'11 % • Nel 2010 la percentuale è inferiore al 2 % ed è in inesorabile contrazione.
La fibra più utilizzata è il poliestere, la cui produzione è quasi raddoppiata negli ultimi dieci anni, giungendo a più di 30 milioni di tonnellate. Dal punto di vista quantitativo, a partire dal 2003 questa fibra ha sopravanzato il cotone.
Domanda di prodotti tessili, • La domanda di prodotti tessili, e quindi di fibre, è aumentata velocemente con • il miglioramento del tenore di vita nei Paesi industrializzati e • la vertiginosa crescita della popolazione mondiale.
Se nella prima metà del ventesimo secolo il consumo totale di fibre si incrementò in maniera piuttosto modesta (di 2,4 volte tra il 1900 e il 1950), dagli anni Cinquanta fino ai giorni nostri la domanda si è ampliata di quasi 8 volte.
Consumi pro-capite • Il notevole accrescimento risulta evidente dalla stima del consumo di fibre tessili per abitante: • nel 1950 una popolazione di 2,5 miliardi di persone consumava in media circa 5 chilogrammi di fibre pro-capite, • mentre al 2010 6,7 miliardi di abitanti usufruiscono di quasi 11 chilogrammi di fibre cadauno.
Popolazione mondiale e consumi di fibre tessili(fonte: ICAC Commonwealth Secretariat)
Principali settori di utilizzo convenzionale delle fibre tessili
Trainato dalla sostenuta domanda nei Paesi industrializzati e da quella in aumento nelle economie in rapido sviluppo, l'utilizzo di fibre dovrebbe ulteriormente ampliarsi del 4-6 per cento all'anno nel prossimo decennio.
Industria italiana • L’industria delle fibre è il primo anello di una filiera, quella del tessile/abbigliamento, che in Italia gode di una leadership mondiale costruita grazie anche all’apporto qualitativo e innovativo delle fibre chimiche italiane. • A livello europeo, l'industria nazionale è seconda per produzione soltanto alla Germania e rappresenta oltre il 14% delle quantità prodotte.
L'Italia è inoltre il primo mercato europeo per quantità di fibre chimiche consumate, rappresentando il 20% delle fibre vendute in Europa. Con una quota esportata pari all’80% del fatturato, l'industria italiana si presenta inoltre come il più importante esportatore, coprendo un quarto delle esportazioni europee.
First Commercial U.S. Production1910 — Rayon • 1924 — Acetate • 1946 — Metallic • 1961 —Aramid • 1930 — Rubber • 1949 — Modacylic • 1936 — Glass • 1949 — Olefin • 1939 — Nylon 1950 — Acrylic 1939 — Vinyon • 1953 — Polyester ( 70% delle sintetiche)
Produttori • CIRFSAssociazione europea delle Industrie delle Fibre Chimiche, con sede a Bruxelles. Questa industria ha prodotto nel 2000 circa 5 milioni di tonnellate di fibre con un fatturato superiore a 11 miliardi di Euro. Le fibre prodotte sono destinate all’industria dell’abbigliamento, arredamento, tappeti ed ad una infinita gamma di tessuti tecnici per svariate applicazioni. • ASSOFIBREAssociazione italiana dei produttori di fibre chimiche, che fa parte di Federchimica e che rappresenta circa il 90% della produzione italiana che nel 2000 è stata di 658.000 tonnellate con un fatturato di circa 4.000 miliardi di lire.
Domanda • La domanda di fibre è in costante ascesa. • Negli ultimi dieci anni il consumo di fibre tessili è cresciuto del 54% ad un tasso medio annuo del 4.5%. • La quota delle fibre man-made è costantemente aumentata raggiungendo nel 2006 il 61% del totale delle fibre tessili con prospettive di medio-lungo termine che vedono il loro ruolo sempre più cruciale.
Vi sono poi fibre che guadagnano più terreno di altre. • Il poliestere, cresciuto dell’8.4%, è senza dubbio la fibra che spicca sull’intero comparto.
Aree di produzione • Ma la vera distinzione che si rende necessaria è quella geografica: • nel 2006 il 52% delle fibre man-made è stato prodotto in Cina.
In quindici anni la localizzazione della produzione mondiale ha subito drastiche trasformazioni: • se nel 1990 l’Europa Occidentale rappresentava il 18% della produzione mondiale fibre sintetiche, • oggi a stento raggiunge il 7%. La stessa Grande Europa, inclusa quindi Turchia e Paesi del Centro-Est europeo, si aggiudica solo il 12% del totale mondiale.
A seguito della crescente globalizzazione del mercato, • i Paesi dell’area asiatica sono passati da una quota del 28% raggiunta nel 1990, ad una produzione di fibre sintetiche che copre oggi il 76% del totale mondiale.
Commodity è un termine inglese entrato oramai nel gergo commerciale ed economico per la mancanza di un equivalente italiano, e deriva dal francese commodité, che in italiano si può tradurre, col significato di ottenibile comodamente, col termine pratico. • Indica materie primeo altri beni assolutamente standardizzati, tali da potere essere prodotti ovunque con standard qualitativi equivalenti e commercializzati senza che sia necessario l'apporto di ulteriore valore aggiunto. • Una commodity deve essere facilmente stoccabile e conservabile nel tempo, cioè non perdere le caratteristiche originarie.
Su questo fronte, infatti, è doveroso ricordare che sulle imprese italiane pesano, in misura sempre più gravosa, i costi energetici, che in un settore “energivoro” come quello delle fibre, incidono dal 15 al 20% sul valore aggiunto
Cosa succederà nel futuro? • Trainato dalla sostenuta domanda nei Paesi industrializzati e da quella in aumento nelle economie in rapido sviluppo, l'utilizzo di fibre tessili dovrebbe ulteriormente ampliarsi del 4-6 per cento ogni anno nel prossimo decennio. Ovviamente ci si aspetta che il consumo di fibre chimiche cresca in maniera più rapida rispetto a quello di fibre naturali.
L'evoluzione del mercato dipenderà sicuramente dai prezzi delle materie prime (agricole e non) e dai costi delle loro lavorazioni. Nei Paesi più sviluppati dipenderà in modo considerevole anche da fattori immateriali, • quali le tendenze della moda e • le preferenze dei "nuovi" consumatori, i quali sono maggiormente interessati, rispetto al passato, ai prodotti che coniugano l'"etica" e l'"ecologia" agli usuali aspetti estetici e funzionali.
Negli ultimi anni, infatti, le idee dello sviluppo sostenibile e della responsabilità sociale delle imprese stanno assumendo un'importanza crescente in ogni contesto, non ultimo il tessile e l'abbigliamento.