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Le retoriche dell’esclusione sociale nelle politiche urbane. Per una genealogia critica dei casi americano, francese ed italiano Alessandro Coppola, 15 gennaio 2007. Co-op city, The Bronx. Narrazioni della trasformazione.
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Le retoriche dell’esclusione sociale nelle politiche urbane Per una genealogia critica dei casi americano, francese ed italiano Alessandro Coppola, 15 gennaio 2007
Narrazioni della trasformazione • L’avvento della crisi: trasformazioni produttive, cambiamento sociale e riorganizzazione urbana in Europa ed America; • Traiettorie ascendenti e discendenti del public housing in Europa ed America; • Riapertura del great debate sulla pianificazione ed emergere del concetto di esclusione;
Restructuring New York • Dal 1890 in avanti un precoce e progressivo decentramento residenziale e produttivo; • 1960/70, crisi finanziaria, declino manifatturiero, crisi demografica, polarizzazione sociale e razziale, insostenibilità finanziaria dei programmi di welfare
Charlotte street • 1940, una strada tranquilla abitata da famiglie working e middle-class; • 1960, l’immigrazione portoricana sostituisce i vecchi residenti; • 1970, distruzione fisica, crisi immobiliare, disoccupazione di massa, crisi familiare, esplosione del crimine; • 1983, Mid Bronx Desperados: la rinascita.
Esclusione sociale: le retoriche europea ed americana • L’emergere del concetto di underclass negli Usa:Auletta (1982), Murray (1985), Julius Wilson (1987), Katz (1989), Massey & Denton (1993), Marcuse (1996) • L’emergere del concetto di exclusion social dalla Francia all’Europa: Bertho (1997), (Bouvier (2005), Castel(1996),CE(1990,1992,1993),Donzelot&Estèbe(1994),Mandipour,Cars,Allen(2002),Musterd,Murie, Kesteloot (2000), Touraine (1991), Silver (1998).
Il cambiamento della struttura del ghetto W.J.Wilson (1987), dall’integrazione verticale alla disintegrazione orizzontale: • Non solo white flight: ruolo del black flight; • trasformazione della struttura familiare; • trasformazioni produttive e disoccupazione di massa
Il cambiamento della struttura della popolazione in public housing M.Harloe (1995), la marginalizzazione di un public housing già marginale: • urban renewal is negro removal; • riproduzione del ghetto; • cambiamento della struttura familiare.
Esclusione sociale: tre paradigmi Ruth Levitas (1998) ed Hillary Silver (1994) concorrono ad elaborare una lettura del concetto diesclusione sociale organizzata in tre paradigmi: • The first paradigm is congruent with a critical-social policy and is based firmly on a redistributive-egalitarian discourse based on social rights and citizenship. Social exclusion then is viewed as the result of the power monopoly held by certain privileged groups; • The second paradigm is the social integrationist perspective typical of the official European Union discourse on social exclusion. It is infused with notions of social solidarity that can be traced back to the work of E.Durkheim; • The third paradigm is based on a moralistic view of an “underclass” that is culturally distict from the societal mainstream. This consercative view can be found either in libertarian (or neoliberal) variants or in a communitarian guise.
L’emergere delle politiche: il caso americano • 1949 Taft-Ellender-Wagner Housing Act: istituzione del programma Urban renewal; • 1964 Economic Opportunity Act: War on poverty • 1966 Demonstration Cities and Metropolitan Development Act, istituzione del programma Model Cities; • 1974 Housing and Community Development Act: creazione dei Community Development Grants e dei Section 8 rent subsidies for low-income families; • 1977 Community Reinvestment Act • 1988 Housing and Community Development Act: istituzione delle Enterprise Zones, Anti-Drug Abuse Act; • 1990 National Affordable Housing Act: istituzione dei programmi HOME e Home-ownership and Opportunities for People Everywhere (HOPE); • 1998 Quality Housing and Work Responsability Act; • 2000 Community Renewal Tax Relief Act
L’emergere delle politiche: il caso francese • 1977 Habitat et vie sociale (HVS) (d); • 1981/82 Developpement social des quartiers (DSQ) (d); • 1983 Banlieues 89 (d); • 1984 Comité interministériel des villes (CIV) (i), Zones urbaines sensibles (ZUS) (z), Zones d’éducation prioritaire (ZEP) (z); • 1988 Delegation interministérielle à la ville (DIV) (i), Revenu minimum d’insertion (RMI) (d); • 1990 Ministère de la ville (i); • 1991 Loi d’orientation sur la ville (LOV) (d,z,i); • 1997 Zones franches urbaines (ZFU) (d,z)
People vs place (J.Donzelot, 2004) Una ricostruzione genealogica delle politiche urbane contro la marginalità realizzate in Francia e negli Usa al fine di disarticolare i tradizionali quadri di riferimento del dibattito internazionale organizzati attorno ai due idealtipi del comunitarismo di area anglosassone dell’universalismo francese, sostituendoli con una nuova coppia di opposti molto più sensibile alla realtà delle pratiche concrete, vale a dire l’alternativa fra una cosiddetta opzione people – caratteristica del caso americano - ed un’opzioneplace – viceversa tipica di quello francese .
Fra microstoria ed etnologia Fra microstoria ed etnologia per una verifica delle retoriche alla scala urbana politiche e cambiamento sociale alla scala micro: un quartiere, meglio una strada
Ipotesi, obbiettivi, problemi • Un primo obbiettivo: ricostruzione della genealogia delle retoriche e delle relative politiche in ambito urbano secondo una logica comparativa; • Rapporto retoriche dell’esclusione/cambio di paradigma nella pianificazione; • Si ipotizza il carattere normativo delle prevalenti retoriche dell’esclusione sociale in ambito urbano: un discorso normativo operato dall’esterno che maschera le pratiche delle popolazioni; queste si costituiscono come pratiche senza discorso.
Libertà di pratica e determinismo sociologico Bordieu si appoggia sull’idea wittgensteiniana di regola: nessuna regola dà la regola della sua applicazione, quindi questa non è contenuta analiticamente nella prima. Quando il soggetto applica la regola nel modo corretto, lo fa riferendosi a “modelli di applicazione”, quindi questa non è contenuta analiticamente nella prima. Dato però questo scarto strutturale fra regola ed applicazione, il soggetto ha sempre un certo margine di interpretazione: pur riferendosi a modelli dati, può leggere la situazione in maniera inedita, può quindi produrre un nuovo modello di applicazione. La pratica reale sarà allora il frutto di un’applicazione che non è mai del tutto anticipabile. In sintesi, le pratiche sono generate da fattori determinati in anticipo e da altri non determinabili: i primi sono i caratteri strutturali del campo e le disposizioni dell’habitus; i secondi sono la configurazione storica del campo e l’applicazione dell’habitus nella situazione particolare. Quindi, le conoscenze generali del sociologo non bastano in alcun modo a “dedurre” da esse l’agire sociale concreto; questo è sempre dato storicamente, in quanto la trasformazione di quei fattori generali in azione concreta dipende da applicazioni in situazioni concrete, applicazioni mai determinabili a priori, ma sempre frutto di una “creatività” del soggetto agente. I soggetti non vengono ridotti a semplici pezzi inconsapevoli di un ingranaggio; per tale ragione si può parlare, forzando un po’ i termini, di “determinismo aperto”. Il concetto di esclusione, quindi, nella logica bourdieuiana rappresenta una forzatura di questo determinismo aperto nella misura in cui esso di fatto presuppone che le pratiche consistano di un rapporto di necessità con gli habitus ed i campi dei soggetti coinvolti in situazioni di esclusione. L’astrazione del campo è operata attraverso la quantificazione di indicatori che ne rappresenterebbero la situazione di mancanza e di deficit – sociale, produttivo, istituzionale – rispetto alla media delle condizioni di normalità. Il campo dell’esclusione è rappresentato in termini di mancanza, di inadeguatezza rispetto ad una norma. Trattandosi, nel caso della retorica dell’esclusione, di un discorso operato dall’esterno, gli habitus dei soggetti sono scarsamente approfonditi e raccontati, e completamente dedotti dai campi mentre le pratiche non possono che rappresentare comportamenti approssimativi, che al massimo alludano ad una normalità cui – data la deficienza di campi ed habitus – non possono pervenire, se non in presenza di un intervento esterno. Rapporto pianificazione
Bibliografia utilizzata • Esclusione sociale in america: the underclass: Auletta, The underclass, 1982 - America’s struggle against poverty – AA.VV, From tenements to the Taylor Homes, 2000 – AA.VV, Urban poverty and the underclass, 1996 - P. Bourgois, Cercando rispetto, 2003 – K.B.Clark, Ghetto negro, 1969 – F.Frazier, The negro family in the United States (1939), C.Murray, Losing ground: American social policy, 1950-1980, 1984 - D.S.Massey, N.Denton, American apartheid: Segregation and the making of the underclass – M.Katz, The undeserving poor (1989), O.Lewis, La Vida (1966), Moynihan, The negro family,… - G.Myrdal, An american dilemma (1944) – J.T.Patterson, America’s struggle against poverty, 1900-94 (1995)M.Sclavi, La signora va nel bronx, 2006 -W.J.Wilson, The truly disadvantaged: the inner city, the underclass, and public policy, 1987 – W.J.Wilson, When work desappears: The world of the new urban poor,1996 - S.Venkatesh, The dislocation, 2005 • Esclusione sociale dalla Francia all’Europa: AA.VV, La fracture coloniale, 2006 – A.Bertho, Banlieue, banlieue, banlieue, 1997 – P.Bordieu, La misére du monde, 1993 - R.Castel, Les métamorphoses de la question social. Une chronique du salariat, 1996 - Commission europea, The community’s battle against social exclusion, 1992 – Commissione europea, Action programme to combat social exclusione and to promote social solidarity; 1993 J.Donzelot, P.Estèbe, L’état animateur, 1994 – J.Donzelot, Faire societé, 2005 – A.Mandipour, G.Cars, J.Allen, Social exclusion in european cities: processes, experiences and responses, 2002 -S.Musterd, A.Murie, C.Kesteloot, Neighborhoods of poverty. Urban social exclusion and integration in Europe, 2000 - A.Touraine, Face à l’exclusion, 1991 - H.Silver, Social exclusion and social solidarity: three paradigmes, 1998.