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COS'E' L'ICI ?. Nel 1959, in Inghilterra, vengono formate le prime infermiere addette al controllo delle infezioni (Infections Control Nurse)Nel 1985, la Circolare Ministeriale n
E N D
3. PRINCIPI DI IGIENE
4. IL CONCETTO DI SALUTE
5. DIMENSIONE FISICA la parte pi tangibile perch riferita al funzionamento dellorganismo
7. Per poter prevenire in modo adeguato ed efficace necessario conoscere la storia naturale della malattia 1) FASE INIZIALE
Lesordio di una malattia pu essere sintomatico o asintomatico
Esempi di sintomo:
febbre
esantema (macchie, rossore, pustole sulla pelle)
tosse
ecc.
9. la cronicizzazione ? la malattia non guarisce ma, anche se diminuiscono i sintomi, si hanno manifestazioni interne o esterne allorganismo che non guariscono (es. Epatite B, Epatite C, AIDS)
la morte ? spesso le malattie indipendentemente che abbiano un decorso lento o veloce, acuto o cronico, possono portare a morte.
10. LA PREVENZIONE .. Fino alla prima met del 900 le pi importanti patologie erano soprattutto di ordine infettivo contagioso (colera, peste, tubercolosi, ecc)
12. Anche se sono stati fatti notevoli passi avanti circa la conoscenza di tutte le patologie, alcune di esse, di rilevante impatto sociale, sono ancora al centro di molti studi poich rimangono al loro riguardo numerosi punti oscuri (es. cancro, AIDS, ecc.).
..LA PREVENZIONE.
13. ..LA PREVENZIONE. Se pur con queste limitazioni, oggi, si possono prevenire anche malattie importanti ed anche mortali. Lintervento che viene effettuato diverso a seconda della conoscenza che
noi abbiamo della
malattia e dal tipo
di popolazione che
andiamo ad informare.
14. ..LA PREVENZIONE. I punti cardine di questo tipo di prevenzione sono:
a) i vaccini ? con i quali si protegge lindividuo da alcune malattie conosciute(es. poliomielite, difterite, tetano, morbillo, epatite B, ecc.)
15. ..LA PREVENZIONE. b) le condizioni igieniche ambientali: molto importante in questo caso lattenzione verso: fognature, acquedotti ed il corretto smaltimento dei rifiuti solidi.
Sono importanti interventi di prevenzione della salute pubblica anche quelli di bonifica di siti inquinati come alcuni insediamenti industriali (es. ETERNIT)
16. ..LA PREVENZIONE.
17. Tutte le volte che possibile si devono allontanare le possibili fonti di contagio o i fattori di rischio che possono determinare una malattia.
Se ci non fosse possibile, si devono allontanare le persone dalle fonti inquinanti (es. la persona viene allontanata da lavorazioni nocive oppure viene evacuata una zona residenziale poich vi un pericolo grave di inquinamento ambientale) ..LA PREVENZIONE.
18. ..LA PREVENZIONE. La prevenzione secondaria pu essere attuata ricercando piccoli segnali o indicatori di inizio di malattia.
19. ..LA PREVENZIONE. PAPTEST ? tumori del collo dellutero e annessi
AUTOPALPAZIONE, MAMMOGRAFIA ?cancro della mammella
ESAMI EMATICI PERIODICI ? ipercolesterolemia, diabete,ecc.
CONTROLLO DELLA PRESSIONE ? ipertensione arteriosa
SCREENING DURANTE LA GRAVIDANZA
SCREENING ALLA NASCITA (es. fenilchetonuria)
20. ..LA PREVENZIONE Certo che tale attivit pu:
minimizzare le complicanze: assunzione di farmaci
ridurre la disabilita: ginnastica riabilitativa post-intervento
minimizzare le sofferenze: interventi infermieristico/medico-chirurgici
adattare lutente a nuove condizioni: utilizzo di protesi
21. TRASMISSIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE
23. CHE COSA SI INTENDE PER: Lambiente quella variabile che permette allospite e allagente di incontrarsi e permette la trasmissione della malattia.
24. CHE COSA SI INTENDE PER:
25. AGENTE ? Il microrganismo cio la vera causa di malattia La maggior parte delle malattie trasmissibili alluomo sono provocate da batteri e virus e molti di questi hanno luomo come unico ospite. Altri microrganismi sono invece patogeni anche per gli animali ed hanno come serbatoio animali domestici o selvatici.
26. AMBIENTE
27. LAMBIENTE NATURALE, CON LE SUE COMPONENTI PU DIVENTARE CAUSA DI MALATTIA. ORA ANALIZZEREMO TALI COMPONENTI.
29. Le funzioni principali dellatmosfera sono:
fornire ossigeno indispensabile alla vita di tutti gli animali
fornire Azoto e Carbonio per i microrganismi e le piante
proteggere dalle radiazioni provenienti dallo spazio (radiazioni ionizzanti o raggi UV)
stabilizzare la temperatura a livelli compatibili con la vita.
31. ..LAMBIENTE FISICO.. Per ci che riguarda laria i parametri da conoscere sono:
- la temperatura
- lumidit
- la pressione
- la velocit dellaria
35. LACQUA
E la componente principale del nostro organismo (60%-80% del nostro peso).
E la sostanza pi abbondante e diffusa sulla terra. I depositi principali sono rappresentati dagli oceani, dai mari interni e dalle acque di superficie (laghi e fiumi).
Lacqua presente, in una certa quantit anche nellaria; determinante per la meteorologia e per la stessa vita sul nostro pianeta.
..LAMBIENTE FISICO..
37. ..LAMBIENTE FISICO..
38. IL SUOLO
In superficie ed al suo interno avvengono probabilmente, i pi importanti processi per la vita delluomo e dellambiente. La maggior fonte di inquinamento di questa parte del nostro pianeta rappresentata dai rifiuti solidi urbani, seguita ai liquidi che si producono, attraverso il deposito di rifiuti, e che penetrano nel sottosuolo inquinandolo in profondit.
La quantit di rifiuti urbani prodotta annualmente in Italia di oltre 26 milioni di tonnellate con valore medio di 450 Kg/abitante a cui bisogna aggiungere circa 35 milioni di tonnellate di rifiuti industriali. ..LAMBIENTE FISICO..
39. Tale quantit di rifiuti viene smaltita con vari metodi:
1) Discarica controllata
purtroppo rappresenta una minoranza poich sono soprattutto abusive con grave e pericoloso impatto ambientale.
2) Incenerimento
negli anni 60-70 sembrava aver risolto il problema dei rifiuti solidi, ma si rivelato come un inceneritore potesse inquinare zone anche lontane dal sito, con la possibile produzione di forti inquinanti come la Diossina.
3) Compost
E la trasformazione della frazione organica, dei rifiuti, in fertilizzante. Soluzione interessante ma spesso si rischia se la parte organica non pura e sicura, di apportare sostanze dannose al terreno con rischi infettivi e chimici
4) Riciclaggio
soprattutto di carta, plastica e vetro.
5) Scarico in mare
Purtroppo una pratica di uso comune, sicuramente dannosa,ne consegue un inquinamento delle acque e delle coste con riflussi a riva dei materiali non degradabili. ..LAMBIENTE FISICO..
40. IL CLIMA
Possiamo sintetizzare dicendo che linsieme delle condizioni atmosferiche che caratterizzano una regione.
Ovviamente pu variare molto a seconda della posizione geografica in cui ci si trova (nord, sud, altitudine, ecc.) ..LAMBIENTE FISICO..
42. Sono quelle condizioni ambientali ostili ai microrganismi che ne limitano lo sviluppo. Normalmente nellambiente esterno il microrganismo muore o se in grado di sopravvivere, difficilmente si riproduce. ..LAMBIENTE FISICO..
44. OSPITE
45. LOSPITE Lospite la seconda componente necessaria per la trasmissione della malattia. Lospite luomo o lanimale che ha in se il microrganismo e pu trasmetterlo ad unaltra persona o animale.
46. LOSPITE
47. LOSPITE Per essere un ospite suscettibile occorre che la persona o lanimale agevoli tutte le fasi di sviluppo del microrganismo.
48. LOSPITE La persona pu ostacolare la penetrazione del microrganismo:
mantenendo la pelle curata e senza ferite,
lavandosi bene le mani ogni volta che si contaminano;
evitando luoghi affollati e chiusi
adottando delle sane abitudini di vita (es. non bere, non fumare, non drogarsi, ecc.).
49. LOSPITE Lattecchimento e lo sviluppo del microrganismo avvengono perch il nostro sistema immunitario
insufficiente per
ostacolare i germi che
possono essere molto
forti o molto numerosi.
50. LOSPITE
51. Tutte queste e altre condizioni fanno si che lospite, che normalmente viene a contatto con milioni di microrganismi senza che questi penetrino, si sviluppino e si moltiplichino, si trovi in condizioni favorevoli (ospite suscettibile) nei confronti di un determinato microrganismo e che lincontro provochi la malattia. LOSPITE
52. DIFESE DELLOSPITE
Le difese che lindividuo mette in atto quando viene aggredito da germi patogeni sono sostanzialmente di due tipi:
1) difese aspecifiche (sono immediate e contro chiunque aggredisca)
Di queste fanno parte la cute che, se integra, non permette il passaggio dei germi, alcune sostanze particolari che si trovano in alcuni organi (occhi, bocca, stomaco, ecc.) possono ostacolare la penetrazione e lo sviluppo. LOSPITE
53. DIFESE DELLOSPITE 2) difese specifiche (sono normalmente pi lente e specifiche su un tipo di germe)
Questo tipo di protezione viene effettuata con i vaccini, oppure con la siero profilassi (somministrazione di anticorpi gi formati).
54. LAGENTE
55. Generalit
I microbi, germi, microrganismi, ecc. sono nomi generici che identificano organismi viventi di piccolissime dimensioni, molto semplici, costituiti da pochi elementi.
Molti di questi microrganismi, una volta penetrati, possono moltiplicarsi e con le tossine prodotte danneggiare lorganismo che li ospita (ospite).
LAGENTE
56. LAGENTE La velocit con la quale possono manifestare la loro presenza spesso dovuta alla loro qualit (germi molto forti ? molto invasivi e patogeni) e alla loro quantit (carica microbica).
I microbi che sono in grado di provocare malattie sono detti patogeni.
57. Oltre ai germi patogeni, capaci di provocare malattie alluomo, agli animali ed alle piante, esistono numerosi germi non patogeni che vivono sia nellorganismo umano che nellambiente.
Alcuni di questi germi fanno parte della flora batterica dellindividuo e non solo sono utili ma addirittura indispensabili per lequilibrio del metabolismo umano (formazione di vitamine, digestione alimentare,ecc.).
LAGENTE
58. LAGENTE Questa distinzione netta, tra germi patogeni e batteri facenti parte della flora batterica non sempre assoluta.
Alcuni germi presenti sulle mucose (intestino, bocca, vagina, ecc.) e sulla pelle, possono, in particolari circostanze (paziente ricoverato in Ospedale, paziente sottoposto ad intervento chirurgico, ricoverato in reparti a rischio come la rianimazione, in terapia con farmaci particolari) possono incattivirsi (virulentarsi) per rottura dellequilibrio del sistema e provocare la malattia. Questi germi vengono detti opportunisti.
59. CATENA EPIDEMIOLOGICA
60. LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
La catena epidemiologica rappresenta quella serie di eventi concatenati che permettono la trasmissione del germe tra:
? un ospite suscettibile che si ammalato di una malattia infettiva e contagiosa
e
? un altro ospite suscettibile
61. LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
62. LA CATENA EPIDEMIOLOGICA mediante vettori
(componenti animate).
63. LA CATENA EPIDEMIOLOGICA Linfezione rappresenta il risultato della penetrazione nellorganismo di un agente patogeno. Le conseguenze della lotta tra lagente infettivo e le difese dellorganismo ospite possono essere molto variabili.
64. LA CATENA EPIDEMIOLOGICA In altri casi vi pu essere lo sviluppo di una malattia conclamata con segni e sintomi importanti.
65. Questa continua e costante variabilit dovuta principalmente alla diversa rispondenza che ogni singolo individuo ha verso un attacco di un agente esterno. LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
66. LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
67. La trasmissione di un agente infettivo implica il riconoscimento di un punto di partenza della catena degli eventi che portano allinsorgere della malattia infettiva.
Tale punto viene definito:
SERBATOIO DI INFEZIONE
SORGENTE O FONTE DI INFEZIONE LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
68. SERBATOIO DI INFEZIONE
E luomo o lanimale, dove il microrganismo vive e si moltiplica e pu essere trasmesso ad altro uomo o animale. In alcuni casi lambiente con la presenza di germi molto resistenti(es. spore del tetano). Se il microrganismo crea nellindividuo solo le condizioni di serbatoio di malattia si dice che levento non contagioso poich il germe non pu essere trasmesso ad un altro ospite per vie naturali.
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
69. LA CATENA EPIDEMIOLOGICA SORGENTE DI INFEZIONE
Luomo o lanimale che ospitano il germe e che possono eliminarlo allesterno.
Molto spesso, sorgente e serbatoio coincidono.
Leliminazione allesterno di un germe patogeno da parte di un ospite infetto indispensabile per la trasmissione della malattia
70. VIE DI ELIMINAZIONE VIA RESPIRATORIA
i microrganismi vengono eliminati sotto forma di goccioline attraverso la respirazione, la tosse , gli starnuti, ecc.
(influenza, raffreddore, pertosse, TB polmonare, meningite, ecc.)
VIA INTESTINALE
Con le feci vengono eliminati germi patogeni (vibrione del colera, virus della poliomielite, virus dellepatite A, ecc.)
VIA GENITO-URINARIA
leliminazione di agenti patogeni attraverso le urine non rappresenta un evento molto frequente (es. TB renale).
Le secrezioni degli organi genitali possono dar luogo a malattie a trasmissione sessuale (es. sifilide, AIDS, Epatite C, ecc.)
71. VIA CUTANEA
i germi vengono eliminati attraverso le lesioni cutanee presenti durante le malattie esantematiche (es. varicella), micosi cutanee o da lesioni profonde che fistolizzano allesterno (es. pus)
VIA PLACENTARE
Attraverso questa via di eliminazione la madre affetta da una malattia infettiva la trasmette allembrione (es. rosolia, toxoplasmosi, ecc.) VIE DI ELIMINAZIONE
72. VIE DI PENETRAZIONE VIA CUTANEA
La cute se integra costituisce un naturale e valida barriera allingresso dei microrganismi.
Lingresso pu avvenire attraverso le lesioni, le punture degli insetti, il morso o il graffio di animale
VIA MUCOSA
Le mucose delle vie respiratorie, apparato digerente, apparato genito-urinario, congiuntiva, ecc. costituiscono la principale porta dingresso per germi patogeni poich sono particolarmente vulnerabili, anche se dotate di alcuni fattori di difesa.
VIA PLACENTARE
Dallorganismo materno a quello fetale attraverso la placenta
73. PERIODO DI INCUBAZIONE Corrisponde al tempo necessario perch il germe penetri, attecchisca e si moltiplichi fino al momento in cui il suo numero sufficiente a produrre segni o sintomi
74. La durata del periodo di incubazione varia in relazione a:
Carica microbica = pi germi ci sono e pi velocemente si sviluppano
Virulenza del germe = pi il germe cattivo cio virulento pi velocemente c sviluppo di malattia
Risposta immunitaria dellospite = pi le difese sono deboli e pi si creano le condizioni ideali per lo sviluppo del germe PERIODO DI INCUBAZIONE
75. LE DIFESE DELLOSPITE Possono essere di due tipi:
DIFESE ASPECIFICHE
sono dei meccanismi attivi verso una vasta gamma di microrganismi
DIFESE SPECIFICHE
sono dei meccanismi attivi verso specifici microrganismi
76. DIFESE ASPECIFICHE SECREZIONI
alcuni organi producono sostanze in grado di ostacolare la penetrazione dei germi (es. lisozima presente nelle lacrime, acido cloridrico presente nei succhi gastrici)
77. DIFESE ASPECIFICHE RISPOSTA INFIAMMATORIA
In caso di piccole ferite con punte o taglienti, o escoriazioni della cute, lorganismo mette in atto delle difese locali. Laumento della temperatura locale o la presenza di gonfiore della parte dimostrano la presenza di una attivit di difesa da parte dellospite nei confronti di microrganismi invasori
78. DIFESE SPECIFICHE Il meccanismo di difesa specifico si basa su un sistema di riconoscimento del germe da parte del sistema immunitario dellospite.
Il sistema immunitario riconosce parti del germe ANTIGENI e produce nei loro confronti degli ANTICORPI
79. Questo tipo di difesa pu essere:
ATTIVA ? lospite produce da s gli anticorpi attraverso il sistema immunitario
A sua volta questa difesa attiva pu essere
NATURALE ? lospite si ammala e forma anticorpi specifici contro il microrganismo responsabile di quella malattia
ARTIFICIALE ? (VACCINI)
non si verifica la malattia ma si induce lorganismo dellospite a formare anticorpi
specifici introducendo parti
del microrganismo o esso
stesso ucciso o attenuato.
Solo per le malattie per cui
disponibile il vaccino.
80. Questo tipo di difesa pu essere:
PASSIVA ? lospite assume anticorpi gi formati
A sua volta questa difesa passiva pu essere
NATURALE ? durante la gravidanza il bambino assume passivamente gli anticorpi della madre
ARTIFICIALE ? assunzione di anticorpi gi formati in casi di emergenza (epatite B, tetano, ecc)
81. LE INFEZIONI OSPEDALIERE
82. LE INFEZIONI OSPEDALIERE Per essere tali devono avere le seguenti caratteristiche:
Insorgere durante il ricovero in Ospedale
Non essere manifeste al momento del ricovero
Non essere in incubazione al momento del ricovero
Insorgere anche dopo le dimissioni dallospedale
83. Nel 1800 F. Nightingale pioniera della professione infermieristica diceva che . la pi grande umiliazione per un Ospedale essere allorigine di una malattia infettiva o vedere linfezione propagarsi.
85. LE INFEZIONI OSPEDALIERE Nello stesso periodo un chirurgo di nome Semmelweis not che se i colleghi si fossero lavati le mani, passando dal tavolo autoptico alla sala parto, sarebbero morte meno partorienti.
87. LE INFEZIONI OSPEDALIERE Nel 1940 circa vi fu la scoperta dei farmaci considerati miracolosi: gli antibiotici.
88. LE INFEZIONI OSPEDALIERE Arrivando ai giorni nostri, nel 1983 in Italia da parte dellIstituto Superiore di Sanit (il pi importante organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale) con uno studio sulle I.O., descrisse la situazione di 143 Ospedali pubblici, studiando 34.577 pazienti
89. LE INFEZIONI OSPEDALIERE Dallo studio emerse che il 19,3% dei pazienti esaminati soffrivano di uninfezione e tra questi il 6,8% si trattava di infezioni ospedaliere mentre il restante 12,5% di infezioni comunitarie
90. LE INFEZIONI OSPEDALIERE La pi alta percentuale di I.O. stata riscontrata nei reparti di:
Terapia intensiva (es. rianimazione, centri trapianto, ecc.)
Geriatria
Chirurgia
Ortopedia
91. LE INFEZIONI OSPEDALIERE Le localizzazioni pi diffuse sono:
Urinarie (IVU) circa il 40%
Respiratorie circa il 15%
Ferita chirurgica (ISS) circa il 15%
Batteriemie (infezioni del sangue)circa il 5%
Piaghe da decubito circa il 5%
92. LE INFEZIONI OSPEDALIERE Se si affronta il discorso in termini di costi, lindagine citata, ha reso evidente che ogni anno in Italia 600.000 pazienti ricoverati contraggono una I.O.
Il costo di queste I.O. si aggira sui 500 milioni di euro allanno in termini di:
Degenza supplementare
Farmaci, interventi aggiuntivi, personale, ecc.
93. LE INFEZIONI OSPEDALIERE Secondo recenti stime, elaborate sulla base di esperimenti statunitensi, sarebbe possibile ottenere in Italia la riduzione delle infezioni secondo il seguente prospetto:
Inf. vie urinarie - 40%
Inf. ferita chirurgica - 30%
Inf. respiratorie - 20%
Batteriemie - 10%
94. LE INFEZIONI OSPEDALIERE La riduzione sarebbe possibile adottando semplici misure di controllo della diffusione come ad esempio il corretto lavaggio delle mani
95. LE INFEZIONI OSPEDALIERE Il controllo delle infezioni ospedaliere si pu attuare attraverso:
Corrette procedure assistenziali
Disinfezione/sterilizzazione
Buon uso degli antibiotici
Isolamenti
Educazione sanitaria
96. LA DISINFEZIONE
97. LA DISINFEZIONE La disinfezione linsieme delle misure attuate al fine di ridurre a livello di sicurezza il numero di microrganismi presenti su una superficie o nellambiente.
Si parla di DISINFEZIONE se queste misure vengono attuate su una superficie o su uno strumento; si parla di ANTISEPSI se le stesse vengono effettuate su un tessuto vivente (es. la cute)
98. LA DISINFEZIONE La disinfezione pu essere distinta in tre diversi livelli:
DISINFEZIONE A BASSO LIVELLO: consente di eliminare un consistente numero di batteri, alcuni virus e alcuni miceti. Non per in sufficiente a garantire leliminazione di batteri particolarmente resistenti.
DISINFEZIONE DI MEDIO LIVELLO: con essa si riesce ad eliminare un numero ancora maggiore di batteri, la maggior parte dei virus e dei miceti.
DISINFEZIONE AD ALTO LIVELLO: permette di ridurre ad una percentuale molto bassa la presenza di batteri. Molto bassa, ma non a zero perch le spore resistono
99. LA DISINFEZIONE Il risultato del processo di disinfezione si ottiene attraverso luso di sostanze chimiche i DISINFETTANTI e gli ANTISETTICI
100. I DISINFETTANTI DISINFETTANTE = sostanza ad azione germicida destinata ad essere utilizzata su materiali o oggetti
ANTISETTICO = sostanza ad azione germicida caratterizzata da bassa tossicit e da assenza di effetti irritanti indicata per lapplicazione su tessuti viventi
101. USO DEI DISINFETTANTI
102. USO DEI DISINFETTANTI 3) I contenitori dei disinfettanti devono essere etichettati. Letichetta deve riportare il nome del disinfettante, la concentrazione, luso cui destinato, la data di preparazione, la data di scadenza del flacone chiuso ed uno spazio dove segnare la data di scadenza una volta aperta la confezione.
4) Si devono evitare operazioni di TRAVASO dei disinfettanti in altri contenitori, inoltre evitare il RABBOCCO.
103. USO DEI DISINFETTANTI 5) Tutti i disinfettanti, se usati in modo improprio rispetto alle indicazioni duso, possono determinare effetti indesiderati, di tossicit sul paziente e/o sulloperatore e danni pi o meno rilevanti sui materiali.
6) Usare flaconi di piccole dimensioni, di capacit inferiore a 500 ml e forniti di dosatore (dispenser, nebulizzatore, ecc.)
104. USO DEI DISINFETTANTI 7) Richiudere il flacone immediatamente dopo luso e conservarlo tappato (non usare tappi di sughero o di cotone).
8) I disinfettanti, in particolare se in soluzione acquosa, devono essere utilizzati entro 7-10 giorni dallapertura del flacone.
105. USO DEI DISINFETTANTI 9) Loperatore durante luso dei disinfettanti, deve evitare che lapertura del flacone venga a contatto diretto con le mani o con qualsiasi materiale (cotone, garze, cute o mucose del paziente)
10) Se vi fosse una fuoriuscita di un certa quantit di soluzione che cola lungo il flacone necessario asciugarlo immediatamente.
11) La conservazione dei disinfettanti deve avvenire lontano da fonti di calore e dalla luce.
106. FATTORI CHE CONDIZIONANO LATTIVITA DEL DISINFETTANTE/ANTISETTICO LA CONCENTRAZIONE DUSO
(il prodotto deve essere usato con le concentrazioni che il ,produttore indica poich soluzioni diverse possono essere inefficaci o addirittura dannose)
IL TEMPO DI CONTATTO
( occorre che il disinfettante abbia il tempo di agire. A seconda del prodotto i tempi possono variare da 30 secondi ad alcune ore)
LA CARICA MICROBICA
(lefficacia dellazione del disinfettante inversamente proporzionale alla quantit di germi presenti)
LA SPECIE MICROBICA
(alcune specie batteriche sono pi resistenti delle altre allazione del disinfettante es. TBC, spore di Clostridium Difficile, ecc.)
107. FATTORI CHE CONDIZIONANO LATTIVITA DEL DISINFETTANTE/ANTISETTICO LA TEMPERATURA DUSO
(seguire le istruzioni sulletichetta; normalmente la temperatura di utilizzo quella ambientale. In alcuni casi vi sono specifiche indicazioni su quando e come utilizzare con altre temperature)
LA NATURA DEL MATERIALE DA TRATTARE
( certamente una superficie liscia pi facilmente disinfettante rispetto alla presenza di anfratti, rientranze o nicchie)
LA PRESENZA DI SOSTANZE INATTIVANTI
(oltre ai germi, la soluzione disinfettante pu venire alterata e quindi resa meno efficace dalla presenza di saponi o dalla durezza dellacqua)
108. QUALE DISINFEZIONE PER QUALI MATERIALI Decidere che tipo di disinfezione effettuare e quali sostanze usare dipende dalla criticit del materiale che deve essere trattato.
Per criticit si intende la potenzialit di un materiale, se non correttamente trattato, di favorire la diffusione di microrganismi.
Tale potenzialit pu essere maggiore o minore in relazione alluso a cui destinato il materiale
109. IL LAVAGGIO DELLE MANI
110. CATEGORIE DI EVIDENZANella dispensa in alcuni casi riportato il livello di evidenza scientifica delle raccomandazioni, secondo la classificazione proposta dai CDC (1998)
113. LAVAGGIO ANTISETTICO
114. ANTISEPSI ALCOLICA
115. LAVAGGIO PRE-OPERATORIO
116. RACCOMANDAZIONI ? Lavare le mani con detergente e con un antisettico e acqua quando le mani sono visibilmente sporche o contaminate con materiale organico (Cat. IA)
Usare una soluzione su base alcolica da strofinare sulle mani per la decontaminazione e in tutte le altre situazioni cliniche se le mani non sono visibilmente sporche : vedere procedura ANTISEPSI ALCOLICA (Cat IA)
Monitorare ladesione degli operatori sanitari alle pratiche di igiene delle mani raccomandate (Cat IA)
Nellantisepsi chirurgica delle mani NON vanno indossati anelli, bracciali, orologi, ed altri oggetti che possono veicolare i germi (Cat II)
Le unghie devono essere corte, pulite, senza smalto (Cat II)
Non indossare unghie artificiali o allungate quando si a diretto contatto con pazienti ad alto rischio es: rianimazione, camere operatorie (Cat. IA)
Mantenere integra la cute delle mani utilizzando creme emollienti(Cat. IA)
Sono da evitare asciugamani in cotone in comune o multiuso in quanto occorre evitare proliferazione di germi sul panno umido (Cat II)
Nel caso insorgano fenomeni di sensibilizzazione e di allergie a detergenti e disinfettanti consigliato contattare il Servizio di Medicina Preventiva
117. ICI Loredana Pani BREVI CENNI SUL RISCHIO CHIMICO
118. ICI Loredana Pani Molte sostanze di uso sanitario (solventi, reagenti di laboratorio, liquidi di sviluppo e fissaggio delle lastre radiografiche, farmaci e disinfettanti) sono potenzialmente tossiche.
Il meccanismo pi frequente di contaminazione linalazione seguita a distanza, dal contatto diretto della sostanza con cute e mucose.
119. ICI Loredana Pani Gli incidenti diminuiscono se vengono usate cappe e sistemi di aspirazione, se si utilizzano sistemi chiusi di eliminazione dei liquidi dai processi lavorativi, con raccolta finale in contenitori a tenuta o con lutilizzo di impianti centralizzati di raccolta
120. ICI Loredana Pani IMPORTANZA DELLETICHETTA Secondo la normativa, ogni imballaggio di sostanza o preparato pericoloso deve essere munito di etichetta che permetta lidentificazione rapida dei pericoli associati alla presenza e alluso del prodotto.
121. ICI Loredana Pani ETICHETTA Sulletichetta devono essere presenti, in caratteri leggibili ed indelebili tra le altre informazioni anche:
Simboli e indicazioni di pericolo (stampa in nero su fondo giallo-arancione)
Le frasi di rischio (frasi R)
I consigli di prudenza (frasi S)
122. ICI Loredana Pani SIMBOLI E INDICAZIONI DI PERICOLO (STAMPA IN NERO SU FONDO GIALLO-ARANCIONE)
123. LE FRASI DI RISCHIO (FRASI R) Le frasi di rischio descrivono in forma sintetica i rischi potenziali associati allimpiego della sostanza. Le frasi di rischio sono identificabili con la lettera R
124. ESEMPI DI FRASI DI RISCHIO R1 Esplosivo allo stato secco.
R2 Rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti d'ignizione.
R3 Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti d'ignizione.
R4 Forma composti metallici esplosivi molto sensibili.
R5 Pericolo di esplosione per riscaldamento.
R6 Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria.
R7 Pu provocare un incendio.
R8 Pu provocare l'accensione di materie combustibili.
R9 Esplosivo in miscela con materie combustibili.
R10 Infiammabile.
R11 Facilmente infiammabile.
125. I CONSIGLI DI PRUDENZA (FRASI S) I consigli di prudenza descrivono le comuni norme di sicurezza da adottare per rendere minimi i rischi I consigli di prudenza sono identificabili con la lettera S
126. ESEMPI DI CONSIGLI DI PRUDENZA S 1 Conservare sotto chiave.
S 2 Conservare fuori della portata dei bambini.
S 3 Conservare in luogo fresco.
S 4 Conservare lontano da locali di abitazione.
S 5 Conservare sotto (liquido appropriato da indicarsi da parte del fabbricante).
S 6 Conservare sotto (gas inerte da indicarsi da parte del fabbricante).
S 7 Conservare il recipiente ben chiuso.
S 8 Conservare al riparo dall'umidit.
S 9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato.
127. IL RISCHIO FISICO E costituito essenzialmente dal rischio da radiazioni ionizzanti
In ospedale le radiazioni possono:
Essere prodotte mediante apposite apparecchiature che generano raggi X usate in Radiologia (radiografie, TAC, ecc.), in Chirurgia e/o Ambulatori (scopie, intensificatori di brillanza, ecc.) o in Radioterapia.
essere emesse dal decadimento di sostanze radioattive (Cobalto, Cesio, Iodio, ecc.)
128. Apparecchi generatori di radiazione: costituiscono un rischio solo durante il loro effettivo funzionamento in quanto ad apparecchio spento non vi emissione di radiazioni.
Il rischio principale dato dal fascio primario emesso dallapparecchio in una precisa direzione. Durante il funzionamento sono presenti altri tipi di rischio:
La radiazione diffusa ? che si origina negli oggetti, nei corpi e nelle pareti investite dal fascio primario.
La radiazione di fuga ? emessa dallapparecchio stesso in direzioni diverse da quelle del fascio primario
129. PROTEZIONE DALLE RADIAZIONI Obblighi dei lavoratori:
Indossare il dosimetro personale
Sottoporsi agli accertamenti preventivi
Seguire le norme interne di sicurezza e protezione
Usare i DPI (indumenti protettivi piombati)
Il personale femminile ha lobbligo di segnalare il proprio stato di gravidanza appena ne venga a conoscenza
130. USO DEI DPI
132. GLI INDUMENTI DI LAVORO ORDINARINON SONO CONSIDERATI DPI
133. Secondo quanto previsto dallart. 44 del DLG 626/94 il lavoratore ha lobbligo di:
Utilizzare i DPI a sua disposizione conformemente allinformazione e formazione ricevute relativamente ai protocolli di utilizzo del dispositivi stessi
Avere cura dei DPI messi a sua disposizione
Non apportare nessuna modifica di propria iniziativa
Segnalare immediatamente al Dirigente o al Preposto qualsiasi difetto o inconveniente da egli rilevato nei DPI messi a sua disposizione.
134. TIPOLOGIE GUANTI
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE RESPIRATORIA
CAMICI
OCCHIALI, VISIERE , SCHERMI PROTETTIVI
135. GUANTI Lutilizzo dei guanti rappresenta un momento fondamentale per la riduzione del rischio di contaminazione da contatto con materiale biologico potenzialmente infetto.
Gli stessi presidi non assicurano, comunque, una protezione dagli incidenti occupazionali causati da pungenti e /o taglienti.
136. Occorre tener conto che devono essere utilizzati per opportune manovre, ed in situazioni di sicurezza senza trascurare le elementari norme igieniche durante il loro utilizzo (lavaggio delle mani prima e dopo il loro uso, divieto assoluto di toccare altri oggetti durante il loro utilizzo).
137. Lo smaltimento di questi presidi pu avvenire o nei rifiuti assimilati agli urbani, se non visibilmente contaminati da liquidi biologici o se ci capitasse vengono smaltiti nei contenitori dei rifiuti pericolosi.
Dalluso dei guanti possono derivare fenomeni di tipo allergico, facilmente risolvibili con la sostituzione del materiale che costituisce il guanto.
138. CARATTERISTICHE DEI GUANTI: Buona vestibilit
Conservazione della sensibilit tattile
Resistenza alla trazione
Assenza di microporosit;
Scarse o assenti potenzialit allergiche
Minima lubrificazione
Assenza di odori sgradevoli
Mantenimento nel tempo di colore,forma, resistenza
Taglie S M L oppure dalla 6 alla 9 con misure intermedie.
139. PERCH USARLI Per evitare la contaminazione delle mani delloperatore da parte di materiale o pazienti infetti.
Per evitare la contaminazione del paziente da parte delloperatore durante pratiche assistenziali a rischio
Per evitare che le mani contaminate delloperatore possano trasmettere microrganismi da un paziente ad un altro
140. QUANDO USARLI Guanti sterili
Manovre assistenziali da eseguirsi in asepsi (CVC,posizionamento cateteri vescicali, medicazione, incisione, )
141. QUANDO USARLI Guanti non sterili
Manovre assistenziali da NON eseguirsi in asepsi ma che comportino o prevedano presenza di materiale organico potenzialmente infetto (prelievo, uso padelle/pappagalli)
142. COME USARLI
Prima e dopo il loro utilizzo lavarsi le mani
Sostituire i guanti tra un paziente e laltro
Sostituire i guanti se si cambia procedura sullo stesso paziente(igiene viso vs igiene intima)
Rimuovere i guanti al termine della procedura per evitare spargimenti in altri locali
143. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE RESPIRATORIA MASCHERINA CHIRURGICA
MASCHERE FACCIALI FILTRANTI
144. MASCHERINA CHIRURGICA Nate per proteggere il paziente, oggi, per le caratteristiche che presentano, costituiscono un efficace sistema di barriera anche per loperatore sanitario.
Sono indicate per contenere e filtrare le goccioline provenienti dal cavo rino-oro-faringeo.
Per essere valida la mascherina deve trattenere tutto quanto presente nellespirato; pertanto la mascherina deve essere indossata in maniera idonea che possa coprire sia il naso che la bocca.
145. MASCHERINA CHIRURGICA Viene utilizzata in:
Sala operatoria
Sala medicazione
Camere disolamento
Sul paziente in isolamento respiratorio
(paziente con malattie a trasmissione aerea)
146. MASCHERE FACCIALI FILTRANTI Sono dispositivi che si adottano per proteggere le vie aeree delloperatore sanitario dalle goccioline presenti in sospensione o dai microrganismi presenti nellaria e che per le dimensioni talmente piccole potrebbero raggiungere gli alveoli.
147. MASCHERE FACCIALI FILTRANTI Il campo di applicazione riguarda:
Assistenza al paziente con TBC o altra malattia a trasmissione aerea
Durante lesecuzione di broncoscopie
148. Classificazione delle maschere facciali filtranti Classe FFP1S adatta per manovre a medio-basso rischio (filtrazione 80%)
Classe FFP2S adatto per manovre di assistenza al paziente con TBC o altra patologia a trasmissione aerea (filtrazione 94%)
Classe FFP3D (testate con polvere di dolomite) adatto a manovre atte a far espettorare, tossire e nelle manovre di broncoscopia su paziente con certa o sospetta TBC o patologie aerotrasmesse (filtrazione 98%)
149. CAMICI PROTETTIVI Si tratta di camici protettivi che devono essere indossati durante lesecuzione di manovre assistenziali a rischio, poich il loro scopo quello di proteggere loperatore da possibili spandimenti di materiale organico su divisa e/o sulla cute scoperta.
150. CAMICI PROTETTIVI Possono essere:
sterili o non sterili
(TNT o cotone)
Monouso (TNT) o autoclavabili (cotone).
Caratteristiche tecniche:
Idrorepellenza;
Impermeabilit;
Traspirabilit.
151. CAMICI PROTETTIVI Tale tipo di DPI andr indossato nelle seguenti situazioni:
Esecuzione di procedure assistenziali che possano produrre lemissione di sangue o di altri liquidi biologici;
Esecuzione di interventi chirurgici
Esecuzione di pratiche
assistenziali in stanze
disolamento
152. OCCHIALI, VISIERE, SCHERMI PROTETTIVI.
153. OCCHIALI, VISIERE, SCHERMI PROTETTIVI. Tali DPI devono essere utilizzati dagli operatori sanitari per proteggere congiuntive e altre mucose del viso da eventuali contaminazioni da schizzi di sangue o di altro materiale biologico.
155. I RIFIUTI
156. DIFFERENTI MODALITA DI SMALTIMENTO DEI RIFIUTI URBANI E OSPEDALIERIClassificazione tipologia rifiuti (D.M. n 219 del 26 Giugno 2000 Allegato I e II; D.P.R. 15/07/03 n 254) Rifiuti sanitari non pericolosi (RSNP); Rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani (RSAU); e fra questi i rifiuti assimilati oggetto di raccolta differenziata Rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo (RSP-nonI); Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo (RSP-I); Rifiuti sanitari che richiedono particolari modalit di smaltimento (RS-particolari)
182. ICI Loredana Pani PULIZIA E SANITIZZAZIONE IN OSPEDALE
183. La pulizia in ospedale occupa un posto primario nella lotta contro le infezioni ospedaliere.
Da ci scaturisce limportanza di dare agli operatori delle norme che permettano di applicare correttamente metodologie al fine di garantire ad ogni servizio il pi alto livello igienico richiesto.
184. La struttura ospedaliera stata idealmente divisa in tre zone e raggruppata in settori aventi caratteristiche affini e modalit di intervento simili
Si distinguono quindi:
Zone a basso rischio
Zone a medio rischio
Zone ad alto rischio
Per ogni zona deve essere previsto un protocollo indicante il tipo di trattamento da effettuare
185. Zone a basso rischio Sono considerate zone a basso rischio:
Uffici
Corridoi
Sale dattesa
Atri
Ecc.
186. Zone a medio rischio Sono considerate zone a medio rischio:
Aree di degenza
Poliambulatori
Radiologia
Laboratorio
Ecc.
187. Sono considerate zone ad alto rischio:
Camere operatorie
Rianimazione
Unit coronarica
Centrale di sterilizzazione
Ecc.
Zone ad alto rischio
188. Per ogni zona deve essere previsto un protocollo indicante il tipo di trattamento pi adatto:
Sanificazione o pulizia = metodica che si avvale delluso di detergenti e mezzi meccanici (es. spazzole) per ridurre il numero di batteri, consentendo di mantenere i livelli di sicurezza nei limiti fissati dalle normative sulligiene per oggetti e superfici
Sanitizzazione o disinfezione = metodica che si avvale delluso di disinfettante, al fine di mantenere i livelli di sicurezza fissati dalla normativa.
189. Zone degenti (camere di degenza)
Zone percorsi (corridoi, ascensori)
Zone servizi (cucina, soggiorni,sale da pranzo)
Zone servizi igienici (bagni, vuotatoi, ecc.)
190. Per la pulizia degli ambienti si distinguono tre modalit di carattere generale PULIZIA GIORNALIERA
E la pulizia di tipo ordinario e si effettua quotidianamente in ogni locale del presidio sanitario con cadenze differenziate a seconda delle zone o del rischio infettivo:
Una volta al giorno (es. uffici)
Due volte al giorno (es. degenze)
Tre volte al giorno (es. servizi igienici)
191. 2) PULIZIA A FONDO
E la pulizia di tipo straordinario da effettuare periodicamente nel corso dellanno. Implica la totale sanificazione degli ambienti. Di norma si effettua una o due volte lanno, o quando vi necessit (es. lavori di ristrutturazione)
192. 2) PULIZIA TERMINALE
Si effettua su specifica richiesta quando stato dimesso un paziente infetto o che ha imbrattato pareti, infissi e suppellettili. Si richiede in genere con formula scritta, motivando laccaduto.
193. PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO PULIZIA GIORNALIERA
Per raggiungere tale obiettivo, occorre procedere rispettando una corretta successione delle azioni
Asportare la polvere dalle superfici sopra il livello del pavimento e dalle superfici con lausilio di garze o panni monouso umidificati.
194. PULIZIA GIORNALIERA
2) Asportare la polvere ed i residui deal pavimento con il metodo a umido, utilizzando la scopa a trapezio e panni monouso umidificati, oppure la scopa a frange avvolta da garza umidificata. Tutti i tipi di scope utilizzati per lasportazione della polvere vanno utilizzati strisciandoli rasoterra e mai sollevandole dallarea da trattare
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
195. PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO PULIZIA GIORNALIERA
3) Lavaggio pavimenti con sistema MOP
196. PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO PULIZIA A FONDO
dei pavimenti: si ottiene con macchine lavapavimenti, capaci di asportare anche lo sporco profondo e pu essere eseguita ogni tre mesi se si procede alla metallizzazione degli stessi con apposite cere metallizzate antisdrucciolevoli; in caso contrario deve essere eseguita almeno una volta alla settimana
197. pareti: devono essere lavate ogni tre o quattro mesi utilizzando la scopa a trapezio e le garze o i panni umidificati con soluzione detergente, risciacquate con acqua e asciugate accuratamente. I vetri devono essere puliti con la stessa metodologia una volta al mese
dei termosifoni: devono essere puliti due o tre volte al mese PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
198. PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO Pulizia dei sanitari
Lavabi: pulire almeno una volta al giorno con polveri o creme leggermente abrasive, risciacquare e disinfettare con idoneo disinfettante
Water: pulire con polveri o creme leggermente abrasive, risciacquare abbondantemente e disinfettare con idoneo disinfettante almeno due volte al giorno
199. PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO PULIZIA GIORNALIERA
La pulizia dei pavimenti delle stanze di degenza, degli ambulatori, ecc. e delle superfici al di sopra di essi deve essere eseguita almeno due volte al giorno come segue:
Rimuovere lo sporco dai pavimenti con metodo ad umido convogliando lo sporco in un punto della stanza raccoglierlo e versarlo nellapposito sacco dei rifiuti.
lavare con acqua e detergente utilizzando il sistema MOP; le frange, le garze, i panni e la soluzione detergente devono essere sostituiti dopo la pulizia di ogni stanza
asportare la polvere dalle superfici
utilizzando garze o panni monouso
umidificati da sostituire ad ogni stanza.
Le pulizie devono iniziare 15 minuti
dopo il rifacimento dei letti
200. PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO PULIZIA A FONDO
I pavimenti devono essere detersi a fondo con macchine lavapavimenti almeno una volta ogni due mesi se trattati con cere, altrimenti devono essere lavati a fondo una volta alla settimana
201. PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO Pareti e soffitti: la pulizia deve essere fatta almeno una volta la settimana e sempre dopo la permanenza nella stanza di un paziente infetto. La detersione deve essere fatta con garze o panni monouso umidificati con detergente non abrasivo per non compromettere la levigatezza delle superfici.
Vetri: lavare i vetri almeno una volta alla settimana
202. PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO Cucina: il materiale usato per la pulizia della cucina non deve essere adibito ad altri usi. La metodologia delle pulizie non diversa, ma ci che conta la frequenza che ovviamente devessere molto elevata e precisamente prima e dopo ogni pasto.
Occorre sottolineare che anche in cucina si pu procedere alla sanitizzazione
con soluzioni di disinfettante idoneo,
previa accurata sanificazione
204. Termosifoni: si procede ad una pulizia settimanale utilizzando garze o panni monouso umidificati con soluzione detergente
Porte: sono da lavare con soluzioni detergenti, da risciacquare ed asciugare accuratamente con la stessa frequenza delle pareti corrispondenti. Le maniglie devono essere lavate almeno due volte al giorno
205. Servizi igienici, ripostigli per la biancheria sporca, vuotatoi: i pavimenti devono essere con i metodi gi descritti avendo cura di utilizzare panni o garze pulite per ogni singolo servizio.
Lavabi : sono da pulire due volte al giorno e disinfettati sempre con soluzioni a base di idoneo disinfettante, allo scopo di ridurre la concentrazione microbica. La frequenza delle pulizie contribuisce a mantenere un livello accettabile di contaminazione
206. PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO Bidet, vasche, docce: pulire adeguatamente dopo luso procedendo poi alla sanitizzazione
Water : la pulizia deve essere accurata ed eseguita almeno due volte al giorno seguita da sanitizzazione
207. PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO PULIZIA GIORNALIERA
La pulizia delle stanze di degenza deve essere effettuata tre volte al giorno come segue:
rimuovere lo sporco dai pavimenti con metodo ad umido e dopo averlo raccolto versarlo nellapposito sacco dei rifiuti.
lavare con acqua e detergente utilizzando il sistema MOP
una volta al giorno disinfettare, utilizzando una frangia pulita del MOP imbevuta di disinfettante
asportare la polvere dalle superfici utilizzando garze o panni monouso inumidiri, in seguito ripassare con soluzione disinfettante
208. PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO Pavimenti : la pulizia a fondo dei pavimenti devessere eseguita ogni settimana Utile la metallizzazione che rende i pavimenti il pi possibile impermeabili allo sporco.
Pareti : le pareti divisorie interne ed i vetri dei box devono essere puliti almeno una volta al giorno utilizzando garze o panni
monouso e sanitizzati con
idoneo disinfettante. Le
pareti esterne dei box
devono essere pulite
almeno tre volte
la settimana
209. PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO Cucina : i pavimenti devono essere puliti almeno quattro volte al giorno e le superfici al di sopra di essi deterse e sanitizzate prima e dopo ogni pasto e comunque non meno di quattro volte al giorno
210. PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO Ascensori e scale : gli ascensori che comunicano direttamente con il servizio, vanno puliti e sanitizzati almeno tre volte al giorno, per gli altri sufficiente due volte. Le scale e i loro corrimano, che comunicano con il servizio vanno sanitizzati almeno due volte al giorno.
211. PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO Servizi igienici : devono essere puliti e sanitizzati almeno quattro volte al giorno ed una particolare intenzione deve essere rivolta ai sanitari.
E consigliabile far usare
ai pazienti dei copri-water
monouso di carta allo
scopo di ridurre al minimo
il rischio di contagio
212. Il materiale per le pulizie non monouso devessere accuratamente lavato, disinfettato ed asciugato per ridurre al minimo la moltiplicazione batterica
213. Il personale addetto alle pulizie deve avere un abbigliamento idoneo, in grado di fornire una reale protezione. In particolare devessere composto da:
Guanti di gomma
Scarpe impermeabili
Copricapo
Mascherina (per i servizi igienici)
214. RACCOMANDAZIONI Una buona pulizia e migliore di una cattiva disinfezione
La disinfezione, se necessaria, inutile se non preceduta da una adeguata pulizia
Si devono eliminare le spugne per qualsiasi uso
Usare sempre stracci puliti rinnovandoli spesso
Si devono eliminare i cestini aperti usando cestini chiusi e comunque non vuotare il sacchetto, ma sostituirlo.
215. RACCOMANDAZIONI Non fare miscele dei prodotti in uso
Usare sempre contenitori originali della ditta produttrice del prodotto
Conservare il materiale pulito in ambienti asciutti, puliti e ben arieggiati
Tutte le procedure per le pulizie vanno scritte e poste bene in vista
216. GLI ISOLAMENTI
217. GLI ISOLAMENTI
219. UTILIZZO DEI D.P.I.
GUANTI ? ? in caso di contatto con materiali biologici
? in caso di contatto con mucose e cute non integra
? in caso di accesso vascolare (es. prelievi, posizionamento e manutenzione cannule)
I guanti vanno sostituiti nel corso di manovre differenti sullo stesso paziente (es. igiene medicazione)
I guanti vanno tolti prima di toccare materiale non contaminato PRECAUZIONI STANDARDsi applicano a tutti i pazienti indipendentemente dal fatto che ci sia diagnosi o sospetto di infezione
221. PRECAUZIONI AGGIUNTIVEISOLAMENTO PER PATOLOGIE TRASMISSIONE VIA AEREAda adottare in aggiunta alle PRECAUZIONI STANDARD nei confronti di pazienti con sospetta o nota patologia a trasmissione aerea (es. TBC, morbillo, varicella, etc.) Paziente ricoverato in camera singola nella quale devono essere garantiti almeno 6 ricambi daria/ora
La porta della stanza deve rimanere chiusa
Occorrente per il lavaggio antisettico delle mani
Limitare le visite
Limitare il trasporto del p.te (se necessario far indossare la mascherina)
In caso di trasporto informare il personale del Reparto/Servizio dellisolamento in atto
222. ISOLAMENTO VIA AEREA UTILIZZO DPI
GUANTI
OCCHIALI SCHERMI FACCIALI
CAMICE PROTETTIVO
223. Isolamento per patologie a trasmissione attraverso DROPLETS (GOCCIOLINE)da adottare in aggiunta alle PRECAUZIONI STANDARD nei confronti di pazienti con sospetta o nota patologia a trasmissione attraverso goccioline o droplets (es. meningite, pertosse, difterite, etc.)
225. UTILIZZO DPI
GUANTI
OCCHIALI, SCHERMI FACCIALI
CAMICE PROTETTIVO
226. Isolamento per patologie a trasmissione attraverso il CONTATTOda adottare in aggiunta alle PRECAUZIONI STANDARD nei confronti di pazienti con sospetta o nota patologia a trasmissione attraverso il contatto diretto con il p.te o il contatto indiretto con superfici contaminate(es. infezioni da Clostridium difficilis, da MRSA, VRE, malattie gastroenteriche, scabbia, etc)
227. CONTATTO UTILIZZO DPI
MASCHERINA
GUANTI
OCCHIALI,
SCHERMI FACCIALI
234. LA STERILIZZAZIONE
235. LA STERILIZZAZIONE La sterilizzazione occupa, insieme al lavaggio delle mani, i primi posti nel controllo delle infezioni ospedaliere.
Laumento di tecnologia sofisticata e di pratiche invasive sul paziente, ha posto la sicurezza di tali operazioni in primo piano. Gli strumenti utilizzati in tali pratiche possono, se non opportunamente trattati diventare veicolo dinfezione.
236. LA STERILIZZAZIONE STERILITA= E il raggiungimento di una definitiva condizione di sicurezza nella quale la sopravvivenza di forme viventi (microrganismi) sia altamente improbabile.
Viene considerata sterile una partita di strumenti nella quale la probabilit di trovare un microrganismo sopravvissuto pari a 10-6.
237. LA STERILIZZAZIONE La sterilit,intesa come la distruzione dei microrganismi i forma vegetativa e di spora, non deve essere considerata come attuata e conclusa nel processo chimico/fisico di sterilizzazione ma come risultato di una serie di procedure collegate ad una metodologia ben definita.
Nel processo di sterilizzazione devono, essere comprese tutte quelle operazioni che sono preliminari e conseguenti al trattamento stesso. Tali procedure sono da definire (protocolli operativi) e assolutamente de rispettare per non compromettere lincolumit del paziente e la salute delloperatore
239. LA PREPARAZIONE DEL MATERIALE DA STERILIZZARE - DECONTAMINAZIONE - DETERSIONE - RISCIACQUO - ASCIUGATURA - CONTROLLO E MANUTENZIONE - CONFEZIONAMENTO - IDENTIFICAZIONE DELLE CONFEZIONI
240. DECONTAMINAZIONE La normativa vigente (DPR 28/11/1990) prescrive che i presidi riutilizzabili debbono, dopo luso, essere immediatamente immersi in una soluzione disinfettante, di sicura efficacia contro il virus dellHIV, per almeno 20 minuti. Questo serve come protezione del lavoratore prima che effettui del operazioni sul materiale (pulizia).
Questa procedura detta decontaminazione
241. DETERSIONE La detersione un requisito essenziale per la sterilizzazione
Se uno strumento non pulito non si pu in alcun modo ottenere la sua sterilit
242. Le procedure per il lavaggio dello strumentario sono due:- lavaggio manuale- lavaggio automatico
243. LAVAGGIO MANUALE Il personale addetto a tale operazione deve essere addestrato ed idoneo alla mansione e deve:
indossare robusti guanti di protezione
fare molta attenzione agli strumenti appuntiti e taglienti
rispettare il tempo di immersione della decontaminazione
spazzolare il meno possibile
Sciacquare
asciugare bene tutto il materiale
verificare lefficienza dello strumento
Lubrificare se necessario con apposito prodotto
244. LAVAGGIO AUTOMATICO Le macchine lavatrici automatiche e gli apparecchi ad ultrasuoni garantiscono una adeguata pulizia del materiale, senza che il personale venga a contatto con i presidi da pulire. Le macchine lavatrici provvedono automaticamente a tutte le fasi del programma impostato.
Le macchine ad ultrasuoni
provvedono alla pulizia in
zone difficili oppure in
strumenti piccoli e delicati
245. Il lavaggio automatico da preferire al lavaggio manuale poich oltre alla maggiore pulizia effettuata dalla macchina (ciclo a caldo, appositi prodotti, ecc.) vi un minor rischio per il personale addetto alla procedura.
246. CONFEZIONAMENTO Ha lo scopo:
Conservare la sterilit
Permettere la penetrazione ed il contatto con gli strumenti dellagente sterilizzante
Ridurre il rischio di contaminazione al momento dellapertura
247. CONFEZIONAMENTO Il confezionamento deve essere adeguato a:
TIPO DI MATERIALE
larticolo che sar sottoposto al trattamento deve essere resistente allagente sterilizzante(calore, radiazioni, gas, ecc.)
TIPO DI STERILIZZAZIONE
la confezione deve permettere la penetrazione dellagente sterilizzante e nello stesso tempo essere impermeabile allaria.
UTILIZZO
Lestrazione del presidio dalla confezione deve essere comoda, sicura e non permettere la contaminazione del contenuto
248. MANTENIMENTO DELLA STERILITA
Il prodotto sterilizzato deve mantenersi tale per il tempo previsto per la confezione
COSTO
La sterilizzazione del prodotto ed il suo confezionamento devono essere economicamente convenienti
249. CONFEZIONAMENTO Le confezioni devono avere alcune caratteristiche
PESO: i pacchi di teleria non devono superare i 5 Kg, mentre per lo strumentario non devono essere superati i 7 Kg
DIMENSIONI: non devono essere superate le misure di 1 unit di sterilizzazione per ogni confezione (30 x 30 x 60)
Allinterno delle buste tubolari, piatte o a soffietto, il contenuto non deve superare i della confezione
PROTEZIONI: aghi ed eventuali taglienti vanno protetti con supporti adeguati e resistenti al calore, in modo che non possano ferire chi le manipola e/o lacerare la confezione
250. ALLESTIMENTO: allinterno della confezione il materiale deve essere preparato in maniera logica in modo che faciliti lestrazione senza essere contaminato
POSIZIONAMENTO: per quanto possibile occorre conservare la forma originale del presidio o quanto meno la sua forma di utilizzo, poich il calore tende a modificarla. Recipienti, tubi e simili devono essere disposti con lapertura verso il basso onde evitare la raccolta di acqua di condensa o che si formino bolle daria che potrebbero lacerare la busta
IDENTIFICAZIONE: vi deve essere un indicatore di processo ben visibile. La busta deve riportare la data di sterilizzazione e la data di scadenza
251. CONFEZIONAMENTO Per il confezionamento del materiale possono essere utilizzati:
buste e/o rotoli in accoppiato carta/polipropilene
carta medical o surgical grade liscia o crespata
containers con filtri
252. CONFEZIONAMENTO CONFEZIONAMENTO CON ROTOLI E/O BUSTE IN ACCOPPIATO CARTA/POLIPROPILENE
Viene utilizzato per materiale di piccolo ingombro (singoli strumenti, piccoli set chirurgici o per medicazione, garze, ecc.)
253. CONFEZIONAMENTO CONFEZIONAMENTO CON FOGLI IN CARTA (MEDICAL O SURGICAL GRADE LICIA O CRESPATA), FOGLI IN TNT O POLIPROPILENE
Questo confezionamento indicato per la sterilizzazione di set di biancheria e strumentario, mentre non idoneo per dispositivi di piccole dimensioni o di materiali disomogenei tra loro e/o privi di supporto.
254. CONFEZIONAMENTO CONFEZIONAMENTO CON CONTAINERS CON FILTRI
I containers con filtri sono indicati per il confezionamento di set per interventi chirurgici da utilizzare in ununica prestazione.
I filtri possono essere di carta
(monouso quindi sostituiti
ogni volta) o di tessuto
(multiuso, devono essere
controllati e sostituiti
quando deteriorati o
comunque, ogni 50 cicli).
255. CONFEZIONAMENTO Nei reparti si confeziona il materiale utilizzando rotoli e/o buste in accoppiato carta/polipropilene di varie misure
256. IDENTIFICAZIONE DELLE CONFEZIONI E necessario che sulle confezioni vengano sempre riportati i seguenti dati:
Reparto di provenienza
Data di sterilizzazione
Data di scadenza
Per scrivere questi dati sulle confezioni non si devono utilizzare penne appuntite che potrebbero danneggiare la confezione.
Si raccomanda di scrivere i dati lungo il bordo, oltre la saldatura della buste.
257. CARICAMENTO DELLAUTOCLAVE Una volta che il materiale da sterilizzare stato confezionato, inizia la fase di sterilizzazione vera e propria.
Il primo momento importante il caricamento dellautoclave.
Il caricamento allinterno dellautoclave deve essere fatto in modo che il materiale risulti uniformemente distribuito, cos da permettere al vapore di circolare liberamente e di penetrare in ogni confezione contenuta allinterno della camera di sterilizzazione.
Il materiale non deve toccare le pareti e la porta della camera.
258. CARICAMENTO DELLAUTOCLAVE La capacit della camera di sterilizzazione non infinita e deve essere gestita in modo opportuno. Il principio generale di far passare lagente sterilizzante (vapore) in ogni superficie, angolo e confezionamento.
Le disposizioni generali sono:
occorre che ci sia
uno spazio tra una
confezione e laltra,
non devono essere
pigiate tra loro
tra le confezioni
ci deve passare
comodamente una
mano
259. CARICAMENTO DELLAUTOCLAVE le pareti della camera di sterilizzazione devono essere libere per la circolazione del vapore
utilizzare ceste dacciaio per il caricamento
260. STOCCAGGIO DEL MATERIALE Le scorte di materiale sterile devono essere stoccate in un locale idoneo, non polveroso ed asciutto, non accessibile al transito comune, possibilmente in armadi chiusi, altrimenti in scaffalature disposte a 20/25 cm da terra ed a 40/50 cm dal soffitto.
Il locale adibito allo stoccaggio deve garantire un buon isolamento dallumidit, dagli insetti ed una buona pulizia.
Le superfici devono essere lisce e senza crepe, lavabili e disinfettabili.
Le scorte dovranno essere adeguate al fabbisogno, per ragioni sia di ordine igienico che economico.
261. STOCCAGGIO DEL MATERIALE Le confezioni devono essere maneggiate il meno possibile; quelle lacerate, danneggiate, aperte o cadute a terra devono essere considerate non sterili e pertanto il materiale deve essere sottoposto nuovamente a tutte le fasi di preparazione (lavaggio, confezionamento, ecc.) e risterilizzato.
Le riserve di materiale devono essere controllate periodicamente per valutarne lusura e la scadenza.
Il controllo deve avvenire settimanalmente e deve essere registrato su unapposita scheda, segnalando la data e la firma delloperatore. Tale scheda, che deve essere posta nelle vicinanze del luogo di deposito, va conservata per un anno.
262. LINEE GUIDAPROTOCOLLIPROCEDURE
263. LINEE GUIDA Le linee guida possono essere definite come indicazioni generali di comportamento volte ad identificare strategie appropriate per la gestione di determinate situazioni organizzative, gestionali, assistenziali, diagnostico-terapeutiche.
264. LINEE GUIDA Sono lesplicitazione di principi generali di orientamenti di determinati processi.
Servono a migliorare la qualit dei servizi erogati.
265. PROTOCOLLI Il protocollo la formalizzazione della successione di un insieme di azioni fisiche attraverso le quali loperatore raggiunge un determinato obiettivo.
I protocolli nascono dalla necessit di migliorare i comportamenti degli operatori al fine di risolvere problemi di carattere organizzativo-assistenziale o promuovere azioni dei miglioramento degli interventi assistenziali stessi.
266. PROTOCOLLI I protocolli inoltre possono migliorare la consapevolezza degli operatori sulla correttezza dei principi applicati e permettono agli operatori stessi di controllare continuamente il processo di lavoro e limpiego delle risorse.
267. PROTOCOLLI I protocolli non devono avere una valenza generale (sarebbero delle linee guida) ma essere adattati alla realt in cui vengono utilizzati.
I protocolli servono a migliorare la qualit dellassistenza erogata
268. La procedura una dettagliata descrizione degli atti da compiere per eseguire determinate attivit.
E una parte del protocollo che permette di stabilire le corrette modalit con le quali effettuare unazione assistenziale.
Descrive il materiale da utilizzare e la sequenza corretta degli atti PROCEDURE
269. ICI LOredana Pani Esempi di procedure:
Tecnica del prelievo venoso allinterno del protocollo sulla venipuntura
Tecnica della medicazione allinterno del protocollo sulla gestione del paziente chirurgico
Tecnica di trasferimento letto-carrozzina dellutente emiplegico allinterno del protocollo sulla mobilizzazione