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VIAGGIANDO NELLE MARCHE

VIAGGIANDO NELLE MARCHE. UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DI INCANTEVOLI PAESAGGI, TRADIZIONI E SAPORI…. A CURA DELLA CLASSE 4AT. Un po’ di Marche….

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VIAGGIANDO NELLE MARCHE

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  1. VIAGGIANDO NELLE MARCHE UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DI INCANTEVOLI PAESAGGI, TRADIZIONI E SAPORI… A CURA DELLA CLASSE 4AT

  2. Un po’ di Marche… Le marche sono una regione dell’Italia centrale di circa un milione e mezzo di abitanti. Capoluogo della regione è Ancona; altri capoluoghi di provincia sono Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro e Urbino. Il litorale alterna coste alte e rocciose a coste basse e sabbiose; la regione risponde alle esigenze di tutti i turisti anche per gli appassionati della neve e della montagna. Ma il paesaggio più tipico marchigiano è quello collinare, un mosaico policromo di campi coltivati che non ha eguali nelle altre regioni italiane. Nell’antichità la regione era occupata dai Galli a nord e dai Piceni a sud del fiume Esino. Nel III secolo venne romanizzata, poi alla caduta dell’Impero Romano la parte sud divenne un territorio longobardo, mentre la parte nord era controllata dall’esarcato di Ravenna, che nel 752 venne donata al Papa. Nel X secolo apparve il nome di marca a indicare zone di confine di influenza imperiale. Nel XIII secolo si affermano e consolidano, sotto l’autorità papale, varie famiglie signorili, come i Montefeltro a Urbino, i Malatesta a Pesaro, i Da Varani a Camerino. Allo Stato pontificio le Marche rimangono, tranne la breve parentesi del periodo napoleonico, fino all’annessione al Regno d’Italia. RISORSE:

  3. La natura nella Regione Marche Siete amanti del verde, degli animali e dell’ aria aperta? Amate immergervi nelle bellezze di una natura incontaminata?? C’è la regione che fa per voi!!... Le Marche una regione al plurale... Una regione generosa... Perché tanti sono i tesori che intende offrirvi... Dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini a quello Regionale del Monte Conero vicino ad Ancona, splendido capoluogo di regione; dalle Grotte di Frasassi alla Gola dell’Infernaccio e a quella del Furlo.

  4. Il Parco Regionale Naturale del Conero L’area di 6 011 ettari ricadenti nei territori di Ancona, Camerano, Numana e Sirolo comprende un tratto di costa alta e un’ampia fascia collinare caratterizzati da scorci panoramici. Di sassi bianchi come la pietra del Conero sono le calette ricavate dal Monte Conero. Importante è la cava di Massignano oggi attrezzata per le visite. Istituito nel 1987 per tutelare ricchezza e varietà di flora e fauna e di tesori culturali, il Parco vanta numerose peculiarità botaniche. La salvaguardia del territorio consente la presenza del tasso, volpe, puzzola, riccio, donnola. Anche se non autoctoni sono stati adottati cinghiali e caprioli. Punto noto di migrazione di rapaci, prezioso per chi ama il birdwatching, non di rado ci sono spettacoli di aironi in volo o posati in punti di sosta. L’Area Protetta del Conero è percorsa da sentieri segnalati che raggiungono l’apice delle sfumature in primavera, quando le ampie radure sono fiorite. Gli itinerari, percorribili anche in mountain bike o a cavallo, sono praticabili con l'aiuto della segnaletica, della carta per escursionisti e delle guide del Parco.

  5. Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini La vegetazione cambia man mano che ci si sposta ad un'altitudine media di 500 m, alle cime più elevate. Fino a circa 1000 m predomina il bosco di roverella, carpino nero e orniello. Al di sopra del limite potenziale del bosco si sviluppano i pascoli primari o naturali dove si possono trovare specie rare e pregiate come la stella alpina dell'Appennino. Anche la fauna è molto interessante, numerosi sono i mammiferi come il lupo il gatto selvatico e il capriolo; tra gli uccelli l’aquila reale e il falcone pellegrino; per finire i rettili con la vipera dell’Ursini. Importante è il Lago di Fiastra nell’omonima località ormai di rilevante attrazione turistica. Il bacino artificiale formato con la costruzione di una diga di sbarramento del fiume Fiastrone è di dimensioni imponenti: 86 m di altezza e 360 di lunghezza. Il lago è balneabile anche se l'acqua è sempre un po' fredda e diventa rapidamente profonda oltre ad essere un pò melmosa appena sottoriva. Si ricorda che mancando il sale non si galleggia ma se si beve poco male perché l’ acqua è migliore di quella dei rubinetti di casa.

  6. Riserva Naturale Statale Gola del Furlo È la terza area protetta della provincia di Pesaro e Urbino con i suoi 3.600 ettari di boschi, pascoli e cime incontaminate. Un autentico paradiso attraversato dal fiume Candigliano che si insinua tra le imponenti pareti rocciose della Gola. La ricchezza naturalistica vanta esemplari di flora e fauna davvero singolari, basti pensare all’aquila reale, al falco pellegrino, al gufo reale, al picchio muraiolo, alla rondine montana, al rondone maggiore e al gracchio corallino. E poi al Furlo vivono lupi, caprioli, daini, cinghiali. La vegetazione che ricopre le cime del massiccio è costituita in prevalenza da querceti con roverella, carpino nero, orniello, acero, sorbo. Assai variegato anche l’habitat fluviale e ripariale, così come ricchissima è la vita che pullula nelle foreste, nei pascoli e nei cespuglieti.

  7. Le Grotte di Frasassi Genga, piccolo comune in provincia di Ancona, si estende a ridosso dell'Appennino Marchigiano. Qui si trova la Gola di Frasassi, solcata dal fiume Sentino, di eccezionale interesse paesaggistico e naturale. Il territorio racchiude numerose grotte dove sono stati rinvenuti reperti preistorici; le più famose sono le Grotte di Frasassi e la Grotta del Santuario. Il fiume nei millenni, ha scavato una valle abbastanza ampia lungo tutto il percorso tranne che negli ultimi 2 km dove ha scavato una stretta gola, profonda 300-400 m. prima di andare ad ingrossare l'Esino. Il tesoro Grotte di Frasassi è stato scoperto casualmente nel 1971 dal Gruppo Speleologico CAI di Ancona; nel 1974 le grotte sono state aperte al pubblico ed velocemente sono diventate una delle più importanti attrattive delle Marche, già visitate da oltre 10 milioni di persone provenienti da tutti i continenti. Il percorso è esaltante e l'illuminazione accentua le forme ed i colori di stalattiti, stalagmiti e laghetti; un itinerario sotterraneo che è stato definito uno dei più belli al mondo.

  8. La Gola dell'Infernaccio Da qui si apre la strada a importanti percorsi turistici ed escursionistici: la sorgente del fiume Tenna e l'Eremo di San Leonardo. É possibile l'arrivo alla Cascata Nascosta e l'ascesa verso le cime. Non sfuggirà l'ingresso di un tunnel artificiale alla destra del torrente e del sentiero che entrano nella gola. L'opera agevola il passaggio di strumenti, mezzi e bestiame ma rovina parte della bellezza del luogo. Comincia ora il sentiero che si inerpica tra rocce e vegetazione scavalcando il torrente attraverso un ponticello in legno e poi con saliscendi. Il percorso andrà addolcendosi in più comode stradine e sentieri. Superata questa parte di camminata obbligatoria, si entra in un bosco con il torrente vigoroso sulla sinistra. Dopo poche centinaia di metri siamo di fronte ad un dei bivi attraverso il quale decideremo la destinazione. Sulla destra si sale e si arriva all'Eremo di San Leonardo, andando dritti si va verso Capotenna. Entrambe le mete sono facili da raggiungere ma il percorso più breve è quello verso l'Eremo e meta di centinaia di turisti di tutte le età.

  9. TURISMO BALNEARE Uno degli aspetti più caratterizzanti di questa regione è la costa che si estende per circa 180 km, alternando bellissime spiagge di ghiaia, scoglio e sabbia, rispondendo alle esigenze di tutti i turisti che visitano la nostra terra. La costa settentrionale, detta “riviera delle colline”, ospita i famosi centri balneari di Gabicce Mare, Fano, Pesaro. Proseguendo verso Ancona, si incontrano le località di Senigallia, rinomata per la sua “spiaggia di velluto” candida e finissima. In lontananza si scorge il monte Conero, promontorio di straordinaria bellezza che si affaccia sull’Adriatico. Lungo la “riviera del Conero” incontriamo le località di Numana e Sirolo. Inoltre, non si può non citare la “verde riviera picena”, che si estende tra Civitanova, Porto Sant’Elpidio, Lido di Fermo, Porto San Giorgio e Pedaso, e l’esotica “riviera delle palme” tra Cupramarittima, Grottammare e San Benedetto del Tronto.

  10. Gabicce Mare È una località balneare famosa per la sua spiaggia di sabbia finissima, che offre una tranquilla vita balneare. L’abitato è di aspetto moderno, contemporaneo alla crescita delle attività turistiche. Con la vicina frazione di Gabicce Monte, l’antica Castellum Ligabitii, è il polo turistico più settentrionale della regione. Durante il periodo medievale, fu sotto il dominio della Chiesa ravennate.

  11. Numana e Sirolo Sono due località balneari famosi per la loro spiaggia di sabbia finissima, che offre una tranquilla vita balneare. L’abitato è di aspetto moderno, contemporaneo alla crescita delle attività turistiche. Con la vicina frazione di Gabicce Monte, l’antica Castellum Ligabitii, è il polo turistico più settentrionale della regione. Durante il periodo medievale, fu sotto il dominio della Chiesa ravennate.

  12. Civitanova Marche È una frequentata località balneare che sorge a 27 km da Macerata presso la foce del fiume Chienti. È divisa in due centri: Porto Civitanova (sulla costa) e Civitanova Alta (nell’entroterra) di fondazione medievale, cinta da mura quattrocentesche con torri. Le principali attività economiche locali sono, oltre alla pesca, il turismo balneare e l’industria calzaturiera. Caratteristico l’artigianato delle sedie impagliate.

  13. Porto San Giorgio È una delle strutture più attrezzate e di moda della riviera Adriatica. La sua spiaggia di 3,5 km presenta una sabbia finissima. Ha avuto notevoli personaggi illustri come ospiti, come per esempio il fratello di Napoleone Bonaparte, Gerolamo, l’attrice di teatro Eleonora Duse e il poeta Gabriele d’Annunzio. In origine era un villaggio di pescatori, ma nell’XI secolo divenne fortezza a guardia del litorale adriatico.

  14. Cupramarittima Questa graziosa località balneare sorge tra la valle del fiume Menocchia e del Tesino. Il suo nome deriva dalla dea Cupra, alla quale è dedicato un santuario nella parte alta della città. Nella zona fra Cupramarittima e Grottammare è stata rinvenuta una necropoli dell’età del Ferro, del VI secolo. Nelle tombe sono state rinvenute armi e oggetti in bronzo. Ospita anche una malacologia, uno dei tre musei più importanti d’Italia dove si possono ammirare delle conchiglie provenienti da tutto il mondo.

  15. Grottammare Grottammare è una piacevole stazione balneare dal clima mite, costituita da un fondale basso e da un’ampia spiaggia. È caratterizzata per il suo interessante borgo medievale che si sviluppa sulla costa e sul monte Castello, dove si trovano le cinquecentesche chiese di Sant’Agostino e di Santa Lucia. Nel XVI secolo diede i natali a Felice Peretti, divenuto papa con il nome di Sisto V.

  16. San Benedetto del Tronto San Benedetto dista 32 km da Ascoli Piceno ed è situata tra le foci dei fiumi Tesino e Tronto. Si tratta di un nobile centro di villeggiatura marchigiano, con un lungomare ombreggiato da palme e oleandri e una spiaggia sabbiosa che si allunga per oltre 2,5 km. Conserva tuttavia un piccolo nucleo antico, con una trecentesca torre, resto di un antico castello. È celebre per essere uno dei porti più importanti d’Italia: dispone di una flotta compresa di motonavi oceaniche.

  17. I luoghi dello spirito Le Marche sono un’ importante risorsa per il turismo religioso nazionale, grazie alla presenza nel suo territorio, di numerosi luoghi di culto, meta ogni anno di un grande numero di fedeli. Sicuramente Loreto e la sua basilica rappresentano la meta turistica più significativa che la regione Marche può offrire, senza dimenticare Osimo, magnifica città di origine romana,che conserva all’interno delle proprie mura, importanti edifici di carattere religioso, quali il Santuario di San Giuseppe da Copertino e la Cattedrale di San Leopardo.

  18. Osimo A pochi chilometri dalla Riviera del Conero, situata su di un alto poggio (265 s.l.m.) si eleva Osimo (29.600 ab.), uno tra i più interessanti ed antichi centri delle Marche. Grazie alla sua favorevole posizione geografica, gode per la maggior parte dell'anno di un benefico clima ed anche di una magnifica visione panoramica che in giornate particolarmente limpide si estende dal litorale adriatico al Gran Sasso e dai Monti Sibillini a San Marino. Importante nodo commerciale già al tempo dei Romani e sede vescovile fin dal IV sec., la città conserva all'interno delle proprie mura e negli immediati dintorni numerose testimonianze dell'arte, della cultura e dello spirito come ad esempio il Santuario di San Giuseppe da Copertino e la Cattedrale di San Leopardo.

  19. Cattedrale di San Leopardo Eretta nei pressi dell'antico Cassero, il punto più alto della città, la Cattedrale di San Leopardo rappresenta uno dei più interessanti esempi di architettura romanico - gotica delle Marche. Il primitivo edificio, corrispondente più o meno alla navata centrale, venne costruito nell'VIII sec. sull'area di una preesistente chiesa fatta edificare da San Leopardo, primo vescovo di Osimo. Nel corso del XII-XIII sec. l'edificio subì numerosi ampliamenti con l'aggiunta delle due navate laterali, del presbiterio, dell'abside, della cripta e del protiro, oltre che del Battistero. Nel XIX sec. la chiesa venne ridotta allo stato attuale con l'aggiunta delle cinque cappelle laterali. L'interno, ampio ed austero, ha l'ingresso più solenne ed artistico sul lato laterale di mezzogiorno, mentre quello principale, ad oriente, fu aperto soltanto nel 1589. Al di sotto del transetto si trova la cripta, in cui, tra gli altri monumenti funebri, è custodito il sarcofago dei SS. Martiri Fiorenzo e compagni, caratterizzato sulla fronte da un pregevolissimo rilievo in marmo lunense del IV secolo.Il Battistero, a pianta rettangolare, ampia­mente trasformato e decorato nel XVII sec., ospita al suo interno un fonte batte­simale bronzeo superbamente eretto al centro del tempio, opera dei fratelli Jacometti di Recanati.Dal chiostro dell'Episcopio si può accedere al Museo Diocesano, recentemente realizzato nei vasti ambienti dove avevano la loro residenza i vescovi. In sedici sale sono state collocate opere di vario genere (dipinti, sculture, suppellettili, paramenti sacri, ecc.) che in precedenza erano confusamente esposte nel Battistero o conservate in chiese e sagre­stie della Diocesi.

  20. Santuario di San Giuseppe da Copertino La chiesa, dedicata anticamente a San Francesco, è sorta nel XIII sec. e modificata al suo interno nel XVIII; al Santuario, dedicato a San Giuseppe da Copertino dal 1781, è annesso il convento dei Frati Minori Conventuali, presso il quale il santo mori nel 1663. La chiesa è meta di continui pellegrinaggi di fede per via delle spoglie di San Giuseppe (patrono di Osimo e protettore degli studenti) custodite nella cripta sottostante il presbiterio. Di notevole interesse sono le grandi pale presenti sugli altari delle cappelle  laterali: su tutte merita menzione la tavola di Antonio Solario raffigurante la Vergine in trono e Santi, datata 1503. Si consiglia anche la visita agli ambienti dell'antico convento, le "camerette" in cui il Santo patrono, isolato da tutto, visse la sua profonda vocazione ed esercito la penitenza.

  21. Loreto La Storia del Santuario inizia nel sec. XIII (10 dicembre 1294) con l'arrivo della casa abitata dalla famiglia della Vergine Maria a Nazaret.Il santuario di Loreto è stato per secoli ed è ancora oggi uno dei luoghi di pellegrinaggio tra i più importanti del mondo cattolico. La S. Casa, nel suo nucleo originario, è costituita da sole tre pareti, perché la parte dove sorge l'altare dava, a Nazaret, sulla bocca della Grotta e, quindi, non esisteva come muro. Delle tre pareti originarie le sezioni inferiori, per quasi tre metri di altezza, sono costituite prevalentemente da filari di pietre, per lo più arenarie, rintracciabili a Nazaret, e le sezioni superiori aggiunte successivamente e, quindi spurie, sono in mattoni locali, gli unici materiali edilizi usati nella zona. Alcune pietre risultano rifinite esternamente con tecnica che richiama quella dei nabatei, diffusa in Palestina e anche in Galilea fino ai tempi di Gesù. Vi sono stati individuati una sessantina di graffiti, molti dei quali giudicati dagli esperti riferibili a quelli giudeo-cristiani di epoca remota, esistenti in Terra Santa, compresa Nazareth.Il Crocifisso dipinto su legno, sopra la cosiddetta finestra dell'Angelo, assegnato alla fine del sec. XIII, secondo alcuni è di cultura spoletina e secondo altri rivelerebbe segni della maniera di Giunta Pisano. La Statua della Madonna, scolpita su legno di un cedro del Libano dei Giardini Vaticani, sostituisce quella del sec. XIV, andata distrutta in un incendio scoppiato in S. Casa nel 1921. È stata fatta scolpire da Pio XI che nel 1922 la incoronò in Vaticano e la fece trasportare solennemente a Loreto.

  22. Tutte le Terme nella Regione Marche In questa splendida regione, nei dintorni delle località storiche marchigiane, sono numerosissime le terme immerse del verde che offrono vasti trattamenti benefici grazie alla quantità di acque solfuree e calciche del territorio.

  23. Montegrimano Terme Montegrimano Terme, anticamente "Castrum Montis Grimani", è situato in Provincia di Pesaro e Urbino, nella Valle del Conca e vicinissimo alla Repubblica di San Marino. Posto a 600 metri sul livello del mare offre un'aria purissima, un clima dolce e temperato e la quiete serena allietate dalle carezze della brezza marina e dagli aromi della montagna. Il paese vanta un notevole centro termale, realizzato per lo sfruttamento delle acque minerali alcaline che sgorgano dalle pendici del monte San Paolo.Acque - Salsobromoiodiche e salso-solfato-alcaline.Trattamenti - Cura delle malattie del ricambio. Cura di disfunzioni epatiche e di malattie e infiammazioni dell'apparato digerente. Trattamenti idropinici, irrigazioni ed inalazioni.

  24. Carignano Terme La stazione termale sorge nella valle del torrente Arzilla, all'interno di un grande parco di alberi vetusti e resinosi che rendono il luogo rilassante e salutare. Il nome della località deriva dall'antica famiglia dei Carignano che possedeva un castello proprio al di sopra della collina delle terme. Fano, a pochi chilometri, è una notevole meta artistica con l'arco di Augusto del I secolo, le logge di S.Michele, il duecentesco palazzo della Ragione in stile romanico-gotico, la fontana della Fortuna del cinquecento; interessanti sono la Corte Malatestiana o Palazzo Malatesta, con la collezione di medaglie rinascimentali, e le due tombe dette Arche Malatestiane, di cui una gotica e l'altra rinascimentale.Acque - Solfuree, bicarbonato-alcalino-magnesiache, clorurate e salsobromoiodiche. Trattamenti - Cura e prevenzione delle disfunzioni epato-biliari e delle malattie dell'apparato digerente. Trattamenti idropinici e bagni termali. Cure inalatorie e irrigazioni. Cura di malattie e di disturbi infiammatori delle vie respiratorie.

  25. Macerata Feltria Terme Macerata Feltria sorge ai piedi dell'Appennino marchigiano, a 321 m. di altitudine, tra i fiumi Foglia e Conca, nella parte orientale del Montefeltro. Erede della romana Pitinum Pisaurense, distrutta dai goti nel VI secolo, fu contesa tra i Malatesta e i Montefeltro, restando soggetta prima al Ducato di Urbino e poi allo Stato Pontificio. Qui Garibaldi in fuga trovò aiuto durante gli eventi del 1849. Le acque della fonte Certaldo erano utilizzate dagli abitanti sin dall'antichità, ma la vera storia termale di Macerata Feltria ha avuto origine nel 1992 con la creazione del moderno centro Pitinum Thermae. Acque - Solfuree.Trattamenti - Cura e prevenzione delle malattie dell'apparato respiratorio. Trattamento delle disfunzioni epato-biliari. Bagni termali, idromassaggi, docce, masso e fisiochinesiterapia. Fangoterapia. Cure inalatorie, idropiniche. Rieducazione delle patologie invalidanti di anca, ginocchio e colonna vertebrale. Stabilimento a norme CEE, accessibile agli invalidi. Convenzioni con SSN ed enti mutualistici.

  26. Aspio Terme Fra boschi e colline della valle bagnata dal torrente omonimo, Aspio occupa una posizione panoramica rispetto al monte Conero e al colle di Camerano. A pochi chilometri si trovano Camerano, con la chiesa di S.Francesco dal portale gotico e il particolare museo della fisarmonica, e Osimo che vanta il Duomo romanico con un bel portico dalle arcate imponenti e due portali gotici ed il Battistero con la fonte battesimale del XVI secolo in bronzo. Acque - SalsobromoiodicheTrattamenti - Cura idropinica per i disturbi dell'apparato digerente. Cura delle sindromi catarrose e ipersecretive. Trattamento di dispepsie, coliti e disfunzioni epato-biliari.

  27. San Vittore delle Chiuse Terme Piccola ma importante stazione termale, nota per le proprietà terapeutiche delle sue acque solfuree lievemente radioattive. Il borgo consta di poche case nella bassa valle del fiume Sentino, alla sua confluenza con l'Esino. La chiesa medievale, che dà il nome alla località, S.Vittore delle Chiuse, risale probabilmente al XI secolo ed è in stile romanico con intrecci bizantini, con due torri campanarie, una massiccia e tronca, l'altra, cilindrica, ancora intatta. A pochi chilometri si trovano le grotte di Frasassi, nella gola omonima scavata dal Sentino fra le pareti a strapiombo dei monti Vallemontagnana e Frasassi. La cavità più grande è la Grotta Grande del Vento, scoperta ed esplorata nel 1971; nella gola si aprono numerose altre grotte di difficile accesso: in una di queste è sorta la pittoresca cappella di S.Maria infra Saxa. Acque - Solfuree radioattive. Trattamenti - Riabilitazione e recupero funzionale di pazienti con esiti post-traumatici. Trattamento di malattie infiammatorie e degenerative dell'apparato respiratorio e locomotore. Balneoterapia e fangoterapia. Masso e fiochinesi terapie.

  28. Tolentino Terme Tolentino, di origine romana, è ubicata in una favorevole posizione tra boschi e colline, ad ovest del Chienti. Storicamente è nota per il trattato di pace fra Napoleone e lo Stato della Chiesa, stipulato in palazzo Bezzi nel 1797, e per la battaglia della Rancia del 1815, tra gli austriaci e il Murat. La città offre caratteristici scorci e molti monumenti, tra cui la basilica di S.Nicola, mentre nei dintorni sono da visitare il castello della Rancia e l'abbazia cistercense di Chiaravalle di Fiastra. Acque - Salsobromoiodiche, bicarbonato-calciche e solfuree.Trattamenti - Trattamento delle patologie dell'apparato respiratorio. Cura e prevenzione delle malattie delle vie urinarie. Cura di affezioni ginecologiche. Trattamento idropinico, bagni, idromassaggi. Inalazioni e irrigazioni. Centro estetico e angolo del benessere ispirato ai moderni orientamenti di dermocosmesi. Centro di medicina dello sport.

  29. Sarnano Terme Sarnano è un suggestivo borgo medievale posto su un colle nel versante nord-orientale dei monti Sibillini, a mezza strada tra Camerino e Ascoli Piceno. Le sue origini pare risalgano ad alcune famiglie di discendenza longobarda che, all'inizio del XIII secolo, posero le basi per la costituzione del nuovo comune. Il centro storico conserva il suo impianto originario, con le stradine ripide e la piazza Alta, circondata dagli antichi palazzi pubblici e dalla duecentesca chiesa di S. Maria Assunta. Il paese nuovo si snoda più in basso, dove è ubicato anche lo stabilimento delle terme. La fonte deve il suo nome al frate francescano S. Giacomo della Marca che predicò nella regione nel Quattrocento. I dintorni offrono piacevoli motivi di interesse e svago. Acque - Salse e solfuree, bicarbonato-calciche-sodiche. Trattamenti - Terapia inalatoria per le patologie delle vie respiratorie. Cura e prevenzione delle malattie del ricambio e dell'apparato urinario. Trattamento delle patologie cutanee e dell'apparato genitale femminile. Fangoterapia e masso-fisiochinesiterapia. Cura e prevenzione della sordità rinogena con insufflazioni endotimpaniche e politzer crenoterapico.

  30. Acquasanta Terme Lungo la via Salaria, in posizione dominante sul fiume Tronto, Acquasanta si identifica con le sue terme già note ai tempi dei romani. Tito Livio narra che il console M.L. Planco, nel 50 a.C, trasse giovamento dalle proprietà curative delle sue acque ricche di zolfo, dopo aver sperimentato invano i bagni di Toscana. Fu stazione di sosta delle truppe romane, citata come Vicus ad Aquas nella tavola Peutingeriana, in cui sono riportati i percorsi dell'esercito imperiale. Nota anche nel Medioevo, pare che Carlo Magno vi abbia sostato nel suo viaggio verso Ascoli. La realizzazione del nuovo stabilimento termale fu avviata nel 1780 su progetto di Lazzaro Giosaffatti, dove le acque termali sgorgano alla temperatura di 38,6 °C. Da menzionare, infine, è la Festa dell'Autunno, in ottobre, mentre una gita alla vicina Ascoli Piceno è consigliata agli amanti delle città d'arte. Acque - Solfuree e salsobromoiodiche. Trattamenti - Cura delle infiammazioni dell'apparato locomotore. Trattamenti specifici di antroterapia per la prevenzione delle malattie dell'apparato respiratorio. Fangoterapia. Trattamento delle malattie del ricambio e delle malattie dermatologiche.

  31. La gastronomia Marchigiana A Loreto si possono gustare piatti caratteristici soprattutto di selvaggina quali: uccelletti in salmì, piccione e cacciagione allo spiedo. A San Leo si trova un ottimo pecorino da tavola avvolto in foglie di noce e tenuto a maturare in speciali recipienti di terracotta. Nella zona si rintracciano alcuni dei più antichi formaggi dell'alto Montefeltro come il raviggiolo e lo slattato, nonché dei prelibati salumi come i salami tipici il prosciutto di Carpegna la salsiccia matta e la porchetta. Il territorio intorno ad Urbino offre vari prodotti: verdure, legumi e frutta, fragole, tartufi, funghi di varie specie tra cui le spugnole e vari tipi di formaggio: caciotte, cacio fiore, giuncate e ricotta. Piatti tipici sono: la braciola e le lumachelle. La Regione Marche possiede anche un’ importante tradizione vinicola sono moltissimi infatti i vini qui prodotti ognuno con le proprio caratteristiche enologiche. Tra i rossi: la Lacrima di Morro d’ Alba, il Rosso Piceno, il Rosso Conero e il Colli Pesaresi rosso. Tra i bianchi invece: il Verdicchio dei Castelli di Jesi, il Verdicchio di Matelica e il Colli Pesaresi bianco. Le Marche rappresentano un punto di incontro tra le gastronomie del nord e del sud Italia. Immersa nel verde, al centro dell'Italia, questa regione è da sempre terra di antiche tradizioni e grande ospitalità. La cucina delle Marche è molto varia e alterna a pietanze dai sapori forti e decisi - prevalentemente a base di carne - tipiche delle zone di montagna, piatti a base di crostacei, pesce azzurro e frutti di mare, tipici della celebre riviera del Conero. Ancona ha una cucina prevalentemente marinara che spicca in particolare per il brodetto. Fra i piatti di pesce sono da ricordare: le spigole, le orate e i dentici in bianco o in graticola, le sogliole annegate nel vino bianco, le pannocchie e le mescioline impanate, le zuppe di balleri (datteri marini), le sarde a scottadito e i prelibatissimi tartufi di mare. E' inoltre presente una gastronomia contadina il cui piatto più importante è costituito dai vincisgrassi, una sorta di lasagne al forno. Fra i molti piatti che si possono gustare ad Ascoli Piceno, trovano posto le olive all'ascolana, agnello e capretto alla brace, funghi e pecorino. Nelle pasticcerie dolci come: caciuni (pasta sfoglia imbottita di pecorino), ciambelle al mosto e le famose ciambelle di Pasqua.

  32. Il brodetto all’Anconetana Ottima seconda portata nonché piatto unico estivo il brodetto è una caratteristica zuppa di pesce. La tradizione impone 13 diverse qualità di pesce della zona, quantità che alcuni associano ai commensali dell'Ultima Cena, altri fanno derivare dal numero di bocche della Fontana del Calamo (detta anche delle "13 cannelle") tanto cara agli anconetani. A differenza di altre note zuppe italiane, questa si presenta molto densa, solitamente servita in piatti fondi con fette di pane abbrustolito. Alcune voci narrano che il segreto del brodetto sia conservato gelosamente dai maestri chef anconetani, al punto da far giurare ai propri aiutanti di non rivelare mai le personalissime variazioni, pena incontri non convenzionali con la padella.

  33. Il pecorino Il pecorino è un formaggio ottenuto esclusivamente da latte ovino di provenienza locale. Le forme sono cilindriche di peso superiore a un chilo ma mai superiore a cinque, di dimensioni variabili tra i 14-16 cm di diametro ed i 6 - 10 cm d’altezza. Un tempo il pecorino era prodotto dai pastori e dai contadini che oltre ad allevare gli ovini, ne ricavavano questo saporito formaggio, la cui facile conservazione,ne consentiva il trasporto da un mercato all’altro, verso le grandi città. Il gusto è sapido e delicatamente pastoso e diventa più intenso a fine stagionatura, la pasta è più compatta e scura, lievemente piccante, dall’aroma di nocciole, mandorle; la crosta è più rugosa, consistente e tendente al dorato. Il pecorino che è rimasto in cantina, al riparo da sbalzi termici, per più di un anno, è riconoscibile dalla crosta dorata, ocra o bruna; avrà pasta gialla-arancio con sottili venature rossicce, un odore forte e aromatico,con note di tartufo e funghi, sapore piccante e sapido. La tecnica di caseificazione del pecorino nostrano prevede l’aggiunta, al latte appena munto, di caglio naturale locale. In alcuni casi il caglio viene aromatizzato con piante locali come timo serpillo, basilico, maggiorana, fichi verdi, germogli di rovo, che conferiscono al pecorino aromi e profumi particolari. Il pecorino fresco può essere consumato dopo venti giorni ma la stagionatura può protrarsi anche oltre un anno conferendo al prodotto una maggiore intensità di sapori e profumi. Da gustare per aprire e chiudere un pasto anche importante, per spuntini e merende, da pasto con o senza verdure.

  34. Salami Tipici Il ciauscolo o ciabuscolo è il salame più caratteristico della zona e unico nel suo genere. Nell’aspetto ricorda una grossa salsiccia, di cui ha anche la consistenza; si mangia crudo, in genere spalmato sul pane. Al taglio la fetta è morbida, spalmabile, gradevolmente aromatica e dal gusto sapido. Da gustare durante merende, spuntini, antipasti, per la degustazione del vino, come piatto completo accompagnandolo con verdure di stagione sia cotte che crude La storia dei salumi marchigiani e legata alla famiglia mezzadrile, che usava per alimentarsi quasi tutte le parti del maiale. L'uso di non sprecare alcuna parte e l'esigenza di utilizzare al massimo anche il lardo hanno dato vita ai due salumi più tipici: il salame di Fabriano e il Ciauscolo. Il salame di cinghiale ha il tipo gusto dalle carni profumate. Robusto, ma dolce ed elegante, il salame di cinghiale viene prodotto con animali allevati nel cuore dell`appennino marchigiano. Dopo la lavorazione che prevede, come nella migliore tradizione, l`uso del 60% di carne di cinghiale e del 40% di maiale, nonché nessuna aggiunta di caseinati, il salame stagiona nel cuore dei monti Sibillini e ne esce un salame robusto e dolce.

  35. Porchetta maceratese Questo ottimo piatto della tradizione marchigiana si prepara con un suino disossato da allevamento locale con l’aggiunta di sale,pepe,finocchio selvatico,rosmarino,aglio,buccia di limone grattugiata. Il maiale, dopo essere stato disossato e condito con gli appena descritti, viene arrotolato su sé stesso, con una legatura circolare e verticale. Una volta legata si inforna nel forno a legna, adeguatamente riscaldato, dove il grasso si scioglie lentamente, mantenendo croccante la parte esterna e contribuisce alla formazione del gusto e dell’aroma caratteristico della porchetta. Da gustare per banchetti, fiere e feste paesane.

  36. Prosciutto di Carpegna Viene prodotto nella zona di Montefeltro, nella parte settentrionale delle Marche dove vengono selezionati esclusivamente suini le cui cosce devono pesare almeno 20 kg. La prima fase di produzione consiste nella rifilatura ed alla pressatura per eliminare il sangue residuo, vengono poi cosparse di sale grosso e la sciate sgrondare su delle tavole inclinate, per un periodo di circa tre settimane. Si procede quindi alla pulitura e lavatura con vino bianco, poi all'asciugatura e all'aromatizzazione con pepe. Nella parte non protetta dalla cotenna si applica la sugnatura, con strutto mescolato a farina e pepe. La stagionatura dura in media quattordici mesi e dopo un controllo con l'ago d'osso di cavallo quelli che rispondono alle caratteristiche organolettiche vengono marchiati a fuoco con il logo "Prosciutto di Carpegna". Oggi viene prodotto con suini allevati e macellati nelle regioni delle Marche, Emilia Romagna e Lombardia e ha la DOP dal 1996. Il prosciutto si deve presentare compatto, dal sapore delicato, non molto pronunciato e dall'aroma fragrante.

  37. Salsiccia matta Tipica dell'area di Fabriano e della parte montana della valle dell'Esino, viene preparata con lo stesso impasto della soppressata, al quale è aggiunta una proporzione del quindici per cento di fegato di maiale e altre interiora. La parte di grasso aggiunta deve aggirarsi attorno al venticinque per cento del quantitativo di carne magra. Il tutto, macinato e condito con sale, pepe, aglio, scorza d'arancia e aromi, viene insaccato in un budello di piccolo diametro preventivamente lavato e aromatizzato nel vino caldo. I salami, una volta legati, vengono lasciati asciugare in luogo fresco, quindi messi a stagionare. La tradizione vuole che arrivi in tavola per far festa durante il Carnevale e, comunque, il prodotto va consumato prima dell'arrivo dell'estate perché con il caldo rischia di irrancidire.

  38. Era opinione diffusa, in passato, che i tartufi andassero cercati dove non crescevano piante perché il tartufo prendendo tutto per sé l’energia della terra impedisce alle altre piante di crescere. I segni premonitori della sua presenza erano così sintetizzati: presenza di screpolature e fenditure, l’assenza di piante erbacee, la presenza di mosche tartufogene, l’aroma del tartufo percepito nelle mattinate fredde ed asciutte. La raccolta si effettuava con l’ausilio delle scrofe, per evitare che il maiale divorasse il tartufo era usanza incastrare un anello di ferro all’estremità anteriore del suo grifo. I cani dotati di miglior olfatto erano quelli da caccia, ma poco affidabili perché sempre pronti a correre dietro la selvaggina. Di forma irregolare e di dimensioni variabili può essere degustato con frittate, primi piatti, timballi, cacciagione e da conservare in salamoiaper salse e tartine. I Tartufi Nei boschi marchigiani si trovano tartufi sia bianchi che neri e che sono di straordinaria qualità e con aroma molto intenso. Il tubero magnatum Pico, il tartufo bianco più pregiato e raffinato, si trova soprattutto a Sant'Angelo in Vado, a Sant'Agata Feltria e Acqualagna, nel Pesarese, da ottobre a dicembre con importanti fiere.

  39. Tartufo Nero Pregiato di Norcia Le sue dimensioni variano da quelle di una noce a quelle di un'arancia, normalmente si trovano di  piccola pezzatura, non sono rari quelli di media grandezza, mentre è un vero evento trovarne di grandi. Il Tartufo Nero pregiato di Norcia è di forma prevalentemente tondeggiante, assume comunque spesso forma bitorzoluta dettata dai terreni sassosi che circondano Norcia. Il Tartufo Nero pregiato di Norcia si presenta con un colore esterno nero-violaceo raramente presenta macchie rugginose. Le verruche sono regolari e hanno faccia poligonale come quella del diamante con depressione centrale. L'interno del tartufo, la gleba, si presenta molto scura con filamenti bianchi che a contatto con l'aria scuriscono tendendo al rossiccio. Gli aschi sono arrotondati e contengono 4-6 spore fittamente aculeate, ovoidali e di color giallo-bruno. Il tartufo nero pregiato di Norcia ha un profumo gradevole e aromatico che si manifesta a pieno con la cottura. Le piante cui si lega più volentieri sono: quercia, rovere, roverella, leccio.

  40. Tartufo Bianco Pregiato Tartufo Bianchetto Il tartufo bianchetto un tubero molto ricercato per tradizione nelle zone marchigiane,nonostante abbia un valore commerciale inferiore al tartufo bianco.Cresce in terreni di tipo calcareo, spesso nei boschi di latifoglie e conifere.La scorza esterna è liscia di colore biancastro, la polpa si presenta di colore nocciola con venature bianche.Il periodo di raccolta è da gennaio a marzo. ideale per primi piatti, frittate, uova a occhio di bue, omelettes. Il tartufo bianco pregiato,è considerato il tartufo per autonomasia perché riveste un'importanza commerciale notevole. Conosciuto anche come Tartufo d'Alba o del Piemonte perchè cresce in abbondanza soprattutto in questa regione, ma lo si trova anche in modeste quantità in alcune aree delle Marche. Esso ha un aspetto globoso, con numerose depressioni che lo rendono irregolare. La superficie esterna é liscia e leggermente vellutata mentre il suo colore varia dall'ocra pallido al crema scuro fino al verdastro. Il suo profumo piacevolmente aromatico ma diverso dall'agliaceo degli altri tartufi lo rende unico nel suo genere. Vive in simbiosi con querce, tigli, pioppi e salici e raramente lo si trova in concomitanza ad altri tartufi.

  41. I Vincisgrassi I vincisgrassi sono un piatto tipico marchigiano. Si tratta di una sorta di variante regionale delle lasagne al forno tipica, oltre che delle Marche centro-meridionali, anche delle zone umbre di confine con il maceratese, in particolare della montagna folignate. È un primo piatto che va tradizionalmente condito con ragù e con l'aggiunta di besciamella. Nelle ricette tradizionali sono presenti anche rigaglie di pollo ed eventualmente anche animelle, midollo, cervella bovine o tartufo. Nell'impasto delle lasagne possono entrare Marsala o vino cotto. Secondo la tradizione il nome deriverebbe dal fatto che un cuoco maceratese la preparò in onore di un generale austriaco di nome Windisch Graetz nel 1799 che combatté contro Napoleone cingendo d'assedio Ancona.

  42. Olive all’ascolana Le olive ascolane devono il loro nome alla città di Ascoli Piceno. Esse sono farcite all’interno da un cuore tenero di ripieno a base di carne. Sono considerate una prelibatezza gastronomica del territorio ascolano e sicuramente uno dei piatti più rappresentativi del Piceno. Conosciute in tutto il mondo, si accompagnano spesso alla crema fritta o ad altri rustici. Il risultato di questo connubio alimentare è riuscire ad apprezzare contemporaneamente il salato delle olive e il gusto dolce della crema. Le olive tenere ascolane fanno parte della varietà Olea europea sativa, detta anche Liva da Concia, Liva Ascolana o Liva di San Francesco. Sono olive tenere, carnose e ben si prestano a diventare olive fritte ripene. L’'Olea europea sativa' era conosciuta anche in epoca romana. L’invenzione delle olive ripiene e fritte invece si data intorno al 1800. Create, forse, da un abile cuoco sconosciuto che prestava la sua professionalità presso una nobile famiglia ascolana. Grande estimatore della specialità fu anche il marchigiano Gioacchino Rossini. Non mancano mai sulle tavole degli ascolani nei giorni di festa ed è un rito prepararle. Esistono innumerevoli rielaborazioni della ricetta, tra cui la variante di San Benedetto del Tronto con ripieno di pesce.

  43. I Dolci I dolci marchigiani sono sobri, frutto della prudenza e della misura, e sono preparati utilizzando le materie prime del territorio, in un equilibrio che evita i sapori eccessivi. Di solito contengono poco zucchero, proprio perchè un tempo era un bene prezioso da usare con parsimonia ed era lasciato al miele il compito di arricchire i dolci. Venivano realizzati in occasione del Carnevale, di ricorrenze religiose o di avvenimenti legati alle stagioni. Frustingo Il ciambellone I Caciuni Ciambelle di mosto Pizza di pasqua Le castagnole

  44. Il ciambellone Il ciambellone, preparato dalle donne di casa e cotto a fuoco leggero di fascina, nel classico forno di campagna, veniva servito a fette, insieme con la crema che, cotta nel paiolo di rame, era tirata su e distribuita con il mestolo. Ma il ciambellone rimane tuttora prescelto in occasione di feste familiari, battesimi e cresime; è stato definito “il dolce delle folle”, perchè viene consumato sempre in riunioni allegre e rumorose e a conclusione di pranzi e cene grasse. Non per nulla appare nelle ben 7 colazioni, approntate per i partecipanti alla “battitura”, cioè alla trebbiatura del grano. Il ciambellone continua a rimanere ancora oggi il dolce marchigiano per eccellenza e, da un'origine prettamente contadina, ha superato i suoi limiti, estendendosi fino alla città dove ha raccolto unanimi e costanti consensi.

  45. Le castagnole Questi dolci sono d'obbligo nel periodo carnevalizio ed ancora oggi, in taluni luoghi, vengono preparati anche di mezza Quaresima. Nel primo quarto di secolo, al tempo in cui erano già di moda veglioni danzanti, nei teatri e nelle sale dei circoli ricreativi, soprattutto nei paesi e in particolare nello jesino, ogni famiglia partecipante alla festa portava la sua scorta di castagnole e, a mezzanotte, interrotte le danze, avveniva 10 scambio generale di auguri e dolci. Nelle città, sempre nel corso dei veglioni, a mezzanotte aveva luogo un cenone, a base di piatti freddi, che si chiudeva con le immancabili castagnole.

  46. Pizza di Pasqua Tradizionale del periodo di Pasqua, viene preparata in realtà tutto l'anno nelle pasticcerie ed è diffusa in tutta la regione. Ha una forte somiglianza con l'analogo preparato tradizionale di Perugina. Un tempo veniva realizzata in casa e assumeva la forma del recipiente in cui l'impasto di farina, uova e zucchero veniva messo in forno. Oggi nella lavorazione dei laboratori è più facilmente usato lo stampo di carta utilizzato anche per la preparazione dei panettoni, che le fa assumere quindi una forma più alta. Esiste anche una versione salata della pizza di Pasqua, in cui non c'è zucchero ma formaggio. L'impasto viene ottenuto con intervento di parmigiano grattugiato e, soprattutto nella zona fra Macerata e Ancona, anche con pezzetti interi di fontina o emmenthal.

  47. I Caciuni Sono conosciuti con questo nome nell'Anconetano e nell'Ascolano, mentre nel Maceratese prendono il nome di piconi. Si tratta di un singolare esempio di unione tra dolce e salato: sono dolci casalinghi fatti con pasta da pane tirata a sfoglia per formare dei grandi ravioli che vengono riempiti con pecorino fresco e stagionato, tuorli d'uovo, zucchero e scorza di limone grattugiata. Prima di essere infornati vengono incisi con un taglio a croce, che permette la fuoriuscita del formaggio durante la cottura e pennellati con uovo sbattuto. Nelle stesse province se ne prepara un'altra versione, che ha come sfoglia di rivestimento una pasta dolce e come ripieno un misto di ricotta, tuorlo d'uovo, zucchero, cioccolato grattato, cannella e mandorle.I “caciunitti”, invece, sono caciuni più piccoli che al posto dei rossi d'uovo e della ricotta hanno una purea di ceci. Invece che al forno, vengono fritti.

  48. Le ciambelle di mosto Dette anche ciambelle di magro, sono una specialità di Ascoli Piceno.Preparate nel periodo della vendemmia, si fanno con farina bianca, semi di anice, olio, zucchero e mosto d'uva appena spremuto, il tutto mescolato con lievito.

  49. La cicerchiata Dolce tipico del periodo di Carnevale, ha origini antiche. Prodotto tradizionalmente familiare, è passato all'artigianato e si trova oggi in tutte le pasticcerie. La zona più tipica della cicerchiata è comunque l'area delle province di Macerata e Ascoli Piceno. Si tratta di farina impastata con uova, poco zucchero e un goccio di mistrà, il liquore marchigiano caratteristico a base di anice. Vengono formate delle piccole pallottoline di pasta che vanno fritte in olio o strutto, amalgamate con miele e composte in forma di ciambella piuttosto piatta, talvolta cosparsa di pinoli.

  50. Il frustingo O frustenga, o pistingo, o frostenga, è un dolce tipico che ha molte varianti non solo di gusto ma anche linguistiche. Si scopre che deriva da "frusto", ossia povero, anche se siamo di fronte a una fantasiosa invenzione partendo da ingredienti semplici, quotidiani. Dolce invernale legato alle feste natalizie, unisce a farina integrale un repertorio di ingredienti che varia in ogni ricetta, dove non mancano noci, mandorle, fichi secchi, cedro candito, succo d'arancia, scorza di limone, uva sultanina, olio d'oliva, cannella, rhum, cacao, caffè, vino bianco secco e mosto cotto.Imparentato è il “bostrengo”, o frustengolo, diffuso nel Pesarese e legato alla festività della Madonna di Loreto, che vede l'utilizzo di molti ingredienti simili al frustingo, ma la farina è mista di frumento e mais e vengono messe anche mele, pere e riso.

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