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Nelson Mandela UnLungoViaggioVersoLaLibertà
Biografia Nelson Mandela è nato nel Trasnkei, un villaggio vicino a Umtata nel Sudafrica, il 18 luglio 1918. Condizionato dalla vita del padre, un capo della tribù thembu, decide di interessarsi alla difesa dei diritti umani, di poter contribuire realmente alla liberazione del suo popolo dall’Apartheid, ispirato anche dagli eventi storici quali le guerre di resistenza compiute dai suoi avi. Dopo aver ricevuto l’educazione primaria nelle scuole sudafricane per neri si reca ad Healdtown, successivamente si iscrive a Fort Hare, il più importante ateneo per neri in Sudafrica, dove viene eletto presidente del consiglio degli studenti. Nel 1940 viene sospeso dall’università per aver organizzato il blocco dei corsi contro la cancellazione dei poteri del consiglio studentesco. Fugge a Johannsburg dove si laurea in giurisprudenza per corrispondenza. Nel 1942 entra in politica entrando a far parte dell’ANC (African National Congress), organizzazione politica sudafricana impegnata nell'abolizione dell'apartheid e di altre forme di discriminazione razziale, nonché nell'instaurazione di una democrazia multietnica. Durante il periodo della seconda guerra mondiale, i membri dell’ANC, fra cui Nelson Mandela, trasformano questa organizzazione in un movimento di massa che mira a trarre forza dai milioni di lavoratori del paese e non solo. Questa esigenza di rinnovamento dell’associazione nasce dalla critica mossa da Lembede, critica appoggiata anche da Mandela, nei confronti della vecchia politica dell’ANC che secondo lui non contribuiva realmente ai processi necessari per la realizzazione di un’emancipazione nazionale. Nel 1944 viene fondata la ANCYL (African National Congress Youth League), la Lega Giovanile dell’ANC, che mira ad un cambiamento nel metodo di distribuzione delle terre, nell’estendere la rappresentatività parlamentare a tutto il paese e a garantire l’educazione a tutti i bambini. Mandela si dimostra subito attivo all’interno dell’organizzazione. Pochi anni dopo, nel 1949, il “programma d’azione” (Program Of Action) scritto da Mandela, Bopape, Sisulu e altri, viene adottato come politica ufficiale dell’ANC stessa. Dopo la campagna dell’ANC del 1952, Mandela fu accusato di aver istigato le masse a compiere atti di violenza e dopo la fine della campagna fu confinato per 6 mesi dal regime dentro Johannesburg. È in questo periodo che Mandela viene eletto a tutti gli effetti membro dell’ANC e scrive un rapporto insieme a Oliver Tambo, i presidente dell’ANC, sull’esperienza della campagna intrapresa: “To reach our desks each morning Nelson and I ran the gauntlet of patient queues of people overflowing from the chairs in the waiting room into the corridors... To be landless (in SouthAfrica) can be a crime, and weekly we interviewed the delegations of peasants who came to tell us how many generations their families had worked a little piece of land from which they were now being ejected... To live in the wrong area can be a crime... Our buff office files carried thousands of these stories and if, when we started our law partnership, we had not been rebels against apartheid, our experiences in our offices would have remedied the deficiency. We had risen to professional status in our community, but every case in court, every visit to the prisons to interview clients, reminded us of the humiliation and suffering burning into our people.”
Durante tutti gli anni 50 Mandela viene costantemente perseguitato, condannato e imprigionato. Un momento fondamentale nella storia di Mandela è il “massacro di Shaperville” compiuto nel 1960 dal regime razzista di Pretoria che durante una manifestazione dell’ANC ne fece volontariamente uccidere 69 membri. Dopo questo episodio, l’intera ANC viene messa fuorilegge ma nonostante ciò i suoi membri continuano la loro attività di nascosto: anche in questo periodo Mandela ricopre il ruolo di leader. Nel 1961 durante una conferenza a Pietermaritzburg Mandela si fa portavoce della sua gente chiedendo al governo una convenzione mediante la quale potesse venir rappresentato tutto il Sud Africa. La proposta viene bocciata. Da questo momento in poi Mandela è costretto a vivere separato dalla propria famiglia, tenendo nascosta la propria identità, fino a quando decide di fondare un nuovo movimento armato chiamato “Umkhonto we Sizwe”, la Lancia della Nazione: poiché il Governo rispondeva in modo violento alla richieste pacifiche del popolo, il popolo non aveva nessuna ragione di continuare a mantenere una politica di pace: era necessaria un’azione armata da parte dei cittadini. In questa occasione Mandela afferma:”Il governo non ci lascia altra scelta”. Mandela diviene il comandante ufficiale di questa nuova organizzazione e sempre nel 1961 decide di rimanere lontano dalla sua terra, viaggiando per molti mesi . Durante questo periodo ha modo di organizzare i vari capi di addestramento per la sua guerriglia. Poco dopo essere tornato in Sudafrica viene arrestato con l’accusa di “emigrazione illegale dal paese” di incitamento alla rivolta e di comunismo. Viene processato e durante il processo dichiara: “Detesto il razzismo perché lo vedo come una cosa barbara, sia che esso provenga da gente bianca o nera”. Durante la sua prigionia scrive i suoi pensieri, le sue riflessioni: “Ho combattuto contro la dominazione bianca e contro quella nera. Ho cercato di diffondere l’ideale per cui è importante creare una società libera in cui tutti possano vivere in armonia e pace con pari opportunità. E’ un ideale che spero di poter realizzare e per il quale sono pronto a morire.” Il 2 giugno 1962 Mandela viene condannato all’ergastolo e rimarrà in prigione per 27 lunghi anni. Questo lungo periodo di assenza dalla vita pubblica generò nelle menti delle persone una forte idolatria nei suoi confronti, visto come il simbolo della resistenza contro l’apartheid, il leader nero più significativo del Sudafrica.
Mandela sconta questa pena prima nell’isola di Robben, un carcere di massima sicurezza distante 7 km da Città del Capo; nel 1984 viene trasferito nella prigione di Pollsmoon a Città del Capo. Nel 1985 il presidente africano Botha propone a Mandela la libertà se avesse rinnegato il suo passato di guerrigliere. Mandela non accetta: se lo avesse fatto avrebbe gettato fango addosso a sé rinnegando il suo passato e il suo impegno civile in cui fermamente credeva. Durante questa lunga prigionia gli viene proposto spesso di rinunciare ai suoi ideali e di accettare la politica del governo, ma la risposta di Mandela è che “solo gli uomini liberi posso negoziare, i carcerati no”. Nel 1990 viene rilasciato anche per merito della forte pressione esercitata dagli stati stranieri. Tornato in libertà riprende subito a pieno il suo impegno sociale cercando di portare a termine gli scopi che si era prefissato. Nel 1991 venne eletto presidente dell’ANC. Nel 1993 riceve il premio Nobel per la pace insieme a De Klerk. Il 1994 è l’anno delle prime elezione multietniche, ovvero le prime elezioni in cui possono partecipare anche i neri: Nelson Mandela viene eletto presidente della repubblica Sudafricana e capo del governo restando in carica fino al 1998. Nelson Mandela non ha mai rinunciato ai suoi ideali di democrazia e uguaglianza, non ha mai risposto al razzismo con il razzismo. La sua vita è stata un itinerario avventuroso e il suo sguardo è sempre stato rivolto alle persone oppresse, a coloro che erano umiliati da ingiustizie e privazioni, sottoposti a violenze e molestie quotidiane, e per loro Mandela è stata una guida spirituale, un simbolo della lotta per la dignità e per i diritti di tutti gli uomini. Ancora oggi Mandela è un personaggio impegnato, che non dimentica i bisognosi, e si dedica soprattutto ai più piccoli, per la difesa dei diritti minorili. È il testimonial della campagna dell’Unicef per la costruzione di un movimento mondiale per l’infanzia insieme a Graca Machel, il ministro dell’istruzione del Mozambico.
La dura legge dell’Apartheid La condanna Sudafricana
Apartheid è il termine Afrikaans utilizzato per descrivere la condotta sociale politica di segregazione razziale, forzata dal governo della minoranza bianca in Sudafrica dal 1948 al 1994. Il termine venne coniato negli anni ’30 ed usato come slogan politico dal partito nazionale nei primi anni ’40, ma già nel 1652 questa stessa politica razziale venne intrapresa in Sud Africa dai coloni bianchi. Quando, nel 1948, il partito politico degli Afrikaner Nationalist salì al potere, la formula discriminatoria dell’apartheid venne riconosciuta dalla legge ed attuata dal governo sudafricano.
L’implementazione di questa linea politica, come definito nel “Population Registration Act” del 1950, comportava la suddivisione di tutto il popolo sudafricano in tre differenti “categorie razziali”: Bantu (di razza nera), White (di razza bianca) e Coloured (di razza mista). Una quarta categoria, quella Asian (di razza indiana e pakistana), venne introdotta successivamente.Il sistema dell’apartheid venne sostenuto e favorito da una serie di leggi approvate negli anni ’50: “The Group Areas Act” del 1950 assegnò le varie razze a differenti sezioni residenziali e commerciali nelle aree urbane e “The Land Acts” del 1954-55 limitò a specifiche e ristrette aree le residenze dei “non-bianchi”. Queste leggi aumentarono la discriminazione razziale limitando ulteriormente i diritti dei neri sulle loro terre e concedendo alla minoranza bianca il controllo dell’oltre 80% sulle terre del Sud Africa. Inoltre, molte leggi proibirono gli incontri sociali tra le diverse razze, imponendo la segregazione delle risorse pubbliche e separando gli standard di educazione; vennero creati categorie specifiche per le diverse razze, limitando il potere delle unioni e associazioni composte da cittadini di razza nera e di conseguenza impedendo loro di partecipare al governo.
“The Bantu Authorities Act” del 1951 e il “Promotion of Bantu Self-Government” del 1959, favorirono queste divisioni fra razze con la creazione di dieci homelands, cioè “patrie” africane amministrate da coloro che ritenevano necessario ristabilire le organizzazioni “tribali”. “The Bantu Homelands Citizenship Act” del 1970 considerò ogni nero sudafricano come un cittadino di una di queste “patrie”, escludendo effettivamente i neri dalla politica del Sud Africa. Molte di queste homelands, mancando di risorse naturali, non furono mai economicamente vitali e, fin dall’inizio piccole e frammentate, non riuscirono a raggiungere l’autonomia come stati indipendenti.
Sebbene l’implementazione dell’apartheid fu accompagnata da una tremenda soppressione delle opposizioni da parte del governo, una continua resistenza all’apartheid continuava ad esistere all’interno del Sud Africa. Difatti un numero di gruppi politici composti da neri, a volte supportato da simpatizzanti bianchi, si oppose all’apartheid usando una grande varietà di tattiche includendo la violenza, dimostrazioni e sabotaggi, strategie che spesso si scontravano con le severe rappresaglie del governo. L’apartheid venne persino denunciato dalla comunità internazionale: nel 1961 il Sud Africa fu costretto a ritirarsi dal Commoweatlh britannico dai membri di vari stati critici nei confronti del sistema dell’apartheid, e nel 1985 i governi degli Stati Uniti e Gran Bretagna imposero selettive sanzioni economiche sul Sud Africa in protesta a questa politica razziale. Mentre le pressioni anti-apartheid crescevano sia all’interno che all’esterno del Sud Africa, il governo sudafricano, retto dal Presidente F.W. de Klerk, iniziò a smantellare il sistema dell’ apartheid fin dagli inizi degli anni ’90.
Nelson Mandela è diventato il simbolo della lotta contro l’Apartheid: Dal 1952, anno in cui prese parte per la prima volta alla campagna di disobbedienza, auspicando l’azione congiunta di tutti i gruppi razziali contro la segregazione forzata, il futuro leader politico africano iniziò a battersi per i diritti umani, battaglia che perseguirà per tutta la vita. Nonostante infatti i frequenti arresti che lo portarono, nel 1962, ad essere incarcerato per ben 28 anni con l’accusa di sabotaggio nei confronti del regime, egli non interruppe mai la sua lotta per la liberazione del popolo africano e durante i suoi anni in carcere, fece sentire con sempre più insistenza la sua opposizione contro il regime, chiedendo al governo di rivedere la sua posizione nei confronti dell’Apartheid. Egli divenne così l’eroe della lotta contro l’oppressione in Sudafrica, il capo spirituale di una resistenza dapprima africana e in seguito mondiale contro le ingiustizie inflitte in nome della razza e della religione. In seguito alla sua condanna molto furono i movimenti di protesta attraverso i quali veniva chiesta la scarcerazione di Mandela, che avvenne ben 28 anni dopo, nel 1990.
Finalmente il 1990 portò al governo un partito nazionale dedicato alla riforma e grazie al quale si poté arrivare alla legalizzazione di alcuni congressi organizzati da popolazione nera e al rilascio dei leader politici di colore imprigionati. Nel 1994 venne riscritta la costituzione del paese e furono indette, per la prima volta nella storia del Sud Africa, le libere elezioni generali nelle quali Nelson Mandela venne eletto come primo presidente nero. Le ultime tracce del sistema dell’apartheid, vennero finalmente bandite.
Fece crollare la fortezza del “Potere Bianco” dalla cella di un carcere
"Sono pronto a pagare la pena anche se so quanto triste e disperata sia la situazione per un africano in un carcere di questo paese. Sono stato in queste prigioni e so quanto forte sia la discriminazione, anche dietro le mura di una prigione, contro gli africani...In ogni caso queste considerazioni non distoglieranno me né altri come me dal sentiero che ho intrapreso.Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l'apice delle proprie aspirazioni. Niente può distogliere loro da questa meta. Più potente della paura per l’inumana vita della prigione è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori dalle prigioni, in questo paese...non ho dubbi che i posteri si pronunceranno per la mia innocenza e che i criminali che dovrebbero essere portati di fronte a questa corte sono i membri del governo". Discorso pronunciato da Nelson Mandela di fronte ai giudici del tribunale in seguito al suo secondo arresto, prima della lettura del verdetto.
L’apartheid delle medicine Attualmente in Africa si consuma una delle più grandi catastrofi dell’umanità: in questo paese il 20% della popolazione tra i 15 e i 39 anni è infetta dal virus dell’HIV. È ben noto come siano devastanti le conseguenze sociali ed economiche, basti pensare che solo in Sudafrica le nazioni Unite hanno contato 700 mila bambini resi orfani dall’AIDS, e che un bambino su 5 è destinato a perdere uno dei due genitori durante l’adolescenza. La popolazione africana muore di AIDS perché i malati non hanno accesso ai farmaci anti-HIV, che in Occidente stanno permettendo ai sieropositivi di condurre una vita quasi normale. Il problema è che le medicine sono troppo costose. Si parla di terapie che arrivano a costare 10.000 dollari a paziente in Paesi dove la spesa sanitaria procapite si aggira attorno ai 10 dollari annui. Ma perché queste medicine costano così tanto?il motivo e da ricercarsi nel fatto che queste sono vincolate dai diritti di proprietà intellettuale detenuti dalle case farmaceutiche e per questo bisogna ringraziare l’OMC, l’Organizzazione Mondiale del Commercio che ha dato all’industria farmaceutica il monopolio dei brevetti su queste medicine. Ciò significa che per 20 anni sono vietate imitazioni generiche, cioè senza brevetto, e questo vuol dire che per la triterapia anti AIDS gli ammalati dei paesi in via di sviluppo dovranno aspettare il 2016. La cosa importante da dire è che negli articoli 6 e 31 del TRIPS, l’accordo sui diritti di proprietà intellettuale sono sanciti due diritti fondamentali che offrono al Sud del Mondo 2 opportunità: in caso di epidemie i paesi in via di sviluppo possono, o acquistare le medicine senza pagare i diritti alle multinazionali, o sviluppare l’importazione parallela, ossia acquistare i farmaci da altri paesi poveri che siano in grado di produrli. Questa è una grossa possibilità per questi paesi, basti pensare che la stessa medicina fabbricata da un’azienda tailandese, brasiliana o indiana costerebbe 150.00€ a malato. Mandela ha dichiarato: “Possiamo importare o produrre i farmaci anti Aids a un decimo del prezzo attuale. Facciamolo. Fermiamo l'Olocausto dell'Africa”. Così nel 1997 l’allora presidente della Repubblica Sudafricana Mandela ha autorizzato la violazione da parte del suo paese dei brevetti internazionali. Il Medicine Act, questo era il nome del suddetto provvedimento, permetteva al Sudafrica di importare o fabbricare una versione non protetta da brevetto, e quindi più economica, delle medicine usate per la cura dell’AIDS.
Ecco la risposta delle multinazionali: “La legge va bloccata. I farmaci sono tutelati per 20 anni da brevetto e nessun governo può autorizzare la vendita o la fabbricazione di copie generiche”. Sul piano legale il discorso non faceva una piega ma nella realtà questa limitazione si è tradotta nel raddoppiamento dei decessi nei paesi del terzo mondo. Ma BIG PHARMA, così viene soprannominato il colosso delle multinazionali farmaceutiche, insieme ad altre 39 multinazionali hanno trascinato in giudizio il governo Mandela: hanno impugnato il Medicine Act e ne hanno bloccata l’applicazione dichiarando che avrebbe costituito un grave precedente di cui qualcuno avrebbe potuto approfittare e che in futuro proprio l’Africa se ne sarebbe potuta servire per violare altri accordi internazionali sul commercio. (Ma la loro paura era anche che un giorno, in un tempo molto vicino, anche i paesi ricchi avrebbero chiesto a gran voce medicine meno costose). Dal canto loro le popolazioni sudafricane e le associazioni internazionali hanno continuato a sostenere che le industrie farmaceutiche stavano traendo profitto da una tragedia che devasta il Sud Africa e molti altri paesi in via di sviluppo. Le 40 case farmaceutiche hanno continuato però a sostenere l’illegittimità del Medical Act difendendosi dicendo che i brevetti non sono un’ingiustizia ai danni dei più poveri ma al contrario una necessità per incrementare la Ricerca Scientifica. Non contenti di aver bloccato il Medical Act hanno deciso di citare in giudizio il governo sudafricano. Il processo si è aperto nel 2001 a Pretoria. Le 39 case farmaceutiche chiedono di annullare ufficialmente il provvedimento di Mandela. Il 5 marzo ha così inizio il processo: i giudici cominciano ad esaminare questo caso che è già su tutte le prime pagine dei giornali africani come il “PROCESSO ALL’APARTHEID DI BIG PHARMA”. Il processo doveva decidere se concedere ad ogni malato il sacrosanto diritto di avere le medicine per curarsi o se prima della vita viene il profitto. Il processo va avanti e il 18 Aprile 2001 il giudice Ngoepe aggiorna l’udienza: le parti stanno discutendo di un possibile ritiro dalla causa.
Il 19 aprile 2001 Big Pharma, una delle più grandi lobby economiche del mondo, si ritira dalla causa. Sarebbero state le 3 più grandi case farmaceutiche a spingere il ritiro dalla causa in quanto essa, soprattutto davanti all’opinione pubblica, era già stata persa. Gli attivisti esultano, per fortuna il diritto alle cure mediche anti-AIDS viene ripristinato, si avranno medicine a basso costo per tutti i paesi in via di sviluppo. A distanza di 2 anni dalla vittoria contro Big Pharma viene spontaneo chiedersi come sia cambiata la situazione in questi paesi, ed è sconcertante apprendere che nulla purtroppo è cambiato. In Africa si continua a morire di Aids. La cura viene garantita solo alle donne incinte e alle vittime di stupro ed anche questo dopo l’imposizione di una sentenza legale. Il governo sudafricano non riesce a procurarsi i farmaci a basso costo da distribuire ai suoi ammalati. La Treatement Action Campaign accusa il governo sudafricano di piegarsi di fronte al grande business, di rispettare la “santità”dei brevetti tanto da non fare appello nemmeno alle clausole del WTO che riconoscono il diritto a prendere provvedimenti per garantire la salute pubblica. La cosa grave è che l’attuale presedente del Sudafrica Thabo Mbeki ha dichiarato che la questione dell’Aids è stata una tragedia gonfiata, un complotto per deprimere l’Africa. Ma non è così altrimenti non si spiegherebbe perché ad esempio la De Beers dei diamanti o la Anglo-American, uno dei più grossi gruppi minerari, avrebbero preso l’iniziativa di fornire a tutti i loro dipendenti, gran parte dei quali sudafricani, farmaci antiretrovirali. Sono proprio i dirigenti ad ammettere che oltre dall’obbligo morale e umanitario sono mossi anche da motivi economici: così facendo sperano di contenere i futuri costi legati all’Aids, come ad esempio i costi medici e pensionistici, l’assenteismo, o la sostituzione di quei malati troppo gravi per continuare a lavorare.
Purtroppo il problema dell’Aids è molto grave, gli interessi in gioco sono talmente alti che verrebbe quasi da smentire ciò che abbiamo detto poco fa: il Dio Denaro è più forte di qualsiasi altra cosa, e viene prima di tutto, anche prima della vita. La speranza è quella di apprendere, in un tempo non troppo lontano, che le popolazione del Sud Africa e più in generale tutti i paesi del terzo mondo, possano accedere alle medicine in modo che a tutti sia garantito il diritto alle cure mediche e quindi alla vita.
Al centro del palmo della mano destra di Nelson Mandela vi è una depressione che ha la forma dell'Africa. Un segno che è stato scoperto in maniera del tutto casuale. Mandela, che si è dato alla pittura, si è sporcato una mano con la vernice acrilica e l'ha posata su un foglio per pulirla: al centro dell'impronta colorata è apparso in modo molto chiaro uno spazio bianco a forma d'Africa. L'impronta di Mandela è stata riprodotta su una litografia, stampata in mille copie, messe in vendita per beneficenza alla Belgravia Gallery di Londra. Il denaro raccolto servirà al Nelson Mandela trust, un fondo per bambini orfani e sieropositivi. Le guerre e la povertà sono per milioni di persone avvenimenti di ogni giorno ed i bambini, la parte più vulnerabile della società, sono le prime vittime e i primi a soffrirne.
In una intervista, alla richiesta di come è nato il Nelson Mandela Children’s Found, l’ex presidente sudafricano ha risposto nel seguente modo: “Ero a Città del Capo una notte molto fredda d’inverno. Passata mezzanotte uscii in strada e vidi alcuni bambini che mi corsero incontro. Le persone che erano con me in quel momento mi esortarono a non avvicinarmi: “Non vedi come sono sporchi e vestiti di stracci”. Al che risposi che proprio per quella ragione dovevo vederli. Ci chiedevamo come mai quei bambini stessero aspettando fuori al freddo della notte, passate le dieci, senza i loro genitori. Quando me li trovai davanti mi chiesero: “Perché ci ami?” Io risposi: “Perché non dovrei amarvi?”. Loro mi chiesero ancora: “Perché i soldi che tu hai ricevuto da così lontano, li hai dati a noi?”. I soldi di cui parlavano erano quelli che avevo ricevuto per la vittoria del premio Nobel per la Pace, che decisi di condividere con tre associazioni di carità rivolte ai bambini. E continuai: “Tutti vi amano, compresi i vostri genitori. L’unica differenza nel mio caso è che ho guadagnato quei soldi senza lavorare e per questo ho potuto darli a voi”.
Quello che mi fece comunque preoccupare fu l’affermazione che loro fecero più tardi: “Noi non possiamo gioire dell’amore dei nostri genitori o della loro protezione, non abbiamo futuro, siamo gli emarginati della società”. Quando tornai in albergo non riuscii a dormire perché continuavo a pensare a quelle parole. E’ per questo motivo che decisi di contribuire con un terzo del mio salario, che era di circa 20.000 dollari USA all’anno, per cinque anni. Allo stesso tempo ho contattato il mondo del business e loro hanno risposto positivamente alla mia proposta cosicché oggi esiste il Fondo Nelson Mandela per i bambini. Questo è il retroscena della nascita del Fondo, non è stata solo una mia idea, frutto del fatto che sono un brav’uomo. E’ stata solo una fortunata coincidenza di circostanze che mi hanno permesso di incontrare quei bambini e di sentire le loro affermazioni.”
Il quadro dell'infanzia che emerge dal rapporto UNICEF è allarmante: ogni anno circa 12 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni muoiono senza ragione, soprattutto a causa di malattie infantili facilmente prevenibili; in tutto il mondo 130 milioni di bambini, soprattutto femmine, non frequentano la scuola e 250 milioni lavorano in situazioni a rischio; quasi 4 bambini su 10 al di sotto dei 5 anni hanno difficoltà nella crescita e nello sviluppo; oltre 300 mila minori sono coinvolti in guerre. Il Nelson Mandela Children’s Found è un vasto movimento in favore dei più piccolo, per ascoltare le loro storie e i loro sogni, per aiutarli ad acquisire coscienza del rispetto che meritano, per la costruzione di un mondo più giusto e maturo. Ma ovunque la crescita e lo sviluppo dei più piccoli restano minacciati dagli abusi, dallo sfruttamento, dalla schiavitù.
"Tutti voi meritate di iniziare la vita nel miglior modo possibile, di completare una buona istruzione elementare, di sviluppare meglio le vostre potenzialità e di poter partecipare attivamente alla vita della vostra comunità."
"Nkosi Sikelel i Africa", "Dio salvi l'Africa": così comincia l'inno nazionale sudafricano, cambiato nel 1994, quando il paese ha trovato il proprio posto tra le nazioni civili. Dio salvi l'Africa è un'antica canzone dei tempi in cui anche la gente nera si rivolgeva alla regina d'Inghilterra, per avere giustizia. Ma "Nkosi Sikelel" sembra contenere anche una premonizione per il futuro. L'idea che la rinascita dell'intero continente possa partire proprio da lì. Lo stato dell'economia lasciato in eredità dai bianchi aveva bisogno di enormi riforme, ma era anche dotato di potenzialità inesistenti in altre nazioni. Le infrastrutture, il livello della tecnologia, le risorse umane erano i punti di forza di uno sviluppo già possibile. Il problema principale, riequilibrare la distribuzione del reddito tra bianchi e neri, era complesso ma non impossibile da risolvere. In questa direzione si è mossa l’African National Congress. I tempi delle riforme, però, sono lunghi. Troppo lunghi per gran parte della popolazione nera che soffre ancora oggi di un sostanziale divario di condizioni economiche rispetto ai bianchi.
Le elezioni del 1994, con la vittoria dell’ANC guidato da Nelson Mandela, hanno cambiato profondamente la natura politica del Sudafrica. Concludendo il suo "lungo cammino verso la libertà" Nelson Mandela ha lasciato la presidenza del partito a Thabo Mbeki, che il 16 giugno 1999 è diventato anche il nuovo Presidente del Sudafrica. Mbeki ha assunto la guida del paese dietro l'ombra immensa del suo predecessore. Si è posto immediatamente il problema del "dopo Mandela" e della transizione dal periodo delle grandi speranze a quello dei problemi che il paese deve oggi affrontare, compreso lo sforzo di contenere le residue tensioni razziali. Il governo sudafricano ha ereditato importanti responsabilità, e deve cercare di risolvere i gravi problemi interni di un paese dove prevalgono l'instabilità economica, la disoccupazione e la criminalità. Soltanto ora i sudafricani cominciano a scorgere i veri problemi che affliggono il paese. Non si tratta più di combattere contro un regime nemico, bensì di costruire un paese per tutti, che nel segno della riconciliazione ma anche della memoria e della giustizia sappia accogliere le componenti delle diversità che lo rendono così attraente, senza schiacciarle, bensì rendendo loro quella giustizia e quel rispetto a lungo negati dall'arroganza europea. Nonostante le pesanti ferite del passato e gli enormi problemi che incombono per il futuro, la situazione in Sudafrica è oggi molto più ottimista e rilassata di quanto fosse alcuni anni fa. Sarà necessario un certo tempo prima che la maggioranza nera riesca a sentire un beneficio economico dalla propria nuova condizione, ma la struttura politica sembra sufficientemente forte da tenere compatto questo paese di grandi diversità.
In primo piano c’è il problema dell'AIDS e del difficile accesso ai farmaci per la cura del virus che "sta sabotando il futuro del continente". La grande lobby delle industrie farmaceutiche ha intentato nel 2001 una causa contro il governo sudafricano per impedire l’autoproduzione e l'importazione a basso costo dei medicinali per combattere l'AIDS. L'obiettivo è quello di bloccare il Medical Act, una legge del 1997 approvata sotto Mandela che autorizzava le industrie sudafricane ad autoprodurre i farmaci per curare l'AIDS senza doverli acquistare, a costi elevatissimi, dalle multinazionali farmaceutiche. In particolare si pone il problema di evitare la trasmissione della malattia da madre a figlio. L'inviato delle Nazioni Unite ha affermato di essere semplicemente «furioso». Furioso con i Paesi più ricchi «che con la loro negligenza hanno determinato la situazione in Africa»; furioso per quella «grottesca oscenità» che è la mancanza di farmaci anti-retrovirali»; furioso per il comportamento delle potenze occidentali «che dicono di poter trovare più di 200 miliardi di dollari per la lotta al terrorismo, ma di non sapere come reperire fondi per dare all'Africa le medicine necessarie a fermare l'epidemia». Una denuncia dura, la sua, sulla «irresponsabilità» con cui i Paesi industrializzati stanno trascurando il problema Aids nel continente più povero.
''I sudafricani hanno combattuto una nobile causa contro l'apartheid, per creare una nuova democrazia multirazziale in cui tutti possano vivere con dignità. Oggi noi ci troviamo di fronte a una minaccia ancora più grave, quella dell'Aids: contro questo male che minaccia direttamente il nostro futuro dobbiamo ingaggiare una lotta ancora più forte di quella contro l'apartheid. Su questa lotta voglio richiamare l'attenzione del mondo, perché ci sostenga come ha fatto contro l'apartheid''. Lo ha affermato il presidente del Sudafrica, Nelson Mandela.
Una delle priorità della politica economica del governo sudafricano è sin dalla fine dell'apartheid il BEE (Black Economic Empowerment), ovvero il processo di rafforzamento e implementazione del potere economico in mano alla popolazione nera. La strategia per conseguire questo obiettivo è stata sempre piuttosto attenta ai delicati meccanismi di mercato: l'interesse si è da subito concentrato sul coinvolgimento del settore privato, attraverso corsi di formazione professionale, statuti concordati con sindacati, lavoratori e datori di lavoro e soprattutto appoggiandosi su incentivi di mercato. Si cerca di raggiungere tale obbiettivo attraverso misure volte a ridurre le ineguaglianze razziali ereditate dal regime dell’apartheid per quanto riguarda il reddito, la salute e l’accesso all’educazione e alle opportunità economiche. Migliaia di neri - incluse molte donne - hanno in realtà beneficiato delle iniziative per “l’uguaglianza dell’occupazione” e ciò, insieme alla crescita degli accordi di investimento nella BEE, ha determinato una rapida espansione della classe media nera che gode di un migliore livello di vita. Ci sono stati anche significativi incrementi nell’accesso agli alloggi, all’acqua pulita, ai servizi sanitari e ad altri bisogni sociali primari.
Il Sudafrica costituisce contemporaneamente la più grande speranza e la più grande opera incompiuta del continente africano: le ottime prospettive economiche, il consolidamento del processo democratico e la stabilità politica fanno di questo paese un'oasi di sviluppo in una regione attraversata da ben altre prospettive. Il mandato di Thabo Mbeki è a metà termine e in dicembre l'ANC sceglierà il suo candidato alla presidenza per il 2004-2009. Mbeki, che sarà probabilmente riconfermato per il suo secondo mandato, deve ora affrontare il calo di popolarità in gran parte legato alla sua politica sull'AIDS.
Repubblica sudafricana Forma di Governo Forma istituzionale: repubblica presidenziale federale Capo di Stato: presidente; attualmente Thabo Mbeki. Capo del Governo: primo ministro Divisione Amministrativa: 4 province Sistema legislativo: Assemblea Nazionale, Camera dei rappresentanti, Camera dei Delegati Sistema giudiziario: Corte suprema, Corte dei magistrati. Forze armate: Forze complessive circa 100.000 uomini. Il paese Capitale: Città del Capo, sede del Parlamento, Pretoria, capitale amministrativa, e Bloemfontain, capitale giudiziaria. Superficie: 1.224.000 Km2 Morfologia: altopiano nella parte interna, fascia costiera, Regione dei monti del Capo e deserti del Kalahari e del Namib. Clima: mite arido e soleggiato. Fiumi Principali: Orange, Vaal, Limpopo La popolazione Popolazione: 42.768.876, 75%neri, 13% bianchi, 8.6% meticci, 2.3% indiani. Lingua: quelle ufficiali sono l’inglese e l’afrikaans. Molto diffusi il Bantu e i dialetti indiani. Religione: protestante con l’80%, cattolica, indù e musulmana. • Economia • Moneta: Rand • PIL: 423 miliardi di dollari • Tasso annuo di crescita: 3% • Inflazione: 10% • Settori principali: oro, diamanti, uranio,canna da zucchero. • Partner econimici: Unione europea, USA, Giappone,Mozambico e Arabia Saudita.
“Non sono nato con la sete di libertà. Sono nato libero, libero in ogni senso che potessi conoscere. Libero di correre nei campi vicino alla capanna di mia madre, di nuotare nel limpido torrente che scorreva attraverso il mio villaggio, di arrostire pannocchie sotto le stelle, di montare sulla groppa capace dei lenti buoi. Finché ubbidivo a mio padre e rispettavo le tradizioni della mia tribù, non ero ostacolato da leggi divine né umane. Solo quando ho scoperto che la libertà della mia infanzia era un'illusione, che la vera libertà mi era già stata rubata, ho cominciato a sentirne la sete. Dapprima, quand'ero studente, desideravo la libertà per me solo, l'effimera libertà di stare fuori la notte, di leggere ciò che mi piaceva, di andare dove volevo. Più tardi, a Johannesburg, quand'ero un giovane che cominciava a camminare sulle sue gambe, desideravo le fondamentali e onorevoli libertà di realizzare il mio potenziale, di guadagnarmi da vivere, di sposarmi e di avere una famiglia, la libertà di non essere ostacolato nelle mie legittime attività.
Ma poi lentamente ho capito che non solo non ero libero, ma non lo erano nemmeno i miei fratelli e sorelle; ho capito che non solo la mia libertà era frustrata, ma anche quella di tutti coloro che condividevano la mia origine. E’ stato allora che sono entrato nell’ African National Congress, e la mia sete di libertà personale si è trasformata nella sete più grande di libertà per la mia gente. E il desiderio di riscatto della mia gente - perché potesse vivere la propria vita con dignità e rispetto di sé - ha sempre animato la mia vita, ha trasformato un ragazzo impaurito in un uomo coraggioso, un avvocato rispettoso delle leggi in un ricercato, un marito devoto alla famiglia in un uomo senza casa, una persona amante della vita in un eremita. Non sono più virtuoso e altruista di molti, ma ho scoperto che non riuscivo a godere nemmeno delle piccole e limitate libertà che mi erano concesse sapendo che la mia gente non era libera. La libertà è una sola: le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti, e le catene del mio popolo erano anche le mie.
E’ stato in quei lunghi anni di solitudine che la sete di libertà per la mia gente è diventata sete di libertà per tutto il popolo, bianco o nero che sia. Sapevo che l'oppressore era schiavo quanto l'oppresso, perché chi priva gli altri della libertà è prigioniero dell'odio, è chiuso dietro le sbarre del pregiudizio e della ristrettezza mentale. L'oppressore e l'oppresso sono entrambi derubati della loro umanità. Da quando sono uscito dal carcere, è stata questa la mia missione: affrancare gli oppressi e gli oppressori. Alcuni dicono che il mio obiettivo è stato raggiunto, ma so che non è vero. La verità è che non siamo ancora liberi: abbiamo conquistato soltanto la facoltà di essere liberi, il diritto di non essere oppressi. Non abbiamo compiuto l'ultimo passo del nostro cammino, ma solo il primo su una strada che sarà ancora più lunga e più difficile; perché la libertà non è soltanto spezzare le proprie catene, ma anche vivere in modo da rispettare e accrescere la libertà degli altri. La nostra fede nella libertà deve essere ancora provata.
Ho percorso questo lungo cammino verso la libertà sforzandomi di non esitare, e ho fatto alcuni passi falsi lungo la via. Ma ho scoperto che dopo aver scalato una montagna ce ne sono sempre altre da scalare. Adesso mi sono fermato un istante per riposare, per volgere lo sguardo allo splendido panorama che mi circonda, per guardare la strada che ho percorso. Ma posso riposare solo qualche attimo, perché assieme alla libertà vengono le responsabilità, e io non oso trattenermi ancora: il mio lungo cammino non è ancora alla fine.”
Dalla “Carta delle libertà” “Noi, genti del Sudafrica, dichiariamo perché il nostro paese e il mondo intero lo sappiano: Che il Sudafrica appartiene a coloro che vi abitano, bianchi e neri, e che nessun governo può dichiararsi legittimo se non si fonda sulla volontà popolare; Che il nostro popolo è stato derubato del diritto alla terra, alla pace, alla libertà da una forma di governo basata sull'ingiustizia e sull'ineguaglianza; Che il nostro paese non sarà libero di prosperare fino a che tutti i suoi cittadini non si considerino fratelli e non godano di uguali diritti e opportunità; Che solo uno stato democratico fondato sulla volontà popolare può garantire a tutti il rispetto dei diritti fondamentali senza distinzione di colore, di razza, di sesso e di credo.”
Fonti Utilizzate • La Biografia • http://www.cronologia.it/storia/biografie/mandela.html- Overwiev generica sulle questioni dei neri sudafricani. • http://www.nobel.se- Fonte in inglese contenente notizie su Nelson Mandela e in particolare sulle guerre combattute in Sudafrica • L’apartheid • http://www.aficanaencyclopedia.com/apartheid/apartheid.html- Sito in inglese, uno dei pochi che affronta le vicende storiche dell’apartheid in modo esauriente. Presenta una dettagliata ricostruzione degli avvenimenti + importanti nella nascita, sviluppo e conclusione dell’apartheid sudafricana. Attraverso dettagliate descrizioni sulle conseguenza sociali, il sito fa riferimento ai vari movimenti di protesta con specifici rimandi agli atti politici. • http://www.cs-students.stanford.edu/cale/cs201/apartheid.hist.html- sito in inglese, dedicato ai supporti didattici, contiene meno informazioni del primo sito, ma è altrettanto dettagliato nelle descrizioni storiche. • http://web.tiscali.it/no-redirect.tiscali/LG_WebPace/nelson.htm- Poche ma essenziali le informazioni su Nelson Mandela. • L’Apartheid delle medicine • http://web.vita.it/articolo/index.php3?FROM=mail20011704&NEWSID=3834 sito molto completo in cui viene dettagliatamente descritta la problematica della lotta alla multinazionali portata avanti da mandela. Presenti molti link utili che descrivono i vari aspetti della faccenda. • http://en2.wikipedia.org/wiki/Trade-Related_Aspects_of_Intellectual_Property#The_Requirements_of_TRIPs Sito molto interessante in cui viene descritto il TRIPS, molto completo ed esauriente. (in Inglese) • http://www.kwsalute.kataweb.it/Notizia/0,1044,1659,00.html • http://www.ildialogo.org/inchieste/aids.htm scritto da Vittorio Agnoletto, presidente della Lega italiana Lotta all’AIDS, il testo riassume la questione dell’accesso ai farmaci anti HIV da parte dei paesi più poveri • http://www.venceremos.it/aids/dalla home page è possibile,grazie a numerosi link, a molto materiale che illustra la situazione dell’AIDS in Africa e in Brasile. Molto ricco di informazioni, presente anche una tabella esplicativa sul problema dell’AIDS, popolazione coinvolta, modo di trasmissione della malattia. • Mandela e i bambini • http://www.coopfirenze.it/info/art_1059.htm • Il Sudafrica • http://www.equilibri.net/dossiers/sudafrica.htm#2 Mi pare buono: anche se brevemente, spiega con chiarezza le questioni fondamentali.
Realizzatori dell’opuscolo Berrettoni Silvia De Lucia Matteo Gori Giacomo Pieracci Serena