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La famiglia immigrata. Il giovane di seconda generazione e i processi di inculturazione familiare. Temi oggetto di approfondimento. La condizione di “doppia appartenenza” o “doppia etnicità” che caratterizza i ragazzi e i giovani di seconda generazione.
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La famiglia immigrata Il giovane di seconda generazione e i processi di inculturazione familiare
Temi oggetto di approfondimento • La condizione di “doppia appartenenza” o “doppia etnicità” che caratterizza i ragazzi e i giovani di seconda generazione. • La ricerca e l’elaborazione di una personale strategia identitaria. • Gli effetti, sulle seconde generazioni, dell’incontro tra i modelli culturali trasmessi dalla famiglia e i modelli culturali trasmessi dalla società accogliente (eventuale frattura identitaria).
Definizione di “seconda generazione” Raccomandazione del Consiglio d’Europa (1984): “Migranti di seconda generazione sono i bambini nati nel paese di accoglienza di genitori stranieri immigrati, ve li hanno accompagnati, oppure li hanno raggiunti a titolo di ricongiungimento familiare e che vi hanno compiuto una parte della loro scolarizzazione o della loro formazione professionale”
Variabili influenti sul processo di socializzazione • Età del ragazzo/giovane. • Sesso: eventuali differenze nell’educazione e nelle condizioni di vita degli individui (conflitti legati ai “modelli” femminili). • Provenienza geografica. • Situazione socio-professionale ed abitativa. • Appartenenza religiosa.
Una ricerca sui figli di immigrati a Roma Uso di questionari e interviste aperte per l’indagine di vari aspetti di vita: • Inserimento scolastico (maggioranza dei soggetti con licenza media e diploma di scuola superiore) e rapporto con la lingua italiana: Per i soggetti giunti in Italia tra i 6 e i 7 anni di età: • problemi linguistici (spesso causa di insuccesso scolastico); • abbandono delle amicizie;
Un parallelo con le famiglie… • Il titolo di studio più diffuso è il diploma di scuola media ( tra il 10% e il 16% delle madri e dei padri nessun titolo di studio). • 11% delle madri non parlano l’italiano pur vivendo da molti anni in Italia. • Bilinguismo come “risorsa”.
Rapporto con la famiglia • I soggetti intervistati dichiarano di non ricevere imposizioni culturali e di avere buoni rapporti con la famiglia di origine. • La maggior parte afferma di partecipare con piacere a feste o ricorrenze familiari relative alla propria comunità. • Le relazioni con ragazzi o ragazze italiani non sembrano comportare problemi di conflitti familiari ( dato che varia in base alla comunità di appartenenza. Nel caso di famiglie religiose praticanti si preferisce non riferire alla famiglia)
Religione • 38 su 50 soggetti si dichiarano “religiosi”. • Il rapporto con la religione è la chiave di conflitti familiari laddove con questo termine è inteso l’insieme delle tradizioni culturali della comunità di origine, spesso molto lontane dalla realtà quotidiana vissuta soprattutto a scuola e con i coetanei. • Nelle famiglie in cui le tradizioni e la religione della comunità sono rigidamente osservate il conflitto è più frequente. • Nel caso di ragazzi praticanti o in famiglie che trasmettono un’educazione maggiormente libertaria non c’è alcun problema.
Relazioni amicali • per i più giovani: il gruppo di amici o “la comitiva” rappresenta uno dei punti di riferimento più importanti; • per i giovani oltre i 20 anni:oltre agli amici, rivestono un ruolo centrale le associazioni legate alle comunità di origine o organizzazioni come G2, che contribuiscono al percorso di ridefinizione della propria identità. • Tendenza a descrivere il gruppo di amici attraverso l’appartenenza etnica.
La percezione di sé come “italiani” - “Stato di ambiguità” per metà dei soggetti: • alcuni hanno dichiarato di non sentirsi italiani o di aver scelto di non esserlo; • si rivendica la propria condizione di mix culturale; • peso delle differenze nei caratteri somatici; • sentimento di estraneità rispetto al Paese accogliente (“è l’Italia che non lo permette”, condizione di “immigrato”). • Per i più giovani: problema poco elaborato; • I più adulti: il problema non riguarda solo la sfera privata ma anche quella sociale (es. ricerca del lavoro, possibilità di accesso a concorsi pubblici, ecc..).
L’inculturazione familiare ed eventuali dinamiche conflittuali • il progetto migratorio iniziale si scontra con le effettive condizioni di vita a cui occorre adeguarsi (diversità culturale, nuova lingua, limitazioni lavorative, status di straniero, ecc…) • La famiglia può mettere in atto più o meno consapevolmente meccanismi di difesa (riduzionismo delle aspirazioni, cristallizzazione/ibernazione della cultura e della memoria, iper- valorizzazione degli aspetti etnici e religiosi, volontà/mito del rientro, aggressività e rifiuto della cultura della società di accoglienza) ostacolando in questo modo il processo di svincolo dei figli. • Vengono a mancare una protezione flessibile per il figlio e la funzione di mediazione col sociale a cui la famiglia dovrebbe assolvere.
Può accadere che la famiglia proietti sul figlio aspirazioni non realizzate (unica opportunità per migliorare lo status familiare). • Trasmissione “rigida” del sapere sociale (della cultura), spesso attinto dalla religione. • Possibili ambiti di conflitto: conoscenza e uso dell’italiano, sostegno ad una eventuale comunità etnica coesa, matrimonio, pratiche religiose. Possibile innesco di una conflittualità circolare
La conflittualità circolare Famiglia Inculturazioni familiari Conflitto indotto dalla società Giovane Rapporto conflittuale famiglia-società Conflitto indotto dalla famiglia Società Inculturazioni della società
Famiglia e giovane • Il ragazzo condivide la marginalità delle condizioni di vita; • l’inculturazione familiare inserisce il giovane in un sistema familiare chiuso,inducendo in lui una conflittualità che riproduce quella tra società e prima generazione (tra status sociale e aspirazioni). • Il giovane ha maggiori difese rispetto a questa chiusura, essendo inserito nella società di accoglienza (attraverso la scuola, i coetanei, subisce l’influenza dei modelli culturali presenti), tuttavia ciò può rappresentare un punto di debolezza, proprio perché non “possiede” gli stessi mezzi di difesa della prima generazione.
La seconda generazione dunque rischia talora di vivere in una situazione di fragilità, sia rispetto ai coetanei che ai genitori. • Il confronto/scontro tra il sistema familiare chiuso e un sistema familiare aperto mette il giovane nella condizione di non sapere “da che parte stare”.
I possibili esiti del circolo di conflittualità per il giovane • Pendolarismo di identificazioni: tenderà ad identificarsi con i valori, gli atteggiamenti e i comportamenti della società di accoglimento (soprattutto nei momenti in cui è in disaccordo con la famiglia), viceversa farà con la famiglia quando si sentirà rifiutato o sperimenterà difficoltà di inserimento. • Possibili strategie messe in atto: • resistenza culturale; • assimilazione; • marginalità; • doppia etnicità.
Per una “doppia etnicità” • La doppia etnicità implica un lavoro di elaborazione dell’identità attraverso il confronto tra due culture, cercando di fare sintesi tra i valori di entrambe, senza arrivare a situazioni estreme. • Sintesi tra riferimenti per la propria identità e l’adesione al nuovo contesto di vita: conquista di un equilibrio tra coesione nelle relazioni interne e inserimento nella società.