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Dalí e il cinema. Salvador Dalí mentre dipinge Gran Cabeza de dios griego , per la pellicola Destino di Walt Disney, 1946. Le diverse fasi del rapporto di Dalí con il cinema. L’esperienza alla Residencia di Madrid Primo periodo: l’influenza del surrealismo
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Dalí e il cinema Salvador Dalí mentre dipinge Gran Cabeza de dios griego, per la pellicola Destino di Walt Disney, 1946
Le diverse fasi del rapporto di Dalí con il cinema • L’esperienza alla Residencia di Madrid • Primo periodo: l’influenza del surrealismo • Secondo periodo: l’esperienza Hollywoodiana
L’avvicinamento al cinema: l’esperienza alla Residencia di Madrid ● Tra il 1921 ed il 1926 Dalí studia alla Residencia des Estudiantes di Madrid, dove conosce BuÑuel e Lorca. ● Alla Residencia, che organizzava spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche ed altre iniziative culturali, Dalí vive in un ambiente altamente stimolante. Frequenta anche i caffé madrileni, animati dai dibattiti di giovani intellettuali ed artisti. ● A volte si recava al cinema per vedere i film comici americani, soprattutto quelli di Turpin e Keaton, che considerava molto divertenti, e comincia a recepire l’essenza espressiva del cinema.
Primo periodo: l’influenza del surrealismo1924-1937 Giá nel “Primo Manifesto surrealista” del 1924, Breton si era interessato al cinema definendolo un occhio artificiale, capace di riprendere uno spazio virtuale in cui immaginazione e realtá perdevano i loro confini, scambiandosi continuamente di ruolo. Il cinema é considerato, dai surrealisti, il mezzo per fare incontrare le dimensioni del sogno e della realtá. Lo scopo di una pellicola é di colpire lo spettatore e di proiettarlo in una nuova realtá.
Dalí si unisce ufficialmente al gruppo di Breton nel 1929, ma giá nel 1927 aveva spedito a Miró numerose fotografie delle sue opere, in quanto sperava di potere entrare in contatto con i surrealisti. Oltre ad essere attratto dal modo in cui i surrealisti esprimevano il reale funzionamento del pensiero, attraverso le loro opere; Dalí era rimasto affascinato da Miró, il quale, nei sui quadri, riscriveva il reale utilizzando un codice di libere associazioni. Durante questo periodo compreso tra il 1927 ed il 1929, infatti, sia i dipinti daliniani, che le sue idee riguardanti l’arte in generale, risentono molto dell’influenza del surrealismo.
Dalí scrive il “Manifesto antiartistico catalano”, insieme a Gasch e Montanyá nel 1928 in cui esprime: ▪ il bisogno di appropiarsi del mezzo cinematografico per inquadrarlo con i propositi dell’avanguardia surrealista; ▪ una condanna all’arte tradizionale, legata alla cultura popolare e ad un contesto regionale; ▪ una valorizzazione del genere del documentario.
Nel 1928 Dalí pubblica “Guía sinoptica: Cinema” ne “l’Amic de les Arts” in cui: ▪ esalta l’industria cinematografica e la macchina da presa come mezzo adatto a proporre immagini dirette, provenienti dalla liberazione dell’inconscio; ▪ critica il cinema artistico e sentimentale, di radice letteraria, diretto a colpire il gusto popolare, citando Murnau e Gance, per esaltare quello comico di Keaton: rapido, intenso ed acuto.
Nel 1929 scrive un articolo significativo “Documental: Paris” per la rivista “La Publicitat”, in cui sottolinea: ▪ la capacitá del cinema di registrare una realtá ignota; ▪ il merito della scrittura surrealista, che riesce a captare il reale funzionamento del pensiero e la capacitá della fotografia di riflettere una realtá inedita e nascosta ai nostri sensi; ▪ il rapporto tra fotografia e cinema che porta al genere del documentario, espressione oggettiva del reale.
Un chien andalou1929 • Natale 1928: Dalí e BuÑuel trascorrono le vacanze a Cadaqués e maturano l’idea di realizzare una pellicola cinematografica • I due artisti si raccontano i sogni fatti durante la notte, che contribuiranno alla stesura del progetto; entrambi lavorano sia alla sceneggiatura che alla scenografia per tutto il mese di Gennaio.
Il cortometraggio realizzato dura venticinque minuti ed é il risultato della liberazione totale dell’inconscio dei due artisti. Si possono rintracciare sequenze scandite da associazioni concettuali libere, caratterizzate da immagini veloci ed in continua trasformazione. La dimensione onirica e psicanalitica, l’istinto sessuale, la tensione erotica sono alcuni dei temi trattati.
Un chien andalou si caratterizza per il susseguirsi di immagini che mirano a scandalizzare ed insieme disorientare lo spettatore. La pellicola mira a provocare il suo pubblico, scatenando reazioni istintive di attrazione e repulsione, che trasportino alle origini del sogno ed eliminino le idee, fino ad allora condivise, in campo cinematografico.
Alcuni fotogrammi della pellicola Un chien andalou
Analisi delle immagini filmiche Il rapporto tra alcuni fotogrammi de Un chien andalou e le opere di Dalí
Primo piano della donna e il collage Le phénomène de l’exstase 1933
Dalí e BuÑuel sembrano abbandonare la logica lineare della narrazione in favore di un disorientamento spazio-temporale. Questo effetto é dovuto, in parte, all’utilizzo del montaggio come strumento per sovvertire la logica lineare dello spazio e del tempo. In conclusione, i fotogrammi possono essere paragonati a dei quadri in movimento, dotati di un’autonomia espressiva propria.
Secondo periodo: l’esperienza Hollywoodiana1938-1960 Nel 1937, a causa della gerra civile spagnola, Dalí si trasferisce negli Stati Uniti. Il desiderio di conquista del grande pubblico lo avvicina ancora una volta al cinema, considerato il mezzo piú diretto e veloce. Ad Hollywood, peró, si producono maggiormente pellicole che mirano a colpire un target eterogeneo di spettatori ed a riempire le sale dei cinema, assicurando cosí incassi veloci.
L’artista propone diverse sceneggiature di stampo surrealista a molti produttori, ma con esito negativo. Infatti durante gli anni ’40 e ’50 Dalí, contattato da grandi registi, viene considerato unicamente per collaborazioni circoscritte all’ambito della scenografia. Dalí lavora a numerosi scenari, produce bozzetti, locandine e disegni adattandosi alle esigenze del copione propostogli.
In questo periodo molti produttori contattano Dalí con lo scopo di pubblicizzare le proprie pellicole. Le sue doti artistiche vengono poste in secondo piano per evidenziare, invece, il lato eccentrico e bizzarro di un artista tanto chiaccherato dai media.
Nonostante l’impossibilitá di realizzare le sue iniziali aspirazioni, l’artista si adegua a questa situazione di collaborazioni ristrette all’ambito della scenografia. Dalí abbandona le sue convinzioni riguardanti il mezzo cinematografico, sostenute durante gli anni ’20. Il cinema hollywoodiano diventa, per lui, uno di quei campi artistici di cui approfittare per accrescere la propria popolaritá ed aumentare i propri guadagni.
Dalí e il cinema Salvador Dalí mentre dipinge Gran Cabeza de dios griego, per la pellicola Destino di Walt Disney, 1946