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Lucrezio. Il linguaggio come prodotto della natura De rer. nat. v, 1028-1090. Il modello di Epicureo. Insistenza sulla prima fase “naturale” dell’origine del linguaggio.
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Lucrezio Il linguaggio come prodotto della natura De rer. nat. v, 1028-1090
Il modello di Epicureo Insistenza sulla prima fase “naturale” dell’origine del linguaggio. La natura e l’utilitas sono alla radice dell’originale emissione dei suoni linguistici e dell’attribuzione dei nomi alle cose:
“Ma i vari suoni del linguaggio (varios linguae sonitus) la natura (natura) costrinse ad emetterli, e il bisogno (utilitas) plasmò (expressit) i nomidelle cose (nomina rerum)” (De rer.nat.1028-29)
2)bisogno naturale di esprimersi e comunicare • Esiste una spinta naturale verso il linguaggio nell’animale umano: è assolutamente improbabile, che un solo uomo abbia dato i nomi alle cose, per imporle poi agli altri uomini
“in simile modo vediamo l’incapacità della lingua a parlare (infantia linguae) guidar da sola al gesto i bambini,quando fa che mostrino a dito gli oggetti (digito monstrent) che sono presenti. Ognuno, infatti, sente (sentit) a quale uso può volgere (quoad possit abuti) le sue facoltà (vis suas)”.... (De rer.nat. V 1030-33)
... “Il vitello, ancor prima che le corna gli spuntino dalla fronte, con quelle assale nell’ira e minaccioso incalza. Ma i cuccioli delle pantere e i leoncelli già si rivoltano ad unghiate, a colpi di zampe e a morsi, quando i denti e le unghie sono appena Formati. Tutte le specie di uccelli vediamo fidare nelle ali e chiedere alle penne un sostegno ancora tremante.” (De rer.nat. V 1033 sqq.)
Varietà delle voci animali • Anche gli altri animali esprimono le proprie sensazioni attraverso un linguaggio, fatto di voci (voces) che variano e mutano a seconda delle sensazioni e delle situazioni che le suscitano
“Che cosa c’è di tanto singolare in questo, se il genere umano, in cui voce e lingua hanno piena forza (cui vigeret vox et lingua) voce, e lingua secondo le varie impressioni (pro vario sensu) indicava (notaret) glioggetti con suono diverso (varia voce), quando le greggi,che son prive della parola (mutae) , quando anche le bestie selvagge sogliono emettere (ciere)gridi di volta in volta diversi (voces variasque) se provano paura o dolore e se cresce in loro la gioia?” (De rer.nat.1056 -61)
“...Proprio questo ci insegnano i fatti evidenti. Quando, irati, i larghi e molli ceffi dei cani molossi da prima fremono scoprendo i duri denti, contratti per la rabbia minacciano con suono ben diverso da quando già latrano e ogni luogo riempiono delle loro voci (vocibus). Ma quando si provano a dolcemente lambire con la lingua i loro cuccioli o li sballottano con le zampe, e assalendoli a morsi senza stringere i denti fingono teneramente d’ingoiarli, ...” (De rer.nat.1063 -69)
“... li blandiscono con uggiolii (gannitu vocis) in modo assai diverso da quando lasciati soli in casa abbaiano, o quando guaiscono e appiattendo il corpo si sottraggono alle percosse. [...] Infine la razza degli alati e i vari uccelli, i falchi,le procellarie e gli smerghi che tra i flutti marini, sull’oceano, cercano l’alimento e la vita, in altro tempo gettano (iaciunt) gridi molto diversi (alias voces) da quando lottano per il cibo e combattono con la preda.” (De rer.nat.1070 -82)
“...Dunque se vari sensi spingono gli animali, sebbene siano muti, a emettere (emittere) voci diverse (varias voces), quanto è più naturale che gli uomini siano stati in quel tempo capaci di indicare (notare) cose dissimili con nomi diversi (alia atque alia voce) fra loro.” (De rer.nat.1087-90)
Caratteri di continuità • Gli animali emettono voci, che variano al variare delle circostanze • Il genere umano arriva però ad un livello maggiore di complessità: “genus humanumcui vigeret vox et lingua”(v.1057) Vigeo: “essere forte,avere forza” da cui “essere in pieno vigore”
Caratteri di discontinuità: una differenza dal punti di vista semiotico