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Geremia 16, 1-13. Geremia 16 1 Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2 «Non prendere moglie, non aver figli né figlie in questo luogo,
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Geremia 16 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2 «Non prendere moglie, non aver figli né figlie in questo luogo, 3 perché dice il Signore riguardo ai figli e alle figlie che nascono in questo luogo e riguardo alle madri che li partoriscono e ai padri che li generano in questo paese: 4 Moriranno di malattie strazianti, non saranno rimpianti né sepolti, ma saranno come letame sulla terra. Periranno di spada e di fame; i loro cadaveri saranno pasto degli uccelli dell'aria e delle bestie della terra».
5Poiché così dice il Signore: «Non entrare in una casa dove si fa un banchetto funebre, non piangere con loro né commiserarli, perché io ho ritirato da questo popolo la mia pace - dice il Signore - la mia benevolenza e la mia compassione. 6 Moriranno in questo paese grandi e piccoli; non saranno sepolti né si farà lamento per essi; nessuno si farà incisioni né si taglierà i capelli. 7 Non si spezzerà il pane all'afflitto per consolarlo del morto e non gli si darà da bere il calice della consolazione per suo padre e per sua madre. 8 Non entrare nemmeno in una casa dove si banchetta per sederti a mangiare e a bere con loro, 9 poiché così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, sotto i vostri occhi e nei vostri giorni farò cessare da questo luogo le voci di gioia e di allegria, la voce dello sposo e della sposa.
10 Quando annunzierai a questo popolo tutte queste cose, ti diranno: Perché il Signore ha decretato contro di noi questa sventura così grande? Quali iniquità e quali peccati abbiamo commesso contro il Signore nostro Dio? 11 Tu allora risponderai loro: Perché i vostri padri mi abbandonarono - parola del Signore - seguirono altri dèi, li servirono e li adorarono, mentre abbandonarono me e non osservarono la mia legge. 12 Voi però avete agito peggio dei vostri padri; ognuno di voi, infatti, segue la caparbietà del suo cuore malvagio rifiutandosi di ascoltarmi. 13 Perciò vi scaccerò da questo paese verso un paese che né voi né i vostri padri avete conosciuto e là servirete divinità straniere giorno e notte, poiché io non vi userò più misericordia.
Il Signore dà tre comandi al profeta: non sposarsi né generare figli; non entrare in case in lutto; e non partecipare a banchetti di gioia I diversi interventi di Dio nella sfera personale del profeta probabilmente non sono avvenuti nello stesso periodo. L'ingiunzione a restare celibe - tenuto conto delle consuetudini orientali - deve aver interessato la giovinezza del profeta, mentre non c’è indizio cronologico per i divieti di aderire al lutto funebre o per la proibizione ad unirsi agli amici per una cena. È altrettanto impossibile sapere in quale periodo il profeta abbia reinterpretato in modo unitario queste restrizioni imposte da Dio. La sua vita è talmente intessuta nel suo messaggio che è difficile poter separare le due cose. Non soltanto la parola pronunciata, ma anche le azioni, gli atteggiamenti del profeta sono mezzi di annuncio: Parola di Dio che si manifesta nella dinamica significatrice della storia.
Ogni profezia ha il suo contesto storico e geografico. Il periodo turbolento del suo ministero profetico ha fatto di Geremia l’uomo dei violenti contrasti, non solo religiosi, ma anche politici, col suo popolo e specie con le classi dirigenti. Geremia vive il tempo del declino dell’Assiria, l’emergere del dominio babilonese, l’assedio e la presa di Gerusalemme e il conseguente esilio babilonese. Inutilmente invitò il re e i suoi concittadini ad arrendersi a Nabucodonosor. Per questa sua parola subì un vero e proprio martirio (imprigionato, maltrattato, gettato in una cisterna). • La responsabilità e l’onere della missione vengono sentiti come una violenza. • Il suo profetare va contro il suo carattere, la sua natura, il suo temperamento, il suo desiderio di avere una vita tranquilla e comune. • Geremia è costretto a porsi nella sua società contro il suo popolo, contro tutte le categorie, particolarmente contro le classi dirigenti, sacerdoti-profeti, responsabili delle sorti del popolo.
1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2 «Non prendere moglie, non aver figli né figlie in questo luogo, 3 perché dice il Signore riguardo ai figli e alle figlie che nascono in questo luogo e riguardo alle madri che li partoriscono e ai padri che li generano in questo paese: 4 Moriranno di malattie strazianti, non saranno rimpianti né sepolti, ma saranno come letame sulla terra. Periranno di spada e di fame; i loro cadaveri saranno pasto degli uccelli dell'aria e delle bestie della terra». • il comando di Jahvé doveva richiedere a Geremia un sacrificio particolarmente pesante, se si tiene conto del suo temperamento sensibile e del bisogno di incontrare solidarietà. • Geremia non si sposa, per essere segno della tragedia del suo popolo, in una obbedienza assoluta all’amore divino, caso unico nell’Antico Testamento, dove il matrimonio e i figli sono la sola benedizione, che garantisce vittoria sulla morte! • Il profeta solitario percorre da celibe la sua esistenza per richiamare alla parola di Dio i contemporanei, meravigliati da un modo di vivere controcorrente. • Compito positivo del profeta è di predicare il prossimo giudizio divino anticipando nella propria vita personale, la distruzione delle famiglie e la perdita dei figli (v. 4: non saranno rimpianti né sepolti). • La punizione divina contro il male del popolo consiste nell'abbandonarlo e nel restituirlo a una condizione nella quale sono assenti la sua persona e la sua opera. Colpita dal castigo del Signore è prima di tutto la vita nuziale e familiare. Infedeli a Lui, i suoi figli perdono quel segno della sua presenza tra loro che sono le nozze e il dono dei figli.
Del "non generare figli e figlie in questo luogo" potremo cercarne collegamenti nel Vangelo nell'approssimarsi del giudizio di Dio, che si realizza in coincidenza con la Passione di Gesù Cristo: • "Verranno giorni in cui si dirà: beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato" (Lc 23,29) • "Guai alle donne che saranno incinte e allatteranno in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo" (Lc 21,23). • Come per Geremia il giudizio sul popolo è incombente e privo di ogni prospettiva futura per sé e per i propri figli, anche se, richiamando la resurrezione, Gesù aveva già dichiarato: • “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito” (Lc 20,34-35)
5Poiché così dice il Signore: «Non entrare in una casa dove si fa un banchetto funebre, non piangere con loro né commiserarli, perché io ho ritirato da questo popolo la mia pace - dice il Signore - la mia benevolenza e la mia compassione. 6 Moriranno in questo paese grandi e piccoli; non saranno sepolti né si farà lamento per essi; nessuno si farà incisioni né si taglierà i capelli. 7 Non si spezzerà il pane all'afflitto per consolarlo del morto e non gli si darà da bere il calice della consolazione per suo padre e per sua madre. • Geremia si astiene dal partecipare al lutto, lo fa per indicare l’azione di Dio nei confronti del suo popolo: azione con cui gli ha sottratto la sua salvezza, la sua grazia e la sua misericordia. • Anche questo modo di agire del profeta contiene la potenza della parola di Dio, potenza gravida di conseguenze per il futuro in quanto preannuncia la morte generale che colpirà indistintamente piccoli e grandi • La strage orribile della morte un giorno avrà come risultato ciò che oggi scandalizza nella condotta di Geremia: non ci sarà più nessuno che assolva le normali consuetudini funebri, perché tutti saranno stati falciati dalla morte. • Di fronte alla morte il Signore ha tolto al suo popolo ogni consolazione, l'attesa fiduciosa di un riscatto che si compirebbe nella pienezza dei tempi, e che già fin d'ora in ogni modo sottraeva la morte da un dominio senza uscita. E' un ritorno alla "inevitabile normalità" della morte. E' la caduta della speranza di Israele.
Dio ha ritirato dal suo popolo la… “MIA PACE”, espressione singolare nell'A.T. • in Is 54,10, sottolinea la eterna fedeltà della misericordia di Dio per il suo popolo, al quale non toglierà mai l'alleanza della SUA pace. • “Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace; dice il Signore che ti usa misericordia”. • E' in Gesù che la fedeltà di Dio si manifesta, e la Sua pace viene restituita per sempre ai suoi: • "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi" (Gv 14.27). • Così che san Paolo possa dire: • “Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge” (1Corinzi 15,54-56)
8 Non entrare nemmeno in una casa dove si banchetta per sederti a mangiare e a bere con loro, 9 poiché così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, sotto i vostri occhi e nei vostri giorni farò cessare da questo luogo le voci di gioia e di allegria, la voce dello sposo e della sposa. • Il divieto di prender parte a cene insieme con amici, la rinuncia alla gioia di stare in compagnia, il non sedersi a mangiare e bere, esprime visivamente nella vita di Geremia la decisione divina. Il suo comportamento è esso stesso profezia. • La motivazione - questa volta si rivolge direttamente al popolo sotto forma di minaccia - è il cessare di ogni forma di gioia e d’allegria, compresa quella legata all’evento nuziale • Fondamentalmente Geremia resta il predicatore di una certa forma di povertà in cui l'uomo, privato da tutto ciò che asseconda i suoi desideri e rassicura il suo cuore, • viene a sentirsi spinto da una sola inquietudine: l'assenza di Dio, • bruciante di un solo desiderio: l'amicizia che Dio propone
“Non entrare in una casa dove si banchetta” … ci sono molti modi per escludersi dalla festa, Matteo parlando del banchetto nuziale, immagine del Regno, ci racconta che gli invitati • “ non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero”. (Matteo 22, 5-6) I “non invitati” sono i primi a prenderne il posto, non ci suoni strano l’invito di Gesù: • «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». (Luca 14,12-14) • Questo banchetto, più di ogni altro diventa immagine del Regno di Dio: • “Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: «Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!»”. (Luca 14,15) • “Allora l'angelo mi disse: «Scrivi: Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'Agnello!»”. Apocalisse 19,9
10 Quando annunzierai a questo popolo tutte queste cose, ti diranno: Perché il Signore ha decretato contro di noi questa sventura così grande? Quali iniquità e quali peccati abbiamo commesso contro il Signore nostro Dio? 11 Tu allora risponderai loro: Perché i vostri padri mi abbandonarono - parola del Signore - seguirono altri dèi, li servirono e li adorarono, mentre abbandonarono me e non osservarono la mia legge. 12 Voi però avete agito peggio dei vostri padri; ognuno di voi, infatti, segue la caparbietà del suo cuore malvagio rifiutandosi di ascoltarmi. 13 Perciò vi scaccerò da questo paese verso un paese che né voi né i vostri padri avete conosciuto e là servirete divinità straniere giorno e notte, poiché io non vi userò più misericordia. • Quando si domanda come mai tale punizione divina, il profeta ricorda una storia lunga fin dal principio, quando i padri hanno abbandonato il Signore e hanno seguito e servito divinità straniere abominevoli. • Ma l'attuale peccato dei figli è più grave. Perché ora il Signore è nuovamente intervenuto nella storia del popolo attraverso la parola del profeta che rende presente la sua parola, non solo come "legge", ma nell'evento vivo e attuale del suo parlare a loro. • "ognuno segue la caparbietà del suo cuore malvagio": nei LXX leggiamo: "ciascuno va dietro a ciò che è gradevole per il suo cuore". C'è un riferimento a Gen 3, dove la donna, dopo aver ascoltato le parole del serpente, vede che il frutto dell'albero è gradevole, e trascura il comando di Dio, così l’uomo è cacciato dal paradiso e la morte entra nel mondo. Qui la storia si ripete.
Specialmente in Geremia emerge la differenza tra i veri e i falsi profeti: tipico dei falsi profeti è il tentativo di lusingare, illudere, tranquillizzare e narcotizzare le coscienze, per piacere agli uomini. • “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?”(Matteo 7,15-16) Ciò che è richiesta al profeta è una totale umiltà, il profeta non si impone ma si sottomette alla potenza di Dio. Il gesto profetico combina l’azione di Dio e quella dell’uomo. • “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Giovanni 15,5) • I profeti sono dono di Dio, gratuito e inaspettato, ma anche dono dell’uomo che si mette al servizio di Dio • “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Giovanni 12,24)
In questo momento storico sembra che la Chiesa non abbia altra scelta se non quella di essere segno profetico. Il Regno di Dio esige una gestione del mondo e delle cose che si ottiene solo con una giustizia frutto di una fede profonda nel Dio degli ultimi. Questo si scontra con ogni impero umano, costruito su un'economia di ricchezza che per funzionare ha bisogno di una crescita continua… (a discapito dell’umanità più debole), sostenuta da una “religione civile” dove Dio è portato a sostegno del sistema. Gli uomini e le donne di fede devono essere capaci di far nascere un mondo alternativo: il Regno di Dio. E' questa la profezia che la Chiesa è convocata a proclamare con forza perchè vinca la vita. Per questo, gli uomini e le donne di fede devono saper coniugare Vangelo e vita nella quotidianità, soprattutto oggi nel campo dell'economia ("usiamo i soldi come se non conoscessimo nulla del Vangelo e leggiamo il Vangelo come se non avessimo soldi"), nel campo della pace, nella riconciliazione. L’umanità ha bisogno di una Chiesa di uomini, donne e ministri capaci di profezia. E' questo quello che la Chiesa è convocata oggi a fare: profetizzare