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I Soccorritori

I Soccorritori. Torino, 14/1/2012. Lo Scenario dell’Emergenza. Molti tipi di interventi operativi di emergenza avvengono normalmente in situazioni e “contesti emotivi” estremamente confusi e difficili.

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Presentation Transcript


  1. I Soccorritori Torino, 14/1/2012 Luca Pezzullo @ 2012

  2. Lo Scenario dell’Emergenza • Molti tipi di interventi operativi di emergenza avvengono normalmente in situazioni e “contesti emotivi” estremamente confusi e difficili. • L’Operatore, nella maggior parte dei casi, deve necessariamente focalizzarsi sulle procedure ed i protocolli operativi standard. La dimensione relazionale-emotiva rimane quindi spesso in secondo piano. • Questo, in alcuni casi, può portare a problematiche di vario tipo sia per il cittadino/paziente, che, paradossalmente, per l’Operatore stesso…

  3. Lo “Scenario delle Emozioni” • L’Emergenza è per definizione lo scenario in cui si condensano emozioni violente e confuse, regressioni emotive intense, attribuzioni caotiche, ricerca disperata di rassicurazioni, modelli mentali contradditori. • E’ importante non farsene travolgere (anche se a volte è estremamente difficile), ma al contempo NON negare con un tecnicismo rigido tutta questa fondamentale dimensione operativa. • L’”Operatore del Soccorso” può diventare quindi un “portatore di stabilità emotiva in uno scenario ricco d’ansia”.

  4. Lo spazio della “Parola” nel tempo dell’emergenza • In Emergenza, i soccorsi sono orientati al “Fare”. • Per attitudine, per tradizione, per esperienza, per cultura organizzativa, il sistema dei soccorsi è orientato e (giustamente) “saturato” dall’azione operativa e logistica. • Ma l’Azione e la “Parola” sono disgiungibili ? • Un’Azione ed un Fare senza uno “spazio di parola”, che rappresenti un pensiero ed un affetto, è sostenibile in emergenza ? • L’emergenza, come momento massimo di coartazione e “con-fusione” dei vissuti emotivi, ci propone spesso acting-out dissociativi… che dobbiamo trasformare in “azioni parlanti”. • AGITI vs. AZIONI

  5. Azione sanitaria ed interazione relazionale • Ogni “azione” di Soccorso è sempre legata ad una “inter-azione”, ovvero ad un rapporto con il cittadino (paziente, parenti, accompagnatori, disturbatori, etc.). • Paziente e parente che possono ricevere un utile orientamento alla situazione, ed un avvio di “stabilizzazione emotiva”, da una relazione emotivamente adeguata con un “soccorritore” che sia consapevole, nell’ambito delle sue competenze, di dover anche “mettere in sicurezza le emozioni dell’Altro”.

  6. La “protezione emotiva” è utile anche per facilitare il compimento del “Fare tradizionale”… • Miglioramento di tempi / procedure. Gestione delle situazioni “complesse”. Minimizzazione dei rischi per gli operatori. Massimizzazione dell’efficacia/efficienza delle azioni… • Trasformazione dei Problemi in Risorse

  7. “Trauma” o… • Trauma come “Ferita dei Significati”. • La falsificazione dei propri assunti di base sul mondo (“World-Views”). • Interruzione della continuità del LifeWorld (“mondo significante”) e del “sistema di prospettive esistenziali” dell’individuo e del suo sistema famigliare. • Impatto con il “reale della morte” e con la possibilità di una “mancanza di significato della realtà”. • L’implicito “progetto esistenziale” dell’individuo e della sua famiglia viene di colpo a mancare; di più, viene a dimostrarsi la vulnerabilità intrinseca della stessa idea di “pro-iectum”. • Ricerca disperata - e disperante - di un “Significato possibile e necessario”.

  8. Punti fondamentali… • La metacomunicazione è sempre prevalente sulla comunicazione. • Non si devono trovare le “parole giuste” (che non esistono), ma si devono “gestire emozioni”. • Non possiamo “annullare magicamente” il dolore delle persone, ma solo prendercene cura. • Non siamo “solo noi” ad avere in carico la sofferenza dell’Altro; siamo solo un elemento di un sistema di supporto complesso e articolato (istanze controtransferali di lutto e separazione del paziente). • Dobbiamo fare un supporto “sufficientemente buono”, non “perfetto” (istanze narcisistiche onnipotenti).

  9. Punti fondamentali… • Il paziente/parente, che io lo voglia o no, costruiranno interpretazioni, faranno azioni, avranno idee ed emozioni… • Non mi devo “difendere”, e non devo impedire, i pensieri / emozioni / azioni del paziente/parente: li devo “gestire” e supportare”. • Delle persone “che ho in carico”, come sto gestendo: • Pensieri (che idea /rappresentazione ha della situazione ? Come gliela posso facilitare ?) • Emozioni (che vissuti ha ? Come glieli posso far esprimere? Come li posso contenere ?) • Azioni (cosa può “fare” ? In cosa lo posso sostenere ? Come può sentirsi attivo e partecipe ?) • Relazioni (con chi è “in contatto” ? Con chi può comunicare ? Con chi lo posso mettere “in rete” ?)

  10. Ma… la relazione d’aiuto porta con sé la “com-passion fatigue” • Il rischio di traumatizzazione vicaria è estremamente diffuso nelle professioni di aiuto che si svolgono in setting di emergenza. • Una serie di fattori strutturali rendono questo rischio ancor più forte e potenzialmente pervasivo nelle professioni di aiuto di tipo “psicosociale”. • Problema di base dell’Operatore di Soccorso: “Funzionare in maniera sana in una situazione folle”. • Pro-tezione ?

  11. E’ finito il turno di servizio.Ripensare a ciò che è successo… • Mi ha fatto “male” ? Guardandola da fuori: “fa” male ? • E gli altri, come stanno ? Che ne pensano? • Discrimiamo cosa ci ha creato più difficoltà: • Inadeguatezza ? Non ero preparato per quello ? • Non ho potuto fare niente ? • Mi sono sentito “debole/incapace/meno bravo di quanto pensavo” ? • Temo che gli altri mi giudichino “debole/incapace” ? Magari i miei colleghi si stanno chiedendo se si possono fidare di me, dopo quello che (non) ho fatto ?

  12. Ruolo ed Identità dell’Operatore di PC • L’Operatore di PC ha un grosso problema: è colui che di solito “quello che soccorre gli Altri”. • Purtroppo questo a volte porta a pensare che, “siccome sono gli altri quelli che hanno bisogno di me, ed io sono quello che li aiuta”, non possa mai capitare il contrario. • E quando succede, ovviamente, sono problemi grossi… • Perché è più facile proteggere gli altri, ma non se stessi ?

  13. Assunzioni errate sull’identità del Operatore di PC • “Il Operatore di PC che sta male non è un vero Operatore di PC”. • “Chi soffre è un debole”. • “Chi manifesta disagio è da deridere” (deridere è una reazione difensiva: voglio sottolineare a me ed agli altri che io non sono come lui, proprio perché in realtà ho paura di poterlo diventare in futuro…)

  14. Tre punti fondamentali da ricordare: • “Se una persona non sta male in certe situazioni, allora vuol dire che non sta affatto bene”. • “Occuparsi di noi stessi è l’unico modo per potersi occupare veramente degli altri”. • “Non è patologia, ma fisiologia: sono reazioni assolutamente normali ad eventi anormali”.

  15. 11 Settembre e OCB • NYFD e Paramedici: su 14.000 operatori del soccorso, circa 7.000 hanno richiesto il supporto di consulenti psicotraumatologi. • Il numero di difficoltà emotive legate allo stress traumatico è aumentato di 17 volte nel personale esperto ed addestrato. • Oklahoma City Bombing: i due terzi dei soccorritori intervenuti nelle prime ore hanno cambiato lavoro. Aumento del 50% del consumo di sostanze d’abuso e dei tentativi di suicidio nei due anni successivi.

  16. Ferita o Feritoia ? • Soffrire emotivamente nel lavoro di soccorso è una possibilità concreta. Non va negata a tutti i costi (è come voler negare il mal di denti… si soffre lo stesso), ma affrontata con serenità e attenzione. • A volte, proprio quest’esperienza di sofferenza (“ferita”), se ben riconosciuta e rielaborata, permetterà in futuro di essere operatori migliori e più attenti, perché permette di comprendere meglio la sofferenza emotiva di chi stiamo aiutando (“feritoia”). • …e, a volte, possono rimanere comunque delle piccole “cicatrici emotive”. Ma… non è grave, esattamente come per le cicatrici fisiche… • Chirone è vissuto, Esculapio no.

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