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Sicurezza nei laboratori di Chimica e Biologia

Sicurezza nei laboratori di Chimica e Biologia. A cura della prof.ssa Fino Maria Pia. Manuale di rischio chimico. Sicurezza : caratteristica di ciò che non presenta pericoli o ne è ben difeso .

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Sicurezza nei laboratori di Chimica e Biologia

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Presentation Transcript


  1. Sicurezza nei laboratori di Chimica e Biologia A cura della prof.ssa Fino Maria Pia

  2. Manuale di rischio chimico Sicurezza: caratteristica di ciò che non presenta pericoli o ne è ben difeso. Salvaguardia dell’integrità psicofisica di chi lavora. Sicurezza e salute sono un diritto di tutti che a tutti pone doveri per essere garantito. I doveri competono a tutti i componenti della linea organizzative, quali D.L., RdL e Lavoratore. Esistono norme emanate allo scopo di ridurre i rischi e la loro entità; le principali appartengono al campo legislativo e come tale sono corredate di sanzioni per i soggetti inadempienti. Questo manuale ha lo scopo di dare un’informazione generale sui rischi presenti nei laboratori in cui si usano sostanze chimiche.

  3. Normativa VigenteT.U. D.Lgs. 81/08

  4. Definizioni: PERICOLO: RISCHIO

  5. INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI: definizioni • Infortunio:evento dannoso che si verifica in occasione di lavoro per una causa violenta e che pregiudicano, temporaneamente o permanentemente, la capacità lavorativa. • Malattie professionali: alterazione dello stato di salute di un lavoratore originata da cause inerenti allo svolgimento della prestazione di lavoro. • Rischi per la sicurezza:legati a danni acuti e fatti esterni che agiscono rapidamente sulla persona e costituiscono un nesso di causa/effetto con la lesione. • Rischi per la salute:legati a danni progressivi e cronici provocati da fattori esterni che agiscono lentamente sulla persona addetta alle specifiche lavorazioni pericolose.

  6. INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI: esempi

  7. L’ANALISI DEL RISCHIO Video 1(valutazione dei rischi) Video 2 (attenzione_pericoli)

  8. Il Rischio Dalle norme tecniche: • PERICOLO “fonte di potenziale danno” • ESPOSIZIONE AL PERICOLO “situazione in cui il pericolo diventa concreto, cioè situazione in cui una persona è esposta al pericolo” • DANNO “lesione fisica alla persona come conseguenza diretta o indiretta di esposizione al pericolo”

  9. Stima qualitativa del rischio • Si basa sulla valutazione di due elementi: • Probabilità del verificarsi di un evento dannoso. • Magnitudo delle conseguenze(entità del danno)

  10. LA STIMA DEL RISCHIO Esempio di definizione di scale di valutazione qualitative: PROBABILITÀ MAGNITUDO • Bassissima • Medio-bassa • Medio- alta • Elevata • Trascurabile • Modesta • Notevole • Ingente

  11. LA STIMA DEL RISCHIO PROBABILITÀ 1 Bassissima L’evento dannoso è improbabile. La sua manifestazione è legata al contemporaneo verificarsi di più eventi indipendenti e poco probabili. L'evento non si è mai presentato durante l'attività produttiva. 2 Medio – bassa L’evento dannoso è poco probabile ma possibile. E’ legato al contemporaneo verificarsi di più eventi non necessariamente indipendenti e di probabilità non trascurabile. L'evento si è presentato raramente durante l'attività produttiva.

  12. LA STIMA DEL RISCHIO PROBABILITÀ 3 Medio – alta L’evento dannoso è probabile. Tipicamente legato a funzionamenti anomali delle macchine e degli impianti, non rispetto delle procedure di lavoro, non utilizzo dei mezzi di prevenzione e protezione. L'evento si è presentato con una certa frequenza durante l'attività produttiva. 4 Elevata L’evento dannoso è altamente probabile. Con le stesse caratteristiche precedenti, tende a verificarsi diverse volte. L'evento si presenta molto frequentemente nell'attività produttiva.

  13. LA STIMA DEL RISCHIO MAGNITUDO 1 Trascurabile “Il danno è rapidamente reversibile e di scarsa entità. Non comporta l’abbandono del posto di lavoro”. 2 Modesta “Il danno comporta una parziale limitazione funzionale reversibile in pochi giorni con completo ripristino della capacità lavorativa”. 3 Notevole “Il danno comporta una limitazione funzionale reversibile solo dopo un certo tempo con eventuale riduzione della capacità lavorativa”. 4 Ingente “Il danno è irreversibile e comporta una notevole e permanente riduzione della capacità lavorativa, o l’inabilità, o la morte”.

  14. RISCHI DA CARENZA ORGANIZZATIVA • “Derivano da una inefficiente organizzazione del lavoro, sia in termini gestionali, sia in termini metodologici, sia in termini operativi.” Esempi sono costituiti da: • mancanza o inefficacia di procedure interne; • scarso coinvolgimento dei dipendenti a tutti i livelli; • carenza metodologica; • non chiare attribuzioni di responsabilità • insufficiente informazione e formazione

  15. Classificazione dei rischi • Dal punto di vista della tipologia del pericolo: • RISCHI CONVENZIONALI • RISCHI SPECIFICI • RISCHI DA CARENZA ORGANIZZATIVA

  16. Classificazione dei rischi • RISCHI CONVENZIONALI • “Legati alle strutture e agli impianti, sono generalmente più noti in quanto presenti nella totalità degli ambienti di lavoro.” • Esempi di rischi convenzionali sono quelli legati a: • impianti elettrici, termici e tecnologici • stato delle strutture • barriere architettoniche

  17. Classificazione dei rischi • RISCHI SPECIFICI • “Legati alla presenza di specifici agenti • fisici, chimici, biologici. ” • Esempi di rischi specifici sono quelli legati a: • agenti fisici: rumore, vibrazioni, radiazioni ... • agenti chimici: vapori, fumi, liquidi, gas …

  18. Principali fattori di rischio. • Agenti chimici • Agenti fisici • Agenti biologici • Affollamento, ristrettezza dello spazio • Aspetti di tipo organizzativo-gestionale • Carenza di informazione.

  19. Rischio Chimico.Agente chimico

  20. VIE DI ESPOSIZIONE

  21. ETICHETTATURA DELLE SOSTANZE.

  22. INFORMAZIONI RIPORTATE SULL’ETICHETTA • NOME COMMERCIALE DEL PREPARATO. • NOMINATIVO E RECAPITO DELLA DITTA PRODUTTRICE. • NOME CHIMICO DELLA SOSTANZA. • SIMBOLI DI PERICOLO. • FRASI DI RISCHIO E CONSIGLI DI PRUDENZA (R,S) H e P. • QUANTITATIVO DEL CONTENUTO.

  23. I VECCHI E I NUOVI PITTOGRAMMI DI PERICOLO.

  24. COME E’ CAMBIATA LA LEGGE: V ANTAGGI: I NUOVI PITTOGRAMMI SONO RICONOSCIUTI A LIVELLO MONDIALE E NON PIU’ SOLO EUROPEO, CIO’ FACILITA LA COMUNICAZIONE -----------------

  25. Prima video • video DOPO

  26. ADESSO

  27. H (hazard): indicazioni di pericolo • P (precautionary): consigli di prudenza. • EUH: ulteriori informazioni di pericolo.

  28. Segnaletica di sicurezza

  29. Cartelli di divieto

  30. Cartelli di obbligo/prescrizione

  31. Cartelli di pericolo 1

  32. Cartelli di pericolo 2

  33. Cartelli di salvataggio 1

  34. Cartelli di salvataggio 2

  35. Cartelli per le attrezzature antincendio Video chiusura

  36. DPI e DPC • DPI: dispositivi di protezione individuale “attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciare la sicurezza o la salute durante il lavoro”. • DPC: dispositivi di protezione collettivi.

  37. DPIdispositivi di protezione individuale

  38. DPC

  39. STOCCAGGIO AGENTI CHIMICI

  40. NORME DI COMPORTAMENTO • Entrare in laboratorio solo in presenza dell’insegnante. • Usare sempre guanti di protezione quando si manipolano sostanze tossiche o pericolose, evitando di toccare porte maniglie telefono computer con gli stessi. • Indossare sempre il camice di protezione che deve essere di cotone al 100% o di materiale non infiammabile. • Utilizzare, quando vi sia il rischio di schizzi di sostanze pericolose, gli occhiali di protezione. È vietato l’uso di lenti a contatto senza indossare occhiali di sicurezza. • I capelli lunghi devono essere raccolti, evitare scarpe aperte e con tacchi alti. • Zaini, cappotti, ombrelli , devono essere sistemati negli appositi spazi. • Non fumare, non ingerire alimenti o bevande. • Non usare recipienti di laboratorio, frigoriferi o freezer per la conservazione di alimenti o bevande. • Prima dell’utilizzo di un qualsiasi prodotto chimico, leggere attentamente le etichette sui contenitori, con particolare riferimento alle frasi H e P. Leggere attentamente anche la scheda di sicurezza relativa al prodotto.

  41. Non utilizzare prodotti chimici prelevati da contenitori privi di etichetta. • Non mettere mai in un contenitore etichettato sostanze diverse da quelle indicate in etichetta. • Mantenere sempre perfettamente chiusi tutti i contenitori con prodotti chimici. • Ricorrere all’uso di DPC tutte le volte che le operazioni effettuate lo richiedono. • Non guardare attraverso un’apertura in un recipiente contenente una miscela di reazione. • Prelevare i reagenti con la massima cautela operando sotto cappa quando si usano sostanze particolarmente volatili, tossiche o dall’odore sgradevole, indossando apposite mascherine. • Non aspirare a bocca. • Non scaldare mai solventi infiammabili su fiamma libera. • I residui chimici di qualunque natura andranno collocati sempre solo negli appositi contenitori allestiti a questo scopo per il successivo smaltimento. • Chiudere le valvole del gas al termine del lavoro.

  42. Schede di sicurezza • Ogni sostanza presente in lab deve essere etichettata ed accompagnata dalla SDS. • Fornisce le indicazioni e le norme comportamentali da seguire quando si maneggia tale sostanza. • Rispetto all’etichetta,costituisce un sistema di informazione più completo e approfondito. • Contiene 16 voci distinte.

  43. Vedi scheda acido solforico Carlo Erba

  44. Una vita senza chimica??? • Ridurrebbe i rischi ma sarebbe un po’ scomoda • Cosa ne pensate??? • vivere senza chimica

  45. RISCHIO DA ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI

  46. Titolo X del D.Lgs. 81/08 ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI Art. 266 Campo di applicazione Tutte le attività lavorative in cui vi è rischio di esposizione ad agenti biologici

  47. RISCHIO BIOLOGICO

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