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Chassidismo. Nel contesto della mistica ebraica. Chassidismo. Viene considerato l’ultima fase della mistica ebraica Che dalla prima metà del ‘700, dalla Podolia all’Ucraina si diffonde rapidamente in Polonia, in Russia e in quasi tutte le comunità ebraiche dell’Europa orientale
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Chassidismo Nel contesto della mistica ebraica
Chassidismo • Viene considerato l’ultima fase della mistica ebraica • Che dalla prima metà del ‘700, dalla Podolia all’Ucraina si diffonde rapidamente in Polonia, in Russia e in quasi tutte le comunità ebraiche dell’Europa orientale • Assumendo un carattere di massa e quindi contrapponendosi alla mistica tradizionale
Chassidim e chassidismo • Chassidim, letteralmente: i pii o devoti, appartenenti al movimento chassidico fondato in Podolia attorno al 1750 da Isra’el ben Eliezer detto il Baal Shem Tov, “il Signore del Nome Buono” (del Nome Divino) • Fin dal suo sorgere, il chassidismo si configura come una mistica di massa proponibile a tutti • Si impernia sulla figura dello tzaddiq, il giusto, maestro spirituale a cui i chassidim si rivolgono con fiducia
Si presenta • Come movimento di risveglio religioso che, sopravvissuto alla Shoah, rappresenta tuttora una forza spirituale per migliaia e migliaia di ebrei • Ci sono scuole in Occidente (New York, Bruxelles, Parigi) e in Israele • La corrente più forte e più intellettuale è quella dei Lubavicher o Chabad • Alcuni esponenti e seguaci a Milano, Venezia e Roma
Rebbe di New York Menachem Mendel Schneerson (1902 – 1994)
Come tanti fenomeni religiosi • Il chassidismo ha vissuto momenti ed epoche diverse • La fase più innovativa è tra il 1750 e il 1850 • Attualmente è in una sorta di involuzione piuttosto lontana dall’entusiasmo delle origini
Rabbi Nachman di Breslaz (1850) Baal Shem Tov (1750)
Senso del narrare • Quando si parla di chassidismo si parla di racconti e narrazioni • Nel solco della tradizione: “quando tuo figlio di chiederà… allora dirai…” (Dt 6,20-21) • I racconti chassidici accentuano la potenza della parola a cui la memoria è affidata • Raccontare le storie dei santi maestri diviene un nuovo valore religioso
Qabbalah divenuta ethos • La qabbalah viene riproposta come ethos (halakhah) • Nuova prassi: nuovo modo di vivere la Torah nella sua dimensione mistica • Al vertice della scala sta la fede, non il sapere ( che comunque non viene condannato) • Si denuncia il sapere che diventa sinonimo di potere
Una mistica di massa • Impronta originale: comunità religiosa che ruota attorno a coloro che realizzano in sé la vita mistica: i santi maestri (tzaddiqim) • L’antico paradosso di solitudine e comunità qui è messo alla prova • Chi ha raggiunto la piena comunione con Dio diviene “canale” del divino che irradia santità sui suoi seguaci
Inoltre • Dai racconti emerge l’attenzione verso tutti: gente semplice, donne, bambini, peccatori… • La “potenza della parola” è trasferita nel santo chassidico che diviene esso stesso Torah vivente capace di operare miracoli e di procurare la teshuvah (conversione) • L’agire dei giusti contribuisce a produrre il tiqqun, la riunificazione della luce divina presente nella storia in modo frammentario
Elena Lea Bartolini De Angeli Ad uso esclusivamente didattico Docente di Giudaismo ed Ermeneutica ebraica Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (ISSR-MI) Università degli Studi di Milano-Bicocca elenalea@alice.it