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Anteprima. L’Unione Europea Il Sistema Monetario Europeo Politiche dell’UE e dello SME Teoria delle aree valutarie ottimali L’UE è un’area valutaria ottimale? Altre considerazioni su un’unione economica e monetaria. Che cos’è l’UE?.
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Anteprima • L’Unione Europea • Il Sistema Monetario Europeo • Politiche dell’UE e dello SME • Teoria delle aree valutarie ottimali • L’UE è un’area valutaria ottimale? • Altre considerazioni su un’unione economica e monetaria
Che cos’è l’UE? • L’Unione Europea è un sistema di istituzioni internazionali, tra le quali la prima è nata nel 1957, che ora rappresenta 25 paesi europei attraverso: • Il Parlamento Europeo: eletto dai cittadini dei paesi membri • Il Consiglio dell’Unione Europea: nominato dai governi dei paesi membri • La Commissione Europea: organo esecutivo • La Corte di Giustizia: interpreta le leggi UE • La Banca Centrale Europea, che conduce la politica monetaria attraverso un sistema di banche dei paesi membri chiamato Sistema Europeo di Banche Centrali
Che cos’è lo SME? • Il Sistema Monetario Europeo era in origine un sistema di cambi fissi implementato nel 1979 attraverso il meccanismo dei tassi di cambio (ERM). • Lo SME si è da allora evoluto in una unione economica e monetaria (UEM), un sistema più vasto di politiche economiche e monetarie coordinate. • Lo SME ha sostituito per la maggior parte dei paesi il meccanismo dei tassi di cambio con una valuta unica nell’unione economica e monetaria.
Appartenenza all’unione economica e monetaria • Per far parte dell’unione economica e monetaria, i membri SME devono • prima aderire all’ERM: i cambi sono fissati in bande definite attorno ad un cambio obiettivo, • quindi seguire politiche fiscali e monetarie controllate come deciso dal Consiglio dell’Unione Europea e dalla Banca Centrale Europea, • infine sostituire la valuta nazionale con l’euro, la cui circolazione è determinata dal Sistema Europeo di Banche Centrali.
Appartenenza all’UE • Per essere membro dell’UE, un paese deve, tra le altre cose, • Ridurre le barriere che limitano il commercio e i flussi di capitale finanziario • adottare regole comuni per l’emigrazione e l’immigrazione per facilitare il movimento delle persone • stabilire regole comuni per la sicurezza dell’ambiente lavorativo e la protezione dei consumatori • istituire alcune istituzioni politiche e legali che siano consistenti con la definizione UE di democrazia liberale
I membri dell’Unione Europea UE-25 Ingresso il 1.1.2007 Negoziazioni dal 2005 SEE (EEA) Accesso richiesto SEE = Spazio Economico Europeo, gruppo di libero scambio con l’UE.
Membri UE/SME dell’Unione Economica e Monetaria (UEM) Paesi in rosso: Membri UE che usano l’euro e sono membri dell’UEM. Paesi in blu: Membri UE che non usano l’euro e non sono membri dell’UEM.
Perché l’UE? I paesi che fondarono l’UE e lo SME avevano diversi obiettivi • Assicurare il potere dell’Europa negli affari internazionali: come unione di paesi, l’UE poteva rappresentare molto più potere economico e politico nel mondo. • Per rendere l’Europa un mercato unico: si riteneva che un grande mercato con libero scambio, liberi flussi di capitale finanziario e libere migrazioni di persone – oltre a tassi di cambio fissi o ad una valuta comune – favorisse la crescita economica ed il benessere economico. • Per rendere l’Europa politicamente stabile e pacifica.
Perché l’euro (UME)? I membri UE adottarono l’euro principalmente per 4 ragioni: • Mercato unico: si riteneva che si sarebbero ottenute una maggiore integrazione del mercato e una maggiore crescita economica. • Stabilità politica: si riteneva che una valuta comune avrebbe reso gli interessi politici più uniformi. • Si riteneva che l’influenza tedesca nello SME sarebbe stata moderata nel Sistema Europeo di Banche Centrali. • Eliminazione della possibilità di svalutazioni/rivalutazioni: con liberi flussi di capitale finanziario, si potevano verificare fughe di capitali e speculazioni in uno SME con valute diverse, ma sarebbe stato più difficile con una moneta unica.
Lo SME nel periodo 1979–1998 • Nel periodo 1979–1993, lo SME definiva il meccanismo dei tassi di cambio per permettere alla maggior parte delle valute di fluttuare di +/- 2,25% attorno al cambio obiettivo. • Il meccanismo dei tassi di cambio permise fluttuazioni più ampie (+/- 6%) per le valute di Portogallo, Spagna, Gran Bretagna (fino al 1992) e Italia (fino al 1990). • Questi paesi volevano una maggior flessibilità nella politica monetaria. • Le bande più ampie erano anche pensate per evitare speculazioni causate da diverse politiche monetarie e fiscali.
Lo SME nel periodo 1979–1998 (segue) Per evitare speculazioni, • Inizialmente nello SME si applicarono anche dei controlli valutari per limitare lo scambio di valute. • Ma dal 1987 al 1990 questi controlli furono rimossi per rendere l’UE un mercato comune per il capitale finanziario. • Si sviluppò anche tra i membri SME un sistema di credito per erogare prestiti ai paesi che avevano bisogno di attività e di valute che erano molto richieste nei mercati dei cambi.
Lo SME nel periodo 1979–1998 (segue) • Ma a causa delle differenze delle politiche monetarie e fiscali nello SME, gli operatori cominciarono ad acquistare attività tedesche (per gli alti tassi di interesse tedeschi) e a vendere altre attività SME. • Di conseguenza, la Gran Bretagna lasciò lo SME nel 1992 e permise la fluttuazione della sterlina contro le altre valute europee. • Di conseguenza, il meccanismo dei tassi di cambio fu ridefinito nel 1993 per permettere bande di +/-15% attorno al valore obiettivo per svalutare molte valute rispetto al marco tedesco.
Lo SME nel periodo 1979–1998 (segue) • Ma col tempo, ogni membro SME adottò politiche fiscali e monetarie controllate e i tassi di inflazione nello SME alla fine conversero (e la speculazione rallentò o cessò) • In effetti, i membri SME stavano seguendo le politiche monetarie controllate della Germania, che aveva registrato tradizionalmente bassa inflazione. • Con il meccanismo dei tassi di cambio a bande fisse dello SME, la Germania “esportava” la sua politica monetaria.
Convergenza dei tassi di inflazione tra i membri SME,1978–2000
Politiche dell’UE e dello SME • L’Atto Unico Europeo del 1986 raccomandava la rimozione di molte barriere al commercio, ai flussi di capitale finanziario e all’immigrazione entro dicembre 1992. • Permise inoltre l’approvazione della politica UE senza richiedere un consenso unanime tra i membri. • Il Trattato di Maastricht, proposto nel 1991, stabiliva i 3 provvedimenti per trasformare lo SME in un’unione economica e monetaria. • Richiedeva inoltre la standardizzazione della regolamentazione e la centralizzazione della politica estera e di difesa tra i paesi UE. • Alcuni membri UE/SME non hanno ratificato tutte le clausole.
Politiche dell’UE e dello SME (segue) • Il trattato di Maastricht richiede che i membri che vogliono entrare nell’unione economica e monetaria • raggiungano la stabilità del cambio definita dall’ERM prima di adottare l’euro. • raggiungano la stabilità dei prezzi: un tasso di inflazione massimo di 1,5% maggiore rispetto alla media dei tre tassi di inflazione nazionale più bassi tra i membri UE. • mantengano una politica fiscale restrittiva: • Un rapporto deficit pubblico / PIL di massimo il 3%. • Un rapporto debito pubblico /PIL di massimo il 60%.
Politiche dell’UE e dello SME (segue) • Il trattato di Maastricht richiede che i membri che vogliono rimanere nell’unione economica e monetaria • mantengano una politica fiscale restrittiva: • un rapporto deficit pubblico / PIL massimo del 3%. • un rapporto debito pubblico / PIL massimo del 60%. • Vengono inflitte sanzioni finanziarie ai paesi con deficit o debito “eccessivi”. • Anche il Patto di Stabilità e Crescita, negoziato nel 1997, prevede sanzioni finanziarie per i paesi con disavanzo o debito “eccessivo”.
Politiche dell’UE e dello SME (segue) • L’euro fu adottato nel 1999, e il precedente meccanismo dei tassi di cambio divenne obsoleto. • Ma fu istituito un nuovo meccanismo dei tassi di cambio — ERM2 — tra l’unione economica e monetaria e i paesi esterni. • Permetteva ai paesi (sia interni che esterni all’UE) che volevano entrare nell’unione economica e monetaria in futuro di mantenere tassi di cambio stabili prima dell’ingresso. • Permetteva ai membri UE fuori dall’unione economica e monetaria di mantenere tassi di cambio fisso se lo desideravano.
La teoria delle aree valutarie ottimali • La teoria delle aree valutarie ottimali sostiene che l’area ottimale per un sistema di cambi fissi, o per una valuta comune, sia un’area fortemente integrata economicamente. • Integrazione economica significa liberi flussi di • beni e servizi (commercio) • capitale finanziario e capitale fisico • lavoratori/lavoro (immigrazione ed emigrazione). • La teoria fu sviluppata da Robert Mundell nel 1961.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • I cambi fissi hanno costi e benefici per i paesi che decidono se aderirvi. • I benefici dei cambi fissi sono che evitano l’incertezza ed i costi di transazione internazionali implicati dai cambi flessibili. • Si definisce il beneficio che si ha con l’adesione di un paese ad un sistema di cambi fissi come guadagno di efficienza monetaria.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • Il guadagno di efficienza monetaria di un sistema di cambi fissi dipende dalla dimensione dell’integrazione economica. • Dopo l’adesione ad un sistema di cambi fissi: • Se il commercio tra i paesi è molto sviluppato, allora i costi di transazione si riducono molto. • Se il capitale finanziario può muoversi liberamente tra i membri, allora l’incertezza sui tassi di rendimento si riduce molto. • Se le persone possono migrare liberamente tra i confini per lavorare, allora l’incertezza sui salari si riduce molto.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • In generale, maggiore è il grado di integrazione economica, maggiore è il guadagno di efficienza monetaria. • Tracciamo un grafico del guadagno di efficienza monetaria in funzione del grado di integrazione economica.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) La curva GG. La curva crescente GG mostra che il guadagno di efficienza monetaria di un paese, derivante dall’adesione a un’area con tassi di cambio fissi, aumenta al crescere della sua integrazione economica con quell’area.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) Nell’analizzare il guadagno di efficienza monetaria, • abbiamo ipotizzato che i membri del sistema di cambi fissi mantenessero un livello dei prezzi stabile. • Ma quando c’è un’inflazione variabile tra i paesi membri, allora l’adesione al sistema non ridurrà (così tanto) l’incertezza. • abbiamo ipotizzato che un nuovo membro sia pienamente vincolato al sistema di cambi fissi. • Ma se un nuovo membro può lasciare il sistema di cambi fissi, allora l’adesione al sistema non ridurrà (così tanto) l’incertezza.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • L’integrazione economica permette anche la convergenza dei prezzi dei membri di un sistema di cambi fissi e dei potenziali membri. • Ci si aspetta che la legge del prezzo unico funzioni meglio quando i mercati sono integrati.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • I costi dei cambi fissi sono rappresentati dalla perdita della politica monetaria per stabilizzare produzione e occupazione, e dalla perdita dell’aggiustamento automatico dei tassi di cambio alle variazioni della domanda aggregata. • Definiamo questa perdita che si verifica se un paese si unisce ad un sistema di cambi fissi come perdita di stabilità economica.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • La perdita di stabilità economica derivante dall’adesione ad un sistema di cambi fissi dipende anche dal grado di integrazione economica. • Dopo l’adesione ad un sistema di cambi fissi, se il nuovo membro deve affrontare una riduzione della domanda aggregata: • I prezzi relativi tendono a scendere, portando gli altri membri ad aumentare molto la domanda aggregata se vi è una forte integrazione economica, perciò la perdita economica non è così grande. • Il capitale finanziario o il lavoro migreranno verso le aree con rendimenti o salari più elevati se vi è una forte integrazione economica, perciò la perdita economica non è così grande.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • La perdita dell’aggiustamento automatico dei cambi flessibili non è così elevata se i mercati dei beni e dei servizi sono integrati. • L’aggiustamento automatico causerebbe un apprezzamento delle valute estere, cosa che provocherebbe un aumento in molti prezzi per i consumatori domestici quando i mercati dei beni e dei servizi sono integrati.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • In generale, maggiore è il grado di integrazione economica, minore è la perdita di stabilità economica. • Tracciamo un grafico della perdita di stabilità economica in funzione del grado di integrazione economica.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) La curva LL. La curva decrescente LL mostra che la perdita di stabilità economica di un paese che decide di aderire a un’area con tassi di cambio fissi diminuisce al crescere della sua integrazione economica con quell’area.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • In un dato punto critico che misura il grado di integrazione, il guadagno di efficienza monetaria supererà la perdita di stabilità economica per un membro che sta valutando l’adesione ad un sistema di cambi fissi.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) La decisione di fissare il tasso di cambio. L’intersezione delle curve GG e LL nel punto 1 determina il livello critico θ1 di integrazione economica fra l’area valutaria e il paese che deve decidere se aderirvi. Per ogni livello di integrazione superiore a θ1, l’adesione produce benefici netti positivi per il paese che decide di aderire.
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) • Si potrebbe verificare un evento che causa un aumento della frequenza o dell’intensità delle variazioni della domanda aggregata per un paese. • In questo caso, la perdita di stabilità economica sarebbe maggiore per ogni grado di integrazione economica tra il nuovo membro ed i membri del sistema di cambi fissi. • Come influenzerebbe il punto critico in cui il guadagno di efficienza monetaria è uguale alla perdita di stabilità economica?
La teoria delle aree valutarie ottimali (segue) Aumento della variabilità sul mercato dei prodotti. Un aumento dell’intensità e della frequenza degli shock specifici del paese che aderisce nel mercato dei prodotti fa spostare verso l’alto la curva LL, da LL1 a LL2: infatti, per un dato livello di integrazione economica con l’area a tassi di cambio fissi, la perdita di stabilità economica del paese, causata dall’aver fissato il cambio, aumenta. Lo spostamento della LL fa aumentare a θ2 il livello critico di integrazione economica al quale è vantaggioso aderire all’area.
L’UE è un’area valutaria ottimale? • Se ci si può aspettare che l’UE/SME/unione economica e monetaria diano benefici ai loro membri, ci aspettiamo che i suoi membri abbiano un grado elevato di integrazione economica: • Grandi volumi di commercio in rapporto al PIL. • Un’elevata quantità di investimenti finanziari esteri e di investimenti diretti esteri sull’investimento totale. • Una grande quantità di migrazioni tra i confini in rapporto alla forza lavoro.
L’UE è un’area valutaria ottimale? (segue) • La maggior parte dei membri UE esporta dal 10% al 20% del Pil agli altri membri UE. • Questo dato si mette a confronto con esportazioni inferiori al 2% del Pil UE verso gli USA. • Ma il commercio tra le regioni negli USA è una percentuale maggiore del Pil regionale. • Il commercio era limitato da regolamentazioni che sono state rimosse con l’Atto Unico Europeo?
L’UE è un’area valutaria ottimale? (segue) • Inoltre si verificano deviazioni dalla legge del prezzo unico in molti mercati UE. • Se i mercati UE fossero molto integrati, allora i prezzi (corretti per la valuta) dei beni e dei servizi dovrebbero essere quasi gli stessi nei diversi mercati. • Il prezzo della stessa automobile BMW varia del 29,5% tra il mercato britannico e quello olandese. • Quanta discriminazione di prezzo esiste?
L’UE è un’area valutaria ottimale? (segue) • Non ci sono prove di un’estesa migrazione regionale nell’UE. • L’Europa ha molte lingue e culture, cosa che impedisce la migrazione e la mobilità del lavoro. • I sindacati e le leggi inoltre impediscono il movimento del lavoro tra settori e paesi.
L’UE è un’area valutaria ottimale? (segue) • L’evidenza empirica inoltre mostra che le differenze nei tassi di disoccupazione regionali negli USA sono più limitate e meno persistenti delle differenze nei tassi di disoccupazione nazionali in UE, indice di una mancanza di mobilità del lavoro in UE.
L’UE è un’area valutaria ottimale? (segue) • L’evidenza empirica mostra che i flussi di capitale finanziario sono più liberi in UE dopo il 1992 e il 1999. • Ma la mobilità del capitale senza la mobilità del lavoro può accrescere la perdita di stabilità economica. • Dopo una riduzione della domanda aggregata in un particolare membro UE, il capitale finanziario potrebbe essere facilmente trasferito altrove mentre il lavoro è fisso. • La perdita di capitale finanziario potrebbe ridurre ulteriormente la produzione e l’occupazione.
Altre considerazioni su un’UEM • La struttura delle economie nell’unione economica e monetaria dell’UE è importante per determinare come i membri rispondono a shock della domanda aggregata. • Le economie dei membri UE sono simili nel senso che c’è un alto volume di commercio intra-settoriale rispetto al volume totale. • Sono diverse nel senso che i paesi dell’Europa Settentrionale hanno alti livello di capitale fisico per lavoratore e più lavoro qualificato rispetto ai paesi dell’Europa Meridionale.
Altre considerazioni su un’UEM (segue) • Come un membro UE risponde a shock alla domanda aggregata può dipendere da come la struttura della sua economia si posiziona rispetto a quella degli altri membri UE. • Per esempio, gli effetti di una riduzione della domanda aggregata causata da una riduzione della domanda nel settore del software dipenderà dall’eventualità che un membro UE abbia un gran numero di lavoratori qualificati nella programmazione rispetto agli altri membri UE.
Altre considerazioni su un’UEM (segue) • Anche l’ammontare dei trasferimenti tra membri UE può influenzare la modalità di risposta delle economie UE a shock alla domanda aggregata. • I pagamenti fiscali tra i paesi nel sistema federale UE, o federalismo fiscale, può aiutare a compensare la perdita di stabilità economica che deriva dall’adesione ad un’unione economica e monetaria. • Ma rispetto ai trasferimenti interregionali negli USA, tra i membri UE c’è un limitato federalismo fiscale.
Sommario • Lo SME era prima un sistema di cambi fissi ma successivamente si è sviluppato in un più esteso coordinamento delle politiche economiche e monetarie: un’unione economica e monetaria. • L’Atto Unico Europeo del 1986 ha raccomandato ai membri UE la rimozione delle barriere allo scambio, ai flussi di capitale e all’immigrazione entro il 1992.
Sommario (segue) • Il trattato di Maastricht ha delineato i 3 requisiti perché lo SME diventasse un’unione economica e monetaria. • Ha inoltre standardizzato molte leggi e dato alle istituzioni UE più controllo sulle politiche di difesa. • Ha inoltre istituito penalità per i membri UME che spendono troppo. • Nel 1999, quando è nato l’euro, è stato definito un nuovo meccanismo dei tassi di cambio contro l’euro.
Sommario (segue) • Un’area valutaria ottimale ha membri con un elevato grado di integrazione economica tra i mercati dei beni & servizi, del capitale finanziario e del lavoro. • E’ un area in cui il guadagno di efficienza monetaria derivante dall’adesione ad un sistema di cambi fissi è almeno pari alla perdita di stabilità economica. • L’UE non ha un alto grado di mobilità del lavoro a causa delle differenze nella cultura e a causa della sindacalizzazione e della legislazione. • E’ dubbio che l’UE possa essere classificata come area valutaria ottimale.