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3. IL CASTELLO I primi castelli erano di legno, circondati da un recinto. Servivano alla difesa da attacchi nemici: dove possibile, questi edifici erano costruiti su alture per controllare meglio quello che succedeva intorno.
Con il tempo i castelli si ingrandirono e furono costruiti in pietra, materiale piů resistente agli incendi. Di solito il castello era costituito da tre piani, i soffitti erano molto alti. A pianterreno cerano i magazzini per la raccolta e la conservazione delle provviste, delle botti e di ogni altro utensile, e cera la cucina. Il secondo piano era destinato allabitazione e alle riunioni di famiglia, cera una grande camera da letto per il signore e la moglie e un salone dove si organizzavano banchetti e si invitavano gli ospiti. Al terzo piano dormivano i figli e le figlie del castellano, qui si riposavano anche le sentinelle addette alla guardia del castello. Tutte le stanze erano riscaldate da un camino.
Il maschio, o mastio, o torrione era la parte piů fortificata e difficile da conquistare.
4. Gli elementi del castello
5. La vita nel castello Il castello non era solo una roccaforte militare, ma anche la sede del governo e labitazione del signore. Era una specie di cittadella dove si potevano trovare amministratori, artigiani, militari, musici e servi sempre pronti a esaudire i suoi desideri.
Il signore e la sua dama erano i padroni del castello. I loro figli venivano educati a essere, a loro volta, cavalieri e dame.
A corte viveva un gruppo di alti dignitari. I piů importanti erano il maresciallo, che sovrintendeva alle scuderie e alla sicurezza; il cappellano, cioč il sacerdote di corte; i notabili, che amministravano il patrimonio e sostituivano il signore nelle questioni ordinarie.
La difesa del castello era affidata al corpo di guardia, soldati di mestiere. Tra loro cerano i cavalieri, i balestrieri e gli arcieri.
Alla corte si incontravano anche i giocolieri, acrobati e menestrelli che allietavano e intrattenevano il signore.
Nelle cucine enormi e fumose, dove il fuoco era sempre acceso, lavoravano i cuochi.
A corte vivevano anche degli artigiani come lo stoiaio e la filatrice. Il primo intrecciava le stuoie che venivano stese sui pavimenti, la seconda tesseva le lenzuola di lino finissimo che erano usate dai signori.
Il falconiere addestrava e accudiva i falchi, assai preziosi per il signore che li usava nella caccia; lo stalliere badava ai cavalli da passeggio, da torneo e da guerra.
Gli inservienti svolgevano i lavori piů umili.
6. I cavalieri I ragazzini appartenenti alle famiglie nobili potevano diventare cavalieri. Intorno ai sette anni, venivano mandati presso un nobile, generalmente un parente stretto o un grande feudatario. Il loro primo compito era quello di fare i paggi, ovvero servire un cavaliere e far compagnia alle dame. In cambio imparavano i fondamenti del galateo, le buone maniere. Inoltre, veniva offerta loro la possibilitŕ, giŕ a quelletŕ, di imparare a cavalcare.
E poi verso i quattordici anni i giovani cominciavano ad usare le armi (per primo larco) accompagnando i propri cavalieri, di cui diventavano gli scudieri, nelle diverse imprese. Il nome scudiero proveniva da scudo, in quanto il compito iniziale era di portare lo scudo del proprio signore. In seguito i compiti di questi si ampliarono e riguardavano: accudire il cavallo del signore, tenere in ordine il suo equipaggiamento e, prima delle battaglie, aiutarlo ad indossare larmatura.
E se, durante il combattimento, il signore veniva disarcionato o ferito, il compito degli scudieri era quello di soccorrerlo.
A ventuno anni, se avevavano svolto per tutti quegli anni i compiti in modo soddisfacente, venivano INVESTITI CAVALIERI.
7. IL DECALOGO DEL CAVALIERE: le armi
8. Assedio al castello
9. Il torneo
10. Lalimentazione Durante il Medioevo i cereali furono il cibo piů diffuso.
Frumento, avena, orzo e segale venivano utilizzati per cucinare minestre e preparare il pane.Vari tipi di farina erano ricavati anche da legumi essiccati e macinati.
Tra gli ortaggi erano molto diffusi: il cavolo, la rapa, il sedano, la cipolla e laglio.
La carne, abbondante sulle mense dei nobili e dei ricchi, scarseggiava nellalimentazione della gente comune.
Tra gli animali domestici, il maiale era il primo fornitore di carne; la mucca veniva allevata soprattutto per il latte; galline e oche erano assai diffuse.
Abbastanza comune era il consumo di pesce, sia di mare sia dacqua dolce.
Un forte ostacolo ad un maggior consumo di carne e pesce era costituito, oltre che dai costi, dalla difficoltŕ di conservare per lunghi periodi i prodotti alimentari.
11. I musici e i trovatori Trovatori, giullari, musici e saltimbanchi di ogni tipo si recavano di castello in castello per offrire il loro spettacolo al signore, alle dame e ai cavalieri. Il loro mestiere era dunque quello di intrattenere e divertire la nobiltŕ, raccontando i poemi che i grandi scrittori avevano composto per i signori piů illustri. Non sapevano leggere e li recitavano a memoria arricchendoli con la musica o accompagnandoli con danze.
I trovatori erano chiamati cosě perché trovavano, cioč inventavano le loro opere, poesie e canzoni. Erano quindi degli autori. Diffondevano essi stessi le loro opere, che, una volta diventate famose erano raccontate dai menestrelli e dai giullari.
Erano poesie e canzoni d amore o che narravano imprese eroiche.
12. La caccia Nella foresta abitavano i demoni, i mostri, le fiere, i fuorilegge; essa era perň il territorio dellavventura cavalleresca, del tirocinio attraverso il quale si diventava veri guerrieri.
Tale tirocinio era oggetto di racconti fantastici che si trovavano nei romanzi cortesi e nelle fiabe.
La caccia alla fiera nobile (lorso, il cervo, il cinghiale) era giŕ addestramento alla guerra e cibarsene era privilegio della nobiltŕ.
I nobili uscivano a cavallo accompagnati da una muta di cani e seguivano la traccia degli animali.
Laltro tipo di caccia adatto allaristocrazia, oltre a quella dei grandi animali feroci, era la caccia con il falcone.
La falconeria era uno sport molto diffuso nel Medioevo. Nobili e castellane possedevano falchi e sparvieri addestrati a catturare uccelli piů piccoli e roditori. Laddestramento del falcone richiedeva molto tempo e pazienza e comportava la presenza nei grandi castelli, di intere squadre di falconieri. Il falcone addestrato, retto dal signore sul polso ricoperto da un robusto guanto di cuoio, che lo proteggeva dagli artigli acuminati, veniva lanciato quando appariva la preda.
13. La scuola La piů importante scuola nel Medioevo era la famiglia stessa. I fanciulli vi imparavano anzitutto i principi morali e venivano istruiti dal padre nel mestiere che di generazione in generazione era tramandato nella stessa famiglia.
Vere e proprie scuole vennero fondate per volere di Carlo Magno: erano scuole a carattere religioso e venivano istituite presso i conventi, le chiese parrocchiali e le cattedrali. Linsegnamento veniva impartito in latino; la disciplina era molto severa. Per coloro che dimostravano scarso amore per lo studio era sempre pronta una robusta frusta che veniva regolarmente usata, appena se ne presentasse lopportunitŕ.
Sino al XII secolo si insegnarono soltanto materie culturali.
Con lo sviluppo dei commerci e delle industrie anche le scuole, almeno alcune di esse, cominciarono ad impartire un insegnamento pratico.
Esse erano chiamate scuole dell abbaco; vi venivano preparati coloro che dovevano lavorare negli empori commerciali.
14. Il gioco Al castello cerano molti bambini: alcuni erano i figli del signore, altri dei cavalieri e degli ospiti della corte, altri ancora erano i figli dei dipendenti del feudatario.
Passavano la giornata studiando, se nobili, o lavorando. Tutti perň avevano il tempo per giocare. I loro giocattoli erano bambole e palle di pezza, archi, spade e scudi di legno.
I giochi preferiti erano:
Immaginarie battaglie che, venivano combattute con spade di legno e piccoli scudi.
La lotta era un gioco di forza e destrezza, soprattutto se fatta mantenendosi in equilibrio su un compagno.
Il gioco della pelota che si praticava allaria aperta.
15. I passatempi La nobiltŕ occupava il tempo libero con la danza, il canto e la musica.
Altri passatempi erano giochi come gli scacchi e, per le dame, la lettura (generalmente la donna era piů colta del marito, troppo occupato dalle armi e dagli affari), la filatura della lana, la tessitura di semplici tele, il ricamo su stoffe preziose e in corti particolari, la dama sovrintendeva al lavoro delle esperte cucitrici di arazzi
16. La medicina NellAlto Medioevo la medicina europea soffrě della totale disorganizzazione dei medici laici. Per rispondere alle necessitŕ di assistenza medica nacque la medicina monastica che, si diffuse presto, favorendo il sorgere di istituzioni caritatevoli per lassistenza dei molti malati di lebbra e altre malattie infettive.
In questo campo furono attivi soprattutto i monaci benedettini, che raccolsero e studiarono testi medici antichi nella loro biblioteca di Montecassino nel Lazio.
In seguito, Salerno divenne gradualmente un famoso centro medico e allinizio dell XI secolo fu sede della prima scuola di medicina occidentale laica, e nellinsegnamento sottolineava limportanza della dieta e delligiene personale.
Nel XIII secolo vennero attuate leggi che consentivano la dissezione del corpo umano e di esercitare la medicina solo dopo il superamento di un esame e il rilascio di una licenza.
In Italia, nel XIII secolo, importanti centri di medicina furono le universitŕ di Bologna e Padova.
17. Visita al castello di Oria Il castello di Oria sorge sulla parte piů alta del territorio ; fu fatto costruire da Federico 2° di Svevia.
In quel posto sorgeva un solitario torrione normanno.
La struttura del castello č triangolare,con il vertice verso Nord e la base a mezzogiorno.
Ledificio puň essere definito un ampio recinto fortificato nei punti piů indifesi dalla presenza di torrioni.
La torre del Cavaliere,la torre del Salto,la torre Quadrata a Sud e la torre dello Sperone a Nord.
Il castello si trova in posizione visibile da una distanza del centro storico,poi non si vede piů per ricomparire allimprovviso al termine di una stradina come un possente muraglione.
18. I protagonisti