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Uso dei contratti a termine e produttività delle imprese italiane

Uso dei contratti a termine e produttività delle imprese italiane. Andrea Ricci Ricercatore ISFOL Brescia, 21 giugno 2012 - ISFOL,Roma . Evidenza empirica .

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Uso dei contratti a termine e produttività delle imprese italiane

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Presentation Transcript


  1. Uso dei contratti a termine e produttività delle imprese italiane Andrea Ricci Ricercatore ISFOL Brescia, 21 giugno 2012 - ISFOL,Roma

  2. Evidenza empirica Alcuni recenti contributi mostrano che la produttività delle imprese è negativamente correlata all’intensità dell’uso di contratti a termine (CT). • Damiani Pompei e Ricci (2011): tra il 1995 e il 2007 nei paesi europei in cui si è maggiormente ridotta la protezione a tutela dell’impego per i contratti a termine vi è stato un maggiore declino della produttività totale dei fattori • Dolado and Stucchi (2008): In Spagna l’aumento della quota di contratti a termine ha ridotto la produttività delle imprese • Boeri and Garibaldi (2007) trovano una relazione negativa tra lo stock di lavoratori temporanei e l’evoluzione della produttività di impresa. • Altri contributi sono presentati in questo seminario: Cappellari, Dell’Aringa, Leonardi (2011), Lotti e Viviano (2012).

  3. Obiettivi della ricerca • Il principale contributo della nostra ricerca è quello di estendere l’analisi della relazione tra contratti a termine e produttività considerando la diversa qualità delle imprese italiane in termini di performance produttiva. In altre parole usiamo uno stumento statistico che ci permette di capire come la relazione tra CT e produttivià varia tra imprese con una buona performance, imprese con performance media e imprese con bassa performance produttiva. • L’impatto della quota dei contratti a termine è valutato non solo sulla produttività, ma anche sui costi del lavoro e quindi sui profitti delle imprese. • A nostra conoscenza è la prima ricerca di questo genere condotta in Italia.

  4. Dati • L’analisi empirica è condotta sui microdati a livello di impresa ottenuti dalla Rilevazione Longitudinale su Imprese e Lavoro (RIL), ISFOL. • I dati RIL contengono molte informazioni relative alle caratteristiche della forza lavoro occupata (tra cui appunto la quota dei contratti a termine), la specializzazione produttiva delle imprese, la loro dimensione e localizzazione geografica, ecc. • RIL si riferisce agli anni 2005 e 2007. • I dati RIL sono integrati con le informazioni relative ai bilanci certificati delle imprese provenienti dall’archivio AIDA, il quale fornisce informazioni più precise circa la produttività, il costo del alvoro, I profitti, ecc. • La selezione del campione: società di capitali con almeno 10 dipendenti • L’analisi è condotta inizialmente sul settore manifatturiero; poi è estesa a tutti i settori economici (compresi i servizi);

  5. Statistiche descrittive: settore manifattura • In media la quota di contratti a termine usati dalle imprese (Fixed term) decresce leggermente passando dal 7.8% nel 2005 e al 6.9% nel 2007; ciò è coerente anche con le evidenze rilevate dall’ ISTAT. • Le altre variabili di bilancio invece non variano molto nel biennio considereato; in particolare il valore aggiunto (lnY), il costo del lavoro (ln lab_cost), la dimensione di imprese (lnL) e il capitale fisico investito (lnK) rimangono pressochè costanti.

  6. Statistiche descrittive (2) • La figura seguente dimostra che il valore aggiunto della produzione e il costo del lavoro sono fortemente correlati: circa al 0.95: in altre parole le imprese con alto costo del lavoro sono anche quelle con maggiore produttività.

  7. Descriptive statistics (3) • Come si osserva dalla seguente figura, la quota di contratti a termine diminuisce quando aumenta il valore aggiunto dell’impresa

  8. Analisi empirica • L’analisi empirica è condotta sfruttando la dimensione temporale del dataset RIL-AIDA, conducendo stime ad effetti fissi. In particolare: (1) siamo interessati a verificare come la variazione nell’uso dei contratti a termine da parte delle imprese genera una variazione del valore aggiunto della produzione, tendendo conto dell’eterogenerità non osservata delle aziende (ovvero la qualità del management, le strategie competitive, ecc). (2) siamo interessati a verificare come come la variazione nell’uso dei contratti a termine genera una variazione del costo del lavoro, tendendo conto dell’eterogeneità non osservata delle aziende. (3) Dato che il profitto e sostanzialemte la differenza tra valore della produzione e costo della produzione, l’analisi dell’impatto differenziale dell’uso dei contratti a termine sul valroe aggiunto e sul costo del lavoro….ci permette di identificare la relazione che lega flessibilità contrattuale e profitti delle imprese italiane

  9. Stime dell’ impatto dei CT sul valore aggiunto e sul costo del lavoro - Risultato: L’impatto (negativo) della quota di contratti a termine sul costo del lavoro è in media maggiore di quello (negativo) esercitato sul valore aggiunto; in altre parole l’uso dei contratti a termine fa risparmiare sui costi del lavoro più di quanto fa perdere alla produttività

  10. Impatto dei Ct sul margine operativo lordo e sui profitti Risultato: l’impatto della quota dei contratti a termine aumenta I profitti delle imrpese, sebbene tale guadagno si riduca man mano che si considerano le imrpese “migliori” in termini di redditività.

  11. Tutti i settori: impatto dei CT sul valore aggiunto e sul costo del lavoro

  12. Tutti i settori: impatto dei CT sui profitti

  13. Conclusioni • L’impatto (negativo) della quota di CT sul costo del lavoro è maggiore di quello (negativo) eservitato sulla produttività. • Le imprese collocate nella parte più bassa della distribuzione dei profitti sono quelle che beneficiano di più della disponibilità di CT , mentre non vi è alcun impatto dei CT sulle imprese collocate nella parte alta della distribuzione, ovvero quelle che fanno alti profitti • In una prospettiva dinamica, ciò significa che l’uso dei contratti a termine potrebbero favorire I profitti delle imprese a bassa produttività, aiutandole a sopravvivere anche nel caso in cui sono strutturalmente improduttive. Ciò è una perdita di efficienza per tutto il sistema economico, poichè attraverso questo canale la flessibilità contrattuale impedisce la riallocazione delle attività produttive dai settori in contrazione ai settori in espansione.

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