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Impatto della crisi …. strategie per uscirne Tavola rotonda del meeting della CISL del FVG

Impatto della crisi …. strategie per uscirne Tavola rotonda del meeting della CISL del FVG. “ INDUSTRIARSI per uscire dalla crisi ” Fulvio Mattioni - economista. Magnano in Riviera, 19 settembre 2009. Fonte: Eurostat. 1. 2002-2009: uno scenario inedito.

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Impatto della crisi …. strategie per uscirne Tavola rotonda del meeting della CISL del FVG

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Presentation Transcript


  1. Impatto della crisi …. strategie per uscirne Tavola rotonda del meeting della CISL del FVG “INDUSTRIARSI per uscire dalla crisi” Fulvio Mattioni - economista Magnano in Riviera, 19 settembre 2009

  2. Fonte: Eurostat 1. 2002-2009: uno scenario inedito Il trend del Pil procapite di Italia e FVG a livello internazionale (PIL procapite in PPS, UE a 27 = 100) Con l’inizio di questo decennio il mondo è molto cambiato. Per alcuni Paesi dell’Area Euro (EA), per l’Italia e per il FVG ha significato crescita economica debole e perdita di benessere economico (BE) Fatto 100 quello della UE a 27, il BE dell’Italia scende da 111,9 nel 2002 a 100,5 nel 2008 (-10%). Quello del FVG cala da 125,4 a 112,5 (-10,3%). Se ne accorge di più chi va all’estero Siamo quelli che arretrano di più: (EA –3,5%), F (-7,7%), GB (-2,5%). Altri, però, avanzano: E (3,1%), GR (5,6%), SLO (8,6%). USA e D (0%)

  3. Fonte: Eurostat, FMI 1. 2002-2009: uno scenario inedito Il trend dell’economia internazionale 2002-2009, per Paesi e macroaree (var. % del PIL) Perdiamo BE perché il reddito dell’Italia rimane fermo (+0,2%) equello del FVG addirittura arretra (-0,8%) Non per tutti è così, però. Diversi Paesi dell’AE crescono, tutti i nuovi membri dell’UE 27 crescono intensamente, l’area PECO e CIS cresce più della media globale (27,6%), India e Cina volano Il mondo non è affatto tutto grigio. Offre opportunità di crescita a chi si attrezza per coglierle

  4. Fonte: Istat, Ufficio Statistica FVG 2. La percezione del cambiamento La soddisfazione delle famiglie del Nord Italia e del FVG con riferimento alla situazione economica (in % delle famiglie) La quota di famiglie FVG soddisfatte della situazione economica era del 65,8% nel 2002 e scende al 51,7% nel 2008 Quelle insoddisfattesono passate da 1/3 a quasi la metà: sono circa 260.000 famiglie del FVG Nell’Italia del Nord la situazione è simile. Quante saranno le famiglie soddisfatte del 2009?

  5. Fonte: Istat 2. La percezione del cambiamento Il giudizio delle famiglie del FVG sull’evoluzione economica rispetto all’anno precedente (in % delle famiglie) La percezione delle famiglie ed i dati economici vanno a braccetto? La risposta a tra poco Le famiglie segnalano un peggioramento nel periodo 2003-2005 (da 42,4% a 48,5%), un miglioramento nel 2006-2007 ed un fortissimo peggioramento nel 2008 Nel 2008 il peggioramento è percepito dal 60% delle famiglie del FVG, per il 35,1% non è cambiato nulla, per il 5,4% la situazione economica è migliorata Posso anticipare, però, che nei convegni l’esiguo gruppetto del 5,4% è sempre ben rappresentato.

  6. Fonte: Istat 2. La percezione del cambiamento Il disagio economico espresso dalle famiglie del FVG nel 2007 (in % delle famiglie) Il 29,7% delle famiglie del FVG (oltre 158.000) arriva a fine mese con difficoltà. Il 10,9% con grande difficoltà Coerentemente con tale condizione, una quota prossima al 30% delle famiglie del FVG non riesce a sostenere spese impreviste di 700€, né a fare una settimana di ferie Quote più limitate, ma non marginali, di famiglie sperimentano condizioni di deprivazione materiale. Serve un intervento adeguato di welfare pubblico e di solidarietà sociale Tra famiglie sicuramente povere, povere e a rischio di povertà, sono oltre 50 mila, in FVG, le famiglie che si collocano nei dintorni della soglia di povertà

  7. Fonte: Istat, ARL-FVG 3. Lo scenario economico del FVG La capacità dell’economia di produrre reddito (Var. % annua del PIL) Come detto all’inizio, nel nuovo scenario economico, il FVG ha perso lo 0,8% del proprio PIL. Il trend del reddito prodotto dall’economia del FVG va a braccetto con le percezioni delle famiglie. E annuncia loro un 2009 (-4,1%) ben peggiore del 2008 (-1%) Dopo la crescita del biennio 2000-2001 che chiude la fase di di sviluppo iniziata nel 1993, si individuano 3 fasi ben distinte • La fase 2002-2004 in cui il PIL cade dell’1,9%; • La fase2005-2007 in cui il PIL cresce del 6,2%; • La fase2008-2009 in cui il PIL cade del 5,1%

  8. Fonte: Istat, ARL-FVG 3. Lo scenario economico del FVG Il reddito prodotto dal settore terziario e manifatturiero (Var. % annua) Il FVG ha una marcata vocazione industriale. In particolare nell’area friulana dove si concentra l’80% del settore La forte caduta del reddito 2009 è frutto di una crisi industriale a due cifre (-12,5% PIL e –16% export). Nel periodo gen-giu 2009 l’export del FVG è caduto del 23,4%,–1,6 miliardi di €. (A PN, – 34,3%). Quando l’industria cresce, l’economia va. Quando l’industria soffre anche l’economia soffre. Le 3 fasi registrano tale situazione

  9. Fonte: Movimprese 3. Lo scenario economico del FVG L’evoluzione della base produttiva artigiana, 2002-2008 (Var. assoluta imprese attive) L’artigianato è fortemente coinvolto nella crisi manifatturiera (perde ben 947 imprese, il 10,2%) e nelle attività collegate (nei Trasporti, meno 504 imprese, pari a ad un calo del 18,1%) Soffre particolarmente la crisi il comparto del legno-mobilio (-507 imprese, pari a –17,9%) ma anche il settore elettromeccanico (-250 imprese, pari a –22,5%)

  10. Fonte: Istat, ARL-FVG 3. Lo scenario economico del FVG Il trend degli investimenti (Var. % annua) Per infondere fiduciae far ripartire gli investimenti industriali serve una politica industriale di forte rilancio Dopo l’euforia manifestata nella coda del ciclo positivo (biennio 2000-2001), ritroviamo, infatti, le solite 3 fasi viste in precedenza Anche gli imprenditori condividono il giudizio delle famiglie e il responso dei numeri dell’economia. Come traspare dal trend dell’investimento che sintetizza le loro aspettative e la fiducia nel futuro Da sottolineare la forte caduta (- 14,1%) attesa per il 2009. Ma, anche, il fatto che gli investimenti manifatturieri calano da 1,7 miliardi nel 2002 a 1 miliardo nel 2009 (-41,2%)

  11. Fonte: Istat, ARL-FVG 3. Lo scenario economico del FVG Per convincere le famiglie a spendere bisogna: a) che abbiano un lavoro; b) che il reddito non perda potere d’acquisto; c) che le famiglie più povere vengano sostenute (anche welfare regionale). Ciò perché, le famiglie della nostra regione non intendono più aumentare il proprio livello di indebitamento (fermo al 23% del PIL) Il trend della spesa per consumi delle famiglie (Var. % annua) In FVG, cala drasticamente con l’inversione del ciclo, si stabilizza a livelli bassi (0,5%) nel triennio 2003-2005, si rianima un po’ (1,5%/1,6%) nel biennio 2006-2007. Infine, arretra nel biennio 2008-2009 La spesa per consumi delle famiglie segue l’evoluzione del reddito

  12. Fonte: Istat, ARL-FVG 4. L’impatto sul mercato del lavoro Il trend dei disoccupati in FVG (N. lavoratori) La crisi del 2008-2009 impatta sullo stock disoccupazionale. Nel 2008 i disoccupati aumentano di 5.000 unità, crescendo del 26,3% e arrivando ad un livello del 4,3% delle F/L (era il 3,3% nel 2007) Nel biennio 2008-2009 sono 10.000 i disoccupati in più (+54,2% sul 2007) Le stime per il 2009 dell’Agenzia Regionale del Lavoro prevedono un ulteriore aumento di 5.000 unità ed un livello del 5,2% Con un allontanamento dagli obiettivi previsti da Lisbona 2010

  13. Fonte: Inps (2001-2008); stima (2009) 4. L’impatto sul mercato del lavoro I lavoratori “sospesi” dal mercato del lavoro in FVG (N. lavoratori in CIG) Alla fine del triennio di crisi (2005) sono triplicati. I manifatturieri, quadruplicati, sono l’80% del totale dell’economia. Nel 2008 la situazione è simile I lavoratori “sospesi” sono quelli temporaneamente coperti dalla CIG. Ho trasformato le ore di CIG in lavoratori TPE Nel periodo Gen-Ago 2009sono già 6.000. La stima per la fine del 2009 è di 10.000 unità, di cui l’80% manifatturieri Alla fine della lunga fase espansiva i sospesi erano 855 in tutta l’economia del FVG (anno 2001), di cui 473 nel settore manifatturiero

  14. Fonte: ARL-FVG (2001-2008); stima (2009) 4. L’impatto sul mercato del lavoro I lavoratori iscritti alle liste di mobilità in FVG (N. lavoratori) La fase della ripresa ne stabilizza il numero attorno alle 9.000 unità di cui la metà è di origine manifatturiera I lavoratori in mobilità sono esuberi effettivi e come tali non hanno più alcun rapporto con la loro azienda di provenienza Il nuovo scenariotriplica il loro numero totale e manifatturiero (nel 2003 rispetto al 2001) Sulla base del trend giugno-luglio 2009, stimo un aumento netto di almeno 3.500 unità su base annua, in gran parte manifatturieri

  15. Fonte: ARL-FVG (2001-2008); stima (2009) 4. L’impatto sul mercato del lavoro I lavoratori senza lavoro in FVG (N. lavoratori) I disoccupati passano da 18.500 a 28.500 a seguito della crisi 2008-2009 (+10.000 e 54%) Il totale dei lavoratori senza lavoro supererà la soglia delle 51.000 unità nel 2009 a fronte delle 29.000 del 2007 (+77%). E’ una stima moderatamente ottimistica I lavoratori sospesi salgono da 1.100 a 7.000 (+5.900 e +645%) e gli esuberi da 9.500 a 15.700 (+6.200 e +67%)

  16. Fonte: ARL-FVG (2001-2008); stima (2009) 4. L’impatto sul mercato del lavoro I lavoratori totali e manifatturieri colpiti dalla crisi nel biennio 2008-2009, per tipologia (N. lavoratori) L’impatto della crisi 2008-2009 è quantificabile in oltre 22.000unità di cui 14.600 sono lavoratori manifatturieri Il cuore di una politica di rilancio dell’economia deve diventare la politica industriale Poiché i 2/3 dei senza lavoro prodotti dalla crisi sono lavoratori manifatturieri, è chiaramente una crisi industriale

  17. Conclusioni Acquisito che la crisi del lavoro e delle imprese è in gran parte di tipo manifatturiero, una recente ricerca del CReS realizzata nell’ambito di M.I.R.O. ci aiuta a capire che tipo di rilancio porre in essere a favore del settore. Cosa dicono, infatti, le imprese? 1.Che ilfatturato previsto per il 2009 è in calo del 14,5%, dovuto a quello dell’export (-16%). Che gli investimenti sono scesi del 15,5% nel 2008 e che calano dell’11,2% nel 2009. Che il calo occupazionale (-4,2% nel 2009) è limitato solo grazie all’utilizzo massiccio degli ammortizzatori sociali tradizionali e in deroga 2. Che ritengono centrale il recupero del mercato perso (il problema del credito é una conseguenza): ciò richiede il sostegno dell’investimento in tutte le sue forme, la disponibilità di servizi strategici (di sistema) e una regia pubblica 3. Che vogliono ostinatamente tenere durocambiando però profondamente le loro politiche con uno sforzo straordinario su un set ampio di interventi che vedremo 4. Che non possono essere lasciate sole. Chiedono pertanto uno sforzo straordinario sia all’AR e sia alla rete dei servizi strategici. L’obiettivo comune è la riconquista del mercato e dei posti di lavoro persi nella crisi

  18. Conclusioni Perché non possono fare tutto da sole? Perché è necessaria l’adozione di politiche innovative ed impegnative, ovvero: A) Politiche per le aggregazioni di impresa 2/3 delle imprese (qualche centinaio in FVG) vogliono aggregarsi per crescere sotto l’aspetto qualitativo e dimensionale per affrontare meglio il mercato globale. Serve uno strumento di sostegno all’investimento in aggregazione come esiste in altre regioni B) Politiche di capitalizzazione Le due fasi di crisi (2002-2004 e 2008-2009) hanno gravato sulla profittabilità di molte imprese erodendo i loro patrimoni. I 2/3 delle imprese intendono attivare politiche di capitalizzazione per alimentare un nuovo ciclo di investimenti. E’ necessario un forte segnale da parte dell’A.R. (tramite Friulia) che deve anche farsi carico del pieno coinvolgimento del mondo bancario

  19. Conclusioni C) Politiche di sostegno all’innovazione e alla R&S Il 60% delle imprese vuole innovarsi per recuperare la competitività di mercato persa.Bisogna rifinanziare la L.R. rendendola accessibile anche alle PMI e costruire solidi partenariati tra il mondo dell’impresa e quello della ricerca pubblica incentrati su progetti specifici D) Politiche per l’internazionalizzazione E’ interessato il70% delle imprese, con una confortante presenza di PMI.L’obiettivo è il recupero dei mercati esteri persi e la conquista di quelli espansione. Serve sostenere gli investimenti per l’internazionalizzazione,adeguare i servizi di accompagnamento dell’impresaepredisporre un piano di promozione all’estero delle nostre imprese E)Politiche formative Si fa formazione con il contagocce quando servirebbe qualche petroliera. Innovazione e formazione vanno assieme poiché l’obiettivo è la valorizzazione delle risorse umane dal punto di vista professionale e reddituale nonché un forte recupero di qualità nelle nostre produzioni.

  20. Conclusioni F) Politiche di sostegno ai passaggi generazionali Sono interessati i 2/3 delle imprese perché hanno un duplice obiettivo: garantire la continuità dell’impresa e rinnovare il legame della sua base societaria con il territorio regionale. Dopo anni di sperimentazioni con progetti come Imprenderò serve che diventi finalmente un intervento ordinario di politica industriale.

  21. Conclusioni Sfida straordinaria per tutti, sforzo straordinario per le imprese, impegni straordinari per un Ente Regionale che ha competenze speciali da 44 anni. Ecco giustificate, in sintesi, le due proposte avanzate dalle imprese: 1. Avere un assessorato regionale all’industria. Ovvero un chiaro segnale politico di attenzione da parte dell’A.R. che cancelli la forte sottovalutazione patita (è ciò che pensano 4 aziende su 5) e un soggetto istituzionale che svolga la regia di fronteggiamento della crisi straordinaria in atto; 2. Avere una Friulia Finanziaria di sviluppo industriale. Perché possiede adeguate risorse finanziarie pubbliche e perché naturale braccio operativo della A.R.

  22. Conclusioni Per concludere, cosa pensa l’umile economista? 1. che una sfida straordinaria richiede una risposta straordinaria. Oltre 50 mila lavoratori coinvolti nella crisi (il 10% del totale) di cui 22 mila nel solo biennio 2008/2009, sono una sfida straordinaria; 2. che l’intervento a sostegno del reddito dei lavoratori realizzato dall’A.R. del FVG è un intervento adeguato ma temporaneo; 3. che quante più imprese saranno in grado di adottare gli interventi visti tanto maggiori saranno gli inserimenti di lavoratori sospesi, in esubero e disoccupati … e di lavoratori giovani; 4. che l’impegno dell’A.R. per favorire l’eccesso al credito bancario è un importante intervento rivolto al quotidiano. Ma resta il problema strutturale del recupero del mercato perso;

  23. Conclusioni 5. che realizzarlo significa attuare gli interventi richiesti dalle imprese e che i fruitori siano l’artigianato, la PMI e la grande impresa (l’artigianato, infatti, da conto del 26% del reddito manifatturiero, le PMI del 46% e le grandi del restante 28%) 6. che, essendo in gioco la competitività del settore industriale, serve un intervento di politica industriale. Aspettare o non attivarlo porterà al medesimo risultato visto per l’Area della sedia. Questa volta, però, su scala allargata, ovvero friulana e regionale; 7.che tale intervento costituisce un traino anche per il settore del commercio e del turismo poiché i consumi delle famiglie riprenderanno solamente con la salvaguardia dei posti di lavoro; 8. che non può essere sostituito da interventi di tipo infrastrutturale (non ricadono sul manifatturiero, hanno un ritorno misurabile in quinquenni) ne’ da tagli della spesa pubblica;

  24. Conclusioni 9. che per essere concretamente attuato, richiede la costruzione di un partenariato tra il governo regionale e le parti sociali basato su un confronto permanente di tipo tecnico connotato da una forte capacità progettuale; 10.che tutto ciò sarebbe un ottimo segnale di recupero di quel senso di responsabilità e del proprio dovere che sono stati alla base dello sviluppo della nostra regione e del superamento delle 3 sfide vinte negli ultimi 25 anni. Cioè la rinascita seguita al terremoto del 1976, il riaggiustamento strutturale dell’economia nell’81-’83, il recupero di competitività del 1993. Sono state vinte perché non ci siamo rassegnati, perché non abbiamo aspettato oziosi e, soprattutto, perché ci siamo dati da fare per confezionare e praticare la risposta adeguata. INDUSTRIARSI per uscire dalla crisi vuol dire un FVG che sceglie di puntare sull’economia reale e sulla sua voglia di rilancio.

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