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Catechesi La forza della Parola nella Chiesa

Parrocchia S. Giacomo Maggiore Messina. Catechesi La forza della Parola nella Chiesa. LA FORZA DELLA PAROLA.

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Catechesi La forza della Parola nella Chiesa

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Presentation Transcript


  1. Parrocchia S. Giacomo Maggiore Messina Catechesi La forza della Parola nella Chiesa

  2. LA FORZA DELLA PAROLA La Parola di Dio, per ammirabile « condiscendenza » divina, è diretta e giunge a noi per mezzo di « opere e parole » umane, così «come già il Verbo dell'Eterno Padre, nell'assumere la debolezza dell'umana natura, si fece simile all'uomo». Senza cessare di essere parola di Dio, si esprime in parola umana. Pur vicina, essa resta però velata. Perciò la Chiesa, guidata dallo Spirito, ha bisogno di interpretarla continuamente e, mentre la contempla con profondo spirito di fede, «l'ascolta piamente, la custodisce santamente e l'espone fedelmente». (Direttorio generale per la Catechesi, n.94)

  3. LA PAROLA E’ GESU’ CRISTO La Parola di Dio è Dio stesso che si rivela e si dona nella storia degli uomini, fino a comunicarsi personalmente in Gesù di Nazareth. Gesù è la Parola eterna e creatrice di Dio fatta carne e dice parole che “sono spirito e vita” (Gv 6,63): risana i malati, apre gli occhi ai ciechi, risuscita i morti, converte i peccatori, chiama i discepoli, promette e dona lo Spirito Santo. Secondo gli Atti degli Apostoli, la Parola, colma di Spirito Santo, porta avanti il cammino della Chiesa: cresce, si rafforza e si diffonde. I protagonisti umani sono i suoi servitori e si affidano ad essa “che ha il potere di edificare e di concedere l’eredità con tutti i santificati” (At 20,32) La verità vi farà liberi, 611

  4. LA PAROLA E’ GESU’ CRISTO Dagli Atti degli Apostoli, la parola di Dio inviata è una persona storica concreta che rivela il suo progetto di amore universale: Gesù Cristo. Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza. Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l’hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato; e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo. E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta. At 13,26-32

  5. LA PAROLA E’ GESU’ CRISTO La Parola eterna che si esprime nella creazione e che si comunica nella storia della salvezza è diventata in Cristo un uomo, «nato da donna» (Gal 4,4). La Parola qui non si esprime innanzitutto in un discorso, in concetti o regole. Qui siamo posti di fronte alla persona stessa di Gesù. La sua storia unica e singolare è la Parola definitiva che Dio dice all’umanità. La fede apostolica testimonia che la Parola eterna si è fatta Uno di noi. La Parola divina si esprime davvero in parole umane. (Verbum Domini 11)

  6. LA PAROLA E’ GESU’ CRISTO Lettera agli Ebrei: «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo» (1,1-2).

  7. LA PAROLA E’ GESU’ CRISTO La parola Pantocràtor letteralmente significa: "Colui che contiene tutte le cose" o anche "Dominatore su tutto". L'immagine, rappresentata a mezzo busto, vuole riproporre in qualche modo l'umile storia dell'uomo di Nazareth e la sua regalità. Soprattutto questo indissolubile mistero di Dio che si fa uomo lo si può leggere nelle dita della mano destra che benedice. Infatti la posizione delle dita ha un doppio significato: le tre dita unite simboleggiano la Santissima Trinità, mentre le altre due stanno ad indicare le due nature di Cristo, perché formano il monogramma greco di Cristo (Jesous Christos). Anche lo sguardo apparentemente severo del Volto mette in risalto che il Verbo incarnato è l'immagine del Padre. Il Libro della Vita tenuto dalla mano sinistra del Pantocràtor, in opposizione al rotolo sigillato, sta ad affermare che la Rivelazione di Dio Padre è avvenuta in Cristo suo Figlio. La tunica rossa indica la sua regalità (divinità), mentre il mantello blu la sua umanità. Il volto dipinto frontalmente come tutti i volti delle icone, che non sono mai raffigurati di profilo, sta a significare che la Parola di Dio (che è Cristo stesso) deve essere accolta "faccia a faccia con tutti i nostri sensi: gli orecchi, sempre visibili, ascoltano la Parola di Dio; il naso ne sente il profumo;la bocca parla lodandola, le mani indicano anche la bellezza, bontà e verità e gli occhi contemplano il suo mistero" (Guillem Ramos Poquì, Come si dipinge un'icona - Ed. Piemme 1991). L'oro nelle icone rappresenta la luce pura, il paradiso e separa il mondo sacro (l'icona è luogo della santità di Dio) dal mondo profano.

  8. LA PAROLA E’ GESU’ CRISTO Si capisce perché «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». Il rinnovarsi di questo incontro e di questa consapevolezza genera nel cuore dei credenti lo stupore per l’iniziativa divina che l’uomo con le proprie capacità razionali e la propria immaginazione non avrebbe mai potuto escogitare. Si tratta di una novità inaudita e umanamente inconcepibile: «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Queste espressioni non indicano una figura retorica, ma un’esperienza vissuta! A riferirla è san Giovanni, testimone oculare: «noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14b). (VD 11) Il cristianesimo non è la religione di un libro, per quanto sacro possa essere, ma la religione “della Parola incarnata e vivente” (La verità vi farà liberi, 612)

  9. LA PAROLA E’ GESU’ CRISTO I cristiani fin dall’inizio hanno avuto coscienza che in Cristo la Parola di Dio è presente come Persona. La Parola di Dio è la vera luce di cui l’uomo ha bisogno. Sì, nella risurrezione il Figlio di Dio è sorto come Luce del mondo. Adesso, vivendo con Lui e per Lui, possiamo vivere nella luce. (VD 12) La parola contenuta in esso – nel Vangelo - è la parola di Gesù. Se l’ascolterete nel silenzio, nella preghiera, facendovi aiutare a comprenderla per la vostra vita dal consiglio saggio dei vostri sacerdoti ed educatori, allora incontrerete Cristo e lo seguirete, impegnando giorno dopo giorno la vita per Lui! dal discorso di GPII durante la Veglia di preghiera presieduta a Tor Vergata (Roma) nel Giubileo dei Giovani, Sabato 19 agosto 2000)

  10. LA CHIESA CONTEMPLA LA PAROLA La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli. Insieme con la sacra Tradizione, ha sempre considerato e considera le divine Scritture come la regola suprema della propria fede; esse infatti, ispirate come sono da Dio e redatte una volta per sempre, comunicano immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare nelle parole dei profeti e degli apostoli la voce dello Spirito Santo (Dei Verbum 21)

  11. LA CHIESA ACCOGLIE LA PAROLA Nella Sacra Scrittura, la Chiesa trova incessantemente il suo nutrimento e il suo vigore; infatti attraverso la divina Scrittura essa non accoglie soltanto una parola umana, ma quello che è realmente: la Parola di Dio [Cf 1Ts 2,13 ]. “Nei Libri Sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con loro” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 21]. (CCC104) Il Signore pronuncia la sua Parola perché venga accolta da coloro che sono stati creati proprio « per mezzo » dello stesso Verbo. «Venne tra i suoi» (Gv 1,11). Il Prologo del quarto Vangelo ci pone di fronte anche al rifiuto nei confronti della divina Parola da parte dei «suoi» che «non l’hanno accolto» (Gv 1,11). Non accoglierlo vuol dire non ascoltare la sua voce, non conformarsi al Logos. Invece, là dove l’uomo, pur fragile e peccatore, si apre sinceramente all’incontro con Cristo, inizia una trasformazione radicale: «a quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12).  

  12. LA CHIESA ACCOGLIE LA PAROLA Accogliere il Verbo vuol dire lasciarsi plasmare da Lui, così da essere, per la potenza dello Spirito Santo, resi conformi a Cristo, al «Figlio unigenito che viene dal Padre» (Gv 1,14). È l’inizio di una nuova creazione, nasce la creatura nuova, un popolo nuovo. Quelli che credono, ossia coloro che vivono l’obbedienza della fede, «da Dio sono stati generati» (Gv 1,13), vengono resi partecipi della vita divina: figli nel Figlio (cfr Gal 4,5-6; Rm 8,14-17). Dice suggestivamente sant’Agostino commentando questo passo nel Vangelo di Giovanni: «per mezzo del Verbo sei stato fatto, ma è necessario che per mezzo del Verbo tu venga rifatto». Qui vediamo delinearsi il volto della Chiesa, come realtà definita dall’accoglienza del Verbo di Dio che facendosi carne è venuto a porre la sua tenda tra noi (cfr Gv 1,14). Questa dimora di Dio tra gli uomini, prefigurata nell’Antico Testamento (cfr Es 26,1), si compie ora nella presenza definitiva di Dio con gli uomini in Cristo. (Verbum Domini 20)

  13. LA CHIESA INTERPRETA LA PAROLA Per una retta interpretazione della Scrittura, bisogna dunque ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare con le loro parole [DV, 12]. Per comprendere l'intenzione degli autori sacri, si deve tener conto delle condizioni del loro tempo e della loro cultura, dei “generi letterari” allora in uso, dei modi di intendere, di esprimersi, di raccontare, consueti nella loro epoca. “La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa nei testi in varia maniera storici o profetici, o poetici, o con altri generi di espressione” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 12]. “E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori. Sappiate anzitutto questo nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio.” 2Pt 1,19-21 Essendo la Sacra Scrittura ispirata, c'è un altro principio di retta interpretazione, non meno importante del precedente, senza il quale la Scrittura resterebbe lettera morta: la Sacra Scrittura deve “essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta” [DV, 12].

  14. LA PAROLA DI DIO E’ EFFICACE La parola di Dio è una forza che opera nella storia umana con efficacia propria là dove trova accoglienza e libertà interiore. Dagli Atti degli Apostoli: 7Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede. (cap.6) 24Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva. (cap. 12) 49 La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione. (cap. 13) 20Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava. (cap. 19) 

  15. LA PAROLA DI DIO E’ EFFICACE «La parola di Dio é viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio» (Eb4, 12). Ad essa il Padre ha dato il potere di avere la vita in se stessa, né più né meno come il Padre ha la vita in se stesso.Per cui il Verbo non solo é vivo, ma é anche vita, come egli stesso dice: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6). E quindi vita, é vivo, e può dare la vita. Infatti «come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole» (Gv 5, 21). Ed appunto perché questa parola é così viva, non v'é dubbio che sia anche efficace. E' efficace nella creazione, é efficace nel governo del mondo, é efficace nella redenzione. E' efficace quando opera, é efficace quando viene predicata. Infatti non ritorna indietro vuota, ma produce i suoi frutti dovunque viene annunziata. Quando parla questa parola, le sue parole trapassano il cuore, il suo potere d'incisione supera quello della lama più temprata e la sua acutezza quella di qualsiasi ingegno. Baldovino di Canterbury, Vescovo

  16. PER IL LABORATORIO • L’annuncio di Gesù Cristo è ancora una buona notizia? per chi? per i cristiani? Per gli altri? • Quale rapporto esiste tra annuncio cristiano e liberazione dell’uomo? Che cosa è la liberazione dell’uomo? Qual è il suo rapporto con la salvezza cristiana?

  17. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO DELLA PAROLA At 7,54-8,4 Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva “Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Poi piegò le ginocchia e gridò forte “Signore, non imputar loro questo peccato”. Detto questo, morì. Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria. Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione. Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio.

  18. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO Paolo VI Evangelii Nuntiandi 14 La Chiesa ha una viva consapevolezza che la parola del Salvatore - «Devo annunziare la buona novella del Regno di Dio» (Lc 4,43) - si applica in tutta verità a lei stessa. E volentieri aggiunge con S. Paolo: «Per me evangelizzare non è un titolo di gloria, ma un dovere. Guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor. 9, 16). «Vogliamo nuovamente confermare che il mandato d'evangelizzare tutti gli uomini costituisce la missione essenziale della Chiesa», compito e missione che i vasti e profondi mutamenti della società attuale non rendono meno urgenti. Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio del Cristo nella S. Messa che è il memoriale della sua morte e della sua gloriosa risurrezione.

  19. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO PRIMO RADUNO INTERNAZIONALE DEI NUOVI EVANGELIZZATORI – 15 OTTOBRE 2011 DAL TEMA “LA PAROLA DI DIO CRESCE E SI DIFFONDE” organizzato dal neonato Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che il Papa ha istituito lo scorso anno; è uno strumento prezioso per identificare le grandi questioni che si agitano nei diversi settori della società e della cultura contemporanea. Alcuni spunti del discorso del Papa La forza della Parola non dipende dalla nostra azione, dai nostri mezzi, dal nostro “fare”, ma da Dio, che nasconde la sua potenza sotto i segni della debolezza, che si rivela sul legno della Croce. Dobbiamo sempre credere nell’umile potenza della Parola di Dio e lasciare che Dio agisca!

  20. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO Il mondo di oggi ha bisogno di persone che annuncino e testimonino che è Cristo ad insegnarci l’arte di vivere, la strada della vera felicità, perché è Lui stesso la strada della vita; persone che tengano prima di tutto esse stesse lo sguardo fisso su Gesù, il Figlio di Dio: la parola dell’annuncio deve essere sempre immersa in un rapporto intenso con Lui, in un’intensa vita di preghiera. Il mondo di oggi ha bisogno di persone che parlino a Dio, per poter parlare di Dio. E dobbiamo anche ricordare sempre che Gesù non ha redento il mondo con belle parole o mezzi vistosi, ma con la sua sofferenza e la sua morte. La legge del chicco di grano che muore nella terra vale anche oggi; non possiamo dare vita ad altri, senza dare la nostra vita: “chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”, ci dice il Signore (Mc 8,35).

  21. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO Vi chiedo di lasciarvi plasmare dalla grazia di Dio e di corrispondere docilmente all’azione dello Spirito del Risorto. Siate segni di speranza, capaci di guardare al futuro con la certezza che proviene dal Signore Gesù, il quale ha vinto la morte e ci ha donato la vita eterna. Comunicate a tutti la gioia della fede con l’entusiasmo che proviene dall’essere mossi dallo Spirito Santo, perché Lui rende nuove tutte le cose (cfr Ap 21.5), confidando nella promessa fatta da Gesù alla Chiesa: “Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

  22. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO L’annuncio dev’essere sempre preceduto, accompagnato e seguito dalla preghiera. L’evangelizzazione, per essere efficace, ha bisogno della forza dello Spirito, che animi l’annuncio e infonda in chi lo porta quella “piena certezza” di cui parla l’Apostolo. Questo termine “certezza”, “piena certezza”, nell’originale greco, è pleroforìa: un vocabolo che non esprime tanto l’aspetto soggettivo, psicologico, quanto piuttosto la pienezza, la fedeltà, la completezza – in questo caso dell’annuncio di Cristo. Annuncio che, per essere compiuto e fedele, chiede di venire accompagnato da segni, da gesti, come la predicazione di Gesù.

  23. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO I nuovi evangelizzatori sono chiamati a camminare per primi in questa Via che è Cristo, per far conoscere agli altri la bellezza del Vangelo che dona la vita. E su questa Via non si cammina mai soli, ma in compagnia: un’esperienza di comunione e di fraternità che viene offerta a quanti incontriamo, per partecipare loro la nostra esperienza di Cristo e della sua Chiesa. Così, la testimonianza unita all’annuncio può aprire il cuore di quanti sono in ricerca della verità, affinché possano approdare al senso della propria vita.

  24. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO Nel passato i profeti itineranti, i monaci e gli ordini mendicanti furono i protagonisti dell’evangelizzazione. Nella società attuale questo ruolo tocca soprattutto ai laici. Senza dimenticare, tuttavia, che i primi annunciatori del Vangelo sono i pastori della Chiesa. Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia

  25. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO Tutta la Chiesa è chiamata ad evangelizzare, e tuttavia vi sono da adempiere attività tra loro differenti nel suo ambito di evangelizzazione. Questa diversità di servizi nell'unità della stessa missione costituisce la ricchezza e la bellezza dell'evangelizzazione. Ricordiamo brevemente questi compiti. EN 66 Il Successore di Pietro è investito, per volontà di Cristo, del ministero preminente di insegnare la verità rivelata. Il Concilio Vaticano II ha voluto ribadirlo dichiarando che «il comando di Cristo di predicare il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Marc. 16, 15), riguarda innanzitutto e immediatamente proprio loro (i vescovi), insieme con Pietro e sotto la guida di Pietro». La potestà piena, suprema e universale che Cristo ha conferito al suo Vicario per il governo pastorale della Chiesa, consiste dunque specialmente nell'attività, esercitata dal Papa, di predicare e di far predicare la Buona Novella della salvezza.

  26. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO Uniti al Successore di Pietro, i Vescovi, successori degli Apostoli, ricevono, in forza dell'ordinazione episcopale, l'autorità per insegnare nella Chiesa la verità rivelata. Essi sono i maestri della fede. Ai Vescovi sono associati nel ministero dell'evangelizzazione, come responsabili a titolo speciale, coloro che mediante l'ordinazione sacerdotale «agiscono in persona di Cristo», in quanto educatori del Popolo di Dio nella fede, predicatori, fungendo in pari tempo da ministri del- l'Eucaristia e degli altri Sacramenti.

  27. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO dal rito di ordinazione Consegna del libro dei Vangeli Il neo-diacono si inginocchia davanti al Vescovo che gli consegna il libro dei Vangeli.  Vescovo:Ricevi il vangelo di Cristo del quale sei diventato l'annunziatore: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni. Nella misura dei nostri limiti umani e secondo la grazia di Dio, adempiamo tutto questo, noi realizziamo un'opera di evangelizzazione: Noi come Pastori della Chiesa universale, i Nostri Fratelli nell'episcopato alla guida delle Chiese particolari, i sacerdoti e i diaconi uniti con i propri Vescovi, di cui sono collaboratori, mediante una comunione che ha la sua sorgente nel Sacramento dell'Ordine sacro e nella carità della Chiesa. EN 68

  28. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO I laici, che la loro vocazione specifica pone in mezzo al mondo e alla guida dei più svariati compiti temporali, devono esercitare con ciò stesso una forma singolare di evangelizzazione. Il loro compito primario e immediato non è l'istituzione e lo sviluppo della comunità ecclesiale - che è il ruolo specifico dei Pastori - ma è la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti e operanti nelle realtà del mondo. Il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell'economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente aperte all'evangelizzazione, quali l'amore, la famiglia, l'educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza.

  29. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO Nell'ambito dell'apostolato di evangelizzazione proprio dei laici, è impossibile non rilevare l'azione evangelizzatrice della famiglia. Essa ha ben meritato, nei diversi momenti della storia della Chiesa, la bella definizione di «Chiesa domestica», sancita dal Concilio Vaticano II. Ciò significa che, in ogni famiglia cristiana, dovrebbero riscontrarsi i diversi aspetti della Chiesa intera. Inoltre la famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. Dunque nell'intimo di una famiglia cosciente di questa missione, tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell'ambiente nel quale è inserita.

  30. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO I genitori sono annunciatori della Parola ai propri figli e si impegnano in questo: • Nei riti di accoglienza del Battesimo Cari genitori,chiedendo il Battesimo per il vostro figlio,voi vi impegnate a educarlo nella fede,perché, nell'osservanza dei comandamenti,impari ad amare Dio e il prossimo,come Cristo ci ha insegnato.Siete consapevoli di questa responsabilità? • Durante la liturgia del SacramentoRicevete la luce di Cristo.A voi, genitori, e a voi, padrino e madrina,è affidato questo segno pasquale,fiamma che sempre dovete alimentare.Abbiate cura che il vostro bambino, illuminato da Cristo,viva sempre come figlio della luce;e perseverando nella fede,vada incontro al Signore che viene,con tutti i santi, nel regno dei cieli.

  31. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO I laici possono anche essere chiamati a collaborare con i loro Pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro dispensare. Accanto ai ministeri ordinati, grazie ai quali alcuni sono annoverati tra i Pastori e si consacrano in maniera particolare al servizio della comunità, la Chiesa riconosce il ruolo di ministeri non ordinati ma adatti ad assicurare speciali servizi della Chiesa stessa.

  32. I PROTAGONISTI DELLA PAROLA Lo Spirito Santo introduce la Chiesa nella pienezza della verità (cfr. Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti. (LG4) Non ogni carisma sta in rapporto con un ministero determinato. La glossolalia, ad es., non è legata a nessun ministero, secondo 1Cor 14. Ma le lettere pastorali affermano un legame tra il carisma pastorale e un rito di ordinazione (1Tm 4,14; 2 Tm 1,6). Accanto ai carismi pastorali ci sono altri carismi, non legati ai ministeri ordinati, ma utilissimi alla vita e all’espansione della chiesa (Nuovo dizionario di teologia biblica)

  33. I PROTAGONISTI DELLA PAROLA Nel Concilio Vaticano II ci furono discussioni assai vivaci in proposito: il carisma come dono straordinario, miracoloso, concesso da Dio in modo eccezionale, e il carisma come dono di grazia suscettibile di svariatissime forme e diffuso abbondantemente nella vita della Chiesa. Nuovo dizionario di teologia biblica LG 12. Inoltre lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma « distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui » (1 Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi vari incarichi e uffici utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa secondo quelle parole: « A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio » (1 Cor 12,7). E questi carismi, dai più straordinari a quelli più semplici e più largamente diffusi, siccome sono soprattutto adatti alle necessità della Chiesa e destinati a rispondervi, vanno accolti con gratitudine e consolazione. Non bisogna però chiedere imprudentemente i doni straordinari, né sperare da essi con presunzione i frutti del lavoro apostolico. Il giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato appartiene a coloro che detengono l'autorità nella Chiesa; ad essi spetta soprattutto di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cfr. 1 Ts 5,12 e 19-21).

  34. I PROTAGONISTI DELLA PAROLA Straordinari o semplici e umili, i carismi sono grazie dello Spirito Santo che, direttamente o indirettamente, hanno un'utilità ecclesiale, ordinati come sono all'edificazione della Chiesa, al bene degli uomini e alle necessità del mondo. I carismi devono essere accolti con riconoscenza non soltanto da chi li riceve, ma anche da tutti i membri della Chiesa. Infatti sono una meravigliosa ricchezza di grazia per la vitalità apostolica e per la santità di tutto il Corpo di Cristo, purché si tratti di doni che provengono veramente dallo Spirito Santo e siano esercitati in modo pienamente conforme agli autentici impulsi dello stesso Spirito, cioè secondo la carità, vera misura dei carismi [Cf 1Cor 13 ]. E' in questo senso che si dimostra sempre necessario il discernimento dei carismi. Nessun carisma dispensa dal riferirsi e sottomettersi ai Pastori della Chiesa, "ai quali spetta specialmente, non di estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono", [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 12] affinché tutti i carismi, nella loro diversità e complementarità, cooperino all'"utilità comune" ( 1Cor 12,7 ) [Cf ibid., 30; Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 24]. ccc

  35. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO “Associando e configurando a se la Chiesa nella Sua missione, Cristo non poteva non imprimere per sempre sul volto di lei il raggio splendente del suo stesso volto. La carità pastorale e la prontezza a servire, con la capacità e la generosità a immolarsi per la vita del mondo, segnano indelebilmente l’essere e l’agire della Chiesa. La Chiesa è serva come Servo fu il Cristo e come serva fu e si professò … Maria, la Vergine Madre”. Evangelizzazione e ministeri,41/42

  36. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO Tre sono i compiti o uffici della Chiesa: • l’annunzio e l’insegnamento della parola di Dio • la preghiera e la liturgia, • la testimonianza della carità

  37. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO • MINISTERO DI FATTO Si esercitano senta titoli ufficiali e da coloro che agiscono in forza della vocazione battesimale. Questi ministeri avranno un autentico valore pastorale nella misura in cui si stabiliranno nell'assoluto rispetto dell'unità, attenendosi all'orientamento dato dai Pastori, che sono appunto i responsabili e gli artefici dell'unità della Chiesa. Tali ministeri, - per esempio quelli di catechista, di animatori della preghiera e del canto, di cristiani dedicati al servizio della Parola di Dio o all'assistenza dei fratelli bisognosi, quelli infine dei capi di piccole comunità, dei responsabili di movimenti apostolici, o di altri responsabili, sono preziosi per la vita e la crescita della Chiesa e per una capacità di irradiazione intorno a se stessa e verso coloro che sono lontani. EN 73

  38. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO Ministeri autorizzati per tempo MINISTERO STRAORDINARIO DELLA COMUNIONE Sono incarichi straordinari, eccezionali, non permanenti; vengono concessi per particolari e vere necessità di situazioni, di tempi e di persone e possono riceverli tanto gli uomini quanto le donne. Riceve la facoltà di «comunicarsi direttamente, distribuire la comunione ai fedeli, portarla ai malati e agli anziani, recarla come viatico ai moribondi » (istr. Immensaecaritatis ). La possibilità di questo servizio è un gesto di squisita bontà nella Chiesa, « perché non restino privi della luce e del conforto di questo sacramento i fedeli che desiderano partecipare al banchetto eucaristico » (« Immensae caritatis ») e ai frutti del sacrificio di Cristo.

  39. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO MINISTERI ISTITUITI (lettorato e accolitato) Accanto ai ministeri ordinati, la vita e l’insegnamento della Chiesa hanno sempre visto e ammesso l’esistenza di altri ministeri. Questi sono grazia, dono per la Chiesa e comportano per chi li riceve una grazia non sacramentale ma impetrativa, perché invocata e meritata dall’intercessione e dalla benedizione della Chiesa, durante una celebrazione con partecipazione della Comunità e presieduta dal Vescovo

  40. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO MINISTERI ISTITUITI Questi ministeri suppongono e richiedono: • Soprannaturalità d’origine • Ecclesialità di fine e contenuto • Stabilità di prestazione • Pubblicità di riconoscimento

  41. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO MINISTERI ISTITUITI Compiti del lettore Il Lettore è istituito per l'ufficio, a lui proprio, di leggere la parola di Dio nell'assemblea liturgica. Pertanto, nella Messa e nelle altre azioni sacre spetta a lui proclamare le letture della Sacra Scrittura (ma non il Vangelo); in mancanza del salmista. recitare il salmo interlezionale; quando non sono disponibili né il Diacono né il cantore, enunciare le intenzioni della preghiera universale dei fedeli; dirigere il canto e guidare la partecipazione del popolo fedele; istruire i fedeli a ricevere degnamente i Sacramenti. Egli potrà anche - se sarà necessario - curare la preparazione degli altri fedeli, quali, per incarico temporaneo, devono leggere la Sacra Scrittura nelle azioni liturgiche.

  42. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO MINISTERI ISTITUITI Affinché poi adempia con maggiore dignità e perfezione questi uffici, procuri di meditare assiduamente la Sacra Scrittura. Il Lettore, sentendo la responsabilità dell'ufficio ricevuto, si adoperi in ogni modo e si valga dei mezzi opportuni per acquistare ogni giorno più pienamente il soave e vivo amore e la conoscenza della Sacra Scrittura, onde divenire un più perfetto discepolo del Signore. Ministreria Quedam, V

  43. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO MINISTERI ORDINATI L'Ordine è il sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa sino alla fine dei tempi: è, dunque, il sacramento del ministero apostolico. Comporta tre gradi: l'episcopato, il presbiterato e il diaconato. CCC 1536

  44. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO Il sacerdozio ministeriale o gerarchico dei vescovi e dei sacerdoti e il sacerdozio comune di tutti i fedeli, anche se "l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all'unico sacerdozio di Cristo", differiscono tuttavia essenzialmente, pur essendo "ordinati l'uno all'altro" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium, 10]. In che senso? Mentre il sacerdozio comune dei fedeli si realizza nello sviluppo della grazia battesimale - vita di fede, di speranza e di carità, vita secondo lo Spirito - il sacerdozio ministeriale è al servizio del sacerdozio comune, è relativo allo sviluppo della grazia battesimale di tutti i cristiani. E' uno dei mezzi con i quali Cristo continua a costruire e a guidare la sua Chiesa. Proprio per questo motivo viene trasmesso mediante un sacramento specifico, il sacramento dell'Ordine. CCC 1547

  45. I PROTAGONISTI DELL’ANNUNCIO Dai "Discorsi" di sant'Agostino, vescovo. Da quando mi è stato posto sulle spalle questo peso, di cui dovrò rendere un non facile conto a Dio, sempre sono tormentato dalla preoccupazione per la mia dignità. La cosa più temibile nell’esercizio di questo incarico, è il pericolo di preferire l’onore proprio alla salvezza altrui. Però, se da una parte mi spaventa ciò che io sono per voi, dall’altra mi consola il fatto che sono con voi. Per voi infatti io sono vescovo, con voi sono cristiano. Quello è nome di un mandato che ho ricevuto, questo è nome di grazia. Nel servizio ecclesiale del ministero ordinato è Cristo stesso che è presente alla sua Chiesa in quanto Capo del suo Corpo, Pastore del suo gregge, Sommo Sacerdote del sacrificio redentore, Maestro di Verità. E' ciò che la Chiesa esprime dicendo che il sacerdote, in virtù del sacramento dell'Ordine, agisce "in persona Christi capitis" - in persona di Cristo Capo. CCC1548

  46. LE VIE DELL’EVANGELIZZAZIONE Per la Chiesa, la testimonianza di una vita autenticamente cristiana, abbandonata in Dio in una comunione che nulla deve interrompere, ma ugualmente donata al prossimo con uno zelo senza limiti, è il primo mezzo di evangelizzazione. «L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, - dicevamo lo scorso anno a un gruppo di laici - o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni»

  47. LE VIE DELL’EVANGELIZZAZIONE Non è superfluo sottolineare, inoltre, l'importanza e la necessità della predicazione. «Come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? . .. La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo» EN

  48. LE VIE DELL’EVANGELIZZAZIONE La Chiesa in ogni epoca prosegue l'opera cominciata il giorno della Pentecoste, quando gli Apostoli, con la forza dello Spirito Santo, andarono per le strade di Gerusalemme a predicare il Vangelo di Gesù Cristo in molte lingue (cfr At 2, 5-11). Nei secoli successivi, questa missione evangelizzatrice si è diffusa in tutto il mondo, in quanto il cristianesimo si è radicato in molti luoghi e ha imparato a parlare le diverse lingue del mondo, sempre in obbedienza al mandato di Cristo di annunciare il Vangelo a tutte le nazioni (cfr Mt 28, 19-20). Tuttavia, la storia dell'evangelizzazione non è soltanto una questione di espansione geografica, poiché la Chiesa ha dovuto varcare anche numerose soglie culturali, ognuna delle quali ha richiesto energia e immaginazione nuove nell'annuncio dell'unico Vangelo di Gesù Cristo Con la rivoluzione delle comunicazioni e dell'informazione in atto, la Chiesa si trova senza dubbio di fronte a un'altra soglia decisiva. È dunque opportuno che in questa Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2002 riflettiamo sul tema: "Internet: un nuovo Forum per proclamare il Vangelo". Come altri strumenti di comunicazione, esso è un mezzo e non un fine in se stesso. Internet può offrire magnifiche opportunità di evangelizzazione se utilizzato con competenza e con una chiara consapevolezza della sua forza e delle sue debolezze GP II, Messaggio per la 36 Giornata delle Comunicazioni Sociali, 12 maggio 2002

  49. LE VIE DELL’EVANGELIZZAZIONE L’attività evangelizzatrice nella Chiesa assume parecchie forme, che lo zelo ispirerà a ricreare quasi all'infinito. Sono effettivamente innumerevoli gli avvenimenti della vita e le situazioni umane che offrono l'occasione di un annuncio discreto, ma incisivo, di ciò che il Signore ha da dire in ogni circostanza. Basta una vera sensibilità spirituale per saper leggere negli avvenimenti il messaggio di Dio. Ma, dal momento che la liturgia rinnovata dal Concilio ha molto valorizzato la «Liturgia della Parola», sarebbe un errore non vedere nell'omelia uno strumento valido ed adattissimo di evangelizzazione. Bisogna certo conoscere e mettere a profitto le esigenze e le possibilità dell'omelia perché essa acquisti tutta la sua efficacia pastorale. Bisogna, però, soprattutto esserne convinti e dedicarvisi con amore. Questa predicazione particolarmente inserita nella celebrazione eucaristica, da cui riceve forza e vigore particolari, ha certamente un ruolo speciale nell'evangelizzazione, nella misura in cui esprime la fede profonda del ministro sacro che predica, ed è impregnata di amore.

  50. LE VIE DELL’EVANGELIZZAZIONE La catechesi: una via da non trascurare nella evangelizzazione è quella dell'insegnamento catechetico. L'intelligenza, soprattutto quella dei fanciulli e degli adolescenti, ha bisogno di apprendere, mediante un insegnamento religioso sistematico, i dati fondamentali, il contenuto vivo della verità che Dio ha voluto trasmetterci e che la Chiesa ha cercato di esprimere in maniera sempre più ricca, nel corso della sua lunga storia. Che questo insegnamento debba essere impartito per formare abitudini di vita cristiana e non per rimanere solamente intellettuale, nessuno lo contesterà. Certamente, lo sforzo di evangelizzazione trarrà un grande profitto, sul piano dell'insegnamento catechetico dato in chiesa, nelle scuole, là dove è possibile, in ogni caso nelle famiglie cristiane, se i catechisti dispongono di testi appropriati, aggiornati con saggezza e competenza, sotto l'autorità dei Vescovi.

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