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LA RELAZIONE NELLA PROSPETTIVA ESISTENZIALE DI LUIGI DE MARCHI

DR. ssa Antonella Filastro IPUE ISTITUTO DI PSICOLOGIA UMANISTICA ESISTENZIALE “LUIGI DE MARCHI” ROMA-ITALIA 25 Ottobre 2012. LA RELAZIONE NELLA PROSPETTIVA ESISTENZIALE DI LUIGI DE MARCHI.

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LA RELAZIONE NELLA PROSPETTIVA ESISTENZIALE DI LUIGI DE MARCHI

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  1. DR. ssa Antonella FilastroIPUEISTITUTO DI PSICOLOGIA UMANISTICA ESISTENZIALE“LUIGI DE MARCHI”ROMA-ITALIA25 Ottobre 2012 LA RELAZIONE NELLA PROSPETTIVA ESISTENZIALE DI LUIGI DE MARCHI

  2. “L’indomabile ottimismo della cellula e l’insopportabile bisogno umano di verità sono due realtà innegabili, due pilastri su cui poggia l’avventura cosmicadella scimmia umana.” De Marchi in Scimmietta Ti Amo, psicologia, cultura, esistenza: da Neabderthal agli scenari atomici (Longanesi & C.) Milano 1984

  3. La teoria della personalità delineata da De Marchi E’ strettamente collegata alla teoria esistenziale della cultura, della nevrosi e della conflittualità umana che emerge dalle sue opere: un collegamento che, del resto, è riscontrabile in forme più o meno esplicite ed accentuate in tutte le teorie della personalità dei vari autori.

  4. La teoria esistenziale della personalità si differenzia da: • Le teorie ambientaliste che vedono nella personalità il prodotto dei condizionamenti familiari e sociali o, tutt'al più, un mix tra le tendenze innate e le influenze dell'ambiente • Le teorie innatiste che vedono nella personalità il prodotto di fattori biologici ed ereditari, o tutt'al più un mix tra questi fattori ed altri di natura sociale ed ambientale.

  5. Nella visione esistenziale di Luigi De Marchi la personalità si forma attraverso un’interazione continua tra: • Fattori genetici ed ambientali • Dinamiche intrapsichiche inerenti allo shock esistenziale • Dimensioni consce ed inconsce personali e partecipative con cui l’angoscia di morte è stata ed è vissuta dall’individuo, dall’altro.

  6. L’ipotesi di Otto Ranke De Marchi è che l’essere umano sia una creatura intrinsecamente angosciata e che la sua angoscia sia primaria, cioè non reattiva alla repressione di altri suoi impulsi (di piacere, di potenza e cosi via) ma semplicemente derivante dalla percezione più o meno traumatica della dimensione “morte”.

  7. Per Rank, tuttavia, la fonte principale di questa angoscia sarebbe il trauma della nascita che per il neonato coincide col travaglio e col parto. Per De Marchi sarebbe lo shock esistenziale, cioè la morte propria e altrui, in primo luogo quello della madre, del padre e delle altre figure centrali dell’affettività infantile.

  8. Quest’angoscia – ricorda De Marchi - insorge nella maggior parte dei bambini intorno al terzo anno di vita e costituisce “lo specifico umano” della paura della morte: è proprio questo specifico coscienziale ed affettivo che, a differenza del trauma della nascita (comune a tutti gli animali), spiega la scala e la complessità infinitamente maggiori dell’angoscia di morte negli umani nonché le sue molteplici implicazioni culturali (religiose, politiche, filosofiche, artistiche).

  9. Allo shock esistenziale, secondo De Marchi, l’individuo reagisce secondo due modalità fondamentali: • una colpevolizzante • l’altra aggressiva che corrispondono alla declinazione depressiva e paranoidea dell’angoscia primaria.

  10. Sia la prima che la seconda modalità possono avere un’evoluzione patologica di stampo rispettivamente, depressivo o paranoideo. Ma ci sono nell’essere umano anche due preziose “endorfine psichiche” che hanno, sull’angoscia esistenziale, un effetto al tempo stesso anestetico eterapeuticoe sono: • la creatività • l’affettività

  11. La creatività • Può dare significato e speranza ad una condizione esistenziale altrimenti assurda, attraverso il coinvolgimento in attività creative di qualsiasi tipo (non solo culturali, ma anche economiche, sociali, politiche) che trascendono la finitezza dell’esistenza. • De Marchi si allinea pienamente alla famosa definizione di Otto Rank“Il nevrotico è un artista mancato” e anch’egli vede una finalità essenziale della psicoterapia proprio nella liberazione delle potenzialità creative rimaste inespresse nel paziente.

  12. L'affettività Questa dimensione della psiche umana così fortemente dilatata in confronto al mondo animale può essere spiegata, secondo De Marchi, non solo come conseguenza del prolungato periodo neotemico dei cuccioli umani, ma anche, e forse sopratutto, come "risposta specifica" degli umani alla loro centuplicata angoscia di morte.

  13. E' in questa cornice che si colloca la particolare qualità umanistica dell'esistenzialismo di De Marchi, rispetto alle altre teorie psicologiche esistenziali di derivazione heideggeriana: L’affettività nelle sue forme più diverse (dall’ amore materno alla passione, dai vincoli familiari a quelli amicali, dalla solidarietà di gruppo a quella umana) costituisce per De Marchi, insieme alla creatività, l’altra basilare risposta umana all’angoscia primaria e alla condizione dispersiva ed assurda dell’esistenza.

  14. “ Sinteticamente – ha dichiarato De Marchi - si può dire che la personalità si definisce e si articola lungo due versanti fondamentali, tra loro collegati ma anche ben distinti, almeno nella maggior parte dei casi: il versante patologico-distruttivo e quello affettivo- creativo”.

  15. Dopo aver rimandato, per gli aspetti patologici (distruttivi e autodistruttivi) della risposta umana all’angoscia primaria, alla sua teoria della nevrosi e della psicosi esposta negli scritti dell’ultimo decennio, De Marchi ha cosi proseguito: “Qui vorrei accennare piuttosto alle modalità affettivo-creative di reazione all’angoscia esistenziale, che caratterizzano le personalità più ricche di umanità e vitalità”.

  16. E’ con la scoperta della gioia di donare e di donarsi (una scoperta che inizia con le grandi spinte amorose e creative dell’adolescenza e che segna la nascita della persona adulta) che l’essere umano comincia ad esplorare la gioia di trascendere il suo Io attraverso l’esperienza affettiva e creativa. • Negli umani, amare e creare sono le due fondamentali esperienze di trascendimento dell’Io.

  17. Questo processo di maturazione interiore attraverso l’affettività e la creatività può: • Continuare ininterrottamente fino alla morte • Bloccarsi fin dall’inizio • Declinare in questa o in quella fase dell’esistenza.

  18. Nel primo caso la persona sviluppa una personalità ben compensata ed auto realizzata • Nel secondo caso si sviluppa una personalità psicotica non a caso caratterizzata sempre da una vera e propria forma di “egoismo cosmico” o variamente nevrotica, bloccata nella sua espressione affettiva e creativa. • Nel terzo caso sopravvengono nell’individuo crisi esistenziali più o meno gravi e più o meno superabili, o con il ritorno di nuove esperienze creative e affettive o con un opportuno supporto psicoterapico che tale ritorno prepara e promuove.

  19. In campo clinico La teoria di Luigi De marchi prende forma all’interno di un modello di intervento psicoterapico caratterizzato dall’integrazione di tre dimensioni: • 1) La dimensione empatica • 2) La dimensione corporea • 3)La dimensione esistenziale

  20. Dimensione empatica Riconosciuta da C.Rogers con il quale il terapeuta ha saputo abbandonare i piedistalli e gli stereotipi di certi atteggiamenti professionali rigidi,sussiegosi e taumaturgici,cercando nel contatto col paziente la precondizione essenziale di un rapporto terapeutico efficace.

  21. Dimensione corporea Ha consentito attraverso la terapia Reichiana con la bioenergetica di individuare e allentare le tensioni muscolari,viscerali e respiratorie in cui si esprimono,si radicano e si perpetuano tante tensioni psicologiche.

  22. Dimensione esistenziale • Ha consentito di vedere le radici intrapsichiche appunto esistenziali della sofferenza psichica umana, superando i facili riduzionismi con cui troppi indirizzi psicoterapeuti ci hanno preteso di individuare solo in una società malata,o nella presunta innata distruttività dell'uomo, le fonti di tale sofferenze. • Una dimensione riconosciuta dalla psicoanalisi e dalla fenomenologiaesistenziale europea (tra cui Biswanger, Boss, Jaspers, Minkowski).

  23. Pur riconoscendo queste tre dimensioni,De Marchi tenta di andare oltre sia aggiungendo un’ulteriore visione esistenziale, sia prospettando anche un “che fare”, una componente operativa. Essa viene fondata esaltando le componenti affettive e aprendo la prospettiva di un intervento solidaristico di un esistenzialismo autentico.

  24. Si tratta di un esistenzialismo che, muovendo dalle coraggiose intuizioni di Otto Rankdalla appassionata fede dell'uomo delle opere migliori di Albert Camus(da La peste al Mito di Sisifo a L'Uomo in Rivolta, ai Discorsi di Svezia) sviluppa una visione al tempo stessa drammatica e solidaristica della condizione umana.

  25. Sul piano terapeutico Il nostro modello vuole dunque non solo riconoscere ed affrontare l'ultimo tabù della psicologia appunto l'angoscia di morte, ma anche offrire la possibilità di elaborare ed affrontare le tremende tensioni esistenziali di ogni essere umano nel clima di contatto empatico,di solidarietà, e di creatività che lo spirito umanistico può assicurare.

  26. E' un esistenzialismoumanistico, scrive De Marchi in "Lo shock Primario" che non pretende di negare o sottacere l'aspetto tragico dell'esistenza,rifiuta di sacrificare l'uomo a vecchi nuovi dogmatismi di stampo religioso,politico,e filosofico e punta invece a sviluppare la solidarietà e la creatività degli esseri umani. Sventurati ed entusiasmanti eroi che sfidano, con i loro sogni di Amore Giustizia, Bellezza, Immortalità, le leggi monotone e crudeli della natura e del cosmo.

  27. Vorrei concludere con le parole di Bergson che dipingono perfettamente la visione dell’uomo propria del pensiero di De Marchi: " Vedo l'umanità come una grande armata a cavallo che galoppa in una carica eroica,capace di travolgere ogni ostacolo,forse anche la morte”.

  28. GRAZIE PER L’ATTENZIONEhttp://www.psicologiaumanisticaesistenziale.org/http://www.il-demarchi-pensiero.it/

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