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“la verità ha in sé un paradosso: è vera ma lo è anche il suo contrario” Herman Hesse

Comune di Forlì Politiche di Welfare Programma di prevenzione del disagio negli adolescenti e nei giovani (rientrante nel Programma finalizzato regionale “Dipendenze e utenza multiproblematica” in attuazione della Deliberazione C.R. 615/04) (a cura di Graziano Pini gpini@ausl.fo.it ).

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“la verità ha in sé un paradosso: è vera ma lo è anche il suo contrario” Herman Hesse

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Presentation Transcript


  1. Comune di ForlìPolitiche di WelfareProgramma di prevenzione del disagio negli adolescenti e nei giovani(rientrante nel Programma finalizzato regionale “Dipendenze e utenza multiproblematica” in attuazione della Deliberazione C.R. 615/04) (a cura di Graziano Pinigpini@ausl.fo.it)

  2. “la verità ha in sé un paradosso:è vera ma lo è anche il suo contrario”Herman Hesse

  3. IL PROGETTO

  4. Il progetto è composto di tre sottoprogetti:1) progetto di educazione fra pari (peer education) volto a rendere più efficaci gli interventi di prevenzione e promozione delle strategie di coping (capacità utili ad affrontare le difficoltà) negli adolescenti che frequentano le scuole superiori del nostro comprensorio. Il progetto intende mettere in rete tutte le realtà che agiscono nelle scuole.2) Progetto di accompagnamento alla maggiore età rivolto a tutti quegli adolescenti che necessitano di un supporto per giungere alla maggiore età nel modo più sereno possibile. 3) Progetto di intervento di strada per contenere fenomeni di disagio e devianza.

  5. Progetto consta di:1) IL FENOMENO2) DIAGNOSI DEL TERRITORIO 3) RIFERIMENTI TEORICI (MODELLI INTERPRETATIVI, RICERCHE DI SFONDO)4) ANALISI DELLA DOMANDA5) DESTINATARI DEGLI INTERVENTI6) FINALITÀ7) OBIETTIVI SPECIFICI8) AZIONI9) IL METODO DI INTERVENTO10) PIANIFICAZIONE DELLA VALUTAZIONE

  6. IL FENOMENO

  7. IL FENOMENO: LA SOCIETA’Società del rischio vissuto come pericolo ma anche come opportunità, Società frammentata, incerta e allo stesso tempo bersagliata e iper sollecitante, Società bulimia, Società costruita per la maggior parte da adulti, da anziani e fatta su misura dei primi, Società televisiva e complessa,Società lontana da valori chiari, Società centrata sul piacere, Società fondata sui consumi, Società iperrazionale che sopprime la soggettività, Società opulenta che crea indifferenza ed apatia sociale, Società fondata sul numero e sulla qualità delle prestazioni individuali. Società senza padri

  8. IL FENOMENO: LA FAMIGLIAFamiglia tradizionale ….. Nuclearefamiglia di fatto famiglia ricostruita.Famiglia frammentata e in difficoltà, abbandonica ….. assente,autoritaria ….. autorevole (nell’educazione),permissiva,responsabile,che crea dipendenza (legame), no autonomia,“paritaria” (“siamo amici”).Comunque genitori con la loro storia ………

  9. Tendenze evolutive degli adolescenti e dei giovaniproiezione nel presente, caduta dei modelli di riferimento forti, imporsi di canali a doppia moralità, diffusione dell’accettabilità del rischio, reversibilità delle scelte, rinuncia all’assunzione di responsabilità, sfiducia nell’altro IARD, 2002

  10. Bisogni degli adolescenti: di sicurezza, di poter contare su qualcuno, di essere importante per i genitori; di riconoscimento; di poter esprimere le proprie risorse e capacità; di responsabilità; di comunicazione: dialogo, ascolto, confronto; di dare un senso, un significato (profondo) alle esperienze che si vivono. Don Luigi Ciotti

  11. “Bisogni” degli adolescenti:- essere “accompagnati” nel cambiamento (fisico, relazionale, di struttura mentale, desideri, bisogni) - essere “accompagnati” nel processo di costruzione dell’identità (individuazione e socializzazione)- necessità del gruppo “come foresta”- ricerca dell’autonomia(attraverso ricerca e sperimentazione)

  12. Gli adolescenti:- livello di mentalizzazione e simbolizzazione,- elaborazione della frustrazione- senso dell’autorità, autorevolezza- senso del limite,regole e norme- ruoli sociali- ritualizzazione dell’aggressività- intelligenza emotiva- “equilibrio” fra autonomia e dipendenza- percorso di individuazione

  13. RIFERIMENTI TEORICI:

  14. RIFERIMENTI TEORICIla teoria dei flussi di coscienza, sostiene che il benessere soggettivo dipenda dal coinvolgimento in attività interessanti, in cui vi sia un equilibrio fra le sfide poste dall’attività e le abilità possedute dal soggetto per affrontarle. Queste attività piacevoli che generano uno stato soggettivo definito flow (poiché forniscono un livello ottimale di informazioni nuove) è diverso dalla noia (risorse superiori alla sfida), all’ansia (risorse insufficienti ad affrontare le sfide poste dall’attività) e dall’apatia (scarse sfide e scarse risorse).Csikszentmihalyi

  15. APPROCCI PEDAGOGICI:1) la pedagogia della crescita si esprime nel lasciare fare, tollerare l’errore, far leva sulla persona, sulla sua originalità e libertà. Tende ad individualizzare i percorsi affinché ciascuno trovi la sua strada.2) La pedagogia della trasmissione è legata all’addestramento, all’insegnamento di competenze e abilità. L’enfasi è riposta sui contenuti da trasmettere siano essi valori o nozioni. Contenuti che di per sé sarebbero in grado di formare la persona.3) La pedagogia dell’iniziazione fa leva sul gruppo, sulla comunità e rimanda al senso di appartenenza, vincola rispetto alle regole del gioco, sfida in continuazione a superare se stessi.

  16. IL RISCHIO E I COMPORTAMENTI A RISCHIO possono essere percepiti e vissuti come un mezzo per provare il proprio valore per la ricerca della propria identità, contropartita dell’autonomia accordata allo individuo nella società del rischio. Questo rispecchia l’ambivalenza della concezione del rischio inteso sia come pericolo e sia come opportunità per mettersi alla prova .

  17. IL RISCHIO è un incrocio tra un compito evolutivo e un rito di passaggio,è una psicodinamica tra rischio e piacere / ebbrezza e trasgressione.

  18. RISCHIO …. Nella logica costruttivista i comportamenti a rischio rappresentano la ricerca attiva e continua di adattamento dell’individuo ad un particolare contesto consentendo, anche con condotte non salutari, ad alcuni compiti di sviluppo, dall’affermazione e sperimentazione di sé alla ricerca dell’adultità. Si potrebbe parlare infatti di “equivalenza funzionale” nel senso che l’adolescente, per dimostrare la propria indipendenza, in un percorsi di crescita, può assumere un comportamento dannoso, come fumare sigarette, oppure assumere un comportamento positivo come la capacità di argomentare i propri convincimenti con altri giovani, adulti. L’obiettivo rimane lo stesso, ma il modo di raggiungerlo completamente diverso.

  19. I DINTORNI DEL RISCHIO …. Francois Anserment sostiene che l’adolescente spesso si cura attraverso il proprio disturbo sia esso iperattivismo, panico, anoressia, bulimia, obesità fenomeni psicosomatici. Anche la violenza può essere considerata un tentativo di restaurazione soggettiva, una ricerca vitale giocata all’insaputa di chi la mette in atto. Il disturbo è la soluzione che fino a quel momento egli è riuscito a trovare per far fronte alla sofferenza.

  20. LA SOCIETÀ DEL RISCHIO • Gli uomini e le donne che vivono nella società contemporanea non hanno paura di nulla a parte “il cibo che mangiano, l’acqua che devono. L’aria che respirano, la terra in cui abitano e le energie che utilizzano”. Questa frase apparentemente paradossale ci fa capire l’importanza e la pervasività di ciò che chiamiamo rischio. • Il rischio è legato alla paura, il medico spiega ad una donna in gravidanza che recentemente si è sottoposta ad un esame clinico che c’è un problema su duecento che il suo bambino sia affetto dalla sindrome di down e che per accertarlo dovrebbe fare l’amniocentesi che però ha probabilità su cento di danneggiare il feto. Che fare? Quale decisione prendere? Come affrontare il rischio? [Bucchi Neresini 2001:181]. • Nel rischio quindi troviamo una inevitabile assunzione di responsabilità, anche per il solo fatto di mettersi in situazioni in cui l’esito non è scontato. È una spinta a mettersi alla prova, sperimentare altri se, mettersi in gioco che si esplica in un comportamento fra pericolo ed opportunità di crescita.

  21. IL RISCHIO È • per il 31% paura, pericolo • per il 28% sfida con se stessi • per il 7% eccitazione • per il 14% elemento del vivere (dato esistenziale) • per il 6% provocazione rispetto agli altri Promeco, ricerca sui giovani ferraresi

  22. IL DISAGIOesistenziale può avere una sua utilità: una funzione difensiva per migliorare le capacità generali della persona cosi come l’ansia serve ad attivare meccanismi di attenzione, di reattività fisica e mentale. In altre parole il disagio accompagna una fase evolutiva e può essere superato o divenire conclamato o patologico a seconda delle risorse personali dell’individuo e delle opportunità che incontrerà nel suo percorso di crescita.In questo modo possiamo distinguere fra un disagio evolutivo che nasce dalla crisi di transizione fra infanzia ed età adulta ed in particolare dalla necessità da parte del soggetto di far fronte ad alcuni compiti di sviluppo: cambiamento corporeo, relazione con il gruppo e con l’altro sesso, partecipazione sociale, indipendenza ed autonomia, definizione di un proprio sistema di valori, capacità di progettare la propria vita e il proprio futuro. un disagio socio-culturale che nasce dal disorientamento dell’adolescente di fronte ai condizionamenti della società complessa: disintegrazione sociale, eccedenza o scarsità delle possibilità, disintegrazione spazio-temporale.

  23. La devianza non è una condizione acquisita e definita ma è un percorso che riduce inevitabilmente la possibilità del soggetto fino a favorirgli il formarsi di una identità deviante che si rafforza proporzionalmente alla sua capacità di sottrarsi alla possibilità di crearsi altre identità specifiche.

  24. UN … ALTRO APPROCCIO l’adolescente spesso si cura attraverso il proprio disturbo sia esso iperattivismo, panico, anoressia, bulimia, obesità fenomeni psicosomatici. Anche la violenza può essere considerata un tentativo di restaurazione soggettiva, una ricerca vitale giocata all’insaputa di chi la mette in atto. Il disturbo è la soluzione che fino a quel momento egli è riuscito a trovare per far fronte alla sofferenza.Francois Anserment

  25. ANALISI DELLA DOMANDA DEGLI ADOLESCENTI:

  26. ANALISI DELLA DOMANDA DEGLI ADOLESCENTI di FORLI’:- hanno meno risorse che nel passato, le sanno riconoscere ed usare di meno - temono la normalità e la maggiore età soprattutto perché si sentono inadeguati ai compiti di sviluppo (e/o a quelli esplicitamente richiesti), ai livelli di prestazione che devono assolvere, alla competitività diffusa. Lo sport spesso richiede, per loro, livelli di prestazione molto alti. I modelli del proprio corpo fisico sono troppo alti rispetto a quello che sono e/o rispetto a quello che si sentono. - Famiglie assenti fisicamente e/o emotivamente, psicologicamente (in altre parole: non esercitano la loro genitorialità).- Famiglie maltrattanti che piuttosto che essere tutelanti usano un linguaggio maltrattante; a volte fenomeni di bullismo e più in generale di devianza nascono da quelle dinamiche come a voler risarcirsi dei danni subiti. - Scuola esperienza fortemente fallimentare, da tutto ciò che sa di scuola fuggono.- Oscillazione fra voler essere adulti e nello stesso tempo averne paura e rifugio in comportamenti devianti; spesso il voler essere adulti si manifesta in comportamenti devianti.- Ricorso a sostanze legali ed illegali e ad altri comportamenti devianti come “autocura” e autoterapia e dove la tossicodipendenza può essere considerata una “prova d’identità”.

  27. Tab. 1 - ragazzi e ragazze (15-18 anni) segnalati all’Ufficio Tutela Minori del Comune di Forlì, per domicilio, nel 2004

  28. DESTINATARI DEGLI INTERVENTIdel PROGETTO- adolescenti in stato di disagio ed eventualmente a rischio di disadattamento e devianza riconducibile a carenza di relazioni affettive e difficoltà di socializzazione nell’ambito familiare, scolastico e del tempo libero- adolescenti in carico presso L’Ufficio Tutela Minori, Comune di Forlì (433 nel corso del 2004)- adolescenti dai 15-18 anni dell’intero comprensorio forlivese- adolescenti frequentanti le scuole medie superiori della città e comprensorio

  29. DISTURBI, DISAGIO … DEVIANZA FATTORI DI RISCHIO

  30. DISTURBI, DISAGIO … DEVIANZA • Disturbi dell’umore • Disturbi d’identità • Disturbi di personalità • Disturbi psicologici • Disturbi psichiatrici

  31. DISTURBI, DISAGIO … DEVIANZA • bullismo • criminalità minorile e giovanile • suicidi e tentati suicidi • stragi del sabato sera e incidenti stradali • Depressioni • Fobie • attacchi di panico • Shopping compulsivo • comportamenti antisociali • comportamenti autolesionistici • condotte ossessive • Guida pericolosa • Rapporti sessuali precoci e non protetti • sindrome di Peter Pan • sindrome del viaggiatore • conflitti con il proprio corpo • aggressività • Insonnia • balbuzia • onicofagia • Cleptomania • Tic

  32. LE VARIE FACCE DELLA DEVIANZA MINORILE • Bullismo, inteso come prevaricazione del gruppo di ragazzi più forti sui compagni più deboli attraverso piccoli ricatti • Microcriminalità spicciola, che spesso viene incoraggiata dalle stesse famiglie e che si alimenta soprattutto di furti (vedi la devianza dei giovani zingari) • Manovalanza della delinquenza organizzata, tipica delle quattro regioni del sud, spesso attinta dall’area della microcriminalità con il reclutamento dei più capaci e affidabili, anche tra i minori stranieri • Devianza urbana, che si affianca oggi a queste forme "tradizionali" di devianza minorile, si esprime in gruppo e si manifesta con forme di violenza estrema. Non è ascrivibile all’area criminale tradizionale in quanto mancano gli elementi "classici", che da sempre hanno caratterizzato la delinquenza minorile in Italia: l’appartenenza alla famiglia svantaggiata, al quartiere degradato, alla fascia sociale culturalmente ed economicamente debole. • Sette religiose la partecipazione a gruppi che hanno a che fare con l’esoterismo o lo scimiottamento dello stesso. • Bisessualità, comportamenti flessibili o “liquidi” rispetto alla fruizione dei comportamenti sessuali.

  33. Nella lettura psicoanalitica le crisi del processo di crescita adolescenziale sono fisiologiche, sono crisi: • Depressive • Narcisistiche • Legate a sostanze stupefacenti • Tendenze ad agire • Malattie psicosomatiche • Residui di sessualità infantile • Sintomi nevrotici • Controllo ossessivo Quando queste si accompagnano a disorganizzazioni del contesto relazionale la ricerca d’identità e l’adolescenza si fanno a rischio.

  34. Nella prospettiva soggettivista il giovane non è soggetto di riproduzione o produzione sociale ma parte attiva del processo di selezione e scelta delle proprie opportunità di vita. La condizione giovanile, sempre più differenziata al proprio interno e sempre meno differenziata rispetto agli adulti. Ammette al suo interno tutto e il contrario di tutto!

  35. COMPORTAMENTO DEVIANTE (no persona deviante) INTELLIGENZA EMOTIVA LIFE SKILLS

  36. DISAGIO nell’ambiente familiare: • Conflitto familiare • Stili di disciplina incoerenti • Rifiuto da parte dei genitori • Mancanza supervisione adulta e di rituali familiari • Accadimento e comunicazione familiare scarsi • Genitori o fratelli che usano alcol o altre sostanze • Abuso psicologico e/o verbale • Abuso fisico e sessuale • Percezione di un inadeguato sostegno • Mancanza di regole chiare • Sovraccarico di responsabilità nella vita familiare • Figli contesi nelle famiglie che si dividono • Povertà economica (relazionale) della famiglia • Lavoro precoce

  37. STILI EDUCATIVI: • Quantità e qualità dell’amore • Tipo di cura • Gestione dei comportamenti aggressivi • Uso del potere da parte dei genitori (es. punizione eccessive, violente esplosioni emotive, forti conflitti familiari • Gestione delle emozioni • Quantità e qualità della relazione e comunicazione

  38. Fattori di rischio dell’ambiente scolastico: • Mancanza di legami scolastici • Cattivo clima scolastico • Mancanza di occasioni di coinvolgimento • Mancanza di riconoscimenti • Norme rigide e spiacevoli • Basse attese di successo e realizzazione • Mancanza di confronto con gli insegnanti • Scarso rendimento

  39. Fattori di rischio nell’ambiente comunitario: • Scarsi legami di comunità • Mancanza di occasioni di coinvolgimento • Dintorni disorganizzati e privi di leadership • Aree con alta criminalità e uso di droghe • Povertà e mancanza di opportunità di lavoro • Legami con gruppi antisociali • Povertà e mancanza di opportunità formative • Essere a contatto con modelli che approvano o mettono in atto comportamenti a rischio • Mancanza di confronto con adulti

  40. Modello costruttivista-interazionista: Ogni comportamento umano, anche il più semplice, non è riconducibile ad una o poche cause ma è la risultante delle interazioni di fattori individuali ed ambientali la cui particolare configurazione cambia nel corso del tempo dando luogo a molteplici percorsi di sviluppo largamente differenziati tra loro …

  41. LE DROGHE A FORLI’: • i ¾ dei nostri adolescenti hanno parlato con qualcuno che ha fatto uso di droghe (75%) (g&s 70,2) (IARD 69%) • sicuramente hanno un amico 70,5 (g&s 52,9) (IARD 47,7) • qualcuno gli ha proposto qualche tipo di droga 56,1 (g&s 51,9) (IARD 46,1) • sente il desiderio di provare una droga (spesso o qualche volta) 40,2% (g&s 26,8) (IARD 18,2)

  42. LE DROGHE A FORLI’: • tutti i ragazzi (90,1) hanno provato almeno una volta il caffè • un ragazzo su due beve alcol spesso (tutti i giorni, + volte la sett. o per il w.e.) • il 43% fuma abitualmente • il 22% usa hashish-mariuana con una certa regolarità, uno su due l’ha comunque provata • le smart drugs e “affini” sono provate, almeno una volta, da uno su due dei ragazzi e il 6,1 le usa abitualmente • anche la coca e l’eroina sono diffuse nei ragazzi/e rispettivamente 10,3 e 12,0; anche se a farne un uso abituale, sono molto meno: 3,6 e 1,4. Sono comunque sempre molto di più della prevalenza degli utenti Ser.T • anche gli psicofarmaci sono diffusi (5,6)

  43. LE DROGHE A FORLI’: Considerando la sola voce tutti i giorni abbiamo: • Il 37,5% consuma caffè • Il 37,2% fuma sigarette • L’8,8% beve alcolici • L’8,6% consuma smart drugs e affini • Il 3,7% usa hashish-marjiuana • L’1% consuma eroina • L’1,1 assume psicofarmaci • L’0,8% usa cocaina

  44. I FATTORI PROTETTIVI degli ADOLESCENTI e dei GIOVANI EMPOWERMENT

  45. I FATTORI PROTETTIVI degli ADOLESCENTI e dei GIOVANI I fattori protettivi sono elementi che si ritiene possano esercitare un'azione di tutela degli equilibri psicologici e comportamentali di un individuo.

  46. Fattori protettivi: • autostima, • autocontrollo, • aspettative e prospettive positive, • capacità di riconoscere e gestire le proprie emozioni • autoefficacia • strategie di coping • locus of controll • costruzione dell’identità (sé reale, ideale, normativo/io e me secondo la Mead)

  47. EMPOWERMENT • I progetti di intervento centrati sull’empowerment mirano ad aumentare il senso di potere personale e le capacità di leggere i diversi sistemi sociali per poter capire i vincoli e i condizionamenti che essi pongono ma anche le risorse che offrono. • In una prospettiva di Psicologia di Comunità, Rappaport (1981) definisce l’empowerment come un processo che permette a individui, gruppi e comunità di accrescere la capacità di controllareattivamente la propria vita.

  48. L’ADOLESCENTE EMPOWERED è colui che: • conosce se stesso e l’ambiente di vita • È integrato • sa relazionarsi e comunicare efficacemente con le persone che appartengono ai vari ambiti di vita (famiglia, amici, scuola, lavoro, tempo libero) • capacità di adattarsi nei vari ambiti • è attivo, o meglio proattivo piuttosto che reattivo • sa trovare le risorse necessarie per affrontare gli eventi “ordinari” della vita (magari legati ai compiti di sviluppo) e quelli imprevisti • sa essere risorsa per gli altri • sa essere empatico ed exopatico • riesce a relazionarsi a persone con un più alto empowered

  49. Prevenzione vs Promozione • La prevenzione lavora sulla diminuzione dei fattori di rischio (ostacolare l'insorgenza di una situazione problematica). • La promozione lavora sull’innalzamento dei fattori protettivi (attivare processi positivi di amplificazione delle risorse personali e sociali).

  50. Promozione La promozione viene oggi considerata particolarmente rilevante, in quanto punta sugli aspetti positivi della partecipazione individuale (capacità personali) e delle relazioni sociali, allo scopo di evitare etichettamenti dei soggetti e di attivare processi positivi di amplificazione delle risorse personali e sociali (o di "empowerment"). Promuovere significa selezionare positivamente determinati aspetti personali e sociali che vengono considerati fattori di prevenzione dei comportamenti problematici o a rischio. La promozione viene osservata positivamente per la socializzazione individuale, in quanto agisce sia sulle capacità personali dell'individuo che sulle condizioni sociali che l'individuo si trova ad esperire.

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