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ISTITUZIONI DI SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE

Sociologia dei media. D. McQuail, Sociologia dei media, Bologna, Il Mulino, 2001. Morcellini M. (a cura di), Lezione di comunicazione, Ellissi, Napoli, 2003. Lezione di comunicazione. Primo testo: D. McQuail, Sociologia dei media, Bologna, Il Mulino, 2001 I titoli dei capitoli da non portare all'e

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ISTITUZIONI DI SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE

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Presentation Transcript


    1. ISTITUZIONI DI SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE

    2. Sociologia dei media

    3. Morcellini M. (a cura di), Lezione di comunicazione, Ellissi, Napoli, 2003

    4. Primo testo: D. McQuail, Sociologia dei media, Bologna, Il Mulino, 2001 I titoli dei capitoli da non portare all'esame relativi al testo "Sociologia dei media" di McQuail sono: - la nascita dei mezzi di comunicazione di massa -Una nuova teoria per i nuovi media? - Teorie normative dei media e società - La comunicazione di massa globale - Epilogo:lo stato dell'arte Per l’edizione del 1996 non vanno studiate le pagg. da 30 a 48 e da 133 a 148.

    5. PROGRAMMA D’ESAME Morcellini M. (a cura di), Lezione di comunicazione, Ellissi, Napoli, 2003 Il programma riguarda esclusivamente le prime 136 pagine 

    6. La sociologia della comunicazione Una cronologia 1927: Harold D. Lasswell pubblica Propaganda Techniques in the World War Referenti in: La psicologia delle folle (Le Bon) Il behaviorismo (Watson) Le teorie sul condizionamento (Pavlov) La psicologia sociale (Mc Dougall) 1937: iniziano le pubblicazioni di The Public Opinion Quarterly Per Lasswell il processo di comunicazione svolge tre funzioni sociali: Vigilanza sull'ambiente Mediazione fra le componenti sociali Trasmissione dell'eredità sociale Lazarsfeld e Merton aggiungono una quarta funzione: l'intrattenimento

    7. 1938: Lazarsfeld e Stanton mettono a punto il program analyzer, per registrare le reazioni dell'ascoltatore ai programmi radiofonici 1944: Lazarsfeld pubblica, con Berelson e Gaudet, The People's Choice 1955: Lazarsfeld e Katz pubblicano Personal Influence: The Part Played by People in the Flow of Mass Communication, in cui elaborano la teoria del “two-step flow of communication” La sociologia della comunicazione

    12. La stampa trasformò la memoria collettiva allentando ancor più gli obblighi mnemonici. “quando le idee sono separate dai mezzi usati per trasmetterle sono separate anche dalle circostanze storiche che danno loro forma e diventa difficile cogliere il contenuto mutevole al cui interno devono essere considerate (Eisenstein)   Stampa

    13. COMUNICAZIONE DI MASSA

    14. Comunicazione di massa L’idea di “massa” originariamente connota un aggregato in cui l’individualità sparisce Nei processi storici di questo secolo il termine non ha la connotazione prevalentemente negativa che assume in relazione ai processi comunicativi derivanti dallo sviluppo dei media destinati ai molti: appunto i mass-media. Con lo sviluppo dei nuovi media si pone il problema del loro potere nei confronti delle masse Il processo di comunicazioni di massa disegna una relazione sostanzialmente asimmetrica: l’emittente dispone di maggiore prestigio, potere, risorse, abilità e autorità rispetto al ricevente. Questa asimmetria può essere compensata solo mediante il pluralismo e la facilità di accesso ai media.

    15. IL PUBBLICO

    16. Pubblico di massa Il concetto di pubblico originariamente si riferisce a collettività che si sedimentano intorno a una causa, un progetto un’opinione. E’ legato alla nascita del giornale e alla formazione della sfera dell’opinione pubblica “borghese” Il pubblico delle comunicazioni di massa non è un’entità indifferenziata ma può essere analiticamente segmentato e contestualizzato.

    17. Massa Pubblico Pubblici Target Individui Individuo sociale Evoluzione del concetto di pubblico

    18. 4 fasi nello studio dell’audience «Effetti» «Usi e gratificazioni» «Encoding/decoding» «Etnografia dell’audience televisiva»

    19. Quattro fasi nelle teorie sugli effetti dei media Prima fase: i media onnipotenti Seconda fase: la verifica delle teorie sui media onnipotenti Terza fase: la riscoperta del potere dei media Quarta fase: l’influenza negoziata dei media

    20. EVOLUZIONE DEGLI EFFETTI DEI MEDIA

    21. Tipologia degli effetti dei media

    22. I fase: media onnipotenti 1900-1930 Pubblico considerato come massa: aggregato di individui ciascuno solitario fruitore di messaggi veicolati dai massa media, ciascuno influenzabile e persuadibile Teoria dell’ago ipodermico o teoria ipodermica o magic bullett theory

    23. Magic bullett theory

    24. 1) Il pubblico dei media è costituito da una massa indifferenziata e atomizzata di individui 2) I messaggi costituiscono potenti, diretti e immediati fattori di persuasione 3) Gli individui sono essenzialmente indifesi nei confronti dei messaggi a loro rivolti Magic bullett theory

    25. Teoria ipodermica Modello comunicativo Comportamentismo = S ?R Postulati impliciti Uniformità della natura umana Ereditarietà dei meccanismi biologici Accento sui processi non-razionali Ordine sociale come società di massa

    26. Nasce negli Stati Uniti intorno agli anni ’20-’30 Quando parliamo di “studiosi della comunicazione” non ci riferiamo tanto a sociologi, psicologi o psicosociologi. Coloro che per primi si interessarono di tale ambito furono scienziati politici (Lasswell) o studiosi di retorica.

    27. Communication research Nasce come studio integrato, dal punto di vista sociale, culturale, psicologico, del processo comunicativo e dei suoi effetti Teorie: formulazione ex post, contaminazioni Criterio cronologico: passaggi d’epoca, sviluppo tecnologico Contesto sociale: storico, economico, etc. Teorie sociali sottostanti. esplicite vs clima d’opinione Modelli comunicativi soggiacenti

    28. II FASE: LA VERIFICA DELLA TEORIA DEI MEDIA ONNIPOTENTI

    29. La verifica della teoria dei media onnipotenti Anni ‘30 - Anni ‘60 Studi del Payne Fund negli Stati Uniti primi anni ‘30 Hovland (approccio empirico sperimentale o della persuasione) Lazarsfeld (approccio empirico sul campo)

    30. TEORIA DELLA INFLUENZA SELETTIVA

    31. Lo schema di Lasswell (1948) Chi ? Dice che cosa ? Attraverso quale canale ? A chi ? Con quale effetto ? Two-step flow of communication (Katz & Lazarsfeld - 1955) 1. Dai media agli opinion leader 2. Dagli O.L. attraverso canali interpersonali agli individui meno esposti.

    32. Differenze nella struttura cognitiva Collocazione sociale / subculture selettivamente orientate Legami sociali/affettivi che orientano la selezione Sovraccarico informativo / filtri mentali Reazione/risposta individuale - breve termine Teorie dell’influenza selettiva

    33. Principio della attenzione selettiva Principio della percezione selettiva Principio della memorizzazione selettiva Principio dell’azione selettiva

    34. Teorie dell’influenza selettiva - Evoluzione Modelli di interpretazione del tipo uses and gratifications (dal 1940) I media soddisfano dei bisogni, spesso non consapevolmente razionalizzati e forniscono gratificazioni I soggetti non sono passivi ma attivi e selezionano i messaggi preferiti nel contesto mediale.

    35. Teorie dell’influenza selettiva. Problemi Prospettiva limitata agli effetti immediati Dipendenza eccessiva dal paradigma cognitivo generale della psicologia S O R O = organismo differenze individuali Metodologia: il sondaggio campionario come procedura di osservazione empirica sostituisce l’esperimento

    36. LA SOCIALIZZAZIONE E LE TEORIE DELL’INFLUENZA INDIRETTA

    37. Teorie dell’influenza indiretta. Effetti a breve vs. lungo termine I modelli di tipo S/R sono tarati sugli effetti a breve termine I modelli che pongono il problema degli effetti di socializzazione sono orientati verso una prospettiva di lungo termine (rilevabile non attraverso esperimenti di laboratorio ma attraverso una analisi delle trasformazioni sociali

    38. Effetti a breve/lungo termine Un effetto a breve termine è quello che si manifesta dopo un lasso di tempo limitato da un’esposizione isolata a un messaggio a un insieme determinato di messaggi Un effetto a lungo termine si viene costruendo gradualmente nel tempo in seguito a un’esposizione continuativa e prolungata a più messaggi e insiemi di messaggi. Di conseguenza un effetto a lungo termine può essere considerato come un effetto in fieri di tipo cumulativo.

    39. Teorie dell’influenza indiretta. Socializzazione Pervasività dei media nella società contemporanea quali fonti di definizioni ed orientamenti rispetto alle “regole del gioco” Dal punto di vista sociale, i media contribuiscono al processo mediante il quale si apprendono e si sedimentano una pluralità di aspettative riguardanti i vari sistemi di senso di cui ogni individuo è parte.

    40. Codici di accesso ai media (Meyrowitz - Oltre il senso del luogo) Ampliando l’osservazione ad una prospettiva sociologica più generale: tutti i media costruiscono ambienti sociali che includono o escludono, che uniscono o dividono le persone in modi specifici. Nelle diverse forme sociali è il “codice di accesso” al medium che determina chi dispone del potenziale di codifica e decodifica necessario per inviare messaggi e accedere al patrimonio di informazioni disponibili.

    41. Lo straordinario successo della televisione è dovuto anche al superamento dei condizionamenti impliciti nel codice della scrittura. Mentre è necessario uno specifico addestramento per imparare a leggere e comprendere il testo nessuno ha bisogno di istruzione per guardare la TV. I media elettronici hanno portato alla rottura dei sistemi informativi specialistici e segmentati creati e mantenuti dall’alfabetizzazione e dalla stampa.

    42. L’ambiente informativo comune non produce necessariamente comportamenti uniformi ma favorisce la formazione di gruppi più superficiali ed effimeri. Questa situazione è rafforzata dalla rottura dell’isolamento derivante dalla localizzazione o dalla partecipazione a contesti comunicativi segmentati. Si indeboliscono i luoghi della “socializzazione” Si accede con facilità a “comportamenti da retroscena”

    43. Teorie dell’influenza indiretta. TEORIA DEL MODELLAMENTO TEORIA DELLE ASPETTATIVE SOCIALI

    44. Definizione e costruzione della realtà Nell’era delle comunicazioni di massa sono sempre più rilevanti i flussi comunicativi che ci pongono in contatto con rappresentazioni mediate della realtà. La realtà controllabile attraverso la sfera di esperienza personale si espande sino a comprendere la realtà costruita dai media. “Quando gli uomini definiscono le situazioni come reali, esse lo sono nelle loro conseguenze” (W.J. Thomas).

    45. Funzioni dei media relative al linguaggio (DeFleur - Plax 1980) 1. presentano nuove parole con significati collegati 2. ampliano i significati dei termini già esistenti 3. sostituiscono con nuovi significati altri più vecchi 4. consolidano le convenzioni in vigore per i significati delle parole della nostra lingua

    46. III FASE: RITORNO AL POWERFUL MEDIA

    47. Ritorno al powerful media Planetarizzazione: integrazione tra regioni e culture, intensificazione degli scambi comunicativi, sviluppo tecnologico, aumento dell’offerta comunicativa Videopolitica: aumento della dipendenza della politica dalla tv Funzione conoscitiva dei media:l’influenza dei media aumenta in relazione al grado di mediazione delle esperienze Effetti a lungo termine e costruzione della realtà sociale La comunicazione non agisce direttamente sui comportamenti, ma influenza il modo in cui il destinatario organizza la propria immagine del mondo.

    48. TEORIA DELLA COLTIVAZIONE

    49. LA TEORIA DELLA COLTIVAZIONE (Gerbner, 1976) LA TEORIA DELLA COLTIVAZIONE (Gerbner, 1976) parte dalla riflessione sui media come agenti di socializzazione e pone l’enfasi sul fattore tempo, che determina l’effetto cumulativo della dipendenza

    50. Già Blumer (1933) individuava le influenze dei media nell’impatto sugli schemi di vita dei giovani (giovani e cinema) Gerbner e l’Annenberg School of Communication dell’Università di Pennsylvania hanno lavorato sugli effetti cumulativi a lungo termine e formulato la teoria della coltivazione (cultivation theory) LA TEORIA DELLA COLTIVAZIONE (Gerbner, 1976)

    51. Al centro della teoria della coltivazione c’è l’idea della TV come grande agente di socializzazione nei confronti di ampie comunità La TV costruisce soprattutto immagini e rappresentazioni mentali della realtà LA TEORIA DELLA COLTIVAZIONE (Gerbner, 1976)

    52. I fruitori assorbono le “television answers”: immagini della realtà sociale distorte La TV coltiva immagini del reale, accultura e sedimenta sistemi di credenze, rappresentazioni mentali, atteggiamenti Il consumo di fiction abbatte la selettività (più del consumo di informazione) LA TEORIA DELLA COLTIVAZIONE (Gerbner, 1976)

    53. Il consumo di fiction crea uno spostamento di realtà I consumatori di fiction hanno credenze e atteggiamenti emotivi negativi, mancano di autostima e sono più ansiosi degli altri (es la violenza presente nella fiction crea ansia) LA TEORIA DELLA COLTIVAZIONE (Gerbner, 1976)

    54. Infine, l’influenza della televisione andrebbe sempre collocata nel contesto più ampio delle esperienze sociali complessive (se vivo solo, la TV è più importante per me) LA TEORIA DELLA COLTIVAZIONE (Gerbner, 1976)

    55. TEORIA DELLA AGENDA SETTING

    56. Ipotesi Agenda-setting Maxwell McCombs - Donald Shaw - fine anni ‘60 ricerca su campagna presidenziale 1968 e 1972 Esiste una forte corrispondenza tra quantità d’attenzione data dalla stampa a un certo tema e il livello d’importanza assegnato a quel tema dagli individui esposti ai media. Il fuoco d’interesse non è la reazione del pubblico a un messaggio specifico ma la definizione della situazione creata dai mass media.

    57. Ipotesi Agenda setting La costante enfatizzazione di certi temi, aspetti e problemi, forma una cornice interpretativa, un frame, che gli spettatori applicano più o meno consapevolmente per dare senso alla realtà sociale. Un’imminente campagna elettorale attira l’attenzione die votanti sul loro ruolo di cittadini e induce a sentire come obbligatoria la ricerca d’informazioni

    58. Agenda building 1976 R.W. Cobb - J.K. Ross e M. H. Ross E’ il modello di costruzione dell’agenda pubblica che mette in correlazione l’agenda dei media, l’agenda delle autorità politiche e l’agenda del pubblico. Le varie parti intervengono nella sfera pubblica con un costante gioco di scambi e negoziazioni in cui vincitori e vinti cambiano ogni volta

    59. Effetti intenzionali - lungo termine La funzione di agenda setting dei mass media (McCombs & Shaw, 1972-1979) In conseguenza dell’azione dei media il pubblico è consapevole o ignora, dà attenzione oppure trascura, enfatizza o neglige, elementi specifici degli scenari pubblici. La gente tende a includere o escludere dalle proprie conoscenze ciò che i media includono o escludono dal proprio contenuto. Il pubblico inoltre tende ad assegnare a ciò che esso include, un’importanza che riflette da vicino l’enfasi attribuita dai mass media agli eventi, ai problemi, alle persone.

    60. GLI EFFETTI DI FRAMING Il modo in cui le notizie sono incorniciate (framed) dai giornalisti e il modo in cui le incornicia il pubblico possono essere simili o differenti (Cappella e Jamieson) Scheufele: due tipi di frame: Frames dei media Frames degli individui

    61. EFFETTI MEDIALI DI PRIMING Innesco, come aspetto specifico dell’agenda setting Le issues politiche che ricevono la maggiore attenzione hanno anche una maggiore preminenza nei giudizi sull’attività degli attori politici Effetto di priming consiste nell’innescare determinati criteri di giudizio

    62. TEORIA DEGLI SCARTI DI CONOSCENZA

    63. LA TEORIA DEGLI SCARTI DI CONOSCENZA LA TEORIA DEGLI SCARTI DI CONOSCENZA (KNOWLEDGE GAPS) (Tichenor-Donohue, Olien, 1970) si basa sugli studi sulla diffusione delle conoscenze, soprattutto tecnologiche, compiuti soprattutto nelle aree di emarginazione socio-economica (povertà, PVS)

    64. L’idea è che le ineguaglianze sociali crescono e si approfondiscono anche causa del diverso approccio ai media dei “ricchi” e dei “poveri”, in una spirale di esclusione (le nuove povertà) La spirale è interrotta solo dagli effetti-soglia, che colmano i gaps temporaneamente (es. un evento talmente coperto da essere noto a chiunque) LA TEORIA DEGLI SCARTI DI CONOSCENZA

    65. I media svolgono una duplice funzione: da un lato hanno a tal punto incrementato il flusso dell’informazione pubblica da aver concorso a modificare le differenze di sapere derivanti dalle diseguaglianze di istruzione e posizione sociale; dall’altro l’accesso di minoranze attente e qualificate alle informazioni tende ad allargare il divario tra settori del pubblico. Il divario si accresce non perché gli strati inferiori sono disinformati ma perché il sapere cresce più velocemente e selettivamente negli strati superiori. Effetti intenzionali - lungo termine Divari di conoscenza (Tichenor, 1970)

    66. TEORIA DELLA SPIRALE DEL SILENZIO

    67. LA SPIRALE DEL SILENZIO LA SPIRALE DEL SILENZIO (Noelle Neumann (1974, 1985) è la prima critica ufficiale al paradigma degli effetti limitati Di fronte alla TV il ricevente non esercita attività selettiva (che è l’assunto su cui si basa la teoria degli effetti limitati)

    68. La formazione dell’opinione pubblica è il risultato di un lavorìo sociale costituito da processi di allineamento L’opinione pubblica è l’opinione dominante che costringe alla conformità, minacciando di isolamento l’individuo che dissente LA SPIRALE DEL SILENZIO

    69. L’idea di conformismo della Neumann ricorda la teoria della folla di Le Bon Il processo di allineamento all’opinione dominante è un processo a spirale, in cui l’allineamento del singolo è rafforzato dall’allineamento degli altri LA SPIRALE DEL SILENZIO

    70. Si crede ciò che si crede gli altri credano Questo meccanismo rende un gruppo più forte di quanto non sia in realtà, e il gruppo dissenziente più debole di quanto non sia in realtà, perché l’unica realtà visibile è quella dominante La situazione effettiva della maggioranza è dunque un’illusione ottica LA SPIRALE DEL SILENZIO

    71. Si sente, nella teoria della Neumann, ancora l’influsso della teoria della “maggioranza silenziosa” della Scuola di Francoforte (teoria critica) Secondo la Neumann i media creano l’opinione pubblica attraverso la visibilità di opinioni che vengono presentate come dominanti LA SPIRALE DEL SILENZIO

    72. Oltre a fornire resoconti dei fatti (accounts) i media svolgono la funzione di polltakers, cioè forniscono rappresentazioni indirette della risposta del pubblico alle issues (Price-Roberts, 1987 LA SPIRALE DEL SILENZIO

    73. La spirale del silenzio è una spiegazione ecologica dei media: essi creano l’ambiente simbolico conoscitivo (l’acquario) entro cui l’individuo vive e interagisce, sono cioè il contesto di costruzione del senso (Schulz, 1987) LA SPIRALE DEL SILENZIO

    74. E’ invece interessante la teoria della spirale in funzione della spiegazione del mutamento di modelli culturali LA SPIRALE DEL SILENZIO

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