1 / 51

Fenomeno dello Stalking

Criminologia e Criminalistica. 30 periodi di lezione per l'acquisizione di 5 crediti formativiEsame Orale. Insegnante: Colonnello dei Carabinieri Dottor Mariano ANGIONIRelatore: Capitano dei Carabinieri Dottor Fabrizio FRATONIe-mail: marianoangioni@libero.ite-mail: fabriziofratoni@virgilio.it.

Lucy
Download Presentation

Fenomeno dello Stalking

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


    24. Fenomeno dello Stalking Le categorie dello Stalker si possono classificare in: - rifiutati, coloro che si oppongono alla fine di una relazione. Reagiscono per rivincita che gli consente comunque di rimanere in contatto con la persona oggetto del desiderio (circa il 22% della statistica generale sono gli ex patner ); - cercatori d’intimità: si infatuano della persona e tentano di creare comunque un contatto con questa, con molestie durature sempre più pressanti (il 17% di questi sono sconosciuti); - rancorosi: che perseguono la vittima per un torto subito e somatizzato; i predatori: coloro che seguono la vittima, sono i più pericolosi perchè seguono materialmente la vittima, talvolta una reazione della stessa può determinare lo stalker a compiere atti di violenza. Spesso la reazione violenta può portare anche ad atti estremi dato che per il 61% dei casi lo stalker è ben conosciuto dalla vittima. Spesso le vittime per timore di ripercussioni evitano di denunciare il loro persecutore ed apportano molti cambiamenti sul loro stile di vita o comportamenti sociali (ridurre il numero delle uscite da soli, cambiamento del numero telefonico) ma tutto ciò spesso non limita minimamente lo stalking dato che la competizione e le brame dello stalker si è notato che aumenterebbero la sua ossessione e capacità di porre in essere atti sempre più insistenti ed in caso di reazione determinata della vittima anche di atti violenti fino alle lesioni gravi, violenze sessuali ed omicidi per guadagnarsi l’impunità con possibilità di innescare una spirale simile al comportamento del serial killer.

    31. Mappa esame territoriale omicidi

    32. Revolver marca: Smith & Wesson calibro 38 special, modello 17 Munizioni cal 38 special marca Lapua Patria

    36. In quel duplice omicidio avvenuto alla presenza del figlio di cinque anni della Locci che si era appartata con l’amante, il bambino fu risparmiato. I carabinieri iniziarono subito le indagini su Stefano MELE, il marito tradito, poi arrestato e condannato, ma durante le indagini si accerta la responsabilità di altri amanti della moglie, altri sardi: i fratelli Salvatore e Francesco VINCI e Carmelo CUTRONA collegati ad appartenenti all’anonima sarda. Si aprono ancora le porte del carcere per Stefano MELE e Francesco VINCI che si trova già in carcere per maltrattamenti del coniuge vi rimane perché formalmente indiziato del delitto del 1968 e per quelli successivi del “Mostro”, ma mentre sono ancora in carcere avviene un’altro duplice delitto che li scagiona e fa esplodere l’allarme collettivo. Nella sera del 9 settembre 1983 a Galluzzo (FI) vengono uccisi sempre a colpi di pistola calibro 22 all’interno di un furgone adibito a camper Uve Rush e Horst Mayer due giovani tedeschi scambiati per una coppia, dato che Uve porta lunghi capelli biondi, con sette colpi di pistola partiti da un finestrino. Viene ancora battuta la pista sarda: vengono arrestati Giovanni MELE fratello di Stefano ed il cognato Stefano MUCCIARINI accusati del delitto del 1968 e degli omicidi del mostro.

    37. Ma il 30 luglio 1984 alle ore 3.45 una telefonata anonima avvisa i carabinieri che a Boschetta di Vicchio ci sono due ragazzi morti. Pia Rontini e Claudio Stefanacci sorpresi dal mostro sulla loro Fiat Panda vengono barbaramente uccisi, la ragazza giace supina a gambe divaricate il pube è completamente asportato. Crolla allora la pista sarda si decide di far tracciare un identikit psicologico del mostro, incarico affidato a tre super periti e ad uno studio approfondito dall’FBI e del Bundescriminalamt Tedesco: si tracciano le caratteristiche di un “Lustmorder” un soggetto che agisce scegliendo luoghi e situazioni, non le vittime; dirige su queste profonde cariche aggressive e sessualizzate, agisce da solo, è destrimane, dimostra una destrezza semiprofessionale nell’uso dell’arma da taglio ed al tempo stesso ha problemi di impotenza ed inadeguatezza sessuale. La notte dell’8 settembre 1985 agli Scopeti si verifica l’ultimo delitto ai danni dei turisti francesi Nadine Mauriot e Jean Krevechvili sorpresi all’interno di una tenda mentre facevano l’amore, l’uomo tenta di fuggire ma raggiunto viene colpito anche con colpi d’arma da taglio oltre che con la solita calibro 22 mentre la donna subisce l’asportazione del pube e della mammella, un lembo di pelle viene inviato in una lettera al sostituto procuratore Silvia della Monica (e sempre nello stesso giorno il 10 settembre 1985 viene trovato un bossolo di calibro 22 dello stesso tipo di quelli usati dal mostro nel parcheggio dell’ospedale di Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri a Firenze).

    38. La pista sarda entra definitivamente in crisi nell’ottica della neocostituita Squadra Antimostro, sull’onda di un allarme ormai reso esponenziale dagli organi di stampa e di Governo (viene anche messa una taglia di mezzo miliardo per l’identificazione del Mostro) nell’ottobre del 1989, dall’analisi dei dati raccolti sulla base del criminal profiling tracciato (su 82 persone sospettate), viene posta in evidenza la figura di un contadino di 72 anni Pietro Pacciani (già indicato in una lettera anonima pervenuta ai carabinieri nel settembre del 1985 sul quale venne svolta una perquisizione domiciliare ed un’interrogatorio senza riscontri positivi), originario di Vicchio, ma residente a Mercatale di San Casciano Val di Pesa. Ad accusarlo una serie di indizi e risultati di alcune perquisizioni compiute sulla propria abitazione: un porta sapone e un blocco da disegno che si ritengono appartenuti ai tedeschi uccisi, un straccio simile a pezzi stoffa inviati anonimamente ai carabinieri della stazione di San Casciano che avvolgevano l’asta guida-molla di una pistola calibro 22, l’indicazione che la persona violenta e noto guardone, era stata vista nei giorni prima nelle vicinanze di alcuni luoghi dei delitti, ma soprattutto una cartuccia calibro 22 marcata H che porta su di se solo due (su tre necessari per l’identificazione) dei segni compatibili con la pistola utilizzata dal mostro (bossolo trovato su di un incavo di un blocco di cemento di un filare di viti della casa del Pacciani).

    39. Dopo otto mesi di dibattimento la Corte d’Assise di Firenze, il 1 novembre 1994, condanna Pacciani per tutti i delitti escluso quello del 1968 a sette ergastoli, ma poi nel processo d’appello viene assolto e scarcerato il 13 febbraio 1996 perché gli indizi raccolti appaiono troppo deboli. Ma già dall’ottobre del 1995 vengono avviate nuove indagini ed un nuovo processo sui cosiddetti “compagni di merende”. Il 12 febbraio 1996 viene arrestato Mario Vanni grazie alle dichiarazioni di un nuovo super teste, altro soggetto legato al Pacciani, Giancarlo Lotti che accusa Pacciani e Vanni degli omicidi e si auto accusa di averli accompagnati ed assistiti negli ultimi due delitti, all’ultimo di questi è presente anche Fernando Pucci altro frequentatore di prostitute e guardone amico del Lotti. Le indagini dirette dal nuovo capo della mobile di Firenze Michele Giuttari partono dall’identificazione del Lotti (gestito dalla stessa Squadra Mobile nell’ ambito di un programma di protezione in quanto collaboratore di giustizia) questo viene chiamato in causa da tre prostitute (Filippa Nicoletti, Gabriella Ghiribelli e Maria Antonietta Sperduto) che hanno in passato frequentato Pacciani, Lotti e Vanni e un particolare mago “Francesco Indovino”, alcolizzato con precedenti penali che abita nella zona di San Casciano, promuovendo riti e riunioni spiritiche che si concludevano con orge, a tali serate partecipava talvolta anche un certo mago Manuelito che operava in Firenze (entrambi i maghi muoiono poco tempo dopo l’ultimo omicidio).

    40. Dalle dichiarazioni di Lotti e dai riscontri emerge un’altra figura utile alle indagini, Giovanni Faggi, annoverabile fra i compagni di merende. Nei confronti di quest’ultimo insieme a Vanni, Lotti e Pacciani viene configurato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di omicidi, vilipendio di cadaveri, detenzione e porto illegale di armi e munizioni, e seguono gli arresti di Vanni e Faggi. Pacciani a seguito della pronuncia della Corte di Cassazione che revoca la sentenza di assoluzione della Corte d’Assise d’Appello torna di nuovo in carcere e poi agli arresti domiciliari dove il 22 febbraio 1998 viene trovato morto con i pantaloni abbassati, si parla di decesso cardiocircolatorio ma gli inquirenti indagano sui fatti. La Corte d’Assise condanna all’ergastolo MarioVanni e Lotti a trenta anni di reclusione, mentre assolve il Faggi, decisioni queste confermate poi in appello salva la riduzione a 26 anni per Lotti. Sono tuttora in corso le indagini sui “mandanti eccellenti” dei “compagni di merende” sia da parte della Procura della Repubblica di Firenze che da parte di quella di Perugia: emerge la figura di Francesco Narducci medico chirurgo di famiglia altolocata di Perugia, persona esperta nell’uso delle armi da fuoco con problemi sessuali di impotenza, con frequentazioni equivoche nell’ambiente dei due maghi già citati, operanti nei pressi di Firenze, ed altri soggetti attualmente indagati tra cui il Farmacista della frazione di San Casciano Val di Pesa.

    43. Criminologia e Criminalistica VITTIMOLOGIA La Vittimologia è una disciplina relativamente recente, anni ‘40- ‘50, che si occupa della VITTIMA e del suo studio. E’ uno dei temi più attuali nell’ambito delle scienze umane, nasce, infatti, in seno alla psicologia sociale e giuridica, sui rapporti che intercorrono tra AUTORE e VITTIMA del crimine. Il suo oggetto è “lo studio della vittima del crimine, della sua personalità, delle sue caratteristiche biologiche, morali, sociali e culturali, delle sue relazioni con il criminale e del ruolo che ha assunto nella genesi del crimine” (G. Gulotta).

    44. Quali vittime? “……… ... vittime delle guerre e delle persecuzioni politiche e razziali, vittime dello sviluppo e della liberazione del terzo mondo, della tortura, della ritardata emancipazione delle donne, della mancata tutela dell’infanzia e della gioventù … … … vittime del terrorismo, della violenza politica e della mafia, … … . vittime del furto, delle rapine, dei disastri, … …. vittime della strada …. della droga, della violenza, dei truffaldini metodi del crimine informatico, … , vittime della violenza sessuale …” (R. Gherardi) Molte altre ancora potremmo aggiungerne, ma in questo corso il nostro interesse si concentra sulla vittimologia come branca della Criminologia, quindi sullo studio della vittima di un reato.

    45. Il primo autore ad utilizzare tale accezione è stato Hans von Henting che nel 1948 scrisse “The criminal and his victim” introducendo i concetti di: CONDIZIONE DI CRIMINALE - VITTIMA; VITTIMA LATENTE (generale - speciale); RAPPORTO CRIMINALE - VITTIMA. Circoscrisse, così, l’analisi alla vittima del reato, enfatizzando l’interazione criminale - vittima e mettendo in evidenza la possibilità di un concorso della vittima al compimento dell’evento criminoso: “… …. Egli sottolineò la complessità del rapporto criminale - vittima, mettendo in evidenza come alcune persone e certe situazioni siano idonee a favorire le circostanze in cui avviene il processo di vittimizzazione.” (R. Bisi)

    46. Un iniziale interesse per la VITTIMOLOGIA, basato principalmente su dati statistici e materiale giudiziario, lo dobbiamo a Beniamin Mendelsohn che, nel 1937 e successivamente nel 1940, raccolse informazioni e approfondì ricerche sulle vittime presso il suo studio legale, soprattutto su quelle di stupri. Da lui fu coniato il termine “VITTIMOLOGIA”, ma anche quello di “VITTIMITÀ”. Anch’egli operò una classificazione, in base al grado di colpevolezza delle vittime, creando diverse categorie: - da VITTIMA COMPLETAMENTE INNOCENTE (un bambino); a VITTIMA PIÙ COLPEVOLE (un aggressore che diviene a sua volta vittima).

    47. Molti gli autori ed i contributi forniti a questa giovane disciplina, citeremo i più significativi. Wolfgang, nel 1958, elaborò la teoria di victim precipitation, che ha sollevato non pochi dissensi e critiche. Secondo tale teoria vi sono dei casi “…. in cui sarebbe la vittima a fare precipitare l’azione delittuosa e, in ultima analisi, a determinare il proprio rischio di vittimizzazione”. Più recente ed interessante la teoria elaborata da Sparks (1982), basata sulla importanza di sei fattori in ambito vittimilogico: VULNERABILITA’ (riguarda soggetti ad alto rischio di vittimizzazione); OPPORTUNITA’ (si riferisce alla disponibilità di un bene); ATTRAZIONE (si riferisce alla tentazione che un certo bene esercita sul criminale); - FACILITAZIONE ( indica una situazione rischiosa creata dai comportamenti della vittima per negligenza ed imprudenza); PRECIPITAZIONE (concetto già analizzato); IMPUNITA’ (indica situazioni in cui la vittima è improbabile che denunci l’evento).

    48. Secondo M. Seymond (1983), le risposte delle vittime agli eventi negativi, sono pressoché uguali e seguono quattro fasi distinte, pur con variazioni di intensità e durata: Prima fase – shock e negazione dell’evento, incredulità; Seconda fase – ripristino del contatto con la realtà circostante, bisogno di parlare; Terza fase – depressione traumatica, autoaccuse; Quarta fase – sviluppo di meccanismi di difesa, minimizzazione, prevenzione del rischio di nuova vittimizzazione.

    49. Esistono dei comportamenti particolari che una vittima può mettere in atto per difendersi da una situazione di pericolo e angoscia, in particolare uno è riconducibile alla cosiddetta Sindrome di Stoccolma. Nel 1973 durante una rapina alla Kreditbanken, sessanta persone furono sequestrate e tenute in ostaggio, minacciate da individui armati, per sei giorni. Durante tale periodo alcune vittime provarono una sorta di attaccamento emotivo per i sequestratori ed una delle sequestrate, in seguito, ebbe un rapporto sentimentale con uno dei banditi “Swedish Robin Hood”. Patricia Hearst, nel 1974, fu rapita dall’Esercito di Liberazione Simbionese, successivamente prese parte ad una rapina insieme ai suoi rapitori, nonostante le sue considerevoli ricchezze.

    50. Nel nostro paese il fenomeno “vittime di rapimenti” è stato particolarmente studiato, poiché dal 65 all’82, abbiamo avuto circa seicento sequestri di persona (fra cui cinquanta uccisi). Le vittime manifestano molteplici problematiche, generalmente il Disturbo Post Traumatico da Stress, caratterizzato da ansia, incubi notturni, disturbi del sonno o dell’umore. Quanto sin qui esposto, farebbe facilmente supporre l’“attiva” partecipazione della vittima al precipitare dell’evento e che una prevenzione del crimine potrebbe essere legata ad una maggiore consapevolezza da parte di questa dei rischi legati ad un suo comportamento in un certo senso “scatenante”. Ovviamente non è così semplice e semplicistico, poiché certe “caratteristiche” sono inevitabili: il sesso, l’età, il luogo di residenza o di lavoro, ecc.

    51. In chiusura vogliamo citare alcune “vittime”, molto attuali ed un caso, senza commenti, emblematico di certa VITTIMOLOGIA nei giorni nostri. Le vittime della giustizia, quelle dei mass - media, delle molestie sul lavoro, del bullismo, del nonnismo, dei maltrattamenti in famiglia, l’eutanasia …….. Natascha Kampusch ha vissuto segregata con il rapitore Wolfgang Priklopil dal 1998 al 2006, ha dichiarato che pur potendo fuggire, ha preferito rimanere col suo “aguzzino” e si è dispiaciuta per la morte del rapitore, suicidatosi dopo la sua fuga.

More Related