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Scorci di quartiere. Galleria. Leggende. Indietro nel tempo. Noi pittori. Dove siamo. Gioca con noi. Angoli. suggestivi. In collaborazione con un’esperta abbiamo realizzato piccoli capolavori con tecniche diverse. Pastello bianco su cartoncino nero. Pastello a cera su carta da pacco.
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Scorci di quartiere Galleria Leggende Indietro nel tempo Noi pittori Dove siamo Gioca con noi
Angoli suggestivi
In collaborazione con un’esperta abbiamo realizzato piccoli capolavori con tecniche diverse Pastello bianco su cartoncino nero
Pastello a cera su carta da pacco Gessetti su cartoncino nero
Raccontiamo la storia Torretta era posta sulla costa dell’Adda, si trova allo sbocco di un canale ( gora) sul cui fondo c’era l’antica strada per Milano. E’ dominata da una torre di cui si hanno memorie sin dall’anno 1163 col nome di Daisella. Nel 1477 gli Sforza dettero il privilegio di donazione del dazio di pane, vino e carne per l’osteria della torretta. Poi fu dei Madignani; di questa famiglia rimane ancora lo stemma sopra il camino nell’osteria. Dal Dizionario storico-geografico del lodigiano
La cà del diaul Lungo la carrareccia che si inoltra fra i fontanili del Pulignano, sorgono da lungo tempo i ruderi di una vecchia costruzione. Ai piedi dello spalto che costituiva l’alta riva del lago che oggi no c’è più, ricoperti da vegetazione, quei resti hanno rivestito per i contadini e i cacciatori un fascino particolare tanto che attorno ad essi è nata una leggenda. Quei resti sono diventati”la ca’ del diaul”. Così vicini ai fontanili, hanno assorbito l’alone magico di streghe e magie. Il diavolo abita tra quelle pareti diroccate e nessun esere umano può avvicinarsi impunemente. I contadini raccontano di attrezzi spariti, di carri che improvvisamente cedono e perdono le ruote, di animali trovati morti. Ma soprattutto si sentono le urla del diavolo quando l’aria porta da lontano il suono delle campane del Duomo. In quei momenti il silenzio cala tutto intorno e un brivido di paura vibra nell’atmosfera. Un tempo nelle cascine attorno, la Gissara, la Calca, il Pulignano, si chiudevano porte e finestre, fino a quando la pace tornava a regnare tranquilla e assoluta.La cà del diaul costituiva per i bambini e i ragazzi che scendevano a giocare in quei campi un’attrazione particolare. Si avvicinavano temerari e nello stesso tempo timorosi, ma appena dalle inferriate delle finestre si sentiva un respiro affannoso, un rantolo che si faceva sempre più forte tutti scappavano a gambe levate. Ancora oggi quei resti sono là, inquietanti e carichi di mistero, anche se le cascine ora sono vuote e pochi sono i bambini e i ragazzi che vanno nei campi a giocare. Forse il diavolo ora ha trovato la pace.
Presso il fontanile più profondo del Pulignano sorge un grande salice piangente. Il suo doppio tronco sale inclinato ad offrire riparo a chi è stanco e vuole riposare. I vecchi abitanti del luogo lo chiamano il salice della strega. Si sa che il salice piangente è dedicato ad Ecate, la dea della notte e della luna. Si dice infatti che questa dea aveva il potere sulle acque sotterranee e che dispensava la rugiada e l’umidità sulla campagna. Proprio per questo motivo le streghe hanno scelto il salice come albero simbolo. Si racconta infatti che le scope magiche delle streghe sono fatte con le legature di vimini, ramoscelli teneri di salice. Secondo le vecchie usanze si utilizzava la corteccia del salice per guarire dai reumatismi e in particolare dalla febbre, causati si diceva dalla vendetta delle streghe. Al Pulignano esisteva, fino a pochi anni fa, una tradizione particolare. Quando una persona aveva la febbre da tanto tempo e nessuna cura e nessun medico riuscivano a guarirla, veniva accompagnata da un’anziana contadina che la portava al grande salice. La persona malata doveva avere con sé un lungo nastro rosso. Si metteva poi con la schiena contro il tronco mentre la contadina legava il tronco con il nastro e pronunciava tre volte le parole” fever va, manda la stria a ca ”. Poi la persona doveva allontanarsi dall’albero senza mai voltarsi a guardarlo. Il nastro rimaneva lì e quando scompariva se ne andava anche la febbre! Il laccio della strega
La dama bianca Tra le acque che sgorgano da tempo immemorabile nei fontanili del Pulignano vive una fanciulla. I vecchi contadini l’hanno intravista vagare nel suo abito bianco tra le fitte nebbie che si alzano ad avvolgere l’antico bacino del lago di San Vito o di San Vincenzo, piccola propaggine del lago Gerundo, l’hanno udita piangere i cacciatori che si avventurano lungo le carrarecce ad inseguire lepri e fagiani. Nessuno sa da dove venga, nessuno sa dove viva. Si narra che chi si avventura tra gli ontani, i platani, i pioppi che costeggiano i fontanili può sentire la sua voce unirsi allo stormire delle foglie, o può distinguere le orme dei suoi piccoli piedi tra le infinite tracce che disegnano il terreno. I suoi lunghi capelli si confondono con la fitta chioma dell’antico salice che si leva obliquo e contorto ai bordi del fontanile più grande. Raccontano gli anziani che forse è l’anima di una fanciulla che piange ancora il fidanzato morto in una delle battaglie contro il drago del lago. O forse è lo spirito delle acque che vaga a difendere un lembo di terra ancora integro dalla distruzione e dall’ingordigia degli uomini. O ancora la dama bianca è un’Aquana che si aggira infelice alla ricerca del fiume per ricongiungersi con le sue compagne di un tempo. Resta il fatto che nelle mattine di nebbia si diffonde sulle due costiere del Pulignano un canto dolcissimo che vibra nel vento, quasi come un richiamo d’amore. Chi è riuscito a percepirlo non l’ha mai dimenticato.
Il quartiere di San Gualtero si trova alla periferia di Lodi. Accanto c’è un vecchio quartiere dominato da una torre situata in via Vigna Alta che prende il nome di “Torretta”.
Vista dall'alto LEGENDA Torretta Chiesa Oratorio Scuola Primaria Scuola dell’Infanzia Vegetazione
Spazi diversi Nel quartiere ci sono edifici e spazi con funzioni diverse Spazi per divertirsi e giocare Spazi per i cittadini Spazi commerciali home
Clicca qui La nostra scuola dedicata ad Edmondo De Amicis La chiesa, costruita nel 1835, dedicata a San Gualtero. La Scuola dell’Infanzia
Tanti anni fa! La nonna di Mattia,Adriana, ha frequentato la nostra scuola tantissimi anni fa. Nella scuola c’erano tante classi, composte da tanti bambini. Non c’era l’aula biblioteca e nemmeno la palestra. Al posto di quest’ ultima c’era l’orto della signora Marianna che coltivava tante verdure ed allevava le sue galline nel pollaio attiguo. La signora Marianna abitava in un appartamento incorporato alla scuola, composto di bagno, cucina (la nostra aula computer) e camera (la nostra aula del post-scuola). La mensa era situata nello stesso punto di adesso, ma il cibo veniva cotto sul posto. Nelle classi c’erano grandi banchi con i calamai, nei quali ogni mattino veniva messo l’inchiostro e si scriveva con i pennini. Un tempo si andava a scuola anche il sabato, ma si rimaneva a casa il giovedì. Si giocava in giardino e al mattino e al pomeriggio i bambini andavano a piedi da casa a scuola e viceversa!
L’oratorio è dedicato a San Giovanni Bosco; qui è presente un campo da calcio e uno spazio attrezzato per il gioco. Il parco situato vicino alla scuola Il campo da calcio per la squadra del cuore
Nel quartiere sono presenti dei negozi e un ristorante situati nella piazzetta Sommariva o nelle immediate vicinanze