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Vicenda Giudiziaria di don Luciano Massaferro. Accusa e Fatti. L’accusa.
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Vicenda Giudiziaria di don Luciano Massaferro Accusa e Fatti
L’accusa In ordine al reato di cui agli artt., 81 cpv., 609 quater c. 1 n. 1), 609 septies c. 4 n. 2), 61 n. 9) c.p., perché con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso ed in tempi diversi, approfittando dell'autorità conferitagli dal suo ruolo di parroco della Chiesa di S. Vincenzo di Alassio, costringeva in più occasioni la “minore 1” affidata alle sue cure in quanto abituale frequentatrice dell'oratorio e “chierichetta” della parrocchia, a compiere e subire atti sessuali.
Episodio 1: la benedizione di località S. Bernardo in moto Dopo aver convinto “minore 1” ad accompagnarlo come “chierichetta” durante il giro di benedizioni delle case prima della Pasqua, mentre si trovava con la minore in sella al ciclomotore utilizzato per spostarsi da un'abitazione all'altra, informava la bambina di essere nudo sotto la tonaca e la induceva ad afferrargli e stringergli il pene dicendole che più forte avesse stretto più veloce sarebbe andato il ciclomotore.
Immagine di una classica vespa Immagine dell’unico scooter di proprietà di don Luciano La “Vespa” La sentenza di primo grado afferma: “minore 1 ha raccontato il primo episodio collocandolo sulle alture di Alassio, in frazione San Bernardo, mentre si stava recando in moto con don LUCIANO per andare a benedire alcune case. La bambina ha dichiarato che il MASSAFERRO stava guidando molto lentamente la ''vespa'', quasi fermandosi …” Possibile confondere due moto così diverse?
Lo scooter del parroco In questo particolare della sella si può osservare la diversità di altezza tra il posto del conducente e quello del passeggero, tale dislivello rende di fatto impossibile effettuare le manovre fantasiose descritte dalla minore. Forse bastava munirsi di carta e penna e misurare, evitando fiumi di inchiostro e di parole. Tuttavia si osserva in particolare: Viaggiando, muniti di paramenti liturgici e casco, tenendosi alla maniglia per non cadere, si può ipotizzare quanto afferma la minore? Viaggiando in moto l’aria dovrebbe aver alzato l’abito talare del sacerdote e questo nel bel mezzo di luoghi abitati e per un intero pomeriggio. Per arrivare a compiere certi gesti è necessario avere più braccia, magari di gomma e allungabili …
Le benedizioni: zona San Bernardo La foto mostra i ruderi dell’antica Chiesa di S. Bernardo, crollata sul finire del XIX secolo a seguito del grande terremoto che sconvolse buona parte della Liguria. Questa zona collinare, che sovrasta Alassio, è certamente il punto più lontano dall’orto del Sacerdote, tra orto (Costa Lupara) e zona “S. Bernardo” vi sono diversi chilometri. In occasione delle due benedizioni “collinari”, alle quali afferma minore 1 di aver partecipato, in realtà erano presenti altri bambini. Una bambina con don Luciano a S. Bernardo (ultima benedizione) e un bambino nella zona sottostante di “Puerta del Sol” (penultima benedizione) con il vice-Parroco.
San Bernardo e Costa Lupara Dalla piantina si osserva bene come la zona collinare di “S. Bernardo” sia totalmente diversa dalla zona “Costa Lupara” ubicata nell’abitato ove si trova l’orto coltivato da don Luciano. Le due zone nonsonocollegate da una strada percorribile con mezzi a motore. Nell’ambito di un solo pomeriggio come si può pensare a tre episodi consecutivi (benedizioni a S. Bernardo, ingresso nell’orto e poi nella biblioteca) in posti così lontani insieme a numerose benedizioni svolte presso varie famiglie?
Episodio 2: nel capanno dell’orto Ultimate le benedizioni invitava “minore 1” a seguirlo nel capanno utilizzato come ricovero degli attrezzi sito presso il terreno da lui coltivato come orto e, una volta all'interno, si sfilava la tonaca rimanendo nudo, costringeva la bambina a masturbarlo prendendole la mano, portandola sul proprio pene, mostrandole il gesto e dicendole "tocca, tanto non puzza", quindi toccava la minore sotto le mutandine e sotto la maglietta.
Anche la casa bianca a due piani, confinante con la parte meridionale dell’orto, è estremamente visibile sia dalla strada che dall’interno del terreno. L’orto in uso al Parroco Nel racconto della minore l’orto si troverebbe in un luogo privo di abitazioni vicine, mentre la realtà lo presenta esattamente inserito tra due case, una gialla e una bianca.
L’orto in uso al Parroco non è stato riconosciuto dalla minore. Durante l’incidente probatorio, quando si presentano fotografie estremamente chiare alla minore, la stessa dice testualmente: “non è questo, non è proprio questo, no no”. Alla minore sono state poste anche le seguenti domande. Domanda 1: “E’ un posto isolato? Ci sono delle altre case, se ti ricordi, intorno?” - Risposta: “No, non c'era nessuna altra casa”; Domanda 2: “Ma vicino?” - Risposta: “Cioè magari, non so, più avanti...” Su questo argomento si pone una pietra tombale Il mancato riconoscimento dell’orto
Il capanno degli attrezzi E’ privo di finestre, non vi è illuminazione elettrica per cui risulta del tutto impossibile compiere le molestie nella modalità descritta. Oltretutto sarebbe estremamente disagevole nonché pericoloso in quanto la strada frequentata passa esattamente accanto ad esso. Ci si potrebbe chiedere: come mai con una casa a disposizione e tanti luoghi appartati il sacerdote doveva andare a chiudersi in un posto così esposto al pubblico e disagevole?
Dov’è il tetto a cuspide? Nell’incidente probatorio il capanno degli attrezzi viene disegnato dalla minore con un tetto a cuspide (una specie di punta, tipo campanile). In realtà è evidentemente piatto, essendo fatto di lamiere. I Giudici, per risolvere il problema, immaginano che la minore abbia descritto il tetto a doppia falda della casa accanto.
La strada che porta all’orto La strada che conduce all’orto è ben asfaltata, priva di ostacoli, mentre la minore afferma che è sconnessa, “con tutte le pietre che sono buttate nel mezzo”.
Un posto inadatto per nascondersi In questa fotografia si osserva che il capanno è ubicato accanto alla strada asfaltata e separato da essa solo con una griglia di ferro, una posizione quindi perfettamente osservabile da chiunque transita sulla strada, particolarmente frequentata nel periodo di bella stagione.
Il capanno visto dalla strada In questa fotografia si nota come sia inverosimile chiudersi in un piccolo capanno degli attrezzi, adiacente la strada, evitando di essere notati dalle persone che frequentemente passano per la strada. Essa collega sia la zona collinare detta “Caudi” che reg. Bellorina, nonchè l’abitato comprendente le scuole medie situato immediatamente sotto .
L’unico ingresso dell’orto Questa fotografia fa notare in modo inequivocabile come l’orto sia interamente visibile dalla strada asfaltata, accessibile in estrema comodità, di fatto il posto meno adatto per appartarsi a compiere atti sessuali.
La strada asfaltata di accesso In questo scatto appare la strada asfaltata in salita che porta all’orto, non ve ne sono altri né prima né dopo .
Episodio 3: in biblioteca Dopo aver lasciato l'orto, riaccompagnava “minore 1” presso la propria abitazione attigua alla chiesa ed all'interno della biblioteca toccava nuovamente la bambina sul seno e sulle parti intime facendole giurare di non raccontare quanto successo.
La biblioteca Il locale che si può vedere nelle due fotografie è situato al primo piano della Casa Canonica parrocchiale. Si tratta di una piccola biblioteca usata oltre che per la consultazione di testi anche per diverse attività pastorali, in particolare la Catechesi degli adulti, il Catechismo dei fanciulli, le riunioni del Consiglio Pastorale o del Consiglio Affari Economici. Essa è spesso usata da vari gruppi parrocchiali anche provenienti da realtà diverse. Infine avvengono in essa attività che esulano dai fini direttamente pastorali, quali per esempio riunioni di condominio. A questa sala si accede tramite una rampa di scale oppure per mezzo di un ascensore; la porta di ingresso non è mai stata provvista di chiave in quanto non contiene materiale di particolare interesse tale da promuoverne la custodia. In essa durante la giornata entrano molte persone, anche perché a fianco della porta si trovano i servizi igienici. In sostanza tale luogo pubblico nulla ha di riservato, uno scenario inadatto e del tutto inverosimile per compiere gesti riprovevoli, anche perché l’abitazione del parroco è situata due piani sopra, luogo di certo più riservato .
Infine … le perizie informatiche La letteratura scientifica insegna che il molestatore custodisce volentieri materiale illecito, particolarmente in riferimento ai minori abusati. Dopo l’arresto di don Luciano sono stati controllati quattro computer (due suoi e due della parrocchia) e sottoposti ai più sofisticati controlli. Essi non hanno presentato la minima traccia di materiale illecito (pornografico, pedo-pornografico o di semplice riferimento alla minore), e nemmeno in essi sono stati fisicamente cancellati dei dati (il tutto certificato dai periti di parte e della Procura giunti alle medesime conclusioni). Si è inoltre proceduto alcontrollo di tutto il materiale informatico sequestrato, con l’analisi di 201 CD, 96 videocassette VHS, telefonino, pennette USB e alcune schede di memoria della macchina fotografica. Terminata l'attenta analisi di oltre trecento supporti informaticila conclusione dei periti della Procura è sempre stata la stessa: “Dall’analisi degli oggetti presi in esame si è accertato che non sono presenti elementi o indizi che possano ricondurre alla natura dei reati contestati”. Su questo argomento si pone una pietra tombale